Il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo citera' per danni il quotidiano ''l'Unita''' in relazione alla notizia pubblicata oggi nella quale si ipotizza che fondi destinati a Giampilieri sarebbero stati dirottati verso altre realta' siciliane fra cui le Eolie, dove la stessa Prestigiacomo possiede una ''villa di famiglia''. E' quanto comunica una nota diffusa dallo stesso ministro nella quale si definisce la notizia ''totalmente falsa'' e pubblicata allo scopo di innescare ''una polemica strumentale, vergognosa in un momento di grande lutto nazionale. In un momento in cui il paese, di fronte ai morti sotto le macerie ed al fango, dovrebbe apparire unito, - si legge ancora nel comunicato - si sparge fango mediatico in nome della lotta politica''.
Quindi, si rileva che i ''fondi a disposizione del Ministero non sono sufficienti a finanziarie le migliaia di richieste di intervento che provengono dai Comuni italiani'' e che ''il criterio di selezione utilizzato e' quello della segnalazione di un rischio idrogeologico nel Piano assetto idrogeologico (Pai)''. Che, ad oggi, Giampilieri non figura fra le zone ad alto rischio idrogeologico nel Pai della Regione Siciliana e che ''i fondi assegnati alle Eolie e a tanti altri Comuni non fanno parte della legge sugli interventi urgenti per dissesto idrogeologico ma di un'altra norma della Finanziaria 2007''.
''I fondi cui si fa riferimento negli articoli sono stati destinati nel dicembre 2008. - si puntualizza ancora nella nota -. Purtroppo non un euro e' stato ancora speso dai comuni, ne' un'opera realizzata dopo 9 mesi, dovendosi rispettare le procedure ordinarie sia per le progettazioni che per la realizzazione delle opere. Adombrare che quei fondi potevano evitare il disastro - si conclude - e' esercizio di cinismo politico sconcertante''.
COSA AVEVA SCRITTO L'UNITA'
Non sanno nemmeno dove cercare i morti, se in terra o per mare. A Scaletta Zanclea il torrente si è ripreso il suo posto, travolgendo le case costruite sul greto e risucchiando verso lo Ionio un palazzo che occupava la foce: lo abitavano i Bonfiglio e i Ruscica, che non sono fra i vivi e non sono fra i morti. Ci sono ancora due metri di fango da spaccare e tutto unmare da battere. A Giampilieri si è invece trovato il corpo di Simone Neri, 29enne sottocapo della Marina, che ha salvato nove persone, trascinandole sui tetti. Per cercare di risalire il pianto di un bambino, è rimasto travolto. Battista invece è vivo, gli trema la bocca quando parla, sta seduto ma scomodo sulla grande poltrona bianca del residence di Ganzirri, dove soggiornano gli sfollati. Gli s’è impastata la memoria, “dovrei avere 73 anni, al massimo 74. Sono nato nel gennaio del 1932”. Vuole tornare nella casa di tutta una vita, ma non c’è più. Non è l’unico ad aver perso la memoria.
I governanti, per esempio, in questo Paese di profeti: “Sapevamo del rischio”, dice il premier e così come il ministro Stefania Prestigiacomo. Lo sapeva, ma il suo ministero aveva scelto – d’intesa con quello dell’Economia – di destinare i soldi per combattere il dissesto idrogeologico a zone assai meno pericolanti, ma molto più patinate. Al suo tavolo era arrivata nell’ottobre del 2008 (nell’anniversario dell’alluvione, quella sì realmente profetica, del 2007) la richiesta della giunta siciliana sugli interventi da compiere per mettere in sicurezza il territorio. L’assessore regionale Giuseppe Sorbello (poi rimosso) era venuto a Giampilieri, accompagnato da Filippo Panarello, deputato dell’Ars nato sulle rampe della montagna mutilata. Con loro, la gente del posto, costituita in comitato civico. Sorbello definì con i tecnici e con il Comune di Messina un intervento urgente, dal costo di circa 1 milione di euro. Il progetto del geologo Carmelo Gioè da 11 milioni – che avrebbe assicurato tutta la zona in modo robusto – rimaneva sul tavolo, ma sarebbe stato finanziato con i fondi dell’Europa, che arriveranno entro il 2013. “Intanto servivano opere di assestamento, limitate ma certe”, ricorda Panarello. La Sicilia bolla questa richiesta con la sigla R4, rischio 4, il più alto nel pacchetto che deve valutare il ministero. Ma Tremonti e la Prestigiacomo cambiano la classifica. Il decreto 0931 del novembre 2008 rende operativo “il Piano strategico nazionale e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico”, e “finanzia n.150 interventi di difesa del suolo”. Per la Sicilia, si legge, sono approvati “n.6 interventi per un importo complessivo di euro 7.607.600,00”. Nello stesso decreto ci sono altri 105 milioni per “sistemazione del suolo”, e 71 progetti isolani ne giovano. Giampilieri e Scaletta vengono ignorati. È più urgente la “riqualificazione ambientale della litoranea nord di Trapani”, in parole povere: una bella lustrata al lungomare. Il costo: 10 milioni. A Trapani vanno altri 1.800.000 per opere di difesa costiera.
Poi ci sono le spiagge dei turisti e tre interventi sono previsti alle Eolie per un complessivo milione di euro, quanto aveva chiesto la Regione per rinforzare la montagna messinese. “Lavori urgenti per la protezione, il ripascimento ed il risanamento ambientale della baia di levante nell’Isola di Vulcano”, e poi “lavori urgenti di ricostruzione della spiaggia a protezione dell’abitato in zona Sopra Lena dell’isola di Stromboli”. Infine un ritocco anche per la più piccola delle perle, quella Panarea dove la Prestigiacomo va a rilassarsi nella villa di famiglia, durante le ferie: e così altri 288 mila euro se ne vanno “per la protezione e sistemazione dell’area costiera e del water front in località San Pietro, Panarea”. E nonostante tutti – giurano loro – sapessero della montagna friabile di Giampilieri e delle case azzardate a Scaletta, il governo considerò più urgente “il ripristino della barriera artificiale di Ganzirri, dissestata dai marosi”. Costo: 500 mila euro. I “cavalloni” stavano davvero allarmando gli abitanti a due passi da Cariddi, dove lo Sicilia è più vicina al continente. Tanto che la Regione li aveva classificati “R3”, rischio 3: un grado sotto rispetto alle zone straziate. Questi territori sono stati ignorati dal governo, eppure il caso di Giampilieri è da manuale di quel dissesto idrogeologico che è causa dei finanziamenti: “Fino a 30 anni fa era tutto terrazzato, si coltivavano agrumi, c’erano gli olivi, i vigneti”, ricorda Domenico Vasile, anche lui sfollato. La montagna era sana, i campi drenavano, le radici dissetavano anche i temporali, che sono sempre esistiti ma fanno danni solo da quando l’agricoltura è stata abbandonata e le terre bruciate. E le vite spezzate: Simone Neri, prima di risalire il fango per cercare il bambino e trovare la morte, ha telefonato alla ragazza. “Qualsiasi cosa mi succeda, ricordati che ti amo”.
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lunedì 5 ottobre 2009
"Le Eolie hanno sottratto i fondi ai comuni del Messinese? Si vuole solo gettare discredito sulle isole". Lo dichiara a Eolienews il sindaco di Lipari
“Abbinare il dramma di centinaia di famiglie messinesi ai fondi destinati alle Eolie per indispensabili interventi di natura ambientale significa voler semplicemente gettare discreto su queste isole, indicandole al mondo quali “responsabili” dei luttuosi eventi verificatisi in quei luoghi”. E' letteralmente furioso il sindaco di Lipari Mariano Bruno non appena viene portato a conoscenza che, anche ad opera di deputati regionali, si sta montando un caso sui fondi destinati dallo Stato alle Eolie, nell'ambito di interventi che riguardano il rischio idro-geologico e la riqualificazione ambientale, che sarebbero stati "sottratti" ai comuni messinesi. Interventi che riguardano la protezione, il ripascimento ed il risanamento ambientale della baia di Levante nell'isola di Vulcano, la protezione e sistemazione dell'area costiera e del water-front in località San Pietro nell'isola di Panarea, i lavori urgenti di sistemazione e riqualificazione ambientale della costa in località Acquacalda(Lipari) a protezione dell'abitato e della strada litoranea, i lavori urgenti di ricostruzione della spiaggia a protezione dell'abitato in zona Sopra Lena dell'isola di Stromboli, i lavori urgenti di consolidamento del versante in località Acquacalda Lipari) a salvaguardia del centro abitato e della viabilità esistente.
Il sindaco lanciando l'allarme Acquacalda pone l'accento anche sulla consistente frana verificatasi ieri a Filicudi e sui rischi che si corrono in località Bazzina ad Alicudi.
Ascoltiamo il sindaco nell'intervista che abbiamo realizzato pochi minuti fa, prima che raggiungesse Acquacalda:
Il sindaco lanciando l'allarme Acquacalda pone l'accento anche sulla consistente frana verificatasi ieri a Filicudi e sui rischi che si corrono in località Bazzina ad Alicudi.
Ascoltiamo il sindaco nell'intervista che abbiamo realizzato pochi minuti fa, prima che raggiungesse Acquacalda:
Canneto. Via Livorno "Ogni volta che piove, diventa un torrente di acqua e fango"
"Ogni volta che piove la via Livorno di Canneto diventa assolutamente impercorribile e si trasforma in un torrente di acqua e fango". Lo denunciano, e non è la prima volta i residenti nel vicolo che si affaccia, nella parte alta, sulla Cesare Battisti e, nella parte bassa, sulla Marina Garibaldi. Una delle segnalazioni, indirizzate al sindaco di Lipari, risale al 12/11/2004.
I residenti segnalano di " non riuscire ad entrare nelle abitazioni a causa dell'acqua alta che defluisce in detto vicolo".
"Infatti in esso, quando piove- è stato evidenziato- affluisce una enorme quantità di acqua proveniente dalla via Cesare Battisti che lo rende intransitabile anche per il fatto che gli scarichi sono inadeguati e le griglie di raccolta insufficienti e spesso ostruite ed intasate da materiali diversi che non consentono il regolare deflusso delle acque".
I cittadini, oggi, come già dal 2004, chiedono "l'effettuazione di un sopralluogo al fine di individuare la soluzione più adeguata che risolva in modo definitivo l'inconveniente".
I residenti segnalano di " non riuscire ad entrare nelle abitazioni a causa dell'acqua alta che defluisce in detto vicolo".
"Infatti in esso, quando piove- è stato evidenziato- affluisce una enorme quantità di acqua proveniente dalla via Cesare Battisti che lo rende intransitabile anche per il fatto che gli scarichi sono inadeguati e le griglie di raccolta insufficienti e spesso ostruite ed intasate da materiali diversi che non consentono il regolare deflusso delle acque".
I cittadini, oggi, come già dal 2004, chiedono "l'effettuazione di un sopralluogo al fine di individuare la soluzione più adeguata che risolva in modo definitivo l'inconveniente".
Lipari: A Porticello secondo l'imprenditore Schiera bisogna intervenire dentro le ex cave e mette a disposizione i suoi mezzi
Nel corso della riunione di stamani tra abitanti di Acquacalda e amministratori di Lipari l'imprenditore Salvatore Schiera ha evidenziato come, comunque, al di là degli interventi da porre in essere sulla strada, il problema vada risolto a monte e cioè all'interno delle ex cave. Ha dato, quindi, la disponibilità ad intervenire con i suoi mezzi per creare o ricreare le condizioni indispensabili affinchè acqua e detriti possano defluire senza creare danni.
Nel video che segue vi proponiamo la parte focale del suo intervento:
Nel video che segue vi proponiamo la parte focale del suo intervento:
Patrimonio Unesco Gemellaggio tra Eolie e Dolomiti (Dalla Gazzetta del sud di oggi)
(Salvatore Sarpi) Gettate a Lipari le basi per un gemellaggio culturale tra le isole Eolie e le Dolomiti, entrambi siti "Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco". Un gemellaggio, che avrà come cardini l'Istituto Superiore "Isa Conti" di Lipari e il liceo scientifico di Auronzo di Cadore, ma che si svilupperà anche attraverso una cooperazione nel settore turistico-ricettivo e tutta un'altra serie di iniziative che sono allo studio. Artefici di questo progetto, che sicuramente riscontrerà il favore del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in occasione del conferimento del titolo Unesco alle Dolomiti si era soffermato sull'affetto che lo lega alle Eolie e ad Auronzo, sono stati i primi cittadini di Lipari Mariano Bruno e di Auronzo di Cadore Bruno Zandegiacomo Orsolina. Quest'ultimo è sbarcato a Lipari insieme alla moglie e, dopo un primo incontro con gli operatori turistici dell'isola, ha incontrato ieri il dirigente scolastico del Istituto Superiore "Conti" Tommasa Basile. Durante l'incontro, al quale ha presenziato attivamente anche la professoressa Maria Paola Roncaglia che si sta occupando del coordinamento delle iniziative scolastiche, si sono gettate le basi per una serie di iniziative da inquadrarsi anche in quelli che sono i prossimi festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
RISCHIO IDROGEOLOGICO E VULCANOLOGICO di Aldo Natoli
(Aldo Natoli)Quanto si è consumato in questi giorni a Messina e Provincia, secondo le affermazioni dello stesso Direttore della Protezione Civile, Guido Bertolaso, è “una tragedia annunciata”, dovuta principalmente agli effetti dell’abusivismo edilizio, ed alla mancata prevenzione da parte di coloro che ne hanno specifica competenza. Gli avvenimenti messinesi non possono che far riflettere tutti noi e porre alcune domande: siamo certi che i torrenti esistenti nelle nostre isole siano liberi di svolgere la loro funzione? Che nessun torrente si stato soppresso? Che nessuna abitazione sia stata costruita occupandone la superficie od in prossimità? Nel rilasciare il Nulla Osta Idrogeologico per i fabbricati, soprattutto quelli in sanatoria, viene attenzionato questo aspetto? Ma sulla spinta del monito del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ritengo opportuno che il Comune provveda ad effettuare una verifica sullo stato di tutti i torrenti. E mi permetto suggerire che nelle Eolie il problema del rischio idrogeologico non deve disgiungersi da quello vulcanologico. Ed anche sotto questo aspetto sorgono spontanee alcune domande: siamo certi che tutte le case costruite sulle pendici del cratere di Vulcano, e per le quali sono state, o sono in corso di rilascio, le concessioni in sanatoria, non ricadono entro l’area di rischio? Non sarebbe il caso di fare un attento monitoraggio? Sono domande che meritano una risposta dai responsabili locali della Protezione Civile per evitare che un giorno si possa affermare che le morti sono attribuibili ad una “tragedia annunciata”
Lipari: Per la provinciale Porticello- Acquacalda in arrivo l'ordinanza di chiusura. I cittadini di Acquacalda incontrano l'amministrazione
Dovrebbe essere emessa già in mattinata l'ordinanza della Provincia che chiude al traffico la strada provinciale che, attraversando le ex cave di ponice di Porticello, giunge sino ad Acquacalda. Ciò a seguito di quanto verificatosi ieri e del quale potrete leggere fra le notizie di questo giornale.
Intanto una delegazione di cittadini di Acquacalda, fortemente preoccupati sia della situazione di grande precarietà dell'intera area, così come delle conseguenze che comporterebbe la chiusura prolungata dell'arteria con il dirottamento sull'altrettanto pericolosa provinciale per Quattropani-Pianoconte, hanno raggiunto stamani il comune di Lipari. Qui, assente il sindaco che si trova fuori sede (ma che rientrando potrebbe riceverli più tardi), hanno incontrato(nella foto) gli assessori China, Gianno e Sparacino esprimendo tutte le loro preoccupazioni e perplessità.
L'assessore Giannò, dopo essersi messo in contatto con gli uffici della Provincia, ha annunciato che due tecnici di Palazzo dei Leoni sbarcheranno a Lipari già nel pomeriggio, al più tardi domani, per rendersi conto dell'accaduto e programmare un tempestivo intervento
Intanto una delegazione di cittadini di Acquacalda, fortemente preoccupati sia della situazione di grande precarietà dell'intera area, così come delle conseguenze che comporterebbe la chiusura prolungata dell'arteria con il dirottamento sull'altrettanto pericolosa provinciale per Quattropani-Pianoconte, hanno raggiunto stamani il comune di Lipari. Qui, assente il sindaco che si trova fuori sede (ma che rientrando potrebbe riceverli più tardi), hanno incontrato(nella foto) gli assessori China, Gianno e Sparacino esprimendo tutte le loro preoccupazioni e perplessità.
L'assessore Giannò, dopo essersi messo in contatto con gli uffici della Provincia, ha annunciato che due tecnici di Palazzo dei Leoni sbarcheranno a Lipari già nel pomeriggio, al più tardi domani, per rendersi conto dell'accaduto e programmare un tempestivo intervento
Lipari: Viaggio fotografico nelle nostre "piccole" emergenze e nell'incuria
Vi proponiamo una breve carrellata fotografica di alcuni episodi verificatisi in questi giorni a Lipari. Carrellata di "Piccole" emergenze e situazioni di incuria" prese così a campione ma che, stando alle segnalazioni, potevano far diventare questo filmato fotografico ben più ampio. Un pro-memoria per chi ha l'obbligo di fare in modo che queste "piccole emergenze" non diventino altro. Un pro-memoria che parte da Lipari centro per arrivare a Canneto, da Lami verso Porticello-Acqucalda.
IL VIDEO:
IL VIDEO:
domenica 4 ottobre 2009
Vicini alle famiglie di Messina. Eolienews sposa l'iniziativa della Fondazione Bonino Pulejo e della Gazzetta del Sud
La Fondazione Bonino Pulejo e la Gazzetta del Sud lanciano una sottoscrizione tra i lettori per le famiglie delle vittime dell'alluvione di Messina.
Conto Corrente n. 600021892 presso Unicredit Private Banking spa filiale 7585 Messina (intestato a FBP e alla GdS);
codice Iban IT 25 F 03223 16500 000600021892
La Fondazione consegnera' un assegno di 5mila euro a ciascuna delle famiglie che, a causa del nubifragio, hanno perso i propri cari.
Eolienews sposa tale iniziativa ed invita i propri lettori, per quanto possibile, a dare il loro contributo. Eventuali donazioni, lo ribadiamo, dovranno essere versate sul conto corrente di cui sopra abbiamo riportato i dati.
Conto Corrente n. 600021892 presso Unicredit Private Banking spa filiale 7585 Messina (intestato a FBP e alla GdS);
codice Iban IT 25 F 03223 16500 000600021892
La Fondazione consegnera' un assegno di 5mila euro a ciascuna delle famiglie che, a causa del nubifragio, hanno perso i propri cari.
Eolienews sposa tale iniziativa ed invita i propri lettori, per quanto possibile, a dare il loro contributo. Eventuali donazioni, lo ribadiamo, dovranno essere versate sul conto corrente di cui sopra abbiamo riportato i dati.
Lipari: Provinciale per Porticello-Acquacalda chiusa? Si, ma solo nella cartellonistica
Provinciale per Porticello-Acquacalda chiusa? Si, ma solo nella cartellonistica provvisoria piazzata a Pignataro.
Come è ben evidente dalle foto la strada provinciale che conduce a Porticello ed Acquacalda è chiusa al traffico solo nella cartellonistica posizionata dalla Provincia regionale a Pignataro. Assolutamente diversa la situazione suoi luoghi.
I cumuli di pomice, che erano stati posti stamani sulla strada per evitare il transito dei mezzi in una strada ritenuta a rischio, non occupano più l'intera sede stradale.
Un varco, presumibilmente aperto da chi non condivide di dover transitare sul di per sè altrattanto pericoloso tragitto alternativo di Quattropani, consente il passaggio di un solo mezzo.
Sulle due montagnole di detriti pomiciferi che sono state "accantonate" in una parte della carreggiata è stato anche installato un nastro segnalatore bianco e rosso.
Come è ben evidente dalle foto la strada provinciale che conduce a Porticello ed Acquacalda è chiusa al traffico solo nella cartellonistica posizionata dalla Provincia regionale a Pignataro. Assolutamente diversa la situazione suoi luoghi.
I cumuli di pomice, che erano stati posti stamani sulla strada per evitare il transito dei mezzi in una strada ritenuta a rischio, non occupano più l'intera sede stradale.
Un varco, presumibilmente aperto da chi non condivide di dover transitare sul di per sè altrattanto pericoloso tragitto alternativo di Quattropani, consente il passaggio di un solo mezzo.
Sulle due montagnole di detriti pomiciferi che sono state "accantonate" in una parte della carreggiata è stato anche installato un nastro segnalatore bianco e rosso.
Consigli per gli acquisti (di Aldo Natoli)
(Aldo Natoli) Apprendo dal Consigliere Comunale, geometra Adolfo Sabatini, della difficile ricerca dei collaboratori del Sindaco Bruno per trovare un pavimento da collocare nel Palazzo Comunale di Piazza Mazzini, che sia all’altezza della stanza del Sindaco e che si aggrada all’attuale inquilino. Non conosco il nominativo dell’Architetto che cura la sistemazione interna del palazzo. Ma mi permetto suggerire, da semplice parroco dell’edilizia, che in un edificio storico qual’ è il Monastero dei Frati Minori Osservanti, i cui lavori di costruzione sono stati iniziati nel 1584 e completati nella metà del secolo XVIII, l’unico pavimento che si può collocare è il cotto naturale, da trattare a mano, magari di forma esagonale.
LIPARI, DISAGI NELLE AREE DELLA EX POMICE. LA CISL: “DA ANNI SOLLECITIAMO INTERVENTI CON L’UTILIZZO DEGLI EX LAVORATORI DI PUMEX E ITALPOMICE”
Comunicato stampa“Ancora una volta si registrano gravi disagi per la popolazione di Porticello e Acquacalda a causa della mancata messa in sicurezza e riconversione delle cave di pomice”. A evidenziare il problema sono il segretario generale della Cisl di Messina Tonino Genovese e il segretario provinciale della Filca Cisl Giuseppe Famiano. “Già dal 2005 – aggiungono - la Cisl aveva chiesto interventi che garantissero e tutelassero l’ambiente e l’occupazione dei 100 lavoratori delle ex Italpomice e Pumex. Ma come sempre la miopia politica e la presunzione hanno prodotto l’abbandono delle cave, con tutto il carico dei rischi che ciò comporta per il territorio abbandonando al destino di precarietà i lavoratori. Si è negato, perdendo l’occasione per utilizzare l’abbandono e la chiusura della escavazione della pomice per definire un possibile sviluppo economico alternativo per le isole Eolie, una ennesima vicenda finita male con gravi sviluppi sociali e caratterizzata e condizionata da presunzioni speculativa prima e da atteggiamenti improntati allo squallore istituzionale tipico di certi settori della politica siciliana. Rilanciamo – concludono Genovese e Famiano – per l’impegno degli organi preposti affinché si proceda alla messa in sicurezza delle cave con gli operai abbandonati come le cave e si rivedano le scelte scellerate operate fin qui”.
Acquacalda: Chiusa la provinciale
Provinciale per Acquacalda chiusa al traffico autoveicolare all'altezza delle ex cave di pomice. La decisione è arrivata per via dei cumuli di pomice e di pietre che si trovano sulla carreggiata e che di fatto impediscono il transito autoveicolare. Per gli abitanti di Acquacalda problemi su problemi, con la rabbia ovviamente alle stelle. Domani i cittadini di Acquacalda, costretti a fare il giro di Quattropani per arrivare a Lipari e Canneto, incontreranno il sindaco Mariano Bruno.
NDD- Questa inevitabile decisione merita da parte nostra solo una considerazione e un richiamo ad un nostro titolo di qualche giorno fà: Qualcuno sta scherzando con il fuoco...anzi con la pomice. A cui possiamo anche aggiungere con grande dispiacere ....e con gli abitanti di Acquacalda
NDD- Questa inevitabile decisione merita da parte nostra solo una considerazione e un richiamo ad un nostro titolo di qualche giorno fà: Qualcuno sta scherzando con il fuoco...anzi con la pomice. A cui possiamo anche aggiungere con grande dispiacere ....e con gli abitanti di Acquacalda
Lettere al direttore. "A Lipari siamo in attesa di una tragedia?" di Laura La Greca
Riceviamo questa nota da Laura La Greca e pubblichiamo. Le foto sono di Silvia e si riferiscono a cosa è accaduto a Porticello e ad Acquacalda oggi intorno alle dieci: Lungi dal voler strumentalizzare quanto sta succedendo in queste ore a Messina, la domanda che mi pongo è una, forse retorica, ma di certo legittima: è questo che stiamo aspettando a Lipari? Siamo forse in attesa di una tragedia e magari di qualche vittima che scuota le coscienze dei cittadini e di un’amministrazione che non temo di definire inetta? Perché se così fosse il mio buon senso mi suggerisce che non bisognerà aspettare a lungo. E quando qualcosa di grave capiterà, tutti parleremo di tragedia annunciata; tutti sapevamo. E non ci saranno più scuse. Inizieremo a pontificare su quello che si sarebbe dovuto fare e non è stato fatto, ricorderemo quello che ci era stato promesso in campagna elettorale, daremo la responsabilità a qualcuno che a sua volta sarà abilissimo a scaricarla su qualcun’ altro, seguendo un meccanismo che conosciamo fin troppo bene e che ci ha stufati.
Oggi a Porticello abbiamo visto l’ennesima vergogna, causata da una pioggia un po’ più forte del normale, ma pur sempre una pioggia, che non è certo una cosa atipica in autunno. A chi dobbiamo dare la colpa? Qualcuno ci spieghi.
Qualcuno spieghi perché le cave non sono state messe in sicurezza; perché Acquacalda aspetta ancora la protezione dell’abitato e la rimozione del pontile ex Italpomice adesso che l’inverno è alle porte. Qualcuno dica onestamente cosa intende fare e soprattutto con quali risorse.
Mi rivolgo agli amministratori: a chi, a qualunque titolo, ci rappresenta e dovrebbe tutelare i nostri interessi. Mi rivolgo a loro perché li scegliamo in modo che siano la nostra interfaccia e devono essere all’altezza del loro compito, che non è promettere, ma agire.
In autunno piove, spesso anche molto; in inverno il mare capita che si ingrossi: non sono novità, non è roba da geologi di chissà quale caratura; basta un po’ di esperienza e una certa dose di buon senso. È vero che il nostro territorio e il nostro stesso pianeta spesso lo deturpiamo noi con la nostra incuria e con un certo senso di onnipotenza che può essere causa di sciagure; ma è vero d’altra parte che chi ha il potere di fare qualcosa deve farlo.
Su la Repubblicadi ieri ho letto una cosa molto grave: per l’assetto idrogeologico gli stanziamenti nel 2008 erano 510 milioni, nel 2009, 269 e nel 2010 saranno 120. 120 milioni di euro da ripartire su tutto il territorio nazionale. Una cifra ridicola.
E allora non promettete nulla. Non siamo stupidi, apprezzeremo di più. Mettete le carte in tavola, e dite: “spiacenti, non possiamo fare molto per voi; un sistema che ci sovrasta ci lega le mani e ci impedisce di fare bene il nostro lavoro”. Protestate voi per primi; dimostrate tutta la vostra indignazione; gridate la vostra rabbia, se l’avete. E avrete già reso un servizio alla vostra gente.
Oggi a Porticello abbiamo visto l’ennesima vergogna, causata da una pioggia un po’ più forte del normale, ma pur sempre una pioggia, che non è certo una cosa atipica in autunno. A chi dobbiamo dare la colpa? Qualcuno ci spieghi.
Qualcuno spieghi perché le cave non sono state messe in sicurezza; perché Acquacalda aspetta ancora la protezione dell’abitato e la rimozione del pontile ex Italpomice adesso che l’inverno è alle porte. Qualcuno dica onestamente cosa intende fare e soprattutto con quali risorse.
Mi rivolgo agli amministratori: a chi, a qualunque titolo, ci rappresenta e dovrebbe tutelare i nostri interessi. Mi rivolgo a loro perché li scegliamo in modo che siano la nostra interfaccia e devono essere all’altezza del loro compito, che non è promettere, ma agire.
In autunno piove, spesso anche molto; in inverno il mare capita che si ingrossi: non sono novità, non è roba da geologi di chissà quale caratura; basta un po’ di esperienza e una certa dose di buon senso. È vero che il nostro territorio e il nostro stesso pianeta spesso lo deturpiamo noi con la nostra incuria e con un certo senso di onnipotenza che può essere causa di sciagure; ma è vero d’altra parte che chi ha il potere di fare qualcosa deve farlo.
Su la Repubblicadi ieri ho letto una cosa molto grave: per l’assetto idrogeologico gli stanziamenti nel 2008 erano 510 milioni, nel 2009, 269 e nel 2010 saranno 120. 120 milioni di euro da ripartire su tutto il territorio nazionale. Una cifra ridicola.
E allora non promettete nulla. Non siamo stupidi, apprezzeremo di più. Mettete le carte in tavola, e dite: “spiacenti, non possiamo fare molto per voi; un sistema che ci sovrasta ci lega le mani e ci impedisce di fare bene il nostro lavoro”. Protestate voi per primi; dimostrate tutta la vostra indignazione; gridate la vostra rabbia, se l’avete. E avrete già reso un servizio alla vostra gente.
Messina, Berlusconi: «Bloccheremo tasse e mutui»
(Il sole 24 ore.com) «Bloccheremo le tasse e i mutui ai cittadini delle zone colpite dall'alluvione», ha detto il premier Silvio Berlusconi agli sfollati dell'alluvione che ha colpito il messinese, ora ospitati nel villaggio turistico messinese del "Le Dune". Mentre in prefettura è in corso la riunione dell'Unità di crisi, fuori sono in atto contestazioni degli sfollati e degli attivisti della Rete No Ponte. «Non più vittime, vogliamo sicurezza, no opere faraoniche», si legge su
uno dei numerosi cartelli dei manifestanti. Tra i due gruppi sono state registrate tensioni , perchè alcuni sfollati che protestavano per la sicurezza delle abitazioni non volevano «essere confusi» con la Rete No Ponte.
Fondi per le zone colpite nel prossimo Cdm. Il prossimo Consiglio dei ministri darà il via libera a uno stanziamento a favore delle zone colpite dall'alluvione, a Messina, che andrà ad aggiungersi al fondo già stanziato dalla Regione Sicilia. Il premier ha anche annunciato che è in arrivo uno stanziamento di un miliardo per le zone a rischio idrogeologico. «Dopo l'Aquila - ha detto il premier - abbiamo stanziato un miliardo per interventi urgenti nelle zone a rischio sismico, mi auguro che, interloquendo con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, si possa stanziare una analoga cifra per le zone a rischio idrogeologiche». L'obiettivo, ha spiegato Berlusconi, è quello di partire con gli interventi nelle zone più a rischio, come la provincia di Messina, dove il 63% del territorio è a rischio idrogeologico. Il premier ha anche detto che sarà Raffaele Lombardo il commissario straordinario per il disastro di Messina.
Nuove abitazioni, come all'Aquila. Arriveranno nuove abitazioni sulla scia dell'esperienza dell'Aquila. «La ricostruzione costa troppo e non è sicura. Quindi faremo come all' Aquila: nuove abitazioni in altre zone ma sempre all'interno del tessuto urbano». Questo ha detto il premier Silvio Berlusconi agli sfollati messinesi in uno degli alberghi in cui sono ospitati. Questa mattina il premier ha sorvolato in elicottero - insieme al Capo della Protezione civile Guido Bertolaso, ai ministri Matteoli e Prestigiacomo e al sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca - le aree del messinese colpite da un tremendo alluvione, da uno tsunami di fango, che con ondate alte tre metri ha spazzato via case, autostrada e ferrovia, seminando morte e disperazione. L'elicottero ha sorvolato anche il crinale della collina da dove si è staccato il costone che ha causato la frana. «Quelle zone - ha detto Berlusconi - non sono più abitabili. Costruiremo nuovi quartieri come quelli fatti a L'Aquila. I soldi non sono un problema, il governo metterà le risorse necessarie. Gli enti locali dovranno occuparsi di individuare le nuove aree edificabili». Berlusconi ha promesso la creazione di «strutture abitative con giardini, ma anche con negozi per far ripartire il piccolo commercio».
Si continua a scavare nel fango. La situazione nel messinese rimane complessa, ma è sotto controllo, ha detto il Capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Si continua a lavorare e a scavare nel fango alla ricerca delle 40 persone che risultano disperse. Il bilancio delle vittime al momento è di 22 morti (di cui per ora solo 13 identificati), mentre sono 95 i feriti e 524 le persone sfollate secondo i dati della Prefettura di Messina. Per le attività di assistenza alla popolazione e ricerca dei dispersi sono all'opera 130 mezzi e più di 1.100 uomini, appartenenti ai Vigili del fuoco, Esercito, Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia di Stato, Corpo forestale dello Stato, volontari e Capitaneria di Porto. Si lavora anche sul fronte della viabilità: è stata riaperta una corsia per direzione dell'autostrada A18 Palermo - Catania, mentre per la riapertura della statale 114 che collega Messina a Catania saranno necessari altri 6 giorni.
Ancora frazioni isolate. Le zone più colpite sono Briga Marina, Giampilieri, Molino e Scaletta Marea. La strada per Giampilieri Superiore è rimasta interrotta per molte ore, a causa di una montagna di fango alta 3 metri che si è infilata sotto il cavalcavia della ferrovia. La protezione civile riferisce che nel paesino sommerso dal fango è stata completata l'evacuazione e il trasferimento degli sfollati in alcuni alberghi di Messina. Rimangono isolate le frazioni di Molino, Altilia e Scaletta.
uno dei numerosi cartelli dei manifestanti. Tra i due gruppi sono state registrate tensioni , perchè alcuni sfollati che protestavano per la sicurezza delle abitazioni non volevano «essere confusi» con la Rete No Ponte.
Fondi per le zone colpite nel prossimo Cdm. Il prossimo Consiglio dei ministri darà il via libera a uno stanziamento a favore delle zone colpite dall'alluvione, a Messina, che andrà ad aggiungersi al fondo già stanziato dalla Regione Sicilia. Il premier ha anche annunciato che è in arrivo uno stanziamento di un miliardo per le zone a rischio idrogeologico. «Dopo l'Aquila - ha detto il premier - abbiamo stanziato un miliardo per interventi urgenti nelle zone a rischio sismico, mi auguro che, interloquendo con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, si possa stanziare una analoga cifra per le zone a rischio idrogeologiche». L'obiettivo, ha spiegato Berlusconi, è quello di partire con gli interventi nelle zone più a rischio, come la provincia di Messina, dove il 63% del territorio è a rischio idrogeologico. Il premier ha anche detto che sarà Raffaele Lombardo il commissario straordinario per il disastro di Messina.
Nuove abitazioni, come all'Aquila. Arriveranno nuove abitazioni sulla scia dell'esperienza dell'Aquila. «La ricostruzione costa troppo e non è sicura. Quindi faremo come all' Aquila: nuove abitazioni in altre zone ma sempre all'interno del tessuto urbano». Questo ha detto il premier Silvio Berlusconi agli sfollati messinesi in uno degli alberghi in cui sono ospitati. Questa mattina il premier ha sorvolato in elicottero - insieme al Capo della Protezione civile Guido Bertolaso, ai ministri Matteoli e Prestigiacomo e al sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca - le aree del messinese colpite da un tremendo alluvione, da uno tsunami di fango, che con ondate alte tre metri ha spazzato via case, autostrada e ferrovia, seminando morte e disperazione. L'elicottero ha sorvolato anche il crinale della collina da dove si è staccato il costone che ha causato la frana. «Quelle zone - ha detto Berlusconi - non sono più abitabili. Costruiremo nuovi quartieri come quelli fatti a L'Aquila. I soldi non sono un problema, il governo metterà le risorse necessarie. Gli enti locali dovranno occuparsi di individuare le nuove aree edificabili». Berlusconi ha promesso la creazione di «strutture abitative con giardini, ma anche con negozi per far ripartire il piccolo commercio».
Si continua a scavare nel fango. La situazione nel messinese rimane complessa, ma è sotto controllo, ha detto il Capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Si continua a lavorare e a scavare nel fango alla ricerca delle 40 persone che risultano disperse. Il bilancio delle vittime al momento è di 22 morti (di cui per ora solo 13 identificati), mentre sono 95 i feriti e 524 le persone sfollate secondo i dati della Prefettura di Messina. Per le attività di assistenza alla popolazione e ricerca dei dispersi sono all'opera 130 mezzi e più di 1.100 uomini, appartenenti ai Vigili del fuoco, Esercito, Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia di Stato, Corpo forestale dello Stato, volontari e Capitaneria di Porto. Si lavora anche sul fronte della viabilità: è stata riaperta una corsia per direzione dell'autostrada A18 Palermo - Catania, mentre per la riapertura della statale 114 che collega Messina a Catania saranno necessari altri 6 giorni.
Ancora frazioni isolate. Le zone più colpite sono Briga Marina, Giampilieri, Molino e Scaletta Marea. La strada per Giampilieri Superiore è rimasta interrotta per molte ore, a causa di una montagna di fango alta 3 metri che si è infilata sotto il cavalcavia della ferrovia. La protezione civile riferisce che nel paesino sommerso dal fango è stata completata l'evacuazione e il trasferimento degli sfollati in alcuni alberghi di Messina. Rimangono isolate le frazioni di Molino, Altilia e Scaletta.
Porticello: Un fiume di pomice. E la messa in sicurezza delle cave che fine ha fatto?
Un fiume di acqua e pomice ha invaso stamani la strada che porta verso Acquacalda, all'altezza delle ex cave della Pumex. Disagi e non di poco conto per chi doveva raggiungere o lasciare la frazione. I detriti provengono, e non è la prima volta, dalla cava sequestrata ed abbandonata e per la quale si chiede, ormai inutilmente, da quasi due anni, la messa in sicurezza.
Su proposta di Lombardo, dopo le dimissioni di Leanza. L'Mpa regionale affidato alla guida di Enzo Oliva come commissario.
Il senatore Enzo Oliva è il nuovo commissario regionale per la Sicilia del Movimento per le Autonomie. La sua designazione è avvenuta a Palermo al termine di una riunione dell'assemblea dei parlamentari nazionale e regionali eletti in Sicilia, integrata dai vertici istituzionali nei consigli comunali e provinciali dei capoluoghi. A indicare Oliva per il ruolo di guida siciliano del Mpa dell'isola, rimasto vacante dopo le dimissioni di Lino Leanza che ha lasciato l'incarico contestualmente alla sua nomina nel nuovo governo regionale, è stato il leader e fondatore del Movimento per le Autonomie Raffaele Lombardo. «A Enzo Oliva – ha spiegato Lombardo – vanno riconosciute quelle doti di esperienza ed equilibrio necessarie per radicare sempre più e meglio il movimento nell'isola affinchè in tutte le realtà locali si superino situazioni che non aiutano a crescere il movimento. Il movimento autonomista deve rafforzarsi ancor di più nel territorio per aumentare la sua base di consenso tra il popolo siciliano».
Oliva, è stato anche consigliere e assessore provinciale di Catania e sindaco di Militello Val di Catania.
Intanto si va delineando il quadro di forza all'interno del Pd in vista del congresso. «Abbiamo dimostrato che si può ottenere un ottimo risultato anche senza essere collegati ad una mozione nazionale e senza contare sugli apparati e sui signori delle tessere». Con queste parole il senatore Giuseppe Lumia, candidato alla segreteria regionale del Pd, ha aperto la conferenza stampa di stamani a Palermo. «I dati dei circoli - ha aggiunto - evidenziano che dove la partecipazione è libera gli iscritti premiano la bontà del nostro progetto. E' successo a Palermo, a Caltanissetta, a Trapani città, in provincia di Ragusa e Agrigento. Non si può far finta di non notare che in alcune città, come Messina ed Enna, la percentuale dei votanti è doppia del dato medio nazionale». «Adesso – continua il senatore del Pd – ci prepariamo alla fase conclusiva delle primarie, quella aperta a tutti i cittadini. A loro proporremo il nostro modello di cambiamento della politica e della società che si fonda sull'innovazione»: abolire gli Ato e tornare ad una gestione efficiente delle risorse idriche e dello smaltimento dei rifiuti; costruire un tessuto produttivo fatto di aree artigianali e industriali dove la cultura imprenditoriale possa creare ricchezza e lavoro vero; investire sulla green economy; liberare le imprese e gli operatori economici dal racket del pizzo e colpire Cosa nostra negli appalti, nelle collusioni politiche».
Oliva, è stato anche consigliere e assessore provinciale di Catania e sindaco di Militello Val di Catania.
Intanto si va delineando il quadro di forza all'interno del Pd in vista del congresso. «Abbiamo dimostrato che si può ottenere un ottimo risultato anche senza essere collegati ad una mozione nazionale e senza contare sugli apparati e sui signori delle tessere». Con queste parole il senatore Giuseppe Lumia, candidato alla segreteria regionale del Pd, ha aperto la conferenza stampa di stamani a Palermo. «I dati dei circoli - ha aggiunto - evidenziano che dove la partecipazione è libera gli iscritti premiano la bontà del nostro progetto. E' successo a Palermo, a Caltanissetta, a Trapani città, in provincia di Ragusa e Agrigento. Non si può far finta di non notare che in alcune città, come Messina ed Enna, la percentuale dei votanti è doppia del dato medio nazionale». «Adesso – continua il senatore del Pd – ci prepariamo alla fase conclusiva delle primarie, quella aperta a tutti i cittadini. A loro proporremo il nostro modello di cambiamento della politica e della società che si fonda sull'innovazione»: abolire gli Ato e tornare ad una gestione efficiente delle risorse idriche e dello smaltimento dei rifiuti; costruire un tessuto produttivo fatto di aree artigianali e industriali dove la cultura imprenditoriale possa creare ricchezza e lavoro vero; investire sulla green economy; liberare le imprese e gli operatori economici dal racket del pizzo e colpire Cosa nostra negli appalti, nelle collusioni politiche».
Eolie e cultura. "Il mare di pietra" di Francesco Longo
Viaggiare non è solo spostarsi; uscire di casa, muoversi dai posti per noi usuali, quotidiani. Viaggiare è anche - se non soprattutto - vivere alcuni luoghi sconosciuti, abitarli, apprezzarne le atmosfere sottili, quasi impercettibili, gustarne gli odori, i sapori e lasciarsi colpire dalle persone, dagli incontri nuovi, da altri possibili punti di vista, scorci, angoli, visuali. In questa accezione, il viaggio diviene un'esperienza composita; a metà strada tra una immersione in un paesaggio altro e un dialogo con se stessi. Proprio con questa disposizione d'animo Francesco Longo, giovane scrittore e giornalista, ci racconta un luogo particolare e unico: le isole Eolie. L'arcipelago siciliano viene descritto, in questo libro, per assonanze, attraverso il vissuto dell'autore che racconta ogni singola isola, i suoi itinerari, le sue bellezze, il suo mare, e sopratutto i suoi vulcani, come un'esperienza, come veri e propri luoghi dello spirito, come recita anche il sottotitolo.
I sette capitoli del volume sono dedicati alle sette isole: Stromboli, Panarea, Filicudi, Salina, Vulcano, Lipari e Alicudi. Ma non si tratta di una specie di guida, almeno non solo. Appare, piuttosto, il diario dell'esperienza di chi ha attraversato quelle isole; di chi ha sentito la sabbia vulcanica sulla pelle; di chi ha preso mille volte quei traghetti che fanno delle Eolie un corpo unico, per quanto sempre diverso; di chi ha mangiato il pesce appena pescato; bevuto il vino dopo una vera e propria scalata sul ciglio del vulcano; di chi ha affittato una barca a remi dai pescatori; di chi si è immerso in quel mare blu e profondo; e, infine, di chi ha visto massi di lava finire giù nell'acqua.
È il resoconto di un viaggio, dove viaggiare non è solo spostarsi - dicevo - ma anche fare esperienza di sé e dell'altro senza troppa distinzione, senza giudizio, con occhi capaci di farsi finestre, camere fotografiche, fari, sonde puntate su se stessi e sul quel mondo incantato e preistorico che sono le Eolie.
Francesco Longo rende tutto questo leggero, fluido, componendo insieme diversi piani: telefonate, dialoghi, pensieri che fanno da cornice e da sfondo alle descrizioni dell'arcipelago e si uniscono, in una sola trama, alle annotazioni storiche, alle notizie riportate diligentemente su di un taccuino da giornalista in cui sintetizza le molte letture, i numerosi episodi e le infinite storie vissute in quei luoghi dello spirito.
La lettura ci rende il gusto della libertà e della scoperta; il senso stesso del viaggiare.
I sette capitoli del volume sono dedicati alle sette isole: Stromboli, Panarea, Filicudi, Salina, Vulcano, Lipari e Alicudi. Ma non si tratta di una specie di guida, almeno non solo. Appare, piuttosto, il diario dell'esperienza di chi ha attraversato quelle isole; di chi ha sentito la sabbia vulcanica sulla pelle; di chi ha preso mille volte quei traghetti che fanno delle Eolie un corpo unico, per quanto sempre diverso; di chi ha mangiato il pesce appena pescato; bevuto il vino dopo una vera e propria scalata sul ciglio del vulcano; di chi ha affittato una barca a remi dai pescatori; di chi si è immerso in quel mare blu e profondo; e, infine, di chi ha visto massi di lava finire giù nell'acqua.
È il resoconto di un viaggio, dove viaggiare non è solo spostarsi - dicevo - ma anche fare esperienza di sé e dell'altro senza troppa distinzione, senza giudizio, con occhi capaci di farsi finestre, camere fotografiche, fari, sonde puntate su se stessi e sul quel mondo incantato e preistorico che sono le Eolie.
Francesco Longo rende tutto questo leggero, fluido, componendo insieme diversi piani: telefonate, dialoghi, pensieri che fanno da cornice e da sfondo alle descrizioni dell'arcipelago e si uniscono, in una sola trama, alle annotazioni storiche, alle notizie riportate diligentemente su di un taccuino da giornalista in cui sintetizza le molte letture, i numerosi episodi e le infinite storie vissute in quei luoghi dello spirito.
La lettura ci rende il gusto della libertà e della scoperta; il senso stesso del viaggiare.
Brevi da Lipari e dintorni
Salsicce, dolci e musica stasera a Lami- L' Associazione Borgata Lami nel contesto di "TRADIZIONI D´AUTUNNO- Le nostre piccole sagre per il nostro piccolo territorio" da appuntamento a tutto per oggi domenica 4 ottobre alle ore 20 e 30 a Lami per la "SALSICCIATA & DOLCI". Il tutto "innaffiato" dalla musica degli Oxidia
Ancora fenomeni temporaleschi tra basso Tirreno e nord Sicilia- Groppi temporaleschi, con all'interno rovesci anche intensi e attività elettrica, sono in formazione e rapido movimento nel basso Tirreno, tra le Eolie e la costa tirrenica orientale della Sicilia. SI tratta di fenomeni intermittenti, alternati a fugaci schiarite, ma capaci di scaricare anche quantitativi d'acqua notevoli e in poco tempo
Lipari. "Tempo, miti e catastrofi della natura", mercoledi' conferenza del prof. Luigi Rossi- "Tempo, miti e catastrofi della natura" è il tema della conferenza con foto che mercoledi' alle 18,30 si terrà nella sede del Centro Studi Eoliano. Relatore sarà il professore Luigi Rossi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Bologna. Saranno esposti anche gli acquerelli dell'artista "Signora dei vulcani" Loredana Salzano.
Ancora fenomeni temporaleschi tra basso Tirreno e nord Sicilia- Groppi temporaleschi, con all'interno rovesci anche intensi e attività elettrica, sono in formazione e rapido movimento nel basso Tirreno, tra le Eolie e la costa tirrenica orientale della Sicilia. SI tratta di fenomeni intermittenti, alternati a fugaci schiarite, ma capaci di scaricare anche quantitativi d'acqua notevoli e in poco tempo
Lipari. "Tempo, miti e catastrofi della natura", mercoledi' conferenza del prof. Luigi Rossi- "Tempo, miti e catastrofi della natura" è il tema della conferenza con foto che mercoledi' alle 18,30 si terrà nella sede del Centro Studi Eoliano. Relatore sarà il professore Luigi Rossi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Bologna. Saranno esposti anche gli acquerelli dell'artista "Signora dei vulcani" Loredana Salzano.
Torna "Conosci le tue isole?" di Nesos
L’Associazione Nesos, confidando in un autunno clemente, invita ospiti e isolani a partecipare alla sesta edizione di “Conosci le tue isole?”, un programma di escursioni alla scoperta dei sentieri e della natura delle Eolie.
La manifestazione, che avrà inizio domenica 11 ottobre e si concluderà domenica 13 dicembre, si articola in sette tappe che toccheranno Lipari, Salina, Vulcano, Filicudi e Panarea, alla scoperta dello straordinario patrimonio paesaggistico e naturalistico, lungo le vecchie strade comunali e i sentieri delle riserve; come per le altre edizioni, lo scopo è quello di dare vita a un’occasione di incontro per gli appassionati del trekking e della natura, ma anche di stimolo alla conoscenza, al recupero e alla valorizzazione della rete sentieristica delle isole, che rappresenta una importantissima risorsa per le comunità isolane e per il turismo, purtroppo soggetta da tempo a un generale abbandono e a un profondo degrado. Le escursioni saranno accompagnate da guide AIGAE. Non godendo di alcun finanziamento e/o di alcuna forma di sostegno pubblico, l’Associazione Nesos ha stabilito una quota di iscrizione di 10 euro, che comprende la partecipazione a tutte le attività previste dalla manifestazione e servirà a sostenere i costi di comunicazione; i minori di 14 anni sono ospiti gratuiti, purché accompagnati da un genitore. La quota non comprende il costo delle trasferte (in bus e/o in aliscafo). Il programma dettagliato delle escursioni verrà affisso il sabato precedente presso la bacheca dell’associazione, in via Vittorio Emanuele 24; il calendario potrà subire variazioni a seconda delle condizioni meteo. Si ricorda agli interessati che è necessaria una minima attrezzatura da trekking (scarpe e abbigliamento adeguato, acqua). Per ulteriori informazioni, contattare l’Associazione Nesos al 090 9814838 o con una email da inviare a nesos@nesos.org.conosci le tue isole?
Questo il programma: Domenica 11/10 – Vulcano, il cratere come non l’avete mai visto: fuoripista sulle tracce dell’ultima eruzione della “fossa” del 1888;
Domenica 18/10– Panarea, il sentiero abbandonato del castello fino a costa del capraio e piana milazzese;
Domenica 8/11– Salina, da Pollara a Monte dei Porri con ritorno a Valdichiesa; Domenica 15/11 – Vulcano, i sentieri forestali di Monte Molineddo e Grotte dei rossi;
Domenica 22/11– sulla vetta di Filicudi, fossa felci;
Domenica 29/11– Lipari, da Vallone bianco ad Acquacalda, sulle antiche strade della pomice;
Domenica 13/12– Lipari, da Capistello a San Bartolo al monte, con una puntata a Monte Guardia: un sentiero da salvare.
La quota di iscrizione è 10 euro (gratuita sotto i 14 anni) e comprende la partecipazione a tutte le attività previste; non comprende il costo delle trasferte (in bus e/o in aliscafo). Il programma dettagliato (punto di ritrovo, orario di partenza e orario di rientro previsto) verrà affisso il giorno prima dell’escursione (sabato) presso la bacheca di Nesos. Si richiede una minima attrezzatura da trekking (scarpe e abbigliamento adeguato, acqua); si consiglia la colazione al sacco (a propria discrezione). Le escursioni saranno accompagnate da guide AIGAE. Il calendario potrà subire variazioni a seconda delle condizioni meteo. Per ulteriori informazioni contattare il 347 5768609 o scrivere a: nesos@nesos.org.
La manifestazione, che avrà inizio domenica 11 ottobre e si concluderà domenica 13 dicembre, si articola in sette tappe che toccheranno Lipari, Salina, Vulcano, Filicudi e Panarea, alla scoperta dello straordinario patrimonio paesaggistico e naturalistico, lungo le vecchie strade comunali e i sentieri delle riserve; come per le altre edizioni, lo scopo è quello di dare vita a un’occasione di incontro per gli appassionati del trekking e della natura, ma anche di stimolo alla conoscenza, al recupero e alla valorizzazione della rete sentieristica delle isole, che rappresenta una importantissima risorsa per le comunità isolane e per il turismo, purtroppo soggetta da tempo a un generale abbandono e a un profondo degrado. Le escursioni saranno accompagnate da guide AIGAE. Non godendo di alcun finanziamento e/o di alcuna forma di sostegno pubblico, l’Associazione Nesos ha stabilito una quota di iscrizione di 10 euro, che comprende la partecipazione a tutte le attività previste dalla manifestazione e servirà a sostenere i costi di comunicazione; i minori di 14 anni sono ospiti gratuiti, purché accompagnati da un genitore. La quota non comprende il costo delle trasferte (in bus e/o in aliscafo). Il programma dettagliato delle escursioni verrà affisso il sabato precedente presso la bacheca dell’associazione, in via Vittorio Emanuele 24; il calendario potrà subire variazioni a seconda delle condizioni meteo. Si ricorda agli interessati che è necessaria una minima attrezzatura da trekking (scarpe e abbigliamento adeguato, acqua). Per ulteriori informazioni, contattare l’Associazione Nesos al 090 9814838 o con una email da inviare a nesos@nesos.org.conosci le tue isole?
Questo il programma: Domenica 11/10 – Vulcano, il cratere come non l’avete mai visto: fuoripista sulle tracce dell’ultima eruzione della “fossa” del 1888;
Domenica 18/10– Panarea, il sentiero abbandonato del castello fino a costa del capraio e piana milazzese;
Domenica 8/11– Salina, da Pollara a Monte dei Porri con ritorno a Valdichiesa; Domenica 15/11 – Vulcano, i sentieri forestali di Monte Molineddo e Grotte dei rossi;
Domenica 22/11– sulla vetta di Filicudi, fossa felci;
Domenica 29/11– Lipari, da Vallone bianco ad Acquacalda, sulle antiche strade della pomice;
Domenica 13/12– Lipari, da Capistello a San Bartolo al monte, con una puntata a Monte Guardia: un sentiero da salvare.
La quota di iscrizione è 10 euro (gratuita sotto i 14 anni) e comprende la partecipazione a tutte le attività previste; non comprende il costo delle trasferte (in bus e/o in aliscafo). Il programma dettagliato (punto di ritrovo, orario di partenza e orario di rientro previsto) verrà affisso il giorno prima dell’escursione (sabato) presso la bacheca di Nesos. Si richiede una minima attrezzatura da trekking (scarpe e abbigliamento adeguato, acqua); si consiglia la colazione al sacco (a propria discrezione). Le escursioni saranno accompagnate da guide AIGAE. Il calendario potrà subire variazioni a seconda delle condizioni meteo. Per ulteriori informazioni contattare il 347 5768609 o scrivere a: nesos@nesos.org.
sabato 3 ottobre 2009
Pirrera: La frazione di Lipari è tutta un pericolo. Quando piove poi..per molti è un dramma (di Anna Miracula)
(Anna Miracula)Ieri grande apprensione nella borgata di Pirrera per il grave incidente accaduto a un ragazzo della stessa frazione, fortunatamente rimasto illeso malgrado la sua auto si sia capottata sull’asfalto e abbia riportato gravi danni ..
L’incidente, avvenuto nell’ultimo tratto del rettilineo di Serra –Pirrera, è avvenuto con molta certezza a causa dell’ormai pessimo manto stradale ridotto in brandelli e in più era ricoperto da terriccio fangoso misto ad acqua,insomma un mix perfetto per un vero incidente.
E che dire ormai di tutta la strada provinciale di Pirrera ridotta ad un colabrodo? Si è ormai passato ogni limite di decenza ,le strade in cui si fanno interventi sono altre, non di certo questa qui, che da 50 anni attende e chissà quanto ancora dovrà farlo.
Oggi, gli abitanti della stessa contrada protestano, esattamente nella zona di Collo, a causa di una piena del torrente che dalla zona alta di Pirrera,scende giù ogni volta che vi sono delle piogge abbondanti portandosi dietro detriti, fango e altro materiale. Dalle foto allegate si può notare come anche oggi, come ogni volta, gli abitanti che risiedono in quella zona,sono costretti,per poter uscire di casa, a spalare da sé tutto il materiale che il fiume di detriti lascia.
In quel tratto devono passare, per raggiungere le loro abitazioni i tanti residenti, tra i quali anziani, malati e bambini .
Va segnalato anche che, a ridosso di questa stradina comunale di collegamento, tra la strada provinciale e le abitazioni, vi è un ponte che è giunto ormai all’estremo, fatiscente,pericolante: lo stesso ponte deve sopportare tutti i giorni a tutte le ore , un carico immenso per il via vai di macchine , autobus e altri automezzi pesanti .
Gli abitanti di quella zona hanno più volte,negli anni, segnalato sia la fiumara di detriti portata giù dalle piogge, sia il pericolo che deriverebbe dall’eventuale crollo anche di una piccola parte del ponte, ma fino ad adesso nulla di concreto è stato mai fatto dalle autorità competenti. E se non ci scappa , come si suol dire, il morto …
I vigili urbani , che questa mattina si trovavano nella borgata di Pirrera ,e hanno avuto ulteriore modo di tastare con mano la grave situazione, hanno comunque annotato le segnalazioni fatte dai residenti e anche fotografato la situazione reale, e promettendo che la segnalazione giungerà all’organo competente del Comune, dal quale ci aspettiamo un urgente sopralluogo.
Ci auguriamo che al più presto qualcosa si muova, siamo stanchi davvero di promesse, promesse e ancora promesse di interventi che vengono messi nel dimenticatoio.
Altra segnalazione, e non di poco conto, è un parapetto mancante che sempre nella strada provinciale di Pirrera ,costituisce pericolo per chi vi transita. Situazione più volte segnalata dalla sottoscritta.
E in questo caso, dato il mio ormai risaputo e ritrovato senso civico, ci sarà qualcuno che mi correggerà perché “i reati" in questo caso le segnalazioni)a cui si assiste vanno segnalati direttamente alle autorità preposte e ciò al fine di consentire l’espletamento delle indagini (o sopralluoghi) che altrimenti potrebbero essere anche inficiate dalla pubblicizzazione delle notizie”
Sarebbe meglio che gli organi preposti, Provincia e Comune ,constatassero con mano, e una volta per tutte,lo stato reale dei luoghi,dell’incuria in cui versiamo, perché NESSUNO si interessa davvero di questa frazione. Siamo,come dire, inesistenti, cancellati dal resto dell’isola ,e non se ne comprende il motivo. Cosa ha fatto di male Pirrera per essere esclusa da ogni intervento, anche minimo? Si asfaltano strade recenti che servono a pochi e per le quali magari non necessitano interventi urgenti e si tralasciano , anzi nemmeno si prevedono, interventi in zone che ne hanno maggiormente bisogno e attendono da anni che qualcuno, prima o poi si accorga di esse .
Succederà, non succederà? Difficile fare un pronostico, per ora tiriamo tutti a campare,scontrandoci giornalmente con i problemi fino a quando a questi problemi non ci sarà più rimedio. E l’avvertimento lo abbiamo già avuto ieri, prova ne è l’incidente.. ma domani chi altri dovrà farne le spese?
L’incidente, avvenuto nell’ultimo tratto del rettilineo di Serra –Pirrera, è avvenuto con molta certezza a causa dell’ormai pessimo manto stradale ridotto in brandelli e in più era ricoperto da terriccio fangoso misto ad acqua,insomma un mix perfetto per un vero incidente.
E che dire ormai di tutta la strada provinciale di Pirrera ridotta ad un colabrodo? Si è ormai passato ogni limite di decenza ,le strade in cui si fanno interventi sono altre, non di certo questa qui, che da 50 anni attende e chissà quanto ancora dovrà farlo.
Oggi, gli abitanti della stessa contrada protestano, esattamente nella zona di Collo, a causa di una piena del torrente che dalla zona alta di Pirrera,scende giù ogni volta che vi sono delle piogge abbondanti portandosi dietro detriti, fango e altro materiale. Dalle foto allegate si può notare come anche oggi, come ogni volta, gli abitanti che risiedono in quella zona,sono costretti,per poter uscire di casa, a spalare da sé tutto il materiale che il fiume di detriti lascia.
In quel tratto devono passare, per raggiungere le loro abitazioni i tanti residenti, tra i quali anziani, malati e bambini .
Va segnalato anche che, a ridosso di questa stradina comunale di collegamento, tra la strada provinciale e le abitazioni, vi è un ponte che è giunto ormai all’estremo, fatiscente,pericolante: lo stesso ponte deve sopportare tutti i giorni a tutte le ore , un carico immenso per il via vai di macchine , autobus e altri automezzi pesanti .
Gli abitanti di quella zona hanno più volte,negli anni, segnalato sia la fiumara di detriti portata giù dalle piogge, sia il pericolo che deriverebbe dall’eventuale crollo anche di una piccola parte del ponte, ma fino ad adesso nulla di concreto è stato mai fatto dalle autorità competenti. E se non ci scappa , come si suol dire, il morto …
I vigili urbani , che questa mattina si trovavano nella borgata di Pirrera ,e hanno avuto ulteriore modo di tastare con mano la grave situazione, hanno comunque annotato le segnalazioni fatte dai residenti e anche fotografato la situazione reale, e promettendo che la segnalazione giungerà all’organo competente del Comune, dal quale ci aspettiamo un urgente sopralluogo.
Ci auguriamo che al più presto qualcosa si muova, siamo stanchi davvero di promesse, promesse e ancora promesse di interventi che vengono messi nel dimenticatoio.
Altra segnalazione, e non di poco conto, è un parapetto mancante che sempre nella strada provinciale di Pirrera ,costituisce pericolo per chi vi transita. Situazione più volte segnalata dalla sottoscritta.
E in questo caso, dato il mio ormai risaputo e ritrovato senso civico, ci sarà qualcuno che mi correggerà perché “i reati" in questo caso le segnalazioni)a cui si assiste vanno segnalati direttamente alle autorità preposte e ciò al fine di consentire l’espletamento delle indagini (o sopralluoghi) che altrimenti potrebbero essere anche inficiate dalla pubblicizzazione delle notizie”
Sarebbe meglio che gli organi preposti, Provincia e Comune ,constatassero con mano, e una volta per tutte,lo stato reale dei luoghi,dell’incuria in cui versiamo, perché NESSUNO si interessa davvero di questa frazione. Siamo,come dire, inesistenti, cancellati dal resto dell’isola ,e non se ne comprende il motivo. Cosa ha fatto di male Pirrera per essere esclusa da ogni intervento, anche minimo? Si asfaltano strade recenti che servono a pochi e per le quali magari non necessitano interventi urgenti e si tralasciano , anzi nemmeno si prevedono, interventi in zone che ne hanno maggiormente bisogno e attendono da anni che qualcuno, prima o poi si accorga di esse .
Succederà, non succederà? Difficile fare un pronostico, per ora tiriamo tutti a campare,scontrandoci giornalmente con i problemi fino a quando a questi problemi non ci sarà più rimedio. E l’avvertimento lo abbiamo già avuto ieri, prova ne è l’incidente.. ma domani chi altri dovrà farne le spese?
PROVVEDIMENTI DI GIUNTA, 20 MLN DI EURO PER FRONTEGGIARE LE EMERGENZE
Venti milioni di euro per fronteggiare i danni provocati dalle piogge nel Messinese. Istituzione di un fondo per le emergenze e la prevenzione. Solidarietà alle famiglie colpite da lutti, con assunzioni per i disoccupati che hanno perso un familiare che lavorava. Un piano per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle zone martoriate dai nubifragi. Un gruppo di lavoro, che vedrà insieme l’assessore ai Lavori pubblici, Nino Beninati, l’assessore alla Presidenza, Gaetano Armao, e l’assessore al Territorio e Ambiente, Mario Milone, per elaborare un piano strategico per la salvaguardia dell’ambiente. E, soprattutto, un profondo ripensamento rispetto a quanto è stato fatto negli ultimi venticinque anni nel territorio siciliano, tra abusivismo edilizio e ‘cementificazione’ dell’ambiente.
Questi, per grandi linee, i provvedimenti adottati oggi dalla giunta regionale, presieduta dal presidente Lombardo. Una riunione straordinaria per fare il punto della situazione sul nubifragio che si è abbattuto sulla Sicilia.
“Abbiamo trovato le risorse - sottolinea il presidente Lombardo - per fronteggiare le emergenze a Giampilieri, a Scaletta Zanclea e a Falcone. Sono venti milioni di euro che sono già disponibili. Con le risorse del vecchio Fas (Fondo aree sottoutilizzate ndr) e del Par-Fas 2007-2013 verrà istituito un fondo per le emergenze e la prevenzione. Ma il problema non sta solo nei soldi. Va ripensata tutta la gestione dell’ambiente”.
“Troppe volte, negli ultimi anni - aggiunto il presidente della Regione Siciliana - il nostro paesaggio è stato violentato. Abusivismo edilizio, cementificazione dei fiumi e del territorio e altri attacchi sconsiderati ai delicati equilibri ecologici. Tutte cose che predispongono l’ambiente al dissesto idrogeologico”.
Lombardo ha citato proprio il caso di Giampilieri. “Lì - dice - ci sono case costruite nel lontano passato. Accanto a queste abitazioni c’era una collina che un tempo era coltivata con opportuni terrazzamenti. Il lavoro certosino degli agricoltori e le presenza degli alberi con le loro radici stabilizzavano il terreno. Poi l’agricoltura di queste zone è entrata in crisi. E il territorio è stato abbandonato. Quindi gli incendi. E adesso le piogge torrenziali. Da qui il disastro”.
“Per evitare che queste tragedie si ripetano - aggiunge il presidente Lombardo - vanno ripensati gli interventi nel territorio. Basta con l’abusivismo edilizio. Il piano casa, ad esempio, non dovrà prevedere interventi nelle abitazioni abusive e in quelle sanate. Queste, almeno, sono le proposte che porteremo in Assemblea regionale. Poi sarà il Parlamento dell’Isola a decidere”.
“Niente più abusi sul territorio - insiste Lombardo - niente più cementificazioni dei corsi d’acqua. Dobbiamo puntare sugli interventi di rinaturalizzazione del nostro ambiente. In questo progetto di salvaguardia del territorio una grande mano potranno darla i forestali. Penso al ruolo insostituibile che le piante e soprattutto gli alberi esercitano in natura. Dove ci sono alberi non ci sono né frane, né smottamenti di terreno”.
Questi, per grandi linee, i provvedimenti adottati oggi dalla giunta regionale, presieduta dal presidente Lombardo. Una riunione straordinaria per fare il punto della situazione sul nubifragio che si è abbattuto sulla Sicilia.
“Abbiamo trovato le risorse - sottolinea il presidente Lombardo - per fronteggiare le emergenze a Giampilieri, a Scaletta Zanclea e a Falcone. Sono venti milioni di euro che sono già disponibili. Con le risorse del vecchio Fas (Fondo aree sottoutilizzate ndr) e del Par-Fas 2007-2013 verrà istituito un fondo per le emergenze e la prevenzione. Ma il problema non sta solo nei soldi. Va ripensata tutta la gestione dell’ambiente”.
“Troppe volte, negli ultimi anni - aggiunto il presidente della Regione Siciliana - il nostro paesaggio è stato violentato. Abusivismo edilizio, cementificazione dei fiumi e del territorio e altri attacchi sconsiderati ai delicati equilibri ecologici. Tutte cose che predispongono l’ambiente al dissesto idrogeologico”.
Lombardo ha citato proprio il caso di Giampilieri. “Lì - dice - ci sono case costruite nel lontano passato. Accanto a queste abitazioni c’era una collina che un tempo era coltivata con opportuni terrazzamenti. Il lavoro certosino degli agricoltori e le presenza degli alberi con le loro radici stabilizzavano il terreno. Poi l’agricoltura di queste zone è entrata in crisi. E il territorio è stato abbandonato. Quindi gli incendi. E adesso le piogge torrenziali. Da qui il disastro”.
“Per evitare che queste tragedie si ripetano - aggiunge il presidente Lombardo - vanno ripensati gli interventi nel territorio. Basta con l’abusivismo edilizio. Il piano casa, ad esempio, non dovrà prevedere interventi nelle abitazioni abusive e in quelle sanate. Queste, almeno, sono le proposte che porteremo in Assemblea regionale. Poi sarà il Parlamento dell’Isola a decidere”.
“Niente più abusi sul territorio - insiste Lombardo - niente più cementificazioni dei corsi d’acqua. Dobbiamo puntare sugli interventi di rinaturalizzazione del nostro ambiente. In questo progetto di salvaguardia del territorio una grande mano potranno darla i forestali. Penso al ruolo insostituibile che le piante e soprattutto gli alberi esercitano in natura. Dove ci sono alberi non ci sono né frane, né smottamenti di terreno”.
Lipari: Forestali, protezione civile e cantonieri provinciali al lavoro nelle zone a rischio
Squadra antincendio della forestale, unitamente alla pala meccanica della Protezione Civile comunale, guidata da Gaetano Iacono, al lavoro per circa tre ore nel cortile delle case popolari di San Vincenzo a Canneto(Lipari).
Hanno dovuto liberare l'accesso ad alcuni degli immobili dal notevole quantitativo di terriccio trascinatovi dalla pioggia. Contestualmente sono stati ripuliti i tombini per il deflusso delle acque.
Il materiale rimosso è stato poi allocato in un terreno limitrofo in modo, comunque, che non possa essere di nuovo trascinato sul sito in caso di intemperie.
Al lavoro anche gli uomini della Provincia che sono intervenuti, già a partire da ieri sera, in diverse zone dell'isola.
Hanno dovuto liberare l'accesso ad alcuni degli immobili dal notevole quantitativo di terriccio trascinatovi dalla pioggia. Contestualmente sono stati ripuliti i tombini per il deflusso delle acque.
Il materiale rimosso è stato poi allocato in un terreno limitrofo in modo, comunque, che non possa essere di nuovo trascinato sul sito in caso di intemperie.
Al lavoro anche gli uomini della Provincia che sono intervenuti, già a partire da ieri sera, in diverse zone dell'isola.
MESSINA: BERTOLASO, DOMANI ARRIVA BERLUSCONI. SALE A 21 IL NUMERO DELLE VITTIME. ANCORA UNA TRENTINA I DISPERSI
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sara' domani a Messina per un sopralluogo nelle zone colpite dall'alluvione. Lo ha detto il segretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso, in una conferenza stampa in prefettura a Messina. Berlusconi, ha affermato Bertolaso, "aveva manifestato l'intenzione di venire gia' oggi ma gli ho chiesto di rinviare per consentire l'opera di soccorso". Il premier arrivera' domani, e con il capo della Protezione civile, sorvolera' in elicottero l'area del disastro.
Intanto sale a 21 il bilancio ufficiale delle vittime. I dispersi sarebbero una trentina. Si continua a scavare e a perlustrare l'area marina antistante la zona del disastro. Sempre più probabile che il numero delle vittime possa raggiungere la cinquantina.
Intanto sale a 21 il bilancio ufficiale delle vittime. I dispersi sarebbero una trentina. Si continua a scavare e a perlustrare l'area marina antistante la zona del disastro. Sempre più probabile che il numero delle vittime possa raggiungere la cinquantina.
In un paese senza regole...ognuno fa quello che vuole.
Lo sbocco a mare del torrente Calandra è ostruito da oggi pomeriggio da una montagnola(in crescita, visto che, qualche minuto fa, rispetto alla foto scattata alle 16 il quantitativo di terriccio era più consistente) creata proprio al centro del canale. Trattasi, di questo siamo certi, di terriccio trascinato dalle piogge meteoriche in uno dei torrenti di Canneto.
Al di là del fatto che ci sorge qualche dubbio sul fatto che quella tipologia di terriccio possa essere scaricata sulla spiaggia(per poi finire in mare) ci chiediamo con quale criterio si è deciso di posizionarlo proprio al centro del canale creato appositamente ieri e stamani. Forse per creare in caso di pioggia(specie se lieve) un pantano.
Ma d'altronde in un paese senza regole..ognuno fa quello che vuole.
Al di là del fatto che ci sorge qualche dubbio sul fatto che quella tipologia di terriccio possa essere scaricata sulla spiaggia(per poi finire in mare) ci chiediamo con quale criterio si è deciso di posizionarlo proprio al centro del canale creato appositamente ieri e stamani. Forse per creare in caso di pioggia(specie se lieve) un pantano.
Ma d'altronde in un paese senza regole..ognuno fa quello che vuole.
La palude della Falcone Borsellino (Balestrieri)
Abbiamo ricevuto una mail, con foto allegata, fattaci pervenire da Franco Mandarano che ritrae l'autentica palude che si è formata sulla via Falcone-Borsellino (Balestrieri) in prossimità dei campi da tennis."Io ed altre persone-ci scrive il nostro lettore- abbiamo sfiorato l'incidente su quell'ammasso di fango. Invito i conduttori di mezzi a due ruote a prestare la massima attenzione. Considerando che non è la prima volta che questo accade è così difficile ripulire la grata di scola che sarà sicuramente ostruita ma anche e, principalmente, eliminare la causa di quanto avviene?"
Lettere al direttore. "Gli sciacalli". Dopo l'incidente.. il saccheggio
Riceviamo dall'amico Pino Martinucci e pubblichiamo:
Caro Salvatore,
ogni tanto mi capita di chiederti ospitalità per raccontarti qualcosina del nostro piccolo mondo. Stavolta voglio raccontarti due episodi, legati dal medesimo "fil - rouge".
Il primo è un episodio bellissimo, almeno per me: ieri pomeriggio, nella strada provinciale Serra Pirrera(quella famosa strada di cui ti raccontavamo tempo addietro sia la cara compaesana Anna che il sottoscritto), mio figlio ha avuto un pauroso incidente, perdendo il controllo della macchina, capottando più volte ed uscendo dalla stessa miracolosamente illeso. Ieri sera non riuscivo a stare nei miei panni per la gioia dello scampato pericolo.
Oggi tale gioia (è questo il secondo episodio) è stata mitigata dal constatare che ormai nella nostra ex-bella isola stanno proliferando eserciti di sciacalli che calpestano in qualsiasi modo le normali regole del vivere civile, infischiandosene dei diritti altrui, forti della consapevolezza che nessuno di loro, nell´ipotesi venissero "pizzicati"con le mani nel sacco, verrebbe punito nella maniera adeguata.
Il "relitto" dell´autovettura di mio figlio, nell´attesa di intraprendere le procedure per la rottamazione, è stato fatto oggetto, durante la giornata odierna, in pieno giorno ed alla luce del sole, di molte "attenzioni" da parte di questi individui, che si sono appropriati della batteria, dell´autoradio, di numerose parti di ricambio dell´autovettura ed accrescendo i già considerevoli danni alle portiere.
E´ questa la Lipari attuale, è questa la Lipari in cui viviamo ?
Non ci si preoccupa se il proprietario sta bene, se abbia intenzione di provvedere alla riparazione dell´autovettura o quant´altro. No, si arruffa e basta. D´altronde, nella zona sottostante (quella vicino il cimitero di Canneto) si continuano ad ammassare relitti di auto, ben documentati dalla carissima Anna, mentre nella zona soprastante, alcuni cittadini dallo spiccato senso civico, hanno invece deciso di ripulire la strada dalle carcasse un .... poco per volta.
Sono schifato e nauseato.
Grazie per la tua sempre cortese ospitalità.
Pino Martinucci
NDD- Caro Pino permettimi di essere felice per te e per tuo figlio (per lo scampato pericolo) e di unirmi a te nel "ribrezzo" per atti che, purtroppo, per noi che abbiamo qualche anno in più sulle spalle, non rientravano in quella che era la vita CIVILE di questa nostra isola.
Condivido la tua tesi. L'impunità..in questo, come in altri campi, purtroppo sta portando la nostra comunità a perdere(o forse li ha già persi) determinati valori. Lasciando spazio solo agli sciacalli e alle belve
Caro Salvatore,
ogni tanto mi capita di chiederti ospitalità per raccontarti qualcosina del nostro piccolo mondo. Stavolta voglio raccontarti due episodi, legati dal medesimo "fil - rouge".
Il primo è un episodio bellissimo, almeno per me: ieri pomeriggio, nella strada provinciale Serra Pirrera(quella famosa strada di cui ti raccontavamo tempo addietro sia la cara compaesana Anna che il sottoscritto), mio figlio ha avuto un pauroso incidente, perdendo il controllo della macchina, capottando più volte ed uscendo dalla stessa miracolosamente illeso. Ieri sera non riuscivo a stare nei miei panni per la gioia dello scampato pericolo.
Oggi tale gioia (è questo il secondo episodio) è stata mitigata dal constatare che ormai nella nostra ex-bella isola stanno proliferando eserciti di sciacalli che calpestano in qualsiasi modo le normali regole del vivere civile, infischiandosene dei diritti altrui, forti della consapevolezza che nessuno di loro, nell´ipotesi venissero "pizzicati"con le mani nel sacco, verrebbe punito nella maniera adeguata.
Il "relitto" dell´autovettura di mio figlio, nell´attesa di intraprendere le procedure per la rottamazione, è stato fatto oggetto, durante la giornata odierna, in pieno giorno ed alla luce del sole, di molte "attenzioni" da parte di questi individui, che si sono appropriati della batteria, dell´autoradio, di numerose parti di ricambio dell´autovettura ed accrescendo i già considerevoli danni alle portiere.
E´ questa la Lipari attuale, è questa la Lipari in cui viviamo ?
Non ci si preoccupa se il proprietario sta bene, se abbia intenzione di provvedere alla riparazione dell´autovettura o quant´altro. No, si arruffa e basta. D´altronde, nella zona sottostante (quella vicino il cimitero di Canneto) si continuano ad ammassare relitti di auto, ben documentati dalla carissima Anna, mentre nella zona soprastante, alcuni cittadini dallo spiccato senso civico, hanno invece deciso di ripulire la strada dalle carcasse un .... poco per volta.
Sono schifato e nauseato.
Grazie per la tua sempre cortese ospitalità.
Pino Martinucci
NDD- Caro Pino permettimi di essere felice per te e per tuo figlio (per lo scampato pericolo) e di unirmi a te nel "ribrezzo" per atti che, purtroppo, per noi che abbiamo qualche anno in più sulle spalle, non rientravano in quella che era la vita CIVILE di questa nostra isola.
Condivido la tua tesi. L'impunità..in questo, come in altri campi, purtroppo sta portando la nostra comunità a perdere(o forse li ha già persi) determinati valori. Lasciando spazio solo agli sciacalli e alle belve
Lipari: A Calandra, due pale meccaniche per una montagna di detriti pomiciferi
Anche stamani "solito intasamento" del torrente Calandra e della strada limitrofa per via delle abbondanti piogge che hanno portato a valle un ulteriore, enorme, quantitativo di materiale pomicifero. In attesa di trovare i fondi per ripulire la vasca di calma si è reso necessario il ricorso a due mezzi privati. Nel video: I mezzi al lavoro e il considerevole quantitativo di pomice spalata e da spalare.
Pianificazione e Dissesto Idrogeologico. Le riflessioni del dottor Pino La Greca
(Pino La Greca) Le notizie ed i fatti che ancora oggi si susseguono sulle condizioni di Messina e dei paesi della costa ionica sono costante oggetto di commenti e riflessioni da parte di tanta parte della nostra comunità, sia in giro, sia sul web.
Le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pesano come macigni: "O c'è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa sulla sicurezza in questo Paese o si potranno avere altre sciagure". Le parole del Presidente concordavano con quanto affermato dal capo della protezione civile, Bertolaso sull'esistenza di "un diffuso dissesto idrogeologico in gran parte causato da abusivismo in tante altre parte d'Italia".
Naturalmente il mio pensiero e la mia riflessione sono corse a tante situazioni critiche che viviamo quotidianamente nel nostro territorio, dai torrenti che attraversano Lipari e Canneto, alla difesa degli abitanti e delle coste (Acquacalda, Canneto, Portinente) a tutta una serie di situazioni a rischio, come la provinciale Canneto-Acquacalda, le aree percorse dal fuoco nel corso degli ultimi incendi e pronte a franare alle prime piogge per riversarsi lungo le strade. Nel nostro caso, inoltre, i problemi sono ampliati dalla insularità, i rischi, infatti, non sono concentrati soltanto su Lipari ma investono anche le altre isole che compongono il nostro Comune.
La mancanza di programmazione, di pianificazione, di trasparenza nelle decisioni, è la questione principale, drammatica, con la quale deve confrontarsi il nostro territorio e la nostra comunità.
Solo attraverso una adeguata programmazione è possibile adottare misure durevoli che garantiscano una protezione integrate delle risorse suolo, acqua e aria e nello stesso tempo consentano e favoriscano uno sviluppo delle attività socio-economiche compatibili con la protezione dell'ambiente, rigettando i troppi tentativi da parte di alcuni di “forzare” le norme, di progettare opere faraoniche senza tenere in debito conto la fragilità del territorio ed il suo equilibrio ecologico.
La costruzione di grandi opere, che contemplano l’abbassamento altimetrico di colline sino a 50 metri di livello, la ricolmatura di letti di torrenti da sostituire con viadotti autostradali per realizzare opere fortemente impattanti; la realizzazione di megaporti e strutture portuali che finiranno fatalmente per compromettere l’assetto costiero e le correnti marine (ostruzioni ed insabbiamenti), rischiano di provocare dissesti non più rimediabili ed impongono alla nostra comunità una cautela estrema. Proprio in questi giorni si sente parlare di una variante ai lavori di messa in sicurezza del Porto di Marina Corta con l’aggiunta di un cassone in testata e l’ulteriore allungamento verso sud. Corrisponde al vero? È stata discussa in consiglio comunale? La variante è stata regolarmente approvata?
La lezione che ci viene dai fatti di Messina è chiara: qualsiasi grande opera deve essere accompagnata da una adeguata programmazione, adeguandosi agli strumenti urbanistici previsti dallo Stato e dalla Regione, nel rispetto delle leggi e delle norme sulla valutazione di Impatto Ambientale, senza ricercare facili scorciatoie o sotterfugi in nome di uno “sviluppo” selvaggio e devastante per il nostro territorio.
L’iter di approvazione di questi mega progetti deve essere sottoposto all’attento vaglio dell’intera comunità, supportati da esperti seri e competenti e non dalle affermazioni dei progettisti incaricati, avendo la massima attenzione al territorio coinvolto e nella ricerca del miglior risultato possibile sia per il presente, ma ancor più, per le future generazioni.
Lipari 3 ottobre 2009
Nella foto in alto: La pala meccanica in azione stamani a Canneto e una parte del materiale asportato dal letto del torrente
Le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pesano come macigni: "O c'è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa sulla sicurezza in questo Paese o si potranno avere altre sciagure". Le parole del Presidente concordavano con quanto affermato dal capo della protezione civile, Bertolaso sull'esistenza di "un diffuso dissesto idrogeologico in gran parte causato da abusivismo in tante altre parte d'Italia".
Naturalmente il mio pensiero e la mia riflessione sono corse a tante situazioni critiche che viviamo quotidianamente nel nostro territorio, dai torrenti che attraversano Lipari e Canneto, alla difesa degli abitanti e delle coste (Acquacalda, Canneto, Portinente) a tutta una serie di situazioni a rischio, come la provinciale Canneto-Acquacalda, le aree percorse dal fuoco nel corso degli ultimi incendi e pronte a franare alle prime piogge per riversarsi lungo le strade. Nel nostro caso, inoltre, i problemi sono ampliati dalla insularità, i rischi, infatti, non sono concentrati soltanto su Lipari ma investono anche le altre isole che compongono il nostro Comune.
La mancanza di programmazione, di pianificazione, di trasparenza nelle decisioni, è la questione principale, drammatica, con la quale deve confrontarsi il nostro territorio e la nostra comunità.
Solo attraverso una adeguata programmazione è possibile adottare misure durevoli che garantiscano una protezione integrate delle risorse suolo, acqua e aria e nello stesso tempo consentano e favoriscano uno sviluppo delle attività socio-economiche compatibili con la protezione dell'ambiente, rigettando i troppi tentativi da parte di alcuni di “forzare” le norme, di progettare opere faraoniche senza tenere in debito conto la fragilità del territorio ed il suo equilibrio ecologico.
La costruzione di grandi opere, che contemplano l’abbassamento altimetrico di colline sino a 50 metri di livello, la ricolmatura di letti di torrenti da sostituire con viadotti autostradali per realizzare opere fortemente impattanti; la realizzazione di megaporti e strutture portuali che finiranno fatalmente per compromettere l’assetto costiero e le correnti marine (ostruzioni ed insabbiamenti), rischiano di provocare dissesti non più rimediabili ed impongono alla nostra comunità una cautela estrema. Proprio in questi giorni si sente parlare di una variante ai lavori di messa in sicurezza del Porto di Marina Corta con l’aggiunta di un cassone in testata e l’ulteriore allungamento verso sud. Corrisponde al vero? È stata discussa in consiglio comunale? La variante è stata regolarmente approvata?
La lezione che ci viene dai fatti di Messina è chiara: qualsiasi grande opera deve essere accompagnata da una adeguata programmazione, adeguandosi agli strumenti urbanistici previsti dallo Stato e dalla Regione, nel rispetto delle leggi e delle norme sulla valutazione di Impatto Ambientale, senza ricercare facili scorciatoie o sotterfugi in nome di uno “sviluppo” selvaggio e devastante per il nostro territorio.
L’iter di approvazione di questi mega progetti deve essere sottoposto all’attento vaglio dell’intera comunità, supportati da esperti seri e competenti e non dalle affermazioni dei progettisti incaricati, avendo la massima attenzione al territorio coinvolto e nella ricerca del miglior risultato possibile sia per il presente, ma ancor più, per le future generazioni.
Lipari 3 ottobre 2009
Nella foto in alto: La pala meccanica in azione stamani a Canneto e una parte del materiale asportato dal letto del torrente
La foto-denuncia: A Lipari si continua a scherzare!
Vi mostriamo due foto che dimostrano in modo chiaro come a Lipari, in questo caso nella frazione di Canneto, si continui a non tenere conto, a "scherzare" sulla gestione dei siti, del territorio, delle aree dove scorrono i torrenti.
Una responsabilità, in questo caso, che non è solo della pubblica amministrazione (omissiva nei controlli e negli interventi) ma anche e sopratutto dell'incoscienza dei cittadini.
La prima foto è stata scattata nella parte superiore del Torrente Aurora dove una coltre di fango, anche per l'ostruzione di un tombino, ha impedito ai residenti di uscire di casa con i propri mezzi.
La seconda sotto il ponte del Torrente Aurora da dove dovrebbe defluire verso il mare l'acqua e il materiale che essa trascina. "Dovrebbe" perchè di fatto il ponte è "area di parcheggio" di due piccole imbarcazioni!
Una responsabilità, in questo caso, che non è solo della pubblica amministrazione (omissiva nei controlli e negli interventi) ma anche e sopratutto dell'incoscienza dei cittadini.
La prima foto è stata scattata nella parte superiore del Torrente Aurora dove una coltre di fango, anche per l'ostruzione di un tombino, ha impedito ai residenti di uscire di casa con i propri mezzi.
La seconda sotto il ponte del Torrente Aurora da dove dovrebbe defluire verso il mare l'acqua e il materiale che essa trascina. "Dovrebbe" perchè di fatto il ponte è "area di parcheggio" di due piccole imbarcazioni!
Cronaca dall'inferno di Altolia e Molino (Messina) da Repubblica.it
In elicottero nei paesi dove mancano viveri e medicine
Atterraggio impossibile ma si riesce a salvare diverse persone
Messina, la gente sui tetti
"Non lasciateci in questo inferno"
Un vecchio attende i soccorsi per ore, prigioniero nella casa invasa dal fango
la moglie è sepolta là sotto, si scava con dei pezzi di legno ma il corpo non si trova
La cronaca dell'inviato di Repubblica, FRANCESCO VIVIANO ALTOLIA (MESSINA) - Quando con l'elicottero avvistiamo il paese di Altolia, 380 anime, isolato da oltre 24 ore, i bambini salutano dai tetti, le mamme gridano: "Salvateci", "salvateci". E' quasi impossibile atterrare, non c'è uno spiazzo libero, il borgo è devastato. Dimenticato da Dio e dagli uomini, come se non esistesse. Senza luce, senza acqua, senza cibo; i morti sono ancora sotto il fango, o sepolti nelle automobili. Non arriva nessuno in soccorso.
Decine di persone si sono rifugiate in una scuola, la Leonardo da Vinci. Lorenzo e Andrea, che guidano il piccolo elicottero, provano un atterraggio. Ma una foschia improvvisa ci costringe a allontanarci. Poi la fortuna ci aiuta. Il cielo si apre per pochi attimi, sfioriamo il tetto dell'edificio ma c'è rischio di crolli, restiamo a 20 centimetri dal solaio. Scendiamo sul tetto, scarichiamo acqua, latte, succhi di frutta, sacchetti di plastica, biscotti. Li lanciamo dall'alto a chi aspetta alla base della scuola, i sopravvissuti li afferrano come se fosse oro.
Tre donne con i cinque figli implorano: "Portateci via, siamo soli dall'altra notte, senza casa, le nostre sono state distrutte dal fango. Se piove ancora non sappiamo cosa accadrà. Portate via almeno i bambini". Ma dalla strada è quasi impossibile arrivare sul tetto della scuola, sono almeno 10-15 metri. Qualcuno recupera una scala di legno: non è sicura, però alle donne non importa. Agata Andronica, 39 anni, prende in braccio Desirè, una dei figli, e le dice: "Vai bambina mia". Desirè sale su per la scala, tutti hanno il fiato sospeso, c'è vento e piove, un ragazzo accompagna da dietro la piccola che finalmente raggiunge il tetto.
Poi la madre, poi gli altri due fratelli, poi altre donne, altri bambini. "Non importa dove andiamo ma portateci via, qui potremmo morire da un momento all'altro".
Così l'elicottero porta via 15 persone, tre famiglie. In pochi minuti raggiungiamo lo stadio di Santa Margherita, sul litorale messinese. In volo le donne cominciano a pregare, hanno paura dei volteggi dell'elicottero, i bambini prima piangono poi cominciano a dire: "Quanto è bello". Non avevano mai volato, prima. All'atterraggio sul campo sportivo pieno di velivoli dei Vigili del Fuoco, della Polizia, dei carabinieri, i bambini sono felici. E la Protezione civile? Sul prato del Santa Margherita atterrano e partono elicotteri che portano in giro questori e funzionari. Intorno alle 16, quando il nostro piccolo mezzo decolla per andare a "salvare" altra gente che aspetta, arriva Bertolaso.
Al terzo viaggio il gestore del campo sportivo trasformato in pista d'atterraggio chiede ad Angela Ottanò, appena scesa dall'elicottero, se ha notizie di Luccio. La donna scoppia a piangere. "É morto, è morto. Io ero in casa, il fango aveva sfondato le pareti, eravamo prigionieri in casa, da fuori Luccio gridava "aiuto, aiuto salvatemi". Ma non potevamo fare nulla, non ci potevamo muovere, eravamo tutti riuniti al piano di sopra, non potevamo aprire nè porte nè finestre, fuori era un inferno, con quella voce di Luccio che ci tormentava. Poi non lo abbiamo sentito più". Luccio è morto, è nella lista dei dispersi, inghiottito dal fango dentro la sua automobile.
L'inferno non è finito. Lorenzo ed Andrea volano verso Molino, un altro paese piccolo piccolo: una guardia forestale incontrata ad Altolia ci ha detto che lì ci sono tanti morti. L'elicottero si poggia, quasi in bilico, su un tratto di asfalto della strada provinciale. Sono bravi Lorenzo e Andrea, sicuri, sanno il fatto loro.
Scendiamo su un sentiero fangoso, i piedi affondano nella melma e nell'acqua. Raggiungiamo il limite del paese. La prima casa è quella di Francesco Ferrera, pensionato, ex segretario di una scuola del paese. Ha le lacrime agli occhi, occhi infossati dal dolore e dalla stanchezza. La casa è invasa dal fango, sotto il fango c'è ancora il corpo di sua moglie. Non ci sono pale, nulla con disseppellirla.
Scaviamo con delle tavole che alla fine si spezzano; il cadavere non si trova, neanche i cani, arrivati alcune ore dopo, riusciranno a fiutare la vittima. Francesco Ferrera è stato tutta la notte prigioniero nella casa con la moglie là sotto. Si dispera e se la prende con il mondo intero: "Ieri sera, poco prima delle 21, avevo capito che poteva accadere qualcosa, l'acqua arrivava come una valanga insieme al fango; ho chiamato il 112, il 113, il 115, il 118, tutti. Dopo tanto tempo qualcuno mi ha risposto, ma erano i carabinieri di Reggio Calabria. Chiedevo aiuto, dicevo che saremmo morti, perché non c'era nessuna possibilità di uscire da quella casa. Mi dicevano "attenda", poi chiudevano la linea. Così per ore fino a quando è arrivato l'inferno. Il fango ci ha travolto, dicevo a mia moglie di non scendere giù al pianterreno ma lei voleva prendere le fotografie delle nostre figlie e qualche altra cosa. Ma perché non ci hanno aiutato? Perché non ci hanno ascoltato? C'era tutto il tempo per salvarci, ma nessuno tranne voi qui è mai arrivato. Dov'è la protezione civile?".
I primi ad arrivare in questi due paesi dimenticati sono state le guardie forestali e quelle provinciali. A piedi, facendo oltre dieci chilometri in mezzo alla tempesta ed alla pioggia. Ma non avevano nulla con sé. Non una pala, viveri, nulla. "Ho fatto quello che ho potuto fare - dice Giovanni Pagano, maresciallo della Forestale - sono arrivato alle prime luci dell'alba, sono andato in una casa che mi avevano indicato alcune persone, dove c'era una famiglia. Quando sono riuscito ad entrare ho visto due bambini ed il padre rannicchiati in un angolo della stanza da pranzo. Erano impietriti, come se fossero mummie. Ho capito perché quando sul divano ho visto una donna. Era la moglie di quell'uomo e la madre di quei due bambini. Era morta. Non è stato facile, non volevano lasciare la casa abbandonando la madre. Poi si sono convinti, li ho portati fuori, ho detto loro che non c'era nulla da fare e che appena possibile avremmo recuperare anche il corpo della mamma. Sono usciti, li ho affidati ad una squadra della protezione civile che poi li ha portati in ospedale. Altro non potevo fare. Non avevo niente con me, a piedi non potevo portare nulla. Ma quei bambini e il padre sono riuscito a salvarli, almeno".
L'odissea non finisce qui. Dino Broccio, ispettore della Forestale, comandante della stazione di Colle San Rizzo, è riuscito a raggiungere Molino ed Altolia. Ha in mano una lista con nomi e cognomi, di donne e bambini: "Alcuni sono malati, hanno bisogno di medicine, altri ancora hanno bisogno di insulina, ma non so come farli arrivare qui". Ci offriamo di fare da postini e lo imbarchiamo sul nostro elicottero. Via radio ci dicono di dirigerci al campo sportivo di Santa Margherita, dove troveremo i farmaci, l'acqua e altro materiale richiesto dal maresciallo. Atterriamo, ma non c'è nulla. Né medicine né viveri.
Atterraggio impossibile ma si riesce a salvare diverse persone
Messina, la gente sui tetti
"Non lasciateci in questo inferno"
Un vecchio attende i soccorsi per ore, prigioniero nella casa invasa dal fango
la moglie è sepolta là sotto, si scava con dei pezzi di legno ma il corpo non si trova
La cronaca dell'inviato di Repubblica, FRANCESCO VIVIANO ALTOLIA (MESSINA) - Quando con l'elicottero avvistiamo il paese di Altolia, 380 anime, isolato da oltre 24 ore, i bambini salutano dai tetti, le mamme gridano: "Salvateci", "salvateci". E' quasi impossibile atterrare, non c'è uno spiazzo libero, il borgo è devastato. Dimenticato da Dio e dagli uomini, come se non esistesse. Senza luce, senza acqua, senza cibo; i morti sono ancora sotto il fango, o sepolti nelle automobili. Non arriva nessuno in soccorso.
Decine di persone si sono rifugiate in una scuola, la Leonardo da Vinci. Lorenzo e Andrea, che guidano il piccolo elicottero, provano un atterraggio. Ma una foschia improvvisa ci costringe a allontanarci. Poi la fortuna ci aiuta. Il cielo si apre per pochi attimi, sfioriamo il tetto dell'edificio ma c'è rischio di crolli, restiamo a 20 centimetri dal solaio. Scendiamo sul tetto, scarichiamo acqua, latte, succhi di frutta, sacchetti di plastica, biscotti. Li lanciamo dall'alto a chi aspetta alla base della scuola, i sopravvissuti li afferrano come se fosse oro.
Tre donne con i cinque figli implorano: "Portateci via, siamo soli dall'altra notte, senza casa, le nostre sono state distrutte dal fango. Se piove ancora non sappiamo cosa accadrà. Portate via almeno i bambini". Ma dalla strada è quasi impossibile arrivare sul tetto della scuola, sono almeno 10-15 metri. Qualcuno recupera una scala di legno: non è sicura, però alle donne non importa. Agata Andronica, 39 anni, prende in braccio Desirè, una dei figli, e le dice: "Vai bambina mia". Desirè sale su per la scala, tutti hanno il fiato sospeso, c'è vento e piove, un ragazzo accompagna da dietro la piccola che finalmente raggiunge il tetto.
Poi la madre, poi gli altri due fratelli, poi altre donne, altri bambini. "Non importa dove andiamo ma portateci via, qui potremmo morire da un momento all'altro".
Così l'elicottero porta via 15 persone, tre famiglie. In pochi minuti raggiungiamo lo stadio di Santa Margherita, sul litorale messinese. In volo le donne cominciano a pregare, hanno paura dei volteggi dell'elicottero, i bambini prima piangono poi cominciano a dire: "Quanto è bello". Non avevano mai volato, prima. All'atterraggio sul campo sportivo pieno di velivoli dei Vigili del Fuoco, della Polizia, dei carabinieri, i bambini sono felici. E la Protezione civile? Sul prato del Santa Margherita atterrano e partono elicotteri che portano in giro questori e funzionari. Intorno alle 16, quando il nostro piccolo mezzo decolla per andare a "salvare" altra gente che aspetta, arriva Bertolaso.
Al terzo viaggio il gestore del campo sportivo trasformato in pista d'atterraggio chiede ad Angela Ottanò, appena scesa dall'elicottero, se ha notizie di Luccio. La donna scoppia a piangere. "É morto, è morto. Io ero in casa, il fango aveva sfondato le pareti, eravamo prigionieri in casa, da fuori Luccio gridava "aiuto, aiuto salvatemi". Ma non potevamo fare nulla, non ci potevamo muovere, eravamo tutti riuniti al piano di sopra, non potevamo aprire nè porte nè finestre, fuori era un inferno, con quella voce di Luccio che ci tormentava. Poi non lo abbiamo sentito più". Luccio è morto, è nella lista dei dispersi, inghiottito dal fango dentro la sua automobile.
L'inferno non è finito. Lorenzo ed Andrea volano verso Molino, un altro paese piccolo piccolo: una guardia forestale incontrata ad Altolia ci ha detto che lì ci sono tanti morti. L'elicottero si poggia, quasi in bilico, su un tratto di asfalto della strada provinciale. Sono bravi Lorenzo e Andrea, sicuri, sanno il fatto loro.
Scendiamo su un sentiero fangoso, i piedi affondano nella melma e nell'acqua. Raggiungiamo il limite del paese. La prima casa è quella di Francesco Ferrera, pensionato, ex segretario di una scuola del paese. Ha le lacrime agli occhi, occhi infossati dal dolore e dalla stanchezza. La casa è invasa dal fango, sotto il fango c'è ancora il corpo di sua moglie. Non ci sono pale, nulla con disseppellirla.
Scaviamo con delle tavole che alla fine si spezzano; il cadavere non si trova, neanche i cani, arrivati alcune ore dopo, riusciranno a fiutare la vittima. Francesco Ferrera è stato tutta la notte prigioniero nella casa con la moglie là sotto. Si dispera e se la prende con il mondo intero: "Ieri sera, poco prima delle 21, avevo capito che poteva accadere qualcosa, l'acqua arrivava come una valanga insieme al fango; ho chiamato il 112, il 113, il 115, il 118, tutti. Dopo tanto tempo qualcuno mi ha risposto, ma erano i carabinieri di Reggio Calabria. Chiedevo aiuto, dicevo che saremmo morti, perché non c'era nessuna possibilità di uscire da quella casa. Mi dicevano "attenda", poi chiudevano la linea. Così per ore fino a quando è arrivato l'inferno. Il fango ci ha travolto, dicevo a mia moglie di non scendere giù al pianterreno ma lei voleva prendere le fotografie delle nostre figlie e qualche altra cosa. Ma perché non ci hanno aiutato? Perché non ci hanno ascoltato? C'era tutto il tempo per salvarci, ma nessuno tranne voi qui è mai arrivato. Dov'è la protezione civile?".
I primi ad arrivare in questi due paesi dimenticati sono state le guardie forestali e quelle provinciali. A piedi, facendo oltre dieci chilometri in mezzo alla tempesta ed alla pioggia. Ma non avevano nulla con sé. Non una pala, viveri, nulla. "Ho fatto quello che ho potuto fare - dice Giovanni Pagano, maresciallo della Forestale - sono arrivato alle prime luci dell'alba, sono andato in una casa che mi avevano indicato alcune persone, dove c'era una famiglia. Quando sono riuscito ad entrare ho visto due bambini ed il padre rannicchiati in un angolo della stanza da pranzo. Erano impietriti, come se fossero mummie. Ho capito perché quando sul divano ho visto una donna. Era la moglie di quell'uomo e la madre di quei due bambini. Era morta. Non è stato facile, non volevano lasciare la casa abbandonando la madre. Poi si sono convinti, li ho portati fuori, ho detto loro che non c'era nulla da fare e che appena possibile avremmo recuperare anche il corpo della mamma. Sono usciti, li ho affidati ad una squadra della protezione civile che poi li ha portati in ospedale. Altro non potevo fare. Non avevo niente con me, a piedi non potevo portare nulla. Ma quei bambini e il padre sono riuscito a salvarli, almeno".
L'odissea non finisce qui. Dino Broccio, ispettore della Forestale, comandante della stazione di Colle San Rizzo, è riuscito a raggiungere Molino ed Altolia. Ha in mano una lista con nomi e cognomi, di donne e bambini: "Alcuni sono malati, hanno bisogno di medicine, altri ancora hanno bisogno di insulina, ma non so come farli arrivare qui". Ci offriamo di fare da postini e lo imbarchiamo sul nostro elicottero. Via radio ci dicono di dirigerci al campo sportivo di Santa Margherita, dove troveremo i farmaci, l'acqua e altro materiale richiesto dal maresciallo. Atterriamo, ma non c'è nulla. Né medicine né viveri.
Messina. Soccorsi sotto la pioggia. Berlusconi: "Temiamo 50 vittime"
Continua a piovere a Messina, colpita nelle ultime ore da un'alluvione che ha provocato, secondo l'ultimo bilancio ancora provvisorio secondo l'unita' di crisi allestita presso la Prefettura, 19 morti accertati e 34 dispersi. Ma il numero delle vittime e' destinato quasi certamente a salire e, secondo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, potrebbe arrivare a 50. Berlusconi ha parlato di 'situazione molto grave', annunciando l'intenzione di recarsi sui luoghi del disastro nelle prossime ore.
E mentre le forze dell'ordine segnalano la presenza sciacalli nelle case abbandonate di Scaletta Zanclea, e' stata completata l'evacuazione di Giampilieri: 435 persone che si erano rifugiate nella scuola elementare del paese sono state trasferite con degli autobus in alcuni alberghi a Messina dopo che i mezzi di soccorso sono riusciti a liberare la strada che collega la piccola frazione con la provinciale 114.Alle prime luci dell'alba si e' inoltre ripreso a scavare nel fango, perché nel paese vi sarebbero almeno altre due persone, due fratelli, che risultano dispersi. Si scava ancora a Scaletta Zanclea, il comune completamente devastato dalla massa di fango venuto giù dalle colline. Secondo il sindaco Mario Briguglio, vi sarebbero ancora sotto le macerie del paese sei persone, tutti cittadini abitanti che si trovavano in casa quando è arrivata l'ondata di fango, mentre sono sei i cadaveri che sono già stati estratti dalle case.
Alle 13.30 si riunira' la giunta della Regione Siciliana per fare il punto sugli interventi da adottare. La giunta dovrà 'decidere i primi interventi necessari per alleviare le sofferenze delle popolazioni così duramente colpite e programmare una serie di provvedimenti di breve e medio periodo per tutto il territorio siciliano volti ad evitare che simili catastrofi possano ripetersi in futuro'.
E mentre le forze dell'ordine segnalano la presenza sciacalli nelle case abbandonate di Scaletta Zanclea, e' stata completata l'evacuazione di Giampilieri: 435 persone che si erano rifugiate nella scuola elementare del paese sono state trasferite con degli autobus in alcuni alberghi a Messina dopo che i mezzi di soccorso sono riusciti a liberare la strada che collega la piccola frazione con la provinciale 114.Alle prime luci dell'alba si e' inoltre ripreso a scavare nel fango, perché nel paese vi sarebbero almeno altre due persone, due fratelli, che risultano dispersi. Si scava ancora a Scaletta Zanclea, il comune completamente devastato dalla massa di fango venuto giù dalle colline. Secondo il sindaco Mario Briguglio, vi sarebbero ancora sotto le macerie del paese sei persone, tutti cittadini abitanti che si trovavano in casa quando è arrivata l'ondata di fango, mentre sono sei i cadaveri che sono già stati estratti dalle case.
Alle 13.30 si riunira' la giunta della Regione Siciliana per fare il punto sugli interventi da adottare. La giunta dovrà 'decidere i primi interventi necessari per alleviare le sofferenze delle popolazioni così duramente colpite e programmare una serie di provvedimenti di breve e medio periodo per tutto il territorio siciliano volti ad evitare che simili catastrofi possano ripetersi in futuro'.
Verso un gemellaggio culturale tra Eolie e Dolomiti
Gettate la basi per un gemellaggio culturale tra le Eolie e le Dolomiti, entrambi siti "Patrimonio dell'Umanità". Un gemellaggio, che avrà come cardini l'Istituto "Conti" di Lipari e il liceo scientifico di Auronzo di Cadore, ma che si svilupperà anche attraverso una cooperazione nel settore turistico-ricettivo. Artefici di questo progetto, che sicuramente riscontrerà il favore del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sono stati i primi cittadini di Lipari Mariano Bruno e di Auronzo di Cadore Bruno Zandegiacomo Orsolina. Quest'ultimo ieri è sbarcato a Lipari insieme alla moglie e, dopo un primo incontro con gli operatori turistici dell'isola, quest'oggi ha incontrato il dirigente scolastico del "Conti" Tommasa Basile. Durante l'incontro, al quale ha presenziato attivamente anche la professoressa Maria Paola Roncaglia, si sono gettate le basi per una serie di iniziative da inquadrarsi anche in quelli che sono i prossimi festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Auronzo e Lipari potrebbero istituire anche un protocollo unico per ciò che riguarda le tematiche Unesco. Vi proponiamo le interviste con il sindaco Bruno Zandegiacomo, la professoressa Tommasa Basile e con il sindaco Mariano Bruno.
"Iddu", avamposto dell'inferno. Viaggio a Stromboli, nell'isola delle Eolie che forse più di ogni altra scatena paure ataviche dense di simbolismi
(di Franco Arcovito)La favola che Roberto Rossellini abbia accompagnato verso la bocca infuocata del cratere di quel vulcano la mitica Ingrid Bergman «per farla incontrare con Dio. » e poi, immaginiamo dopo l'incontro, la stessa diventasse l'indimenticabile protagonista del film "Stromboli. Terra di Dio" da lui girato, è certo giovata molto a rendere nota l'isola di Stromboli.
La più eccitante, forse perché la più eccitata geologicamente parlando, delle sette sorelle che formano l'Arcipelago delle isole Eolie è da allora (1949) diventata, in effetti, la regina incontrastata del turismo vagamente intellettuale che sguazza nel Mediterraneo occidentale alla ricerca di incandescenti emozioni che ne surriscaldino gli animi.
Notevole, anzi unica, è infatti l'emozione che scuote dentro quando si avverte prima il cupo brontolio e poi l'erutto fragoroso del vulcano che sta spurgando un po' della infinita riserva di energia lavica ribollente e materiale piroclastico solido contenuti nelle sue viscere.
Specie se ciò avviene nel buio della notte e se, invece che nei borghi più popolati di S. Bartolomeo, Piscità, Ficogrande, S. Vincenzo o Scari, ci si trova nella piccola frazione di Ginostra, poche case arrampicate sul crinale sud-ovest della montagna, praticamente isolata dal resto dell'isola via terra e, fino a pochi mesi fa, anche dal resto del mondo via mare.
Infatti, nonostante sia forse il suo più bel fiore all'occhiello, l'approdo naturale più piccolo del mondo, il Pertuso, consente l'accesso o il varo, mare permettendo, solo a piccole barche, una per volta. Il molo artificiale, in via di ri-consolidamento dopo l'erosione di rigetto immediato operata dal mare, costruito di recente per agevolare i trasporti marittimi leggeri e creare una via di fuga quando il vulcano dovesse esagerare, ha spezzato l'incantesimo dell'isolamento e, forse, ha un po' scalfito il fascino di quello stretto passaggio tra gli scogli. Agli irriducibili sentimentali, comunque, resterà la visione delle due infaticabili mule (incrocio tra un asino e una cavalla) che il loro simpatico padrone tedesco guida dolcemente ad inerpicarsi verso le case per il trasporto di bagagli e provviste.
"Iddu", cioè Lui, come lo chiamano i residenti, quando vibra, sembra trasformare tutti quei 12,6 kmq di territorio in una sorta di enorme trottola (strumbulu, appunto, per i locali). Insomma Stromboli, questa montagna che sputa fuoco più di tutte le altre cime dell'Arcipelago che emergono da quel grande canyon sottomarino disegnato dalla natura nel basso Tirreno, non può non creare inquietudine e paure. Ma allora, a parte quelli che ci sono nati e non sono migrati cedendo, nel 1930, alla peronospera che decimò tutti i vitigni ed alla violenta devastante eruzione (dell'11 settembre. anche lì), perché la gente ci va? Perché, addirittura, nonostante il recente piccolo Tsunami e la successiva ordinanza della Capitaneria di Porto che fa obbligo di distanziarsi almeno 400 metri, molte barche piene di turisti, di solito sensati, si spingono quasi fin sotto quell'area nota come la Sciara del Fuoco?
Spavalderia da raccontare al ritorno dalle vacanze anche se, ormai da anni, guardando la traccia scura di pendio che l'ha ospitata, il torrente di lava incandescente (la via di fuoco) si può solo immaginare, ignoranza sulla potenziale pericolosità di quel posto, semplice incoscienza? Certo, ma non si tratta solo di questo.
Non sembra azzardato ipotizzare che potrebbe giocare un certo ruolo accattivante la concatenazione tra il richiamo atavico della brutale consistenza della montagna, in grado di vomitare masse enormi di lava incandescente, che poi si immerge nelle profondità avvolgenti di quel mare d'acqua sempre mutevole. Apparentemente una sfida perenne tra simbolismi. La rappresentazione naturale della contrapposizione e della necessaria ricerca di integrazione tra l'immutabile, il monte, capace però di trasformarsi in un drago che vomita fuoco ed il transitorio, l'acqua, in grado però di avvolgere ed assorbirne qualsiasi sfogo.
Però, chi è arrivato su quest'isola verso la metà degli anni Sessanta resta indifferente a questo tipo di elucubrazioni. Anche oggi. Perché il suo pensiero, semplicemente, vaga su ricordi molto più terra-terra.
Torna ai preparativi, ai pacchi di cartone pieni di scatolette di carne e viveri conservabili da portarsi sulla motonave Lipari che, salpando da Messina e dopo sette otto ore di navigazione passate a sognare incontri straordinari in un luogo straordinario, lo avrebbe sbarcato a Stromboli, per vivere l'isola per un mese o fin quando i soldi bastavano. Rivede gruppi di ragazzi che stabilivano un feeling immediato con quelli che sbarcavano dalla stessa motonave proveniente da Napoli, tutti un po' stralunati perché quella tratta avveniva di notte e, soprattutto, quelle ragazze straniere che mostravano di divertirsi un mondo alle italianizzazioni pazzesche della loro lingua.
Respira l'aria polverosa mescolata all'odore del citiso eolico della modesta casa, con latrina fuori nel cortile, presa in affitto per un mese dalla corpulenta Alfonsetta, importante perché gestiva l'unico simil-spaccio alimentare. Casa con quattro cinque letti al massimo per dieci o quindici persone, il cui pavimento, verso l'alba, si copriva di asciugamani, sacchi a pelo e materassini di gomma su cui, stremati, ronfavano quelli che, avendo tirato tardi attorno ai falò sulla spiaggia (alla Grotta di Eolo o chi sa dove), avevano trovato i letti già occupati.
Ripensa agli incontri con personaggi importanti, tipo quel geniale Cavaliere del Lavoro che, primo ad intuire le potenzialità degli Aliscafi, fu anche il primo a scorazzare con la Fiat 500 per gli stretti vicoli di Stromboli battuti solo da qualche Motoape (a Lapa), e Richard Mason, quello scrittore un po' schivo ma cordiale che aveva già visto trasformati in film due suoi libri di successo ("Il vento non sa leggere", con Dirk Bogarde e, soprattutto, "Il mondo di Suzie Wong", con William Holden). E poi altri personaggi, certo meno noti, ma non lì a Stromboli: Hans, il tedesco esperto pescatore subacqueo ancora oggi sull'isola; Nicola, il messinese, che aveva aperto una boutique in quella specie di Far West commerciale che era Stromboli all'epoca; Achille Bonito Oliva (sì, quello della Transavanguardia), che già allora strapazzava le giovani menti dissertando su arte e filosofia, mescolandole con barzellette ed espressioni colorite dal suo marcato accento napoletano.
E tanti altri eclettici allegri e pacatamente folli, alcuni dei quali, oggi, sono però in grado di far vincere una causa che sembra persa in partenza, ricostruire un ginocchio scassato o, volendo esagerare, scrivere dei bei pezzi sui giornali e ancora, se non proprio costruirlo, dare un contributo alla progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Quella gente, alcuni meno che ventenni nel '65, quando dovesse arrivare e quindi tornare a Stromboli, risentendo il gusto in bocca e l'odore delle enormi frittate con patate che Donna Peppina preparava loro per farli risparmiare, difficilmente si soffermerà sulla forma triangolare, possente e magnifica dell'isola che, vista dal mare, presenta sempre una nuvoletta bianca sopra. E trascurerà anche le immagini del vulcano e della sciara, oggi (fortunatamente) solo di polvere nera anche perché, dall'ex osservatorio di Punta Labronzo, solo 110 metri s.l.m., li ha sentiti e visti in azione sul serio. Invece, probabilmente, la prima proiezione che costruirà la loro mente riguarderà la partenza. Ma non quella di oggi, frenetica e appesantita dai troppi bagagli, e neanche quella dalla località Ficogrande di Stromboli. Penserà alla frazione di Ginostra, dove mancava la corrente elettrica e qualsiasi impianto telefonico e idrico, tanto che l'acqua, quando c'era, si prendeva con i secchi calati nelle rare cisterne in cui erano state convogliate le piogge e dove, per un misterioso passa parola, si ritrovavano tutti in occasione della partenza di qualcuno. Nel tempo che ci voleva alla piccola barca, il rollo, che dal Pertuso portava passeggero in partenza e relativi bagagli alla nave, tutti gli scogli venivano occupati da ragazzi e ragazze che, nell'ovattato sottofondo dello sciabordio dei remi sovrastato a tratti da qualche brioso "ciaooo", così come faceva chi era arrivato in barca (di pescatori) da Stromboli, gettavano dei fiori in mare e, se la partenza avveniva all'imbrunire, accendevano anche delle candeline.
Nessuno di loro, a quanto sembra, si è mai preoccupato di chiedere al comandante della nave ancorata in mare a breve distanza quale fosse l'effetto di questo saluto, di questo tenero arrivederci al prossimo anno visto da fuori. Sarà perché, a loro, bastava quello che provavano dentro?
La più eccitante, forse perché la più eccitata geologicamente parlando, delle sette sorelle che formano l'Arcipelago delle isole Eolie è da allora (1949) diventata, in effetti, la regina incontrastata del turismo vagamente intellettuale che sguazza nel Mediterraneo occidentale alla ricerca di incandescenti emozioni che ne surriscaldino gli animi.
Notevole, anzi unica, è infatti l'emozione che scuote dentro quando si avverte prima il cupo brontolio e poi l'erutto fragoroso del vulcano che sta spurgando un po' della infinita riserva di energia lavica ribollente e materiale piroclastico solido contenuti nelle sue viscere.
Specie se ciò avviene nel buio della notte e se, invece che nei borghi più popolati di S. Bartolomeo, Piscità, Ficogrande, S. Vincenzo o Scari, ci si trova nella piccola frazione di Ginostra, poche case arrampicate sul crinale sud-ovest della montagna, praticamente isolata dal resto dell'isola via terra e, fino a pochi mesi fa, anche dal resto del mondo via mare.
Infatti, nonostante sia forse il suo più bel fiore all'occhiello, l'approdo naturale più piccolo del mondo, il Pertuso, consente l'accesso o il varo, mare permettendo, solo a piccole barche, una per volta. Il molo artificiale, in via di ri-consolidamento dopo l'erosione di rigetto immediato operata dal mare, costruito di recente per agevolare i trasporti marittimi leggeri e creare una via di fuga quando il vulcano dovesse esagerare, ha spezzato l'incantesimo dell'isolamento e, forse, ha un po' scalfito il fascino di quello stretto passaggio tra gli scogli. Agli irriducibili sentimentali, comunque, resterà la visione delle due infaticabili mule (incrocio tra un asino e una cavalla) che il loro simpatico padrone tedesco guida dolcemente ad inerpicarsi verso le case per il trasporto di bagagli e provviste.
"Iddu", cioè Lui, come lo chiamano i residenti, quando vibra, sembra trasformare tutti quei 12,6 kmq di territorio in una sorta di enorme trottola (strumbulu, appunto, per i locali). Insomma Stromboli, questa montagna che sputa fuoco più di tutte le altre cime dell'Arcipelago che emergono da quel grande canyon sottomarino disegnato dalla natura nel basso Tirreno, non può non creare inquietudine e paure. Ma allora, a parte quelli che ci sono nati e non sono migrati cedendo, nel 1930, alla peronospera che decimò tutti i vitigni ed alla violenta devastante eruzione (dell'11 settembre. anche lì), perché la gente ci va? Perché, addirittura, nonostante il recente piccolo Tsunami e la successiva ordinanza della Capitaneria di Porto che fa obbligo di distanziarsi almeno 400 metri, molte barche piene di turisti, di solito sensati, si spingono quasi fin sotto quell'area nota come la Sciara del Fuoco?
Spavalderia da raccontare al ritorno dalle vacanze anche se, ormai da anni, guardando la traccia scura di pendio che l'ha ospitata, il torrente di lava incandescente (la via di fuoco) si può solo immaginare, ignoranza sulla potenziale pericolosità di quel posto, semplice incoscienza? Certo, ma non si tratta solo di questo.
Non sembra azzardato ipotizzare che potrebbe giocare un certo ruolo accattivante la concatenazione tra il richiamo atavico della brutale consistenza della montagna, in grado di vomitare masse enormi di lava incandescente, che poi si immerge nelle profondità avvolgenti di quel mare d'acqua sempre mutevole. Apparentemente una sfida perenne tra simbolismi. La rappresentazione naturale della contrapposizione e della necessaria ricerca di integrazione tra l'immutabile, il monte, capace però di trasformarsi in un drago che vomita fuoco ed il transitorio, l'acqua, in grado però di avvolgere ed assorbirne qualsiasi sfogo.
Però, chi è arrivato su quest'isola verso la metà degli anni Sessanta resta indifferente a questo tipo di elucubrazioni. Anche oggi. Perché il suo pensiero, semplicemente, vaga su ricordi molto più terra-terra.
Torna ai preparativi, ai pacchi di cartone pieni di scatolette di carne e viveri conservabili da portarsi sulla motonave Lipari che, salpando da Messina e dopo sette otto ore di navigazione passate a sognare incontri straordinari in un luogo straordinario, lo avrebbe sbarcato a Stromboli, per vivere l'isola per un mese o fin quando i soldi bastavano. Rivede gruppi di ragazzi che stabilivano un feeling immediato con quelli che sbarcavano dalla stessa motonave proveniente da Napoli, tutti un po' stralunati perché quella tratta avveniva di notte e, soprattutto, quelle ragazze straniere che mostravano di divertirsi un mondo alle italianizzazioni pazzesche della loro lingua.
Respira l'aria polverosa mescolata all'odore del citiso eolico della modesta casa, con latrina fuori nel cortile, presa in affitto per un mese dalla corpulenta Alfonsetta, importante perché gestiva l'unico simil-spaccio alimentare. Casa con quattro cinque letti al massimo per dieci o quindici persone, il cui pavimento, verso l'alba, si copriva di asciugamani, sacchi a pelo e materassini di gomma su cui, stremati, ronfavano quelli che, avendo tirato tardi attorno ai falò sulla spiaggia (alla Grotta di Eolo o chi sa dove), avevano trovato i letti già occupati.
Ripensa agli incontri con personaggi importanti, tipo quel geniale Cavaliere del Lavoro che, primo ad intuire le potenzialità degli Aliscafi, fu anche il primo a scorazzare con la Fiat 500 per gli stretti vicoli di Stromboli battuti solo da qualche Motoape (a Lapa), e Richard Mason, quello scrittore un po' schivo ma cordiale che aveva già visto trasformati in film due suoi libri di successo ("Il vento non sa leggere", con Dirk Bogarde e, soprattutto, "Il mondo di Suzie Wong", con William Holden). E poi altri personaggi, certo meno noti, ma non lì a Stromboli: Hans, il tedesco esperto pescatore subacqueo ancora oggi sull'isola; Nicola, il messinese, che aveva aperto una boutique in quella specie di Far West commerciale che era Stromboli all'epoca; Achille Bonito Oliva (sì, quello della Transavanguardia), che già allora strapazzava le giovani menti dissertando su arte e filosofia, mescolandole con barzellette ed espressioni colorite dal suo marcato accento napoletano.
E tanti altri eclettici allegri e pacatamente folli, alcuni dei quali, oggi, sono però in grado di far vincere una causa che sembra persa in partenza, ricostruire un ginocchio scassato o, volendo esagerare, scrivere dei bei pezzi sui giornali e ancora, se non proprio costruirlo, dare un contributo alla progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Quella gente, alcuni meno che ventenni nel '65, quando dovesse arrivare e quindi tornare a Stromboli, risentendo il gusto in bocca e l'odore delle enormi frittate con patate che Donna Peppina preparava loro per farli risparmiare, difficilmente si soffermerà sulla forma triangolare, possente e magnifica dell'isola che, vista dal mare, presenta sempre una nuvoletta bianca sopra. E trascurerà anche le immagini del vulcano e della sciara, oggi (fortunatamente) solo di polvere nera anche perché, dall'ex osservatorio di Punta Labronzo, solo 110 metri s.l.m., li ha sentiti e visti in azione sul serio. Invece, probabilmente, la prima proiezione che costruirà la loro mente riguarderà la partenza. Ma non quella di oggi, frenetica e appesantita dai troppi bagagli, e neanche quella dalla località Ficogrande di Stromboli. Penserà alla frazione di Ginostra, dove mancava la corrente elettrica e qualsiasi impianto telefonico e idrico, tanto che l'acqua, quando c'era, si prendeva con i secchi calati nelle rare cisterne in cui erano state convogliate le piogge e dove, per un misterioso passa parola, si ritrovavano tutti in occasione della partenza di qualcuno. Nel tempo che ci voleva alla piccola barca, il rollo, che dal Pertuso portava passeggero in partenza e relativi bagagli alla nave, tutti gli scogli venivano occupati da ragazzi e ragazze che, nell'ovattato sottofondo dello sciabordio dei remi sovrastato a tratti da qualche brioso "ciaooo", così come faceva chi era arrivato in barca (di pescatori) da Stromboli, gettavano dei fiori in mare e, se la partenza avveniva all'imbrunire, accendevano anche delle candeline.
Nessuno di loro, a quanto sembra, si è mai preoccupato di chiedere al comandante della nave ancorata in mare a breve distanza quale fosse l'effetto di questo saluto, di questo tenero arrivederci al prossimo anno visto da fuori. Sarà perché, a loro, bastava quello che provavano dentro?
TIRRENIA: MATTEOLI, GARA PRIVATIZZAZIONE VA FATTA ENTRO L'ANNO
La gara per la privatizzazione di Tirrenia "deve essere fatta entro l'anno: cosi' il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli il quale ha tuttavia ricordato che e' in corso un tavolo con le Regioni interessate per le gare relative alle societa' controllate del gruppo di navigazione. "Il tavolo - ha aggiunto il ministro parlando a margine della celebrazione per i 170 anni della Ferrovia Napoli-Portici - e' a buon punto ma non abbiamo ancora firmato". Matteoli ha sottolineato che la Ue, in occasione della proroga della convenzione, "ci diede l'autorizzazione a effettuare una sola gara per la privatizzazione ma una gara sola avrebbe creato qualche problema. Avendo potuto verificare poi che potevamo fare piu' gare, - ha concluso - stiamo lavorando con le Regioni e con Fintecna per trovare soluzioni".
venerdì 2 ottobre 2009
Indignazione (di Anna Miracula)
(Anna Miracula) Nella giornata odierna, quello che credo abbiamo fatto tutti noi, è stato seguire con doloroso silenzio e impotenza tutta la catastrofe che si è abbattuta sui paesi del Messinese, i nostri vicini di casa, ma seppur nella tristezza di questo momento che non lascia spazio ad altri pensieri, una cosa mi ha profondamente colpita.
Ricordo ancora la tragedia che ha colpito l’Abruzzo lo scorso aprile , e ricordo il precipitarsi dei tanti politici , provenienti dallo Stato, che hanno manifestato cordoglio per la popolazione abruzzese e primo fra tutti, il Premier Berlusconi, che ricordo arrivare immediatamente sul posto colpito dalle disgrazie (ne hanno riproposto il servizio nei vari Tg , giorni fa, in occasione della consegna delle case ai terremotati)
Ebbene , oggi non ho avuto modo di sentire lo stesso cordoglio e lo stesso interesse da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi per ciò che è accaduto a Messina.
Ha preferito infatti un comune convegno partitico a Saint Vincent , insieme a Bossi piuttosto che stare accanto agli italiani( o meglio dire ai siciliani?) in questa immane tragedia.
Da ciò deduco che da sempre esiste e sempre esisterà la netta distinzione fra Nord e Sud e non è retorica, ma solo realtà.
Non intendo fare polemica politica , non mi compete, ma credo che da comune cittadina siciliana e italiana , sia normale chiedersi in quale razza di altro paese civile , avvengano fatti di questo genere.
Pensiamoci alle prossime elezioni, quando andremo alle urne , quando ci chiederanno di appoggiare questo o quel partito , ricordiamoci le numerose promesse sbandierate durante le campagne politiche al Sud e mai compiute fino ad ora.
Ricordo ancora la tragedia che ha colpito l’Abruzzo lo scorso aprile , e ricordo il precipitarsi dei tanti politici , provenienti dallo Stato, che hanno manifestato cordoglio per la popolazione abruzzese e primo fra tutti, il Premier Berlusconi, che ricordo arrivare immediatamente sul posto colpito dalle disgrazie (ne hanno riproposto il servizio nei vari Tg , giorni fa, in occasione della consegna delle case ai terremotati)
Ebbene , oggi non ho avuto modo di sentire lo stesso cordoglio e lo stesso interesse da parte del Presidente del Consiglio Berlusconi per ciò che è accaduto a Messina.
Ha preferito infatti un comune convegno partitico a Saint Vincent , insieme a Bossi piuttosto che stare accanto agli italiani( o meglio dire ai siciliani?) in questa immane tragedia.
Da ciò deduco che da sempre esiste e sempre esisterà la netta distinzione fra Nord e Sud e non è retorica, ma solo realtà.
Non intendo fare polemica politica , non mi compete, ma credo che da comune cittadina siciliana e italiana , sia normale chiedersi in quale razza di altro paese civile , avvengano fatti di questo genere.
Pensiamoci alle prossime elezioni, quando andremo alle urne , quando ci chiederanno di appoggiare questo o quel partito , ricordiamoci le numerose promesse sbandierate durante le campagne politiche al Sud e mai compiute fino ad ora.
Uglscuola: Rieletto per acclamazione il prof. Bartolo Pavone di Lipari
Comunicato
Oggi e' stato celebrato nella sede dell'UTL di Palermo, in via Tripoli alle ore 11.00il primo Congresso Regionale della Federazione Ugl scuola. E' stato rieletto per acclamazione il prof. Bartolo Pavone. Durante il congresso sono stati tratti i seguenti punti: organici, tempi pieni, sostegno, R.S.U. e, infine, il ruolo e il contributo che in questi anni il personale precario ha dato alla scuola, assicurando continuita' al servizio e garantendo prestazioni di alto profilo. Sono intervenuti durante il Congresso,i segretari provinciali di Messina,Trapani, Agrigento, Palermo, il segretario provinciale dell'UTL di Messina Salvatore Mercadante nella qualita' di Presidente del Congresso, Maurizio Caliri nella qualita' di coordinatore della Segreteria Congressuale, le docenti precarie Caterina Cucinotta e Fortunata Restuccia della provincia di Messina . Il Congresso ha avuto inzio in seconda convocazione, alle ore 11.00 e si e' concluso alle ore 13.00.
Oggi e' stato celebrato nella sede dell'UTL di Palermo, in via Tripoli alle ore 11.00il primo Congresso Regionale della Federazione Ugl scuola. E' stato rieletto per acclamazione il prof. Bartolo Pavone. Durante il congresso sono stati tratti i seguenti punti: organici, tempi pieni, sostegno, R.S.U. e, infine, il ruolo e il contributo che in questi anni il personale precario ha dato alla scuola, assicurando continuita' al servizio e garantendo prestazioni di alto profilo. Sono intervenuti durante il Congresso,i segretari provinciali di Messina,Trapani, Agrigento, Palermo, il segretario provinciale dell'UTL di Messina Salvatore Mercadante nella qualita' di Presidente del Congresso, Maurizio Caliri nella qualita' di coordinatore della Segreteria Congressuale, le docenti precarie Caterina Cucinotta e Fortunata Restuccia della provincia di Messina . Il Congresso ha avuto inzio in seconda convocazione, alle ore 11.00 e si e' concluso alle ore 13.00.
Il senso civico (di Salvatore Rijtano)
Nei giorni scorsi quando il dibattito sul senso civico imperversava sui nostri notiziari online, non ho purtroppo trovato un attimo per dire il mio modesto parere.
Ho come tutti però dovuto leggere una nota ufficiale di “demerito”, per l’esasperato senso civico di alcuni cittadini fra i quali mi sento compreso che a più riprese segnalano lo scempio impunito del nostro territorio.
A loro ed anche a me dedico l’estratto di un articolo apparso sul Sole 24 ore di ieri 1 ottobre 2009 a firma del Prof. Luigi Zingales dell’università di Chicago (non uno qualunque) dal titolo “IL SENSO CIVICO E’ UNO STOCK DI CAPITALE , Una società si qualifica per i valori che pratica: le scorciatoie pesano sulle future generazioni”
…………un indicatore del senso civico di una popolazione. Se in Svezia la gente paga le tasse, rispetta le code, e non butta le carte per terra, non è perché gli svedesi sono geneticamente superiori, ma perché nei decenni (se non nei secoli) hanno accumulato dei valori e delle aspettative che inducono gli abitanti a comportarsi in questo modo virtuoso. La scuola ha insegnato loro l’imporantanza di questi comportamenti per il bene collettivo e l’esperienza quotidiana li ha educati sui costi sociali e legali tali da non farli deviare da questi comportamenti virtuosi. Se gli americani non parcheggiano illegalmente non è perché sono più onesti, ma perché l’esperienza ha loro insegnato che ogni qualvolta lo fanno vengono severamente puniti. Nel Tempo questo atteggiamento diventa una abitudine e persiste anche in assenza di una punizione. Ad esempio alcuni ricercatori hanno scoperto che il numero dei parcheggi illegali effettuati dai rappresentanti nazionali all’Onu di new York (che godono del beneficio della extraterritorialità e quindi non devono pagare le multe) sono molto diversi a seconda del paese di provenienza. I rappresentanti svedesi non parcheggiano mai illegalmente mentre quelli italiani vantano la bellezza di 14,6 infrazioni per ogni diplomatico.
Questo senso civico è equiparabile ad uno stock di capitale, non fisico, ma virtuale, che caratterizza una società. Questo Capitale si traduce in una migliore performance da tutti i punti di vista. In paesi in cui il capitale civico è più elevato, l’Amministrazione pubblica funziona meglio, i beni pubblici sono meglio conservati, l’economia prospera, l’ordine pubblico viene assicurato a più basso costo.
E’ tanto più importante misurare questo capitale, perché si tratta di uno stock che viene accumulato molto lentamente, ma può venire dissipato molto rapidamente. Ci vogliono alcune generazioni perché gli immigrati in America raggiungano il livello di senso civico dell’americano medio. Ma se ci vogliono generazioni per migliorare, si può peggiorare molto rapidamente. Sacrificare l’interesse particolare per il bene collettivo è costoso, ed è sostenibile solo quando viene percepita come una norma comune. Senza questa convinzione la stragrande maggioranza dei cittadini finisce per ignorare il bene collettivo. ………………………………………………….
Ben vengano quindi nelle nostre isole 10, 100, mille cittadini dall’esasperato senso civico che non potranno che fare del bene alla nostra comunità.
Salvatore Rijtano
Ho come tutti però dovuto leggere una nota ufficiale di “demerito”, per l’esasperato senso civico di alcuni cittadini fra i quali mi sento compreso che a più riprese segnalano lo scempio impunito del nostro territorio.
A loro ed anche a me dedico l’estratto di un articolo apparso sul Sole 24 ore di ieri 1 ottobre 2009 a firma del Prof. Luigi Zingales dell’università di Chicago (non uno qualunque) dal titolo “IL SENSO CIVICO E’ UNO STOCK DI CAPITALE , Una società si qualifica per i valori che pratica: le scorciatoie pesano sulle future generazioni”
…………un indicatore del senso civico di una popolazione. Se in Svezia la gente paga le tasse, rispetta le code, e non butta le carte per terra, non è perché gli svedesi sono geneticamente superiori, ma perché nei decenni (se non nei secoli) hanno accumulato dei valori e delle aspettative che inducono gli abitanti a comportarsi in questo modo virtuoso. La scuola ha insegnato loro l’imporantanza di questi comportamenti per il bene collettivo e l’esperienza quotidiana li ha educati sui costi sociali e legali tali da non farli deviare da questi comportamenti virtuosi. Se gli americani non parcheggiano illegalmente non è perché sono più onesti, ma perché l’esperienza ha loro insegnato che ogni qualvolta lo fanno vengono severamente puniti. Nel Tempo questo atteggiamento diventa una abitudine e persiste anche in assenza di una punizione. Ad esempio alcuni ricercatori hanno scoperto che il numero dei parcheggi illegali effettuati dai rappresentanti nazionali all’Onu di new York (che godono del beneficio della extraterritorialità e quindi non devono pagare le multe) sono molto diversi a seconda del paese di provenienza. I rappresentanti svedesi non parcheggiano mai illegalmente mentre quelli italiani vantano la bellezza di 14,6 infrazioni per ogni diplomatico.
Questo senso civico è equiparabile ad uno stock di capitale, non fisico, ma virtuale, che caratterizza una società. Questo Capitale si traduce in una migliore performance da tutti i punti di vista. In paesi in cui il capitale civico è più elevato, l’Amministrazione pubblica funziona meglio, i beni pubblici sono meglio conservati, l’economia prospera, l’ordine pubblico viene assicurato a più basso costo.
E’ tanto più importante misurare questo capitale, perché si tratta di uno stock che viene accumulato molto lentamente, ma può venire dissipato molto rapidamente. Ci vogliono alcune generazioni perché gli immigrati in America raggiungano il livello di senso civico dell’americano medio. Ma se ci vogliono generazioni per migliorare, si può peggiorare molto rapidamente. Sacrificare l’interesse particolare per il bene collettivo è costoso, ed è sostenibile solo quando viene percepita come una norma comune. Senza questa convinzione la stragrande maggioranza dei cittadini finisce per ignorare il bene collettivo. ………………………………………………….
Ben vengano quindi nelle nostre isole 10, 100, mille cittadini dall’esasperato senso civico che non potranno che fare del bene alla nostra comunità.
Salvatore Rijtano
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