Da gazzettadelsud.it - di Riccardo D'Andrea) La polemica sull’opportunità di trasmettere – dal 15 settembre prossimo sul piccolo schermo – la fiction della discordia (e dei danni devastanti) dedicata a Stromboli ha catalizzato anche l’attenzione della Commissione di vigilanza Rai. Nelle varie riunioni dell’organismo parlamentare, che ha lo scopo di controllare l’attività del servizio televisivo e radiofonico nazionale e pubblico italiano, se ne è discusso ampiamente, come sottolineato dalla presidente, la senatrice messinese Barbara Floridia, del M5S. «Eviterei ancora di mandarla in onda, però ho lasciato campo agli spazi democratici di confronto tra le forze politiche che hanno chiesto all’amministratore delegato Rai, già mesi addietro, chiarimenti rispetto alla situazione e di attendere circa la messa in onda. Questi spazi democratici ci sono stati, ma ora sono stati disattesi, è anche vero che la Rai si è espressa, sottolineando che, non avendo responsabilità diretta su quanto accaduto, è corretto, una volta realizzata la fiction, trasmetterla».La sua valutazione di non mandarla in onda è legata anche al territorio, al suo essere messinese?
«Sì, lo penso da messinese e pure da persona che frequenta proprio quell’isola quasi tutte le estati. Ho sentito il malessere degli strombolani, quindi mi sembrava e mi sembra giusto tutelare le loro richieste. Però, nel mio ruolo di presidente della Commissione di vigilanza Rai, devo prendere atto delle scelte di un’azienda che investe. Posso non condividerle come parte politica. Non ho azioni perentorie da poter mettere in atto, se non richieste formali in audizione e ascoltare le risposte fornite dalla Rai».
In attesa che il procedimento giudiziario faccia il suo corso e si accertino, eventualmente, le responsabilità, avete avuto un confronto con la società di produzione nel corso degli incontri fin qui svolti?
«Non abbiamo avuto incontri al di fuori delle formali audizioni. E in una di queste, su richiesta della senatrice messinese Dafne Musolino, a domanda specifica sostenuta anche da me, nel ruolo di presidente, abbiamo ricevuto una risposta dall’amministratore delegato che ci ha soddisfatte, ossia quella di sospendere la messa in onda finché non sarebbe stata fatta chiarezza. Adesso, invece, ci siamo ritrovati con palinsesti definiti senza una minima condivisione, neanche un avviso per informarci che si era pensato di operare diversamente da quanto detto a noi parlamentari in precedenza. Quindi, non abbiamo potuto fare altro che penderne atto. Ora, si va verso il rinnovo dei vertici aziendali e anche se è stata prodotta istanza di sentire nuovamente in audizione l’ad, questa richiesta è stata bocciata dalla maggioranza dei componenti della Commissione. Avremmo voluto ascoltarlo non solo su questo specifico caso, ma anche su altre necessità».
Gli ultimi confronti a quando risalgono?
«Allo scorso inverno, forse a prima di Natale, in un periodo molto lontano dalla definizione dei palinsesti presentati il 19 luglio scorso a Napoli».
Quindi, aver conosciuto successivamente la data di metà settembre per la messa in onda ha colto di sorpresa anche voi, come Commissione, oltre l’opinione pubblica e gli eoliani in particolare, che lo hanno appreso dalla stampa?
«Non siamo stati coinvolti nella declinazione dei palinsesti, immaginavamo che la fiction non fosse inclusa, sinceramente. Questa discrasia ci ha lasciato un po’ perplessi. Ripeto, si è pensato di audire l’ad, ma durante la votazione in Commissione è stata bocciata l’istanza pervenuta dalle opposizioni».
Ampliando il tema della programmazione, quanto è importante per un territorio, siciliano e messinese nel nostro caso, fare da contesto, mostrare le proprie bellezze agli occhi dei telespettatori?
«È fondamentale. Qualche settimana fa, si è svolto il Premio Adolfo Celi, al quale ho partecipato e proprio in quella occasione abbiamo interloquito con alcuni produttori di fiction. Era presente, ad esempio, Giannandrea Pecorelli, autore, tra le altre cose, del “Paradiso delle Signore”. Si rifletteva proprio su questo punto: come far diventare l’area dello Stretto e Messina un luogo-palcoscenico per alcune fiction. Ciò permetterebbe non solo a livello turistico di conoscere il territorio, come nel caso della serie sul Commissario Montalbano, ma anche creare un indotto culturale e lavorativo, in quanto molte professionalità potrebbero svilupparsi intorno alla realtà delle fiction, che ormai è una sorta di passepartout verso lo sviluppo di competenze. Oggi, grazie alla moderne tecnologie, non c’è più bisogno dello spostamento di grandi troupe per la realizzazione delle scenografie, piuttosto che delle riprese. Sarebbe davvero importante diventare attrattivi. Ne abbiamo parlato, ho sollecitato anche l’assessora al Turismo della Regione Sicilia (Elvira Amata, ndc) affinché si possa stringere un accordo con la Rai per promuovere il Messinese come location adatta».
Quindi, tornando alla fiction su Stromboli, a questo punto la speranza è che abbia davvero ricadute positive dopo l’immane disastro e le polemiche che ne sono conseguite...
«Certamente, me lo auguro di cuore, così come se lo augura la Rai, che deve poter essere un veicolo».
A livello personale, il ruolo di presidente di Commissione vigilanza Rai, come lo vive?
«Si tratta di un’esperienza molto stimolante, ancorché difficile, in realtà molto simile al mestiere che ho svolto per 20 anni, ossia quello dell’insegnante. Stimolante perché ritengo che oggigiorno il servizio pubblico sia un bene comune, alla stessa stregua dell’istruzione pubblica e della sanità pubblica. Mi sono affezionata a questo ruolo, dal momento che ho capito che il servizio pubblico dev’essere uno strumento democratico imprescindibile, quasi come imparare a leggere, scrivere e avere una consapevolezza digitale. È difficile, invece, perché con la Legge Renzi esiste un Cda in mano al Governo. Da qui la mia proposta di istituire gli Stati generali, mettendo attorno a un tavolo tutti i partiti, in modo da dire pubblicamente chi e come vuole cambiare la Rai, e insieme, con grandi esperti, trovare un sistema che davvero possa affrancarla dalla politica. Però, bisogna avere il coraggio di farlo. È questa la vera sfida. Il servizio pubblico rappresenta un elemento basilare per la formazione dei cittadini, è come fornire ai ragazzi le opportunità di leggere libri, di conoscere la storia. Sulla stessa scia di quanto avviene a scuola».
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