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sabato 3 ottobre 2009

Pianificazione e Dissesto Idrogeologico. Le riflessioni del dottor Pino La Greca

(Pino La Greca) Le notizie ed i fatti che ancora oggi si susseguono sulle condizioni di Messina e dei paesi della costa ionica sono costante oggetto di commenti e riflessioni da parte di tanta parte della nostra comunità, sia in giro, sia sul web.
Le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pesano come macigni: "O c'è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa sulla sicurezza in questo Paese o si potranno avere altre sciagure". Le parole del Presidente concordavano con quanto affermato dal capo della protezione civile, Bertolaso sull'esistenza di "un diffuso dissesto idrogeologico in gran parte causato da abusivismo in tante altre parte d'Italia".
Naturalmente il mio pensiero e la mia riflessione sono corse a tante situazioni critiche che viviamo quotidianamente nel nostro territorio, dai torrenti che attraversano Lipari e Canneto, alla difesa degli abitanti e delle coste (Acquacalda, Canneto, Portinente) a tutta una serie di situazioni a rischio, come la provinciale Canneto-Acquacalda, le aree percorse dal fuoco nel corso degli ultimi incendi e pronte a franare alle prime piogge per riversarsi lungo le strade. Nel nostro caso, inoltre, i problemi sono ampliati dalla insularità, i rischi, infatti, non sono concentrati soltanto su Lipari ma investono anche le altre isole che compongono il nostro Comune.
La mancanza di programmazione, di pianificazione, di trasparenza nelle decisioni, è la questione principale, drammatica, con la quale deve confrontarsi il nostro territorio e la nostra comunità.
Solo attraverso una adeguata programmazione è possibile adottare misure durevoli che garantiscano una protezione integrate delle risorse suolo, acqua e aria e nello stesso tempo consentano e favoriscano uno sviluppo delle attività socio-economiche compatibili con la protezione dell'ambiente, rigettando i troppi tentativi da parte di alcuni di “forzare” le norme, di progettare opere faraoniche senza tenere in debito conto la fragilità del territorio ed il suo equilibrio ecologico.

La costruzione di grandi opere, che contemplano l’abbassamento altimetrico di colline sino a 50 metri di livello, la ricolmatura di letti di torrenti da sostituire con viadotti autostradali per realizzare opere fortemente impattanti; la realizzazione di megaporti e strutture portuali che finiranno fatalmente per compromettere l’assetto costiero e le correnti marine (ostruzioni ed insabbiamenti), rischiano di provocare dissesti non più rimediabili ed impongono alla nostra comunità una cautela estrema. Proprio in questi giorni si sente parlare di una variante ai lavori di messa in sicurezza del Porto di Marina Corta con l’aggiunta di un cassone in testata e l’ulteriore allungamento verso sud. Corrisponde al vero? È stata discussa in consiglio comunale? La variante è stata regolarmente approvata?
La lezione che ci viene dai fatti di Messina è chiara: qualsiasi grande opera deve essere accompagnata da una adeguata programmazione, adeguandosi agli strumenti urbanistici previsti dallo Stato e dalla Regione, nel rispetto delle leggi e delle norme sulla valutazione di Impatto Ambientale, senza ricercare facili scorciatoie o sotterfugi in nome di uno “sviluppo” selvaggio e devastante per il nostro territorio.
L’iter di approvazione di questi mega progetti deve essere sottoposto all’attento vaglio dell’intera comunità, supportati da esperti seri e competenti e non dalle affermazioni dei progettisti incaricati, avendo la massima attenzione al territorio coinvolto e nella ricerca del miglior risultato possibile sia per il presente, ma ancor più, per le future generazioni.
Lipari 3 ottobre 2009
Nella foto in alto: La pala meccanica in azione stamani a Canneto e una parte del materiale asportato dal letto del torrente