Sono uno sfogo di
voci inascoltate, sono la democrazia che vuole manifestarsi, sono, anche, un
palcoscenico irresistibile.
Le praticano di rado
i borghesi, certamente mai i veri "potenti", spesso solo i meno
abbienti o chi ha qualcosa da rivendicare, qualche volta anche chi pensa di
cavarci visibilità.
Il caso dei ragazzi
in età scolare è diverso, perchè felici di essere sottratti ad un noioso giorno
di scuola accorrono entusiasti a manifestare qualunque sia l'oggetto della
manifestazione, qualche volta consapevoli altre solo allegramente solidali con
chi propone di combattere il "sistema" negli orari di lezione.
Ho smesso da poco di
essere giovane, dunque i miei ricordi sono nitidi: anche noi manifestavamo, ed
erano giorni di entusiasmo e colore, ma non ricordo, purtroppo, di essere mai
riusciti a far passare una nostra proposta, forse per poca convinzione ma temo
soprattutto per mancanza di proposte.
Poche volte, come
successo giorni fa, a noi si aggiungeva il resto della popolazione, e capivamo
già di non poter pretendere empatia, se non strumentale, da chi gli anni
rampanti li aveva già superati ed era, volente o nolente, già parte del
"sistema" che noi volevamo combattere.
Ai giovani è
riconosciuto il diritto di avere un'idea nuova del mondo e della società in cui
vivono, o più umilmente un'idea originale su come sbarcare il lunario
dignitosamente, ma tale diritto è un onere che richiede impegno, progetto e
strategia.
Non sarà un
vaffanc... a scoraggiare chi decide ai livelli più alti, nè una giornata in
"piazza" a cambiare le sorti di una generazione.
La vera forza
dirompente sta nella capacità di proporre soluzioni alternative e praticabili,
di indicare nuovi percorsi che possano sostituire il modus operandi che si
contesta; altrimenti, si rischia, nonostante le buone intenzioni, di risultare
effimere armate brancaleone, volgari e inconcludenti.
CORDIALMENTE
LUCA CHIOFALO
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