E’ il testo della targa commemorativa che da sabato scorso accoglie coloro che fanno il loro ingresso nella chiesa di Santa Caterina Valverde di Messina.
L’istituto polispecialistico C.O.T. ha voluto ricordare i suoi fondatori e lo ha fatto lasciando all’interno della chiesa e quindi alla città, oltre alla targa, un gioiello elettronico di spiritualità, il nuovo organo Hauptwerk, un originale strumento (unico esemplare in Sicilia e fra i pochissimi esistenti in Italia) montato su una consolle artigianale. E’ capace di riprodurre con straordinaria fedeltà il suono di organi a canne di varie epoche.
I motivi per ricordare il professore Fulvio Ferlazzo e la moglia Maria, dando un’occhiata alla biografia del medico ci sono tutti: Fulvio Ferlazzo nasce a Canneto di Lipari il 18 agosto del 1930, dove trascorre i primi anni della sua vita. Nella seconda metà degli anni trenta la sua famiglia si sposta a Messina e qui prosegue gli studi sino al 1943, anno nel quale il padre decide di trasferirsi a Molinella in Emilia a seguito dello sbarco americano in Sicilia. A soli 14 anni, Fulvio Ferlazzo, con il fratello maggiore, aderisce alle brigate partigiane durante la guerra di liberazione contro il nazifascimo e, vista la giovane età, diventa staffetta partigiana. Alla fine del 1944, durante un rastrellamento, viene fatto prigioniero dalle SS e tradotto nel carcere di Ferrara. Successivamente, durante un trasferimento di prigionieri, venne liberato dalle brigate partigiane e rimase con queste fino alla liberazione. Per la sua partecipazione alla guerra di liberazione fu insignito della Croce al Merito di Guerra. Tornato a Messina conseguì la licenza liceale al Seguenza e si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Messina l’anno accademico 1950-‐51. Nel Luglio del 1957 si è laureato discutendo la tesi “Su di una particolare forma di polmonite protozoaria. Osservazioni sperimentali sulla polmonite toxoplasmatica”, ricevendo il plauso della commissione d’esame. Dopo un periodo quale Assistente Volontario presso la Cattedra di Patologia Speciale Chirurgica e Propedeutica Clinica dell’Università di Messina dall’anno accademico 1959-‐60 all’anno accademico 1963-‐64, consegue la Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Apparato Motore con 70 su 70 presso l’Universita di Roma diretta da Prof. Marino Zugo e si perfeziona nella disciplina Ortopedica presso l’istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna diretto dal Prof Zanoli. Nella sessione 1969 consegue la Libera Docenza in Patologia Speciale Chirurgica e Propedeutica Clinica sotto la guida del Prof. Salvatore Navarra. Autore di numerose pubblicazioni nel campo della Chirurgia Sperimentale applicata alla specialità Ortopedica tra le quali si segnalano quelle sul metilmetacrilato nella sintesi delle fratture. Nella pratica traumatologica fu tra i primi ad utilizzare la tecnica svizzera della AO nella riduzione e sintesi delle fratture. Per questo ideò un lettino per la riduzione e sintesi delle fratture di anca con placca e vite sotto controllo scopico. La sua attività Ortopedica si svolse presso la struttura da lui stesso creata: il C.O.T. situata inizialmente in via Risorgimento a Messina e, a partire dall’agosto del 1973, presso la nuova e più ampia sede da lui realizzata in via Ducezio dove tutt’ora permane. In quegli anni si interessò per alcune stagioni alla squadra di calcio di Messina il cui allenatore era un altro eoliano: Franco Scoglio, anche lui di Canneto.
Ebbe inizio così l’attività medico sportiva rivolta principalmente ai giocatori della squadra che ricorrevano alle sue cure anche a causa dei traumi sportivi. Tale attività si trasformò nel tempo in uno dei primi centri di medicina sportiva pluridisciplinare.Il suo legame con Lipari fu sempre fortissimo. Nonostante la sua vita si svolgesse a Messina non mancava mai, appena possibile, di trascorrere dei periodi a Lipari durante i quali andava alla ricerca dei luoghi della sua infanzia e manteneva vivissimi i rapporti di amicizia con la comunità eoliana, alla quale rimase sempre legato da un solido reciproco vincolo di sincera amicizia ed affetto. La sua attività di chirurgo ortopedico traumatologo lo ha impegnato sino al 1985 anno nel quale improvvisamente si ammalò di una patologia neoplastica. Nonostante la determinazione con la quale affrontò la malattia e le terapie impegnative subite, dopo solo un anno morì il 27 dicembre del 1986. Riposa nel cimitero della sua Canneto di Lipari.
I motivi per ricordare il professore Fulvio Ferlazzo e la moglia Maria, dando un’occhiata alla biografia del medico ci sono tutti: Fulvio Ferlazzo nasce a Canneto di Lipari il 18 agosto del 1930, dove trascorre i primi anni della sua vita. Nella seconda metà degli anni trenta la sua famiglia si sposta a Messina e qui prosegue gli studi sino al 1943, anno nel quale il padre decide di trasferirsi a Molinella in Emilia a seguito dello sbarco americano in Sicilia. A soli 14 anni, Fulvio Ferlazzo, con il fratello maggiore, aderisce alle brigate partigiane durante la guerra di liberazione contro il nazifascimo e, vista la giovane età, diventa staffetta partigiana. Alla fine del 1944, durante un rastrellamento, viene fatto prigioniero dalle SS e tradotto nel carcere di Ferrara. Successivamente, durante un trasferimento di prigionieri, venne liberato dalle brigate partigiane e rimase con queste fino alla liberazione. Per la sua partecipazione alla guerra di liberazione fu insignito della Croce al Merito di Guerra. Tornato a Messina conseguì la licenza liceale al Seguenza e si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Messina l’anno accademico 1950-‐51. Nel Luglio del 1957 si è laureato discutendo la tesi “Su di una particolare forma di polmonite protozoaria. Osservazioni sperimentali sulla polmonite toxoplasmatica”, ricevendo il plauso della commissione d’esame. Dopo un periodo quale Assistente Volontario presso la Cattedra di Patologia Speciale Chirurgica e Propedeutica Clinica dell’Università di Messina dall’anno accademico 1959-‐60 all’anno accademico 1963-‐64, consegue la Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Apparato Motore con 70 su 70 presso l’Universita di Roma diretta da Prof. Marino Zugo e si perfeziona nella disciplina Ortopedica presso l’istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna diretto dal Prof Zanoli. Nella sessione 1969 consegue la Libera Docenza in Patologia Speciale Chirurgica e Propedeutica Clinica sotto la guida del Prof. Salvatore Navarra. Autore di numerose pubblicazioni nel campo della Chirurgia Sperimentale applicata alla specialità Ortopedica tra le quali si segnalano quelle sul metilmetacrilato nella sintesi delle fratture. Nella pratica traumatologica fu tra i primi ad utilizzare la tecnica svizzera della AO nella riduzione e sintesi delle fratture. Per questo ideò un lettino per la riduzione e sintesi delle fratture di anca con placca e vite sotto controllo scopico. La sua attività Ortopedica si svolse presso la struttura da lui stesso creata: il C.O.T. situata inizialmente in via Risorgimento a Messina e, a partire dall’agosto del 1973, presso la nuova e più ampia sede da lui realizzata in via Ducezio dove tutt’ora permane. In quegli anni si interessò per alcune stagioni alla squadra di calcio di Messina il cui allenatore era un altro eoliano: Franco Scoglio, anche lui di Canneto.
Ebbe inizio così l’attività medico sportiva rivolta principalmente ai giocatori della squadra che ricorrevano alle sue cure anche a causa dei traumi sportivi. Tale attività si trasformò nel tempo in uno dei primi centri di medicina sportiva pluridisciplinare.Il suo legame con Lipari fu sempre fortissimo. Nonostante la sua vita si svolgesse a Messina non mancava mai, appena possibile, di trascorrere dei periodi a Lipari durante i quali andava alla ricerca dei luoghi della sua infanzia e manteneva vivissimi i rapporti di amicizia con la comunità eoliana, alla quale rimase sempre legato da un solido reciproco vincolo di sincera amicizia ed affetto. La sua attività di chirurgo ortopedico traumatologo lo ha impegnato sino al 1985 anno nel quale improvvisamente si ammalò di una patologia neoplastica. Nonostante la determinazione con la quale affrontò la malattia e le terapie impegnative subite, dopo solo un anno morì il 27 dicembre del 1986. Riposa nel cimitero della sua Canneto di Lipari.
L’inaugurazione dell’organo, preceduta da un saluto dell’arcivescovo monsignor Giovanni Accolla portato da don Fosco Nicoletti e da una breve introduzione affidata a Marco Ferlazzo, figlio del prof. Fulvio e presidente del consiglio di amministrazione di C.O.T. Spa e al parroco della chiesa padre Giò Tavilla, è stata salutata da uno straordinario concerto tenuto dal maestro Stefania La Manna. “Un sogno divenuto realtà- ha detto Marco Ferlazzo- grazie alla lungimiranza della Cot che assieme al Management dell’istituto ha sempre posto al centro del proprio modus operandi la persona”.
Presenti al concerto inaugurale numerosi rappresentanti delle istituzioni: dal sindaco metropolitano Cateno De Luca, al presidente dell’Ente teatro Vittorio Emanuele Orazio Miloro, al capo di Gabinetto del prefetto Caterina Minutoli, al vicecomandante della Brigata Aosta Luigi Lisciandro, al direttore della Filarmonica Laudamo Luciano Troja. L’inaugurazione dell’organo Hauptwerk, con il concerto del maestro Stefania La Manna che ha raccolto scroscianti applausi, anticipa di qualche settimana il primo Festival di musica sacra “Quaerere Deum” promosso dalla parrocchia Santa Caterina che partirà il 30 novembre. Commosso, durante la scopertura della targa, l’applauso rivolto dai dipendenti dell’Istituto e da coloro che hanno partecipato al concerto inaugurale.
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