CENTRO
STUDI E RICERCHE DI STORIA E PROBLEMI EOLIANI
(Giuseppe La Greca) Con l'arrivo della guerra il 10 giugno 1940 comincia per gli eoliani un duro periodo di difficoltà, di incertezze, di lotta per la sopravvivenza. Lipari vedrà la guerra da vicino solo poche volte ed in un solo caso essa procurerà dei morti. Oltre all'evento dell'affondamento del Santamarina su cui ci soffermeremo due altri episodici di natura bellica furono registrati nelle isole. Nel 1942 un sottomarino inglese silura l'incrociatore Bolzano della Marina nelle acque di Panarea e negli stessi mesi – ricordano gli anziani che vissero quegli anni – ci fu una sorta di mobilitazione popolare per dei volantini che erano stati trovati per le strade con su scritto "Cittadini scappate del mare che stanotte bombarderemo". Non si seppe mai se veramente questo volantino fosse destinato a Lipari o era lì giunto o per un disguido o per lo scherzo di qualche bontempone – non mancano mai nemmeno nelle situazioni meno opportune – che l'aveva raccolto a Messina o in altra parte della costa tirrenica. Il fatto è che la notizia del volantino passò di casa in casa e nel pomeriggio ci fu un esodo verso le campagne di intere famiglie con i beni di prima necessità. Poi la notte non bombardarono. Ci fu solo un rapido volo di aereo che gettò sull'area del porto spezzoni incendiari per illuminarlo e poi andò via. Fu una notte a metà fra una veglia carica di preoccupazioni per le case, il futuro e la scampagnata paesana. Comunque l'indomani mattina la maggior parte dei liparesi tornò alle sue case archiviando l'evento.
Ma se non ci furono bombardamenti ed azioni cruente sul territorio non per questo alla popolazione furono risparmiati disagi e sofferenze. I cibi cominciarono a scarseggiare e alcuni beni di prima necessità – il pane, la pasta, lo zucchero, ecc. – erano razionati a mezzo di una tessera familiare. La carne si poteva acquistare una sola volta la settimana – per solo 100 grammi – con lunghe file estenuanti di fronte alle macellerie autorizzate. Si consumava farina di mais ed anche di piselli e il pane aveva a volte un colore assai strano. Il caffè era quello ottenuto dai ceci o dall'orzo.
Pur in un clima di totale censura per le informazioni resa più efficace dall'insularità, qualche notizia sul reale andamento del conflitto filtrava anche a Lipari e che le cose non andavano bene la gente comincia a capirlo perché alla propaganda euforica dei primi mesi fa seguito,nel tempo, un silenzio sempre più assordante e così il pessimismo comincia a serpeggiare. Anche le modalità dell'austerità e dell'autarchia che in un primo momento erano state accettate quasi con divertito interesse e così si canticchiava la canzone – in perfetta sintonia con la propaganda fascista - sull'"orticello di guerra" e alcuni riconvertivano il pezzetto di terreno vicino casa seminando ortaggi invece di fiori, col tempo divengono sempre più pesanti e accolti con insofferenza. Così è per l'oscuramento e la limitazione della luce elettrica a cui ormai da quasi quindici anni la gente si era abituata. Dall'imbrunire all'alba i paesi e le città dovevano rimanere al buio e dalle finestre e dai balconi non doveva filtrare alcuna luce.
L'affondamento del Santamarina
Un'altra occasione di disagio erano divenuti i trasporti marittimi. Requisiti i piroscafi Vulcano, Luigi Rizzo ed Eolo rimaneva a svolgere il servizio regolare solo il Santamarina fino a quando il 9 maggio del 1943 non fu affondato da un sommergibile inglese. L'evento fu un grande dramma per la popolazione eoliana perché nell'affondamento perirono 61 persone e non ci fu famiglia che non fosse toccata dalla tragedia.
Ma se non ci furono bombardamenti ed azioni cruente sul territorio non per questo alla popolazione furono risparmiati disagi e sofferenze. I cibi cominciarono a scarseggiare e alcuni beni di prima necessità – il pane, la pasta, lo zucchero, ecc. – erano razionati a mezzo di una tessera familiare. La carne si poteva acquistare una sola volta la settimana – per solo 100 grammi – con lunghe file estenuanti di fronte alle macellerie autorizzate. Si consumava farina di mais ed anche di piselli e il pane aveva a volte un colore assai strano. Il caffè era quello ottenuto dai ceci o dall'orzo.
Pur in un clima di totale censura per le informazioni resa più efficace dall'insularità, qualche notizia sul reale andamento del conflitto filtrava anche a Lipari e che le cose non andavano bene la gente comincia a capirlo perché alla propaganda euforica dei primi mesi fa seguito,nel tempo, un silenzio sempre più assordante e così il pessimismo comincia a serpeggiare. Anche le modalità dell'austerità e dell'autarchia che in un primo momento erano state accettate quasi con divertito interesse e così si canticchiava la canzone – in perfetta sintonia con la propaganda fascista - sull'"orticello di guerra" e alcuni riconvertivano il pezzetto di terreno vicino casa seminando ortaggi invece di fiori, col tempo divengono sempre più pesanti e accolti con insofferenza. Così è per l'oscuramento e la limitazione della luce elettrica a cui ormai da quasi quindici anni la gente si era abituata. Dall'imbrunire all'alba i paesi e le città dovevano rimanere al buio e dalle finestre e dai balconi non doveva filtrare alcuna luce.
L'affondamento del Santamarina
Un'altra occasione di disagio erano divenuti i trasporti marittimi. Requisiti i piroscafi Vulcano, Luigi Rizzo ed Eolo rimaneva a svolgere il servizio regolare solo il Santamarina fino a quando il 9 maggio del 1943 non fu affondato da un sommergibile inglese. L'evento fu un grande dramma per la popolazione eoliana perché nell'affondamento perirono 61 persone e non ci fu famiglia che non fosse toccata dalla tragedia.
Lo sbarco degli inglesi
La guerra era ormai agli sgoccioli. La notte fra il 9 e il 10 luglio 1943 le truppe alleate sbarcano nei pressi di Gela e cominciano a dilagare per la Sicilia. Palermo fu occupata il 22 luglio ed il 3 agosto gli americani entrarono a Catania. Il 17 agosto, martedì, capitolò Messina e lo stesso giorno, alle 12 e 30, gli inglesi sbarcarono a Lipari con tre mass ed un cacciatorpediniere che operava nei dintorni. Scesero a terra ufficiali, marinai ma anche dei siciliani che si erano trasferiti in America da vari anni.
"Alla vigilia dello sbarco – raccontano alcuni testimoni - , ormai ritenuto imminente, ansia e paura si diffusero tra la gente, nella convinzione peraltro che il nemico avrebbe fatto razzìa di tutto. E così furono parecchi coloro che si preoccuparono di nascondere o addirittura sotterrare denaro, preziosi, argento e quant'altro si riteneva opportuno fare scomparire. Ma poi la paura si mostrò infondata. La truppa da sbarco era composta da un capitano e pochi soldati. La popolazione fu semplicemente invitata a denunciare e depositare presso i Carabinieri ogni tipo di arma posseduta. E così in caserma vennero ammassati vecchi fucili, revolver, sciabole. Più cimeli che vere armi".
Il governo del colonnello Jeo
Il colonnello Jeo giunse il 24 agosto e prese possesso del Municipio assumendo i pieni poteri e governando per circa nove mesi sino al 12 maggio del 1944 quando lasciò l'isola. L'iniziativa più importante intrapresa dal colonnello è quella di aver pensato a rimettere ordine nel sistema scolastico eoliano.
Per la scuola, nell'ottobre 1943, il col. Jeo chiede la collaborazione della professoressa Isabella Eller Vainicher Conti . Napoletana di famiglia e di nascita, fin dal 1933, dopo che si era sposata con Riccardo Conti, la professoressa si era trasferita a Vulcano dove aveva creato la prima scuola elementare dell'isola, una scuola sussidiaria privata per i figli dei coloni, diretta e sostenuta solo da lei.
Fu probabilmente perché si era reso conto delle grandi doti organizzative e soprattutto della sua forte volontà che il Governatore inglese le chiese di riorganizzare il sistema scolastico eoliano. Lo studio approfondito della situazione e delle esigenze della popolazione studentesca delle Isole, la portò a richiedere subito la soppressione dell'esistente Scuola di Avviamento Professionale e la creazione di una Scuola Media e di un Istituto Tecnico Commerciale, che lo stesso Governatore istituiva con Decreto il 1 dicembre del 1943.
Un nuovo sindaco
La vita politica locale riprenderà nel maggio del 1944 quando il colonnello Jeo lascerà Lipari. Durante il periodo del Governatorato le funzioni di Sindaco le aveva svolte il segretario comunale Ugo Sclafani. Partito Jeo il Comitato di Liberazione Nazionale designa come primo sindaco della Lipari liberata l'avv. Francesco Casaceli che svolgerà questo ruolo per più di un anno fino all'ottobre 1945. Casaceli era un moderato ma anche un democratico e fu quello che in pieno fascismo, nel corso di un Consiglio comunale ebbe il coraggio di commemorare l'uccisione dell'on. Giacomo Matteotti caduto per mano di sicari fascisti.
La guerra era ormai agli sgoccioli. La notte fra il 9 e il 10 luglio 1943 le truppe alleate sbarcano nei pressi di Gela e cominciano a dilagare per la Sicilia. Palermo fu occupata il 22 luglio ed il 3 agosto gli americani entrarono a Catania. Il 17 agosto, martedì, capitolò Messina e lo stesso giorno, alle 12 e 30, gli inglesi sbarcarono a Lipari con tre mass ed un cacciatorpediniere che operava nei dintorni. Scesero a terra ufficiali, marinai ma anche dei siciliani che si erano trasferiti in America da vari anni.
"Alla vigilia dello sbarco – raccontano alcuni testimoni - , ormai ritenuto imminente, ansia e paura si diffusero tra la gente, nella convinzione peraltro che il nemico avrebbe fatto razzìa di tutto. E così furono parecchi coloro che si preoccuparono di nascondere o addirittura sotterrare denaro, preziosi, argento e quant'altro si riteneva opportuno fare scomparire. Ma poi la paura si mostrò infondata. La truppa da sbarco era composta da un capitano e pochi soldati. La popolazione fu semplicemente invitata a denunciare e depositare presso i Carabinieri ogni tipo di arma posseduta. E così in caserma vennero ammassati vecchi fucili, revolver, sciabole. Più cimeli che vere armi".
Il governo del colonnello Jeo
Il colonnello Jeo giunse il 24 agosto e prese possesso del Municipio assumendo i pieni poteri e governando per circa nove mesi sino al 12 maggio del 1944 quando lasciò l'isola. L'iniziativa più importante intrapresa dal colonnello è quella di aver pensato a rimettere ordine nel sistema scolastico eoliano.
Per la scuola, nell'ottobre 1943, il col. Jeo chiede la collaborazione della professoressa Isabella Eller Vainicher Conti . Napoletana di famiglia e di nascita, fin dal 1933, dopo che si era sposata con Riccardo Conti, la professoressa si era trasferita a Vulcano dove aveva creato la prima scuola elementare dell'isola, una scuola sussidiaria privata per i figli dei coloni, diretta e sostenuta solo da lei.
Fu probabilmente perché si era reso conto delle grandi doti organizzative e soprattutto della sua forte volontà che il Governatore inglese le chiese di riorganizzare il sistema scolastico eoliano. Lo studio approfondito della situazione e delle esigenze della popolazione studentesca delle Isole, la portò a richiedere subito la soppressione dell'esistente Scuola di Avviamento Professionale e la creazione di una Scuola Media e di un Istituto Tecnico Commerciale, che lo stesso Governatore istituiva con Decreto il 1 dicembre del 1943.
Un nuovo sindaco
La vita politica locale riprenderà nel maggio del 1944 quando il colonnello Jeo lascerà Lipari. Durante il periodo del Governatorato le funzioni di Sindaco le aveva svolte il segretario comunale Ugo Sclafani. Partito Jeo il Comitato di Liberazione Nazionale designa come primo sindaco della Lipari liberata l'avv. Francesco Casaceli che svolgerà questo ruolo per più di un anno fino all'ottobre 1945. Casaceli era un moderato ma anche un democratico e fu quello che in pieno fascismo, nel corso di un Consiglio comunale ebbe il coraggio di commemorare l'uccisione dell'on. Giacomo Matteotti caduto per mano di sicari fascisti.
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