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venerdì 27 ottobre 2017

Ottenuti lusinghieri risultati con i pingers "anti-delfini" sulle reti da posta. Meno sulle totanare

(Monica Blasi - Filicudi WildLife Conservation) Si è conclusa a Settembre la sperimentazione dei dissuasori acustici FishTek Banana Pingers nell'ambito del progetto "Pingers as deterrent of dolphins interacting with artisanal fishery in the Aeolian Archipelago" promosso dall'associazione no profit Filicudi WildLife Conservation (www.filicudiconservation.com) e finanziato da Blue Marine Foundation e SeaWorld & Busch Gardens Conservation Fund allo scopo di affrontare il problema delfini-pesca nelle isole Eolie.
Il report con i risultati della sperimentazione è in fase di valutazione da parte degli enti finanziatori e si prevede che a breve i partners del progetto prenderanno decisioni su come procedere sulla base dei risultati ottenuti.
In particolare i pingers sono stati sperimentati su tre attrezzi da pesca della tradizione Eoliana: reti da posta (tramaglio e rete liscia per Spicara maena), cianciolo e totanara.
A seguito delle opportune autorizzazioni pervenute da parte del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare allo svolgimento del progetto, da Aprile a Settembre sono stati eseguiti più di 70 tests con il supporto di imbarcazioni con regolari licenze di pesca e pesca-turismo. Buoni risultati sono stati ottenuti sperimentando i pingers sulle reti da posta, dove la depredazione delle reti è risultata prevalentemente a carico della specie costiera di delfino che vive nelle acque Eoliane, il tursiope (Tursiops truncatus), che risulta essere anche la più minacciata a livello di popolazione locale. Nei tests dove erano stati adottati i pingers le reti non erano danneggiate e il pescato aumentava non solo in quantità totale ma anche in qualità dato che molte delle specie ittiche pregiate target della pesca e che appartengono alla dieta del delfino venivano salvaguardate. In particolare i pingers sembrano essere molto efficaci per tenere lontani i delfini dalle reti da posta per la pesca di Spicara maena (tradizionale pesca delle ciaole e menole). Tuttavia, nel periodo della sperimentazione gli eventi di depredazione sono risultati molto rari e questo non ha consentito di valutare se i delfini si abituassero nel tempo ai dissuasori dopo una prima fase di allontanamento. Di conseguenza si raccomanda di proseguire la sperimentazione per verificare la loro efficacia a lungo termine soprattutto nei periodi dell'anno dove i pescatori dichiarano che le attività di depredazione sono maggiormente intense. Durante la sperimentazione dei pingers sull'attrezzo da pesca cianciolo, quando i pingers erano applicati sulla rete a circuizione e sull'imbarcazione di pesca, non si è mai verificata alcuna depredazione da parte dei delfini mentre eventi di depredazione sono stati osservati quando i pingers non erano applicati e questo fa supporre che i pingers abbiano funzionato.
Tuttavia anche in questo caso il tasso di depredazione in assenza di pingers è risultato molto basso (6%) e solo durante le fasi finali di sperimentazione. Di conseguenza anche per il cianciolo si raccomanda di proseguire la sperimentazione per verificare l' efficacia dei pingers con più imbarcazioni e nei periodi dell'anno dove i pescatori dichiarano che le attività di depredazione sono maggiormente intense. Infine, per quanto riguarda la totanara la depredazione è risultata a carico principalmente di un'altra specie di delfino che frequenta le acque Eoliane, la stenella striata (Stenella coeruleoalba), sicuramente più abbondante del tursiope. Il tasso di depredazione è risultato maggiore rispetto agli altri attrezzi testati ma soltanto nell'ultima fase di sperimentazione. I pingers in questo caso sono stati applicati sia sull'imbarcazione stessa nel momento delle attività di pesca che sui segnali luminosi (richiami) calati dai pescatori al tramonto per attirare i totani. Sono stati eseguiti tests specifici variando sia il numero di pingers sui richiami luminosi che la loro disposizione a diverse profondità per verificare se la loro efficacia aumentasse. Tuttavia purtroppo è risultato che per la totanara questa tipologia di pingers (FishTeck) non funzioni per allontanare i delfini dagli attrezzi. I delfini hanno continuato a depredare le totanare anche in presenza dei pingers e la quantità di pescato era fortemente ridotta quando i delfini si trovavano in prossimità degli attrezzi da pesca.
In conclusione i FishTeck banana pingers sono risultati essere uno strumento tampone molto utile per quanto riguarda le reti da posta e cianciolo mentre assolutamente non efficiente per quanto riguarda la totanara. Probabilmente le due specie di delfino rispondono in modo differente al disturbo provocato dai pingers e questo può essere legato a diversi fattori. E' in fase di organizzazione con gli enti finanziatori la distribuzione dei pingers già acquistati e in possesso del personale dell'associazione Filicudi WildLife Conservation ai pescatori Eoliani che utilizzano reti da posta e che potrebbero incominciare autonomamente ad adottare i pingers sulle loro reti. E' anche in fase di organizzazione la sperimentazione di altri modelli di pingers da testare sull' attrezzo totanara. Tuttavia, l'opinione dei ricercatori dell'associazione Filicudi WildLife Conservation rimane invariata. Ovvero che i pingers non potranno mai essere la reale soluzione a lungo termine del conflitto delfini-pescatori nelle isole Eolie. E' necessario incominciare a preservare il patrimonio ittico e a promuovere politiche locali a favore della difesa e salvaguardia del mare affinchè venga promosso uno sviluppo economico/turistico più sostenibile e in armonia con l'ambiente. Sicuramente l'istituzione di un'area marina protetta porterebbe un grande miglioramento ma il processo di implementazione potrebbe essere lungo e tortuoso e se non si attuano prematuramente politiche orientate ad una corretta gestione del mare in un ottica di sviluppo sostenibile l'area marina potrebbe essere un buco nell'acqua. La prima cosa da fare potrebbe essere quella di promuovere le attività di pesca artigianali a discapito di quelle commerciali, garantendo ai piccoli pescatori delle isole supporto e privilegi se adeguati a seguire norme di comportamento e di condotta comuni che regolamentino e controllino le attività di pesca nell'area marina costiera. Inoltre, essendo già in vigore leggi e normative che regolamentano sia la pesca (fermo pesca, taglie ittiche, attrezzi consentiti) che la gestione di alcuni tratti di mare (parchi archeologici sottomarini, zone di costiera sotto scogliere, grotte e faraglioni), si dovrebbe lavorare parallelamente al processo di implementazione dell'area marina protetta per garantire una maggiore efficienza di queste normative, segnalando meglio i tratti di interdizione, informando i turisti sul comportamento da seguire in queste aree e aumentando i controlli delle illegalità legate alla pesca.
Oltre al prelievo intensivo di pesce da parte della pesca commerciale e alla fallimentare gestione delle normative sulla pesca, che hanno concentrato tutti i pescherecci sotto costa, ci sono altre responsabilità legate allo stato attuale del mare. In primis la richiesta di alcuni tipi di pesce da parte del mercato ittico che disciplinano il prelievo di alcune specie e la loro diffusione in termini di quantità. Quindi la responsabilità è anche e soprattutto di chi mangia, compra e vende il pesce (turisti, ristoranti, ecc.). Lavorare a favore del mare vuol dire dunque cambiare lo stato dell'arte a vari livelli, ma soprattutto cambiare mentalità cercando piano piano di trasformare quello che oggi vediamo come un limite in un punto di forza o addirittura nella risoluzione del problema. Durante la sperimentazione dei pingers è emerso che specie ittiche una volta molto abbondanti nelle reti (scorfani, triglie, aragosta ecc.) sono oggi completamente assenti o molto rare mentre altre specie ittiche attualmente non target della pesca artigianale (come il pesce pappagallo) sono discretamente abbondanti e in aumento. Tuttavia molti dei pesci non target vengono o svenduti o rigettati in mare dai pescatori perché non vendibili al mercato ittico. La loro diffusione nel mercato ittico potrebbe essere in primo luogo un buon metodo di compensazione economica naturale per i pescatori che subiscono danni da parte dei delfini e che ad oggi trovano le reti carenti di specie target. Soprattutto potrebbe anche essere un buon metodo per spostare il mercato ittico verso quelle specie che non sono minacciate e che potrebbero naturalmente ripopolarsi in mare se pescate con minore intensità.
Infine, andrebbero promosse attività turistiche e lavorative più sostenibili e legate alla natura (home-food, diving, trekking, artigianato locale, eventi culturali, ecc). Questo porterebbe ad una differenziazione naturale dei mestieri e alla distribuzione più omogenea del turismo lungo tutto l'anno ai quali è legato lo sviluppo dell'economia locale a favore del mare e della pesca artigianale. Insomma, solo per dire che il l'unico vero cambiamento è quello nella testa e nel nostro modo di pensare il futuro di queste isole.

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