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sabato 6 settembre 2025

Due incidenti nel giro di un paio d'ore a Lipari. Il più grave intorno alle 18 e 15

Il primo incidente si è verificato nel primo pomeriggio a Lipari centro (via Isa Conti) e ha portato alla necessità di applicazione di punti di sutura in ospedale per un uomo di Lipari che, poi, è stato trasferito a Milazzo per l'applicazione del gesso.  

L'altro, autonomo, sempre per un uomo di Lipari, intorno alle 18 e 15 in località Bagnamare. Per quest'ultimo si è reso necessario il trasferimento con l'elisoccorso in un ospedale della terraferma.

Ad entrambi l'augurio che tutto si risolva al meglio




Lipari, la commissaria approva il bilancio. L'articolo di Salvatore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 6 settembre 2025


 

Doveva accogliere i turisti, terminal a perdere. L'articolo di Salvatore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 6 settembre 2025


 

"Cartolina da Ginostra": Tutte in fila... belando


 

Progetto Reboat per le Eolie. Meeting a Lipari dall'8 al 10 settembre

Al Gattopardo Park Hotel di Lipari si terrà dall’8 al 10 settembre il Project Meeting di REBOAT, organizzato dall’associazione Eolian Regeneration e coordinato dal Politecnico di Milano, con la partecipazione di circa 40 partner europei provenienti dalla Grecia, Germania, Malta.

Nei tre giorni di lavoro, i partner del progetto — tra cui l’associazione locale — faranno il punto sullo stato di avanzamento e sui prossimi passi in vista della fase esecutiva che si svolgerà nell'estate del 2027.

All’interno della tre giorni, martedì 9 settembre, dalle 14:30 alle 16:00, è previsto il Local Stakeholders Meeting dedicato agli operatori turistici e stakeholder locali, pubblici e privati. L’incontro sarà l’occasione per:

•presentare le fasi del progetto REBOAT;

•illustrare i benefici attesi per l’ambiente eoliano;

• ascoltare richieste, esigenze e priorità degli attori del territorio ai fini di una proficua collaborazione.


La partecipazione al Local Stakeholders Meeting è aperta agli operatori del settore turistico, enti pubblici e soggetti privati interessati. È richiesta l’iscrizione via email scrivendo a eolianregeneration@gmail.com (indicando nell’oggetto: “Iscrizione Local Stakeholders Meeting REBOAT” e nel corpo: nome, organizzazione, ruolo e contatti).


L’evento è Patrocinato dalla Regione Sicilia, dal Comune di Lipari, dall’Università di Messina e dall’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto.

Al via domani i festeggiamenti in onore del SS. Nome di Maria a Pirrera


 

Scrivevamo così...oggi...lo scorso anno


 

Buon compleanno a...

...Laura  Costanzo, Mauro Bellino, Fabio Fiorenza, Anna Utano, Fiorenza Raccuia, Antonio Marino, Alessio Tindaro Isgrò, Gioacchino Mellina 


Soccorso turista tedesco all'interno della Riserva di Salina

Soccorso a Salina all’interno della Riserva naturale orientata: si è reso necessario per H.J.W., un settantaseienne di nazionalità tedesca, colpito da malore sul monte Porri, precisamente in un sentiero tra il Comune di Leni e la frazione di Pollara. 
A richiedere i soccorsi, allertando, contemporaneamente, il capo delle guide della Riserva, Elio Benenati e il soccorso alpino, è stata la guida del gruppo del quale faceva parte il turista. 
Una volta ottenuta la localizzazione, con il coordinamento dello stesso Benenati e del comandante della stazione dei carabinieri di Santa Marina Salina, Giuseppe Carlà, si è messa in moto la macchina dei soccorsi alle quale hanno presso parte una dottoressa e personale del 118, carabinieri, uomini del servizio antincendio forestale, della Protezione civile, oltre allo stesso capo delle guardie della Riserva. 
Una volta giunti sul posto, constatate le condizioni del settantaseienne e prestate le prime cure, mentre questi veniva trasportato con la barella sino all’ambulanza del 118 in attesa sulla strada principale, la dottoressa ha richiesto l’intervento dell’elisoccorso per trasferire il cittadino tedesco in un ospedale di Messina. 
L’uomo, però, ha rifiutato il trasferimento optando per raggiungere, autonomamente, in aliscafo, Lipari dove si è recato al Pronto soccorso.

 

Lipari: attrezzature ospedaliere per un milione di euro ferme, interrogazione del deputato palermitano La Vardera

 

Interrogazione

(Risposta orale)


Titolo: Notizie urgenti sull’utilizzo e sulla mancata installazione di due attrezzature per terapie subintensive presso l’Ospedale di Lipari.

Al Presidente della Regione siciliana.

All’Assessore Regionale per la salute.

Premesso che:

Presso l’Ospedale di Lipari sono state inviate due attrezzature per terapie subintensive, per un valore complessivo prossimo al milione di euro;

le apparecchiature risultano ancora non installate e quindi non operative, a causa di presunti problemi di tipo logistico e/o di spazi all’interno della struttura, su cui però non è stata fornita alcuna spiegazione ufficiale. 

Considerato che: 

Le Isole Eolie presentano caratteristiche di insularità ed isolamento che rendono fondamentale il pieno funzionamento dell’Ospedale di Lipari, unico presidio sanitario di riferimento per decine di migliaia di cittadini e per milioni di turisti durante la stagione estiva;

la disponibilità di attrezzature per la terapia subintensiva rappresenterebbe un potenziamento strategico per la gestione delle emergenze e per evitare continui trasferimenti verso altri ospedali della Sicilia, con evidenti rischi per i pazienti e costi aggiuntivi per il sistema sanitario;

lasciare inattive apparecchiature di tale valore costituisce un grave spreco di risorse pubbliche;

ad oggi, non risulta chiaro se il problema sia di natura strutturale, tecnica od organizzativa, né se siano state avviate azioni concrete per risolverlo;

la comunità locale, già penalizzata da carenze di personale e servizi, percepisce questa vicenda come un ulteriore segnale di abbandono e disattenzione da parte delle istituzioni sanitarie.


Per sapere:

Per quale ragione le due attrezzature per terapie subintensive non siano state ancora installate e rese operative presso l’Ospedale di Lipari;

se siano state effettuate verifiche tecniche sugli spazi e sulle condizioni logistiche della struttura e, in caso affermativo, con quali esiti;

se corra il rischio che le attrezzature restino inutilizzate od addirittura vengano dirottate altrove, sottraendo così all’Ospedale di Lipari un presidio fondamentale per la salute dei cittadini e dei turisti;

intendano procedere – con la massima urgenza – all’installazione delle attrezzature acquistate e quali tempi concreti la Regione preveda per la piena messa in funzione delle apparecchiature

 

(L’interrogante chiede lo svolgimento con urgenza)      

 

                   Palermo, 05.09.2025               On. Ismaele La Vardera

San Bartolomeo: La festa e la ricorrenza del 13 febbraio 264 (Riproponiamo un articolo di Michele Giacomantonio)

La tradizione vuole che il corpo di San Bartolomeo arrivò a Lipari in una cassa di pietra, o di marmo, o di piombo il 13 febbraio del 264 d.C. che si accostò alla spiaggia di Portinente dove il vescovo Sant’Agatone andò in processione ad accoglierlo.
Forse la testimonianza più antica che parla  dell’arrivo e della presenza a Lipari del corpo di San Bartolomeo è quella di San Gregorio di Tours, vescovo e storico, il quale tra il 572 e il 590 scrive:
“La storia del martirio di Bartolomeo narra che egli patì in India [ secondo altre versioni: in Asia]. Dopo lo spazio di molti anni dal suo martirio, essendo sopraggiunta una nuova persecuzione contro i Cristiani, e vedendo i pagani che tutto il popolo accorreva al suo sepolcro e a lui rivolgeva preghiere e offriva incensi, presi da odio , sottrassero il suo corpo e, e ponendolo in un sarcofago di piombo, tenuto a galla dalle acque che lo sostenevano, da quel luogo fu traslato ad un’isola che si chiama Lipari, e ne fu data notizia ai Cristiani perché lo raccogliessero: e raccoltolo e sepoltolo, su di questo edificarono una grande chiesa (templum magnum). In questa chiesa è ora invocato e manifesta di giovare a molte genti con le sue virtù e le sue grazie”[1].
La data fa parte anch’essa di una antica tradizione sebbene il primo documento a noi noto, che riporta gli estremi del giorno e del mese, sia – osserva Giuseppe Iacolino[2]– del 1617 e si tratterebbe di un atto notarile di mons. Alfonso Vidal (1599-1617) del 9 giugno di quell’anno mentre l’abate don Rocco Pirri, autore dell’opera “Sicilia Sacra” che fu a Lipari fra il 1627 e il 1644, scrive: “La divina bontà spinse le spoglie di Bartolomeo all’isola di Lipari, e precisamente in un luogo distante dalla città, dove è ancora visibile, sott’acqua, il sarcofago. Così mi raccontano i Liparesi i quali ciò avevano appreso da una tradizione giunta sino ai nostri tempi”[3]. Infine la più antica fonte letteraria che espressamente menziona la baia di Pertinenti è Pietro Campis nel suo “Disegno storico”  che è del 1694[4]. Il Can. Carlo Rodriquez che nel 1841 scrive un  saggio dal titolo “Breve cenno storico sulla Chiesa Liparese”[5] riferisce che  “ Pure dà greci manoscritti conservati nel Monastero di Grotta Ferrata, ed in latino idioma tradotti per le istanze del Can. Agatino di Castiglione tenuti nella Chiesa di Lentini, si rileva che nell’anno 264 era la Chiesa di Lipari governata da santo Vescovo per nome Agatone. Si dice, che in quell’epoca fosse approdato ai nostri lidi il corpo di  S. Bartolomeo Apostolo a 13 febbraio com’è contestato dall’Ugelli, da S. Teodoro Studita, da S. Gregorio vescovo di Tours e dal Pirri ricordato…”.
Il Vescovo Agatone I è una figura storica?
Stando a queste pie tradizioni e comunque alla leggenda dell’arrivo di San Bartolomeo a Lipari che si sarebbe sedimentata nel corso dei secoli, il 13 febbraio del 264 d.C.  la Chiesa di Lipari era già costituita almeno da qualche tempo ed aveva un suo Vescovo Santo Agatone che la tradizione vuole fosse il primo vescovo di Lipari. Lo stesso Rodriquez riconosce che “ Nulla di reale si conosce dello primo Vescovo di questa Chiesa, si bene della sua morte successa l’anno 313 secondo il Maurolico nella sua Storia della Sicilia, essendo egli in età di 90 anni a dir di Pietro Campi. Non abbiamo altre notizie  di Vescovi che questa diocesi governarono dopo S. Agatone, né dalla Storia di Sicilia Sacra si rileva cosa alcuna, che anzi essa ci mostra il vuoto di anni 217 fino a che venne a reggerla Augusto nel 501”.
Si può pensare che anche a Lipari già fin dei primi decenni della nuova era si sentiva parlare della nuova religione magari in modo confuso e mischiato con elementi delle cosiddette “religioni della salvezza” che adoravano Demetra e Dionisio.
Ma la storia è fatta di documenti certi e Bernabò Brea[6] sulla base dei documenti può scrivere che  “Lipari è stata assai per tempo sede vescovile. E’ del tutto inconsistente, dal punto di vista storico, un primo vescovo, Sant’Agatone, che risalirebbe al III secolo, al tempo cioè della persecuzione di Valeriano. La sua figura è probabilmente immaginaria. Il nome sarebbe stato preso da quello del vescovo, assai più tardo, ricordato da San Gregorio Magno, l’unico dei primi vescovi di Lipari il cui nome fosse ricordato da fonti letterarie. Sant’Agatone compare infatti solo in fonti tarde e criticamente inattendibili e cioè nel complesso di leggende composte fra il VII ed il IX secolo, che fiorirono intorno ai santi martiri di Lentini Alfio, Cirino e Filadelfio. Il primo vescovo di cui si abbia notizia certa è Augusto che partecipa a due concili tenuti a Roma al tempo del Papa Simmaco: il primo nell’ottobre  501, per giudicare la contesa fra Papa Simmaco e l’antipapa Lorenzo; il secondo, del Novembre 502, convocato da Simmaco a proposito di una legge di Odoacre, che si era arrogato diritti sull’elezione del Papa e sull’amministrazione di beni ecclesiastici. Il  Duchesne[7]  osserva peraltro che il vescovado di Lipari deve essere assai più antico di questa prima data in cui è documentato. Ritiene infatti poco verosimile che nei tempi tristi e torbidi del V secolo si siano fondati vescovati in queste regioni d’Italia e ritiene, come quasi dimostrato, che ogni vescovato constatato prima della guerra gotica, vuol dire prima del 525, deve risalire almeno al IV secolo più o meno inoltrato”.
Se uno studioso del prestigio di Bernabò Brea solleva forti dubbi sulla storicità del primo Agatone vescovo ma sembra accogliere la tesi del Duchesne che in qualche modo riporta la data delle diocesi di Lipari agli inizi del 300  ci pare doveroso chiederci: ma allora a quando risale l’avvento del Cristianesimo a Lipari e la costituzione di una Chiesa Liparense? Ed proprio vero che il S. Agatone dato come primo vescovo di Lipari sia una figura leggendaria confusa con l’Agatone di cui parla S. Gregorio Magno alla fine del VI secolo?
Per sapere che la Chiesa esiste a Lipari ben prima del 501 abbiamo testimonianze epigrafiche cristiane in lingua greca. E’ della seconda metà del V secolo una scritta marmorea epigrafe per la morte di una giovane ventenne chiamata Proba  dove si parla dell’esistenza della “Santa e Cattolica Chiesa dei Liparéi”. Un’altra epigrafe riguarda un fedele morto nel 470. La lapide è oggi al Museo di Lipari  e proviene dall’area di Sopra la Terra o Maddalena. Una terza epigrafe è quella di Asella che risale al 394 che rivela moduli culturali e di costume così squisitamente cristiani da far pensare che quando essa fu scritta il cristianesimo fosse presente a Lipari da almeno un secolo. Ed a questo punto che ci chiediamo se sia del tutto inconsistente la figura di Agatone I. Proprio il Duchense,nel passo citato da Bernabò Brea, continua : “Potremmo giungere sino alla metà del sec. III se fosse prudente fidarsi della leggenda bizantina di Leontini”[8]. E proprio su questa leggenda dobbiamo puntare la nostra attenzione.
La leggenda di Lentini
Questa leggenda di Lentini si chiama “Passio de Sanctis Matyribus Alphio, Philadelphio, Cirino Leontinis in Sicilia”[9]e parla del supplizio di tre martiri fra il 254 e il 259 al tempo delle persecuzioni dell’imperatore Valeriano, scritta dal monaco siculo-greco Basilio nel 964. A parte il fatto che narra di fatti accaduti ben sette secoli prima, presenta numerosi problemi di critica legati alla scarsa attendibilità di ciò che vi è narrato e descritto: pletorica la massa dei personaggi, troppi i misteriosi interventi dall’alto e le guarigione miracolose, frequenti le fantasiose apparizioni di santi amplificate sino all’inverosimile. riesce a convincere
Comunque il riferimento al vescovo Agatone collocato nella fase delle persecuzioni di Diomede è preciso: “C’era nell’isola dei Liparitani un Vescovo che si chiamava Agatone, uomo pio, timorato di Dio e abbastanza erudito nelle Sacre Scritture. Ora siccome con violenza grandissima e con enorme ferocia l’empio Diomede perseguitava  colà i cristiani e ne uccideva molti, costui cercò anche del Vescovo Agatone per dargli la morte. Però Iddio il quale conosce ogni cosa prima che avvenga, dispose anche questo fatto straordinario : il beato Agatone, vedendo quel che avveniva in quest’isola e nelle altre isole vicine dove i ministri del demonio uccisero tutti i Cristiani, consultatosi con i principali cittadini, abbandonò il suo paese e con tre serventi s’imbarcò su un vascello e navigò verso la Sicilia…”.
Agatone sbarca ai piedi del monte Téreo e trova rifugio  in una spelonca sulle pendici del monte e qui incontra Alessandro, braccio destro del prefetto Tertillo, che era caduto in sospetto al tiranno perché aveva cercato di salvare dalla morte Alfio, Filadelfio e Cirino e deve fuggire. Agatone istruisce Alessandro nella cose della fede e lo battezza imponendogli il nuovo nome di Neofito. Più tardi gli conferisce il presbiterato e lo propone vescovo di Lentini. Il tiranno Tertillo muore trucidato personalmente dai tre fratelli martiri S. Alfio, S. Filadelfio e S. Cirino discesi dal cielo. Così la Chiesa ritrova la sua  libertà e a Lentini la popolazione si converte per opera di Agatone e procede nel suo cammino di fede sotto la guida sapiente del giovane vescovo Neofito.
“Dopo alcuni giorni i primi cittadini di Lipari e altri del Clero, avendo per divina rivelazione saputo che il beato Agatone era in Mesopoli di Lentini, presi da grande nostalgia, vennero alla casa di Tecla, e a lui dicono che la persecuzione contro i Cristiani è cessata e che essi ormai vivono tranquilli”.
Al di là della prolissità del racconto e le iperboliche digressioni del narratore, secondo lo storico benedettino Domenico Gaspare Lancia di Brolo, vissuto nel XIX secolo “ l’autore di questi atti non abbia fatto altro se non stendere, nei medesimi luoghi dove avvennero i fatti narrati, le tradizioni che, poche scritte e molte orali, correvano su questi santi nella stessa Lentini, però, allargandole e infiorandole con discorsi e dettagli che, sebbene esagerati, non dovevano essere privi di fondamento: perciò ritengo questi atti, con tutti i loro difetti, essere tanto più preziosi per la nostra storia quanto ogni altra memoria di quell’epoca è perita”.
E qual è la verità di fondo che si può ricavare da questa leggenda?:  1. Che esiste un vescovo che è fuggito per paura di fronte ad una persecuzione di cui esistono riscontri storici, come riscontri storici esistono della successiva pacificazione ai tempi dell’imperatore Gallieno il quale ai cristiani restituì beni patrimoniali e libertà di culto.  2. Se uno degli scopi di Basilio era quello di rievocare la genesi della Chiesa  Leontinese perché, con la sua fervida fantasia, non fece risalire quella Chiesa a quella di Siracusa che, rispetto alla periferica Chiesa di Lipari, vantava più nobili memorie e più solide tradizioni? Evidentemente – osserva il prof. Giuseppe Iacolino – il ruolo che nella primitiva comunità di Lentini esercitò il vescovo di Lipari – fuggiasco per giunta – doveva avere radici così profondamente storiche da non potere sottacersi o subire alterazioni di sorta.
La storicità di Agatone e la data del 13 febbraio 264
Ed è sulla base di queste considerazioni e di quelle di Duchesne  che si può affermare che le Chiese diocesane sicule nel 251 - quando i diaconi romani inviano loro una lettera - dovevano essere almeno sei e forse otto, cioè quelle medesime che agli studiosi moderni risultano, sulla base di sicuri elementi di prova, attestate tra il IV e le soglie del VI secolo e cioè le Chiese  di Siracusa ( a. 314), di Lilibeo ( a. 417), di Palermo (a. 442), di Taormina ( a. 447), di Catania (a. 447), di Lipari ( a. 501), di Messina ( a. 501).
Oltre a questa osservazione sta il fatto che S.Gregorio di Tours afferma con sicurezza, prima del 590, che il corpo di San Bartolomeo era giunto a Lipari. E ne parla come di un evento già antico. Ancora, siccome le altre tradizioni – San Teodoro Studita e San Giuseppe l’Innografo - tutte collegano questo evento con Agatone certamente non può trattarsi dell’altro Agatone che fu vescovo proprio negli anni in cui scriveva San Gregorio.
Ammesso – a questo punto dell’indagine - che  San Bartolomeo sia giunto a Lipari quando vescovo era Agatone e ammesso che Agatone I potrebbe anche essere una figura storica che governò la Chiesa di Lipari dal 251 al 313 ci sarebbe da chiedersi come mai è rimasta nella memoria una data così precisa : non solo l’anno ma anche il mese e il giorno.
Per quanto riguarda l’anno, se riconosciamo il collegamento con Agatone I qualsiasi anno diventa plausibile se compreso fra il 251 ed il 313. Se poi consideriamo che in tempi assai vicini al 260 in alcuni territori dell’oriente ferveva un clima di livore antiromano ed anticristiano mentre in occidente l’imperatore Gallieno (260-268) istaurava un’era di pacificazione religiosa, la data del 264 potrebbe essere probabile.  Quanto al mese e al giorno Iacolino[10] avanza una tesi. Nell’Italia romana  era diffusissimo il “culto dei padri” che ordinariamente venivano onorati nelle feste “parentalia”. Le parentalia si celebravano dal 13 al 21 febbraio mentre a partire dal secolo IV, in onore del Genius del popolo romano (genius loci) si tenevano giochi per  due giornate consecutive, l’11 e 12 febbraio. Si potrebbe ritenere che a Lipari fosse praticata almeno una delle sue celebrazioni, forse quella del Genius loci ( l’11 e 12 febbraio) e che, conclusasi tale festività pagana, i fedeli dell’isola facessero commemorazione del loro Genius loci, di stampo cristiano, che era impersonato dall’Apostolo San Bartolomeo. Non ci volle molto, in seguito, a motivare l’adozione di codesto giorno facendolo “derivare” dal presunto giorno dell’arrivo del Sacro corpo a Lipari.
Più facile è invece immaginare come avvenne il viaggio descritto dalla leggenda in un periodo in cui si era sviluppata nella cristianità un’ansia per il recupero delle “memorie” storiche della loro religione. E questo anche perché circolavano notizie e racconti sulla profanazione delle tombe dei martiri. Così non solo i corpi dei santi erano ardentemente ricercati affinchè agevolassero la finale salvezza dei devoti, bensì si tendeva anche a recuperare frammenti di ossa, oggetti, stoffe e vestimenti che con quei corpi erano venuti a contatto, perché a tutte codeste “cose” si diceva erano state trasmesse le virtù carismatiche e taumaturgiche dei rispettivi santi.
Si può supporre – osserva sempre Iacolino[11] - che non lontano dall’arcipelago, nell’ambito del basso Tirreno, nel III secolo che potrebbe essere anche il 264, ad una nave liparea, con equipaggio cristiano, venne fatto d’accostare una nave forestiera. Era un accadimento consueto che al largo si facessero di questi incontri e ne conseguisse di combinare un baratto di mercanzie. E con somma loro sorpresa i marinai nostri appresero della “disponibilità” di un “carico” di corpi santi che, con ogni probabilità, erano perfettamente mummificati e composti in rozze arche di legno oppure  – cosa che ci pare più verosimile – doveva trattarsi di resti ossei, numerosi e d’una certa consistenza, crani compresi, opportunamente sistemati, tra sete e porpore, in grandi teche a loro volta impreziosite da ornamentazioni metalliche.
Forse erano resti di oscura provenienza, ma si giurava dall’altra parte, essere stati pietosamente recuperati o trafugati sui lidi d’Oriente; martiri antichi, dicevano, e martiri recenti; vittime delle persecuzioni antiche e remote ma anche di quelle prossime. E’ da ritenere che l’equipaggio lipareo, una volta espressa la sua opzione per il corpo dell’Apostolo, abbia scortato l’imbarcazione forestiera sino alla propria isola e qui, nella rada di Pertinente, in tutta riservatezza, abbia avuto luogo lo sbarco e la consegna del prezioso carico. Dopo di che gli stranieri andarono per la loro strada forse verso altri lidi per consegnare altre reliquie. ( da www.archiviostoricoeoliano.it )

[1] Gregorius Turonensis, Liber de gloria Martyrum, PL, LXXI, col.734.
[2] G. Iacolino, Le isole Eolie nel risveglio delle memorie sopite ( Il primo millennio), Lipari, 1996, pag. 97 e ss.
[3] G. Iacolino, op.cit. pag.103. R. Pirri, Sicilia Sacra, tomo II, p.660.
[4] P. Campis,Disegno Historico della nobile e fedelissima Città di Lipari. 1694. A cura di Giuseppe Iacolino, Messina, 1991, pag. 161 “…e proprio dove si chiama Porto di Genti, et oggi corrottamente Portoniente”
[5] Can. Carlo Rodriquez, Breve cenno storico sulla Chiesa Liparese, Palermo, estratto dal Giornale letterario, n. 225 e 226, 1841, pag. 5 e 6.
[6] L. Bernabò Brea, Le Isole Eolie dal tardo antico ai Normanni, Ravenna, 1988, pag. 14-15.
[7] Mons. L. Duchesne( 1843- 1922  archeologo e storico della Chiesa.
[8] G. Iacolino, Le isole Eolie…, op.cit. pag. 72. Questa importante dichiarazione del Duchesne è contenuta in una lettera scritta nel 1912 al prof. Carlo Alberto Garufi che ne parla nel suo saggio “Le Isole Eolie a proposito del ‘Constitutum’ dell’Abate Ambrogio”, in “Archivio storico per la Sicilia orientale”, anno IX – 1912, pag. 159.
[9]  Un ampio estratto di questa leggenda è in G.Iacolino, Le isole Eolie…, op.cit. pagg 72-85.
[10] G.Iacolino, Le isole Eolienel risveglio delle memorie sopìte. Il primo millennio cristiano  pag. 116.117.
[11] G.Iacolino, op.cit. ,pag. 112-113.

Oggi, 6 settembre: San Zaccaria

Zaccaria fu un profeta biblico penultimo dei profeti minori dell'Antico Testamento. Figlio di Barachia e nipote di Addo, era di stirpe sacerdotale.

Il libro di Zaccaria si compone di due parti ben distinte. La prima ha per autore un profeta vissuto nel VI secolo a.C. che operò al ritorno dall'esilio in un momento decisivo per la formazione del giudaismo.

Contemporaneo di Aggeo, sostenne la necessità di ricostruire il tempio. Gli esuli tornati da Babilonia attraversavano un periodo di delusione e smarrimento a causa di alcune incomprensioni con la comunità giudaica rimasta in patria. Zaccaria li rincuora promettendo che Dio realizzerà le promesse messianiche. È indispensabile, tuttavia, che tutti recuperino l'integrità morale e operino per la ricostruzione del tempio e della nazione.

La seconda parte inizia con il capitolo 9. Si tratta di materiale composito nel quale vengono riprese tematiche di Ezechiele e altri profeti. Lo scenario che fa da sfondo a questi oracoli risale alla fine del 300 a.C. quando la terra di Israele era stata conquistata da Alessandro Magno ed era iniziata l'epoca ellenistica.

Questa parte del libro dilata ulteriormente l'orizzonte messianico. Il profeta annuncia la rinascita della casa di Davide e parla di un Messia umile e pacifico, in cui gli evangelisti hanno riconosciuto Gesù, il re pacifico che entra in Gerusalemme cavalcando un'asina.

Viene infine annunciato un misterioso trafitto cui guarderanno gli abitanti di Gerusalemme, un testo che sarà citato dall'evangelista Giovanni parlando della lancia che trafisse Gesù al costato provocando la conversione del soldato romano e più in generale dei pagani.

Per questo Zaccaria è uno dei profeti più citati nel Nuovo Testamento ed è venerato anche nella tradizione cristiana.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Zaccaria, profeta, che predisse il ritorno del popolo dall’esilio nella terra promessa, dando ad esso l’annuncio di un re di pace, che Cristo Signore attuò mirabilmente nel suo trionfale ingresso nella Città Santa di Gerusalemme

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Buongiorno. Oggi è sabato 6 ottobre


 

Buongiorno...così!


 

venerdì 5 settembre 2025

Quasi 12 milioni per i porti delle Eolie. L'articolo di Salvatore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 5 settembre


 

Pellegrinaggio giubilare a Roma dei fedeli dell’Arcidiocesi di Messina - Lipari - S. Lucia del Mela. Incontro con il Papa

 

Dalla pagina fb dell'Arcidiocesi:

Una grande emozione sentire la parole del Papa: «Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli dell’Arcidiocesi di Messina - Lipari - S. Lucia del Mela, con l’Arcivescovo Mons. Giovanni Accolla e il Vescovo Ausiliare. Cari fratelli e sorelle, auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare possa essere un intenso momento di comunione con Dio; nel tornare alle vostre case vi sentirete così rafforzati nella fede e spronati nel fare il bene».


Quindi, l’emozione è cresciuta ancor di più quando l’arcivescovo si è avvicinato al Santo Padre e baciato l’anello, segno della profonda comunione con Pietro e filiale obbedienza.

In quel gesto, l’intera Chiesa Messinese ha rinnovato tale irrinunciabile legame e chiesto di essere confermata nella fede.




Ai Comuni siciliani le funzioni di Polizia amministrativa

Anche in Sicilia le funzioni di Polizia amministrativa saranno trasferite ai Comuni come avviene già nel resto d'Italia. Il Consiglio dei ministri, nell'ultima seduta, ha infatti dato il via libera allo schema del decreto legislativo approvato dal governo Schifani nel gennaio 2024.

Il disegno di legge contiene le norme di attuazione del comma 4 dell'articolo 31 dello Statuto siciliano che prevede il trasferimento ai Comuni delle funzioni di polizia amministrativa e, in particolare, fa riferimento alle disposizioni previste dagli articoli 68 e 69 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (approvato con Regio Decreto 18 giugno 1931, n.773) che riguardano il rilascio di licenze per lo svolgimento di spettacoli, manifestazioni pubbliche e attività similari da parte dell'autorità locale.

«Finalmente da oggi anche in Sicilia queste funzioni saranno trasferite agli enti locali, come accade nelle Regioni a statuto ordinario dal 1977 per effetto di un decreto del Presidente della Repubblica - dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani - La pronuncia della Corte costituzionale, che nel 2023 è intervenuta a favore del trasferimento, ha dato un ulteriore input all'iter di approvazione delle norme di attuazione dello Statuto che nascono dall'esigenza di applicare le forme di semplificazione in materia di autorizzazioni, licenze e concessioni, che in Sicilia sono state finora di competenza dell'autorità pubblica statale».

Il ddl, composto da 5 articoli, specifica che il trasferimento non determina oneri aggiuntivi a carico dei Comuni o della stessa Regione, dal momento che le nuove funzioni sono assimilabili ai procedimenti autorizzativi comunali ordinariamente gestiti già dal personale in servizio. I provvedimenti adottati e le segnalazioni ricevute, inoltre, saranno comunque comunicati al prefetto territorialmente competente, che avrà potere di sospensione o annullamento per motivate esigenze di pubblica sicurezza.

«Sono molto soddisfatto per l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legislativo che allinea i Comuni siciliani alla normativa nazionale in materia di concessioni e autorizzazioni proprie delle attività di polizia amministrativa. Questo risultato rappresenta un importante passo avanti nel percorso di semplificazione e snellimento delle procedure amministrative e nel miglioramento dei servizi per i cittadini. I Comuni siciliani potranno operare da oggi in maniera più celere ed efficiente e, soprattutto, in maniera uniforme con il resto del Paese. Una riforma attesa da anni, per la quale mi sono speso personalmente insieme ai miei uffici su delega del presidente Schifani». Lo dichiara l'assessore alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica, Andrea Messina, a seguito dell'approvazione da parte del governo nazionale del decreto legislativo.

E' deceduta Angela Trecca

Le onoranze funebri sono a cura della ditta
ALFA&OMEGA di Lipari
Alla famiglia le nostre condoglianze

Disinfestazione e deblattizzazione a Vulcano


 

Buon compleanno a...


... Nunzia Cincotta, Mimmo Bellantone, Mary Cannistrà, Carmelo Gallo, Tony Currò, Mimmo Leto
 






Furto di gioielli per circa 200mila euro a Vulcano

 Avrebbe fruttato un bottino di circa 200mila euro, in gioielli e monili vari, il colpo messo a segno, nei giorni scorsi, in una villa di Vulcano, ubicata in prossimità del porto di Levante. 

Ad accorgersi e a denunciare il furto ai carabinieri della stazione dell’isola è stata la proprietaria, una volta rientrata a casa e resasi conto dell’accaduto. 

I malviventi (si presume possa trattarsi di una banda) che, probabilmente, ben conoscevano le abitudini della donna, hanno approfittato della sua assenza per compiere l’effrazione e penetrare nella villa. 

I carabinieri, dopo i rilievi effettuati nell’immobile, alla ricerca di eventuali tracce lasciate da chi ha compiuto il colpo, sono all’opera per individuare i responsabili del furto che, a memoria d’uomo, è il più consistente effettuato sull’isola eoliana

Comune di Lipari: Commissaria ad acta approva rendiconto di gestione 2024

 La commissaria ad acta Daniela Leonelli, nominata lo scorso cinque luglio dall’Assessorato regionale alla Autonomie locali, ha proceduto ieri, ad approvare il rendiconto di gestione 2024 del Comune di Lipari, così come elaborato dal Settore finanziario dell’Ente. L’approvazione da parte della dottoressa Leonelli arriva in sostituzione del consiglio comunale che, come si ricorderà lo scorso 29 agosto, lo aveva bocciato.

Questo l'atto deliberativo:



Regione, Carmelo Frittitta nuovo dirigente generale del dipartimento Energia

Carmelo Frittitta è il nuovo dirigente generale del dipartimento regionale dell'Energia. La nomina è stata deliberata oggi nel corso della riunione della giunta presieduta dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, su proposta dell'assessore all'Energia e ai servizi di pubblica utilità, Francesco Colianni.
Frittitta è nell'amministrazione regionale dal 1994, vanta una consolidata esperienza alla guida di strutture importanti: ha diretto diversi dipartimenti, tra cui, Urbanistica, Agricoltura e Attività produttive ed è attualmente capo di gabinetto vicario del presidente della Regione.

Oggi, 5 settembre: Santa Teresa di Calcutta

Madre Teresa resterà come l'incarnazione più convincente, nella nostra epoca, del genio della carità evangelica; tutti l'hanno capita, i cristiani delle varie confessioni, i laici di ogni paese, gli indù come i musulmani. Quando, a metà degli anni Settanta, apriva a San Gregorio al Celio la prima casa romana delle sue suore, scelse per loro il pollaio dei monaci camaldolesi, una costruzione bassa, in mattoni bucati e lamiere, con il pavimento in cemento. «Le mie sorelle sono povere e abituate a tutto, vengono dall'India. Il pollaio sarà più che sufficiente», tagliava corto con chi trovava la cosa un po' scomoda. Povere. Come era povera lei, che aveva scelto di condividere in tutto e per tutto la condizione dei più poveri, dei diseredati, di chi dalla vita non aveva avuto altro che miseria, smacchi e sofferenza.

Pier Paolo Pasolini, dopo averla incontrata a Calcutta nel 1961, scrisse: «Dove guarda, vede». All'origine della sua genialità nell'amore c'era il vedere, prima di altri, il fratello che era nel bisogno e di soccorrerlo subito, senza giudicare, senza lasciarsi bloccare dalle frontiere. O anche dalla mancanza di mezzi.


È stata a volte criticata perché nei suoi ospizi non c'erano abbastanza medici e medicine. Ma nelle situazioni disperate nelle quali si è avventurata, non avrebbe concluso granché se avesse dovuto aspettare di avere l'attrezzatura giusta per soccorrere qualcuno.

Madre Teresa, al secolo Agnes Gonxha Bojaxhiu, era nata il 26 agosto 1910 a Skopje nella Macedonia del Nord. Quando il papà, Nikola, morì improvvisamente, la famiglia visse momenti digrandi difficoltà economiche. Fu brava la mamma, Drane, ad allevare Agnes e i suoi quattro fratelli con fermezza e amore, orientando la loro formazione religiosa. Agnes trovò sostegno anche nella vivacità della parrocchia del Sacro Cuore, gestita dai gesuiti, nella quale era attivamente impegnata.

A diciott'anni, desiderosa di fare la missionaria, lasciava la casa e il paese, diretta in Irlanda, dove veniva accolta, con il nome di suor Mary Teresa, nell'istituto delle «Suore di Loreto». Qualche mese dopo venne mandata in India, a Calcutta, dove completò la sua formazione alla vita religiosa, facendo prima i voti temporanei, seguiti da quelli perpetui, e inserendosi nelle attività dell'istituto fino a diventare, nel 1944, direttrice di una scuola per ragazze, il St. Mary.

I primi vent'anni della sua vita religiosa li trascorse così, senza scossoni, insegnando alle ragazze, maturando anche una sua spiritualità forte, che aveva nella preghiera e nell'amore per le consorelle e per le allieve i suoi punti di forza. Ma aveva anche l'occhio attento a ciò che succedeva intorno. E non era granché bello, anzi inquietava non poco.


Intanto il Signore, con illuminazioni interiori, la andava preparando a quella che sarà la sua straordinaria avventura. Al centro delle rivelazioni proprio quello che inquietava madre Teresa: l'indifferenza assoluta della gente verso i poveri, che in gran numero languivano nelle baraccopoli e lungo le vie della città.

Durante un viaggio in treno, nel 1946, le parve di sentire più chiara la voce di Gesù che la invitava ad abbandonare tutto per porsi al servizio di quei poveri. Madre Teresa accolse l'invito e segnò quell'episodio che avrebbe cambiato la sua vita, come «il giorno della decisione».

Le ci volle del tempo per ottenere il permesso di lasciare le Suore di Loreto, ma alla fine, era il 1948, fu libera di seguire la propria vocazione e di entrare nel mondo dei poveri. Indossò il sari, la tunica bianca delle donne indiane, con in più le strisce blu che orlavano il velo, e la croce appuntata sulla spalla. Con il nuovo abito, che segnava anche il cambiamento della sua vita, si recò a Patna dalle Suore mediche missionarie per seguire un breve corso di infermeria. Rientrata a Calcutta, si sistemò provvisoriamente presso le Piccole sorelle dei poveri.

Il 21 dicembre 1948 andò per la prima volta nei sobborghi: visitò famiglie, lavò le ferite di bambini, si prese cura di un anziano malato che giaceva sulla strada. Si imbatté anche in una donna agonizzante, distesa su un marciapiede: era così debole che topi e formiche le stavano rosicchiando il corpo. Da giorni era lì, in attesa della morte, ma nessuno l'aveva soccorsa. Madre Teresa la raccolse e la portò al vicino ospedale, dove le dissero che era troppo malata e troppo povera per essere curata.

Calcutta era piena di gente che finiva così. Teresa capì che non poteva più restare a guardare, doveva fare qualcosa. Chiese, e le fu concesso, di occupare parte di un ex tempio indù diventato covo di mendicanti e criminali di ogni risma. Madre Teresa lo trasformerà nella prima «Casa dei moribondi».


Le baraccopoli — con i loro poveri ai quali dare speranza, con i bambini abbandonati da curare e amare, con i moribondi da accompagnare nel passo estremo... — divennero la terra di missione, sua e di altre donne che via via decideranno di condividere la sua vita e il suo impegno. Insieme diedero vita alla Congregazione delle Missionarie della Carità, che il 7 ottobre 1950 veniva riconosciuta ufficialmente nell'arcidiocesi di Calcutta, e nel febbraio del 1965 diventava di diritto pontificio.

Agli inizi del 1960 cominciò l'emigrazione delle Missionarie della Carità in altre regioni dell'India. Successivamente, incoraggiate in particolare da Paolo VI, aprivano una casa in Venezuela. Ad essa seguirono numerose altre fondazioni in ogni parte del mondo, ovunque ci fossero poveri abbandonati cui portare l'aiuto e il conforto della fraterna solidarietà e la certezza che Dio li amava. Negli anni Ottanta, dopo la caduta delle varie cortine, madre Teresa aprì case di missione anche nei paesi comunisti, inclusa l'ex Unione Sovietica, l'Albania e Cuba. È stata la prima a inserire delle suore negli ospedali sovietici, dopo l'esplosione di Cernobyl, e la prima a mettere piede in Albania, quando il paese era ancora sotto il regime comunista. Persino in Vaticano, nella casa del papa, aprì una mensa per i poveri.

Madre Teresa affiancò alla prima congregazione altre istituzioni, come i Fratelli Missionari della Carità, le Sorelle e i Fratelli contemplativi, i Padri Missionari della Carità e gruppi di collaboratori laici. 11 tutto per rispondere meglio alle esigenze dei poveri.

Tanto impegno e proliferare di iniziative non potevano passare inosservati. Le immagini di questa donna minuta e con il tempo sempre più curva, avvolta nel bianco sani, china a confortare un moribondo o a curare piaghe infette, ad accarezzare bambini lacerati dall'abbandono e dall'indifferenza... fecero il giro del mondo, sollevando l'ammirazione di tanta gente, che cominciò a interessarsi delle sue opere e della sua vita, ad ascoltare i suoi messaggi, resi con parole semplici che esaltavano la vita, che invitavano al suo rispetto in ogni momento, dal concepimento alla morte. Parole semplici e a volte anche forti che scuotevano e dividevano.


L'ammirazione si tradusse anche in riconoscimenti importanti come il Premio indiano Padmashri, assegnatole nel 1962, e il Premio Nobel per la Pace, conferitole nel 1979. Ricevette riconoscimenti e attenzioni «per la gloria di Dio e in nome dei poveri».

Negli ultimi anni, nonostante seri problemi di salute, continuò a guidare la sua congregazione e a rispondere alle necessità dei poveri e della chiesa. Morì a Calcutta il 5 settembre 1997. Il mondo intero, che aveva seguito il suo lento spegnersi, la pianse, mentre il governo indiano le rendeva onore con i funerali di Stato. Sepolta nella Casa Madre delle Missionarie della Carità, la sua tomba fu ben presto luogo di pellegrinaggi e di preghiera. «L'intera vita e l'opera di madre Teresa — ha detto Giovanni Paolo II nel proclamarla beata — offrirono testimonianza della gioia di amare, della grandezza e della dignità di ogni essere umano, del valore delle piccole cose fatte fedelmente e con amore, e dell'incomparabile valore dell'amicizia con Dio». Questa è madre Teresa: il genio femminile sposato alla carità evangelica, che guida la chiesa verso i poveri.

Il 20 dicembre 2002 il papa Giovanni Paolo II approvò i decreti sulle sue virtù eroiche e sui suoi miracoli, è stata beatificata il 19 ottobre 2003 e canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre 2016.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Calcutta in India, beata Teresa (Agnese) Gonhxa Bojaxhiu, vergine, che, nata in Albania, estinse la sete di Cristo abbandonato sulla croce con la sua immensa carità verso i fratelli più poveri e istituì le Congregazioni delle Missionarie e dei Missionari della Carità al pieno servizio dei malati e dei diseredati.