Emilio
Settimelli
12
febbraio 1954
Il 12 febbraio 1954 termina a
Lipari l’esistenza terrena di Emilio Settimelli, era nato a Firenze il 2 agosto
1891. Scrittore e animatore culturale. Nel 1915 firma con Marinetti e Corra il
“Manifesto del teatro futurista sintetico”,
e la loro adesione esplicita al futurismo politico.
Aderisce
al fascismo e nel 1921 si allontana dal movimento futurista perché in
disaccordo con il fondatore. Nel 1923 dirige “L’Impero”, quotidiano gradito a Mussolini. Nel 1933 “L’Impero” cesserà definitivamente le sue
pubblicazioni. Tornato dalla guerra d’Africa, per la quale era partito
volontario, nel novembre del 1936, Settimelli riesce a mettere in piedi un
nuovo giornale, “Il Riccio”. Nel gennaio del 1937 “Il Riccio” fu soppresso e il
suo direttore radiato dal PNF. Sarà reintegrato nel partito nel marzo del ‘38 e
tornato in possesso del passaporto, di lì a poco si trasferisce in Francia, da
dove lancia l’ultima invettiva contro i gerarchi in una lettera diretta al duce
del 24 maggio di quell’anno. I contenuti di questo scritto devono aver irritato
Mussolini al punto tale che egli, in un primo momento, pensò addirittura alla
soppressione fisica dell’impertinente oppositore. Ma poi si accontentò di
infliggergli cinque anni di confino, di cui quattro dal Settimelli
effettivamente scontati.
A
Lipari Settimelli sbarca la prima volta nel ’40 e vi rimane fino al ’42, come
confinato politico del regime, Lo accompagnavano la moglie e le due figlie;
stringe un forte legame di amicizia con Mons. Bernardo Re, Vescovo di Lipari. Nel
’42 era riuscito a farsi mandare a Sorrento, dove rimase quasi un anno e mezzo
come sorvegliato speciale. La fine della guerra lo colse a Milano mentre
cercava affannosamente di reinserirsi nel giornalismo. Visto inutile ogni
tentativo, tornò a Firenze.
Nel
’49 Settimelli sbarcò per la seconda volta a Lipari. ed andò ad abitare nella
casa De Pasquale a Marina Corta. Fu in quel tempo che scrisse il noto libro “Edda contro Benito”, subito sequestrato
e che gli fruttò un processo. Il suo elogio funebre fu tenuto da Leonida
Bongiorno.
Il
primo incontro
(…) A Lipari giunsi con la scorta: tre agenti
agli ordini di un sottoufficiale. Non son mai stato un gran personaggio e
neppure un capobanda. Viaggiavo, poi, con la mia legittima consorte e con due
altrettanto legittime figlie. Appena
lasciato Milazzo e usciti in mare aperto, uno spettacolo favoloso mi abbacinò.
Solcavamo un mare bianco, cristallino, sul quale i raggi del sole di luglio
sollevavano, quasi a sferzate, barbagli di luce di proporzioni inverosimili. E
intanto una sonorità diffusa, intensa, penetrante, inebriante, si alzava dal
mare corso da leggere brezze. Incominciai a gridare il mio entusiasmo e a farne
partecipare - traendole fuori dal chiuso
di una problematica seconda classe – la mia donna e le mie donnine.
ritorno
(…) È l’incantamento eoliano che sa compiere
perfino questo miracolo; sedurre coloro che a Lipari furono condotti da
condannati: deportati e confinati. Quanti di questi deportati e confinati,
riacquistata la libertà, non vollero lasciare l’isola?
Quanti – deportati e confinati un tempo – vi
ritornarono volontariamente in pellegrinaggio d’ammirazione e di amore”.
“Ecco la prima isola: Vulcano. Ed essa ci è già
addosso. Come se le avessimo corso incontro a tutto vapore. Ha l’aspetto di un
animale antidiluviano, dal gran muso fiutante, dalla enorme coda tozza e,
forse, più pericolosa delle fauci. Penso a tutto quello che mi è stato
descritto circa il libertinaggio di coppie che avrebbero profittato della solitudine
e della rudezza dell’isola: recandosi in essa per un turismo illecito. La sosta a Vulcano rosso di ferro, giallo di
zolfo e di ginestre; fumido sulle alture e sulla spiaggia per minacciose
inquietudini vulcaniche è di pochi minuti.
Eccoci finalmente a Lipari! Lipari la bella, la
dolce, l’aperta Lipari che mi appare Belinda vigilata dal Mostro Vulcano. Trascorriamo
beati la prima giornata liparese: immemori di coercizioni e limitazioni. E la
notte ci accoglie mentre innumeri stelle disegnano lo smisurato arco del cielo.
Molti luoghi attraenti ha l’isola di Lipari, di cui
Lipari stessa è il misterioso gioiello: Quattrocchi, Piano Conte, San Calogero
con le famose terme. Ma è certo che l’epicentro dell’isola, come potenza e
prodigio, è Canneto.
Come si potrebbe definire Canneto? Un borgo, un
paesello, una strada di Lipari che si è sperduta in una sua gita nei dintorni?
Sarebbe difficile cavarsela con così poco, perché a questo borgo, a questo
paesello, a questa strada, indirizzano la loro rotta piroscafi d’ogni nazione:
avidi della preziosa pomice. Arrivano, caricano, ripartono, ritornano per
caricare di nuovo. Che è dunque, Canneto? Bisognerebbe avere la fantasia di un
grande artista per dare una definizione degna del luogo. Certo è che i “cannetari”sono dei fervidi
lavoratori.
Emilio
Settimelli scrisse numerosi articoli dedicati alle isole Eolie tra il 1949 ed
il 1952 pubblicati su riviste e giornali a carattere nazionale, contribuendo a
far conoscere le nostre isole quali luoghi mitici e favolosi e non più quali
sedi di confino politico.
Giuseppe La
Greca
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