I Carabinieri del Comando
Interregionale “Culqualber” hanno solennemente commemorato la loro Patrona
“Virgo Fidelis” con una Messa celebrata nel Duomo da Monsignor Calogero La
Piana, Vescovo di Messina.
La funzione religiosa, cui hanno
partecipato numerose famiglie di militari, è stata accompagnata dal canto del
coro “Gaudemus in domino” di Camaro diretto dal Maestro Aldo Beninati.
Nella giornata odierna l’Arma tutta ha
anche celebrato la “Giornata dell’orfano” e il 71° Anniversario di un epico
fatto d’armi: la Battaglia di Culqualber, nel corso della quale i Carabinieri dell’allora
I Battaglione Mobilitato scrissero una delle pagine più fulgide e anche più
dolorose della loro storia (in allegato la motivazione della Medaglia d’Oro al
Valor Militare conferita alla Bandiera dell’Arma dei Carabinieri).
Al termine della celebrazione, letta
la “Preghiera del Carabiniere”, ha preso la parola il Gen. C.A. Leonardo Leso, Comandante
Interregionale Carabinieri “Culqualber”, che ha espresso il suo personale
ringraziamento a Sua Eccellenza Monsignor Calogero La Piana ed a tutte le Autorità
intervenute che, in questo modo, hanno ancora una volta voluto confermare la
loro stima, fiducia ed affetto nei riguardi dell’Arma tutta, per il servizio
reso alla comunità.
Rivolto un commosso pensiero ai caduti
dell’Arma ed alle loro famiglie, il Generale Leonardo Leso ha commemorato la “Virgo
Fidelis”, rammentando che l’11 novembre 1949 fu proprio Sua Santità Papa Pio
XII a promulgare una “bolla” con cui stabilì che la Beatissima Vergine Maria,
invocata col nome di Virgo Fidelis, sarebbe diventata “… massima Patrona
Celeste dell’intera famiglia militare italiana chiamata Arma dei Carabinieri …”
e che sarebbe stata anche annualmente commemorata il 21 novembre, ricorrenza
dell’eroica Battaglia di Culqualber con la quale i Carabinieri scrissero una delle
pagine più fulgide della storia dell’Arma.
Noi Carabinieri del Comando
Interregionale “Culqualber”, ha poi sottolineato il Generale Leonardo Leso, avvertiamo
particolarmente l’eredità di quell’epico fatto d’armi, poiché sentiamo come un
filo invisibile unisca l’eroismo di Culqualber con quello dei tanti altri
nostri commilitoni, mai dimenticati, caduti in queste terre nell’adempimento
del loro dovere, impegnati nel diuturno assolvimento dei compiti istituzionali
a difesa dei diritti del cittadino.
Il Comandante Interregionale ha
citato le parole di una celebre omelia che Papa Giovanni Paolo II rivolse il 9
aprile 1983 ai militari dell’Arma in occasione della una sua visita pastorale
alla Scuola Allievi di Roma nel corso della quale, nell’elogiare il loro
attaccamento alla Virgo Fidelis, ne evidenziò le qualità che li
contraddistinguevano, indicando, non a caso, per prima la “fedeltà allo stato”
poi la “dedizione al dovere” e, quindi, lo “spirito di servizio”.
Il Generale Leonardo Leso,
proseguendo, ha rimarcato l’attualità di quell’omelia del Pontefice, poiché
colse appieno “lo spirito del Carabiniere”, ricordando tutti quei militari che “si
sono sacrificati per il bene degli altri, mossi solo dal loro sentimento di
fedeltà al bene comune”, garanzia per le Istituzioni e per tutti i cittadini. Una
fedeltà che consente ai Carabinieri di essere sempre presenti in prima linea a
difendere, anche al di fuori dei confini nazionali, le collettività dalla
violenza, dai soprusi, dalle ingiustizie.
In ricordo della “Giornata
dell’orfano” è stata infine stigmatizzata l’opera dell’O.N.A.O.M.A.C. (Opera
Nazionale Assistenza Orfani Militari dell’Arma dei Carabinieri) che dedica
tutte le sue energie a favore degli orfani dell’Arma. Fondato il 5 ottobre 1948
con decreto del Presidente Einaudi, l’Ente diede soluzione al complesso e
delicato problema dell’assistenza alle famiglie dei numerosi militari scomparsi
nella guerra, da poco finita, attraverso la realizzazione di istituti dove
accogliere i giovani in particolari difficoltà o la corresponsione di “assegni
di studio” alle famiglie bisognose.
Nei suoi 64 anni di vita, l’Opera,
pensata dall’allora Capo di Stato Maggiore dell’Arma, Colonnello Romano Dalla
Chiesa, padre del Generale Carlo Alberto, ha visto passare nei suoi ruoli oltre
30.000 giovani, di cui 13.000 nei collegi.