Soprattutto però Antonino mi aveva raccontato della madre. Era orgoglioso di quello che lei aveva fatto durante la prima guerra mondiale per fare arrivare con regolarità la posta da Ginostra a Stromboli, come si legge nel brano che segue:
“A Ginostra non c’era il medico e non
c’era nemmeno la nave! La nave non c’era e c’era un servizio [postale] che c’è
stato specialmente durante la guerra del ’15-18, e l’incarico di raccogliere la
posta e di fare il procaccia con Stromboli l’aveva mio nonno.
E io ricordo che nella casa di mio nonno
c’era proprio la buca [della posta] sul fianco della casa che dava sulla
strada, che poi era un piccolo stipetto con la chiave però di sopra aveva la
pensilina per la posta. E allora mio nonno prendeva questa posta, la metteva in
un sacchetto e quattro di loro, della famiglia, marito e moglie sempre presenti
e poi due figli, quand’era buon tempo con la loro barca [chiamata] Roma dovevano andare a Stromboli a
portare il plico della posta.
E dovevano andare di buon mattino perché
la nave andava via e lui poi alle dieci già doveva essere all’ufficio postale
[di Ginostra]. Quando questo non era possibile perché il mare era mosso, allora
mio nonno doveva andare a piedi. Ma non andava! Ha scelto mia mamma che era la
più intelligente e la più capace, - per cui mia mamma quando lo raccontava si
esaltava dicendo che lei era una persona speciale -, perché doveva fare un
sentiero, sai, terribile! Io l’ho fatto […], era un tragitto che a piedi durava
tre ore con il mare mosso […].
E
sua mamma come faceva? Lungo la
spiaggia, sugli scogli. Saltare scoglio scoglio scoglio scoglio scoglio e
quando il mare minacciava doveva andare su in alto, fare qualche girata sulla
montagna. Ma proprio posti rischiossimi! A me per esempio se arrivava un’ondata
e mi portava via nessuno mi avrebbe più ritrovato
[…].
Mia mamma faceva questo lavoro, l’ha
fatto per tutto il periodo della guerra, dal ’15 al ’18.
Quanti
anni aveva? Mia mamma era
giovanissima, non era ancora sposata, era agilissima, si sentiva un’autorità! E
diciamo che nel fare questo lavoro - arrivando a Stromboli c’era più cultura:
c’era l’ufficio postale, c’era il direttore, c’era il maresciallo dei carabinieri,
c’era il maresciallo della Marina perché Stromboli era una specie di
piattaforma [militare], c’erano i semafori, c’era la Finanza, i carabinieri,
c’era tanto personale militare - lei vedendo e parlando si era erudita, diceva
lei no?” (da “La
maga e il velo. Incantesimi,
riti e poteri del mondo magico eoliano”, 2021,
Roma, CISU, p.161)
Così raccontava Antonino Criscillo una mattina del 22 agosto 2011 nella sua casa di Lipari sulla piazza di Marina Corta. Gli ridevano gli occhi mentre mi spiegava che la madre era talmente agile e veloce che riusciva a percorrere il lungo e pericoloso cammino da Ginostra a Stromboli in un tempo brevissimo, soltanto un’ora e mezza. Mentre lui per coprire quel tragitto accidentato e impervio impiegava ben tre ore, il doppio del tempo! Mi è rimasta nella mente la sua ammirazione per la madre, che traboccava anche dietro a quel fare un po’ canzonatorio con cui, si rammentava, le rispondeva quando lei con grande fierezza raccontava ciò che era riuscita a fare in quegli anni difficili della guerra. Sono trascorsi più di cento anni da quegli eventi di una storia minore che tuttavia rende unico un territorio.
Non dimenticherò Antonino Criscillo che ha voluto condividere con
me i suoi ricordi.
Marilena Maffei
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