Si chiama “progetto Navis” ed è nato con l’obiettivo di formare, all’interno dell’amministrazione regionale, una nuova figura professionale: quella dell’esperto nell’intervento archeologico subacqueo. Sono stati 18 i dipendenti degli uffici regionali e delle Soprintendenze provinciali dei beni culturali che hanno seguito un corso di 300 ore per acquisire le necessarie competenze tecniche da mettere a disposizione di un settore che continua a regalare preziose scoperte come l'anfora "ripescata" a Panarea o una serie di frammenti di ceramica da cucina, risalenti al XVII secolo, che si trovavano adagiati su una prateria di posidonia nella zona antistante il molo di Patti Marina.
Come spiega Sebastiano Tusa, direttore della Soprintendenza del Mare, “per la prima volta l’amministrazione regionale ha cercato di indirizzare la formazione dei propri impiegati, a tutti i livelli, verso un settore estremamente innovativo. C’era la necessità di fare acquisire ai nostri addetti le metodologie più elementari nel campo della ricerca archeologica subacquea rendendoli, allo stesso tempo, tecnologicamente avanzati: dai rilievi fotografici alle riprese video, alle modalità di guida del robot sottomarino utilizzato per scandagliare i fondali alla ricerca dei tesori perduti”.