È
stato presentato il 26 settembre, nella sala di rappresentanza del Comune di
Lipari, il Piano di Monitoraggio e
contenimento della popolazione di capra domestica inselvatichita nella riserva
Orientata dell’Isola di Alicudi, finanziato dall’Assessorato regionale
dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea -
Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale.
I
risultati del lavoro sono stati presentati nelle sede del Comune di Lipari in
data 26 settembre 2023 alla presenza del Vice Sindaco Saverio Merlino, dell’Assessore
Lucy Iacono, del delegato municipale di Alicudi Italo Palermo, di diversi
abitanti dell’isola stessa, del rappresentate del Dipartimento dello Sviluppo Rurale
della Regione Siciliana dott.sa Francesca Virgilio, del Dirigente del servizio
per il Territorio di Messina dott. Giovanni dell’Acqua, della dott.ssa Rosa
Commendatore, dirigente dell’U.O. n. 3 Riserve Naturali, del responsabile del
VII distretto forestale Isole Eolie geom. Vincenzo Messina.
In
questa sede Sandro Nicoloso, Project Manager della D.R.E.Am. Italia (Dimensione Ricerca Ecologia Ambiente), una
società cooperativa con sede in Toscana, attiva da 45 anni sul territorio
nazionale e internazionale, ha illustrato i risultati del monitoraggio delle
capre inselvatichite e degli impatti che esse arrecano ai delicati equilibri
ecologici alla Riserva Naturale Orientata isola di Alicudi che è anche
interessata da una Zona Speciale di Conservazione della Rete natura 2000.
Il
monitoraggio, i cui lavori di campo sono stati eseguiti dal dott. Francesco
Nocentini e dalla dott.sa Selene Colotti, esperti del settore, ha previsto
l’adozione di diverse tecniche di monitoraggio tra le più affidabili per la
stima corretta delle consistenze; è stata utilizzata la tecnica del Distance-Sampling affiancata ad altre
tecniche classiche e all’utilizzo di droni.
I
risultati hanno permesso di stimare in non
meno di 600 il numero delle capre inselvatichite presenti sull’isola, la
cui origine deriva dalla fuga da allevamenti privati diversi anni orsono. Anche un gruppo di cerca 30 pecore e 3 muli
allo stato brado sono stati contattati sull’Isola.
Oltre
alla stima numerica sono stati misurati, mediante accurati rilievi di campo,
gli impatti sugli habitat con particolare riferimento a specie vegetali ed
animali endemiche.
I
risultati mettono in evidenza impatti molto elevati con compromissione dello
sviluppo e della fioritura di diverse specie, oltre agli inevitabili danni da
calpestio che determinano anche problemi di erosione del suolo.
Indagini
specifiche sono state effettuate sui muretti a secco, patrimonio dell’Unesco,
che hanno evidenziato crolli diffusi attribuibili alle capre con la
compromissione di circa il 24% dei 1.300 metri rilevati di questi importanti
manufatti.
Sono
stati sottolineati anche gli aspetti sanitari che la presenza delle capre a
stretto contatto con le abitazioni civili possono determinare alla popolazione
stessa.
Durante
la presentazione sono state illustrate anche le strategie per la soluzione del
problema degli impatti che questi animali provocano su molte isole del Mediterraneo
(e non solo) con danni ambientali che possono avere sviluppi nel lungo periodo
anche dopo la rimozione degli animali che viene considerata una azione
prioritaria di conservazione.
Le capre che possono risultare addirittura
piacevoli alla vista dei turisti come se fossero parte del paesaggio naturale,
in realtà rappresentano un fortissimo limite alla conservazione dei
delicatissimi equilibri che caratterizzano gli ambienti insulari; non si può
ignorare il fatto che rappresentano un errore gestionale dell’uomo e nulla
hanno a che fare con gli ambienti naturali, tantomeno quelli delle isole.
Il
problema delle capre selvatiche, ormai troppe, che si aggirano indisturbate su
un lembo di terra delle dimensioni di Alicudi sono diventate una preoccupazione,
con una densità ad ettaro che supera qualsiasi limite definito dalla natura.
Il
progetto, che verrà sottoposto a parere di ISPRA,
si conclude con una proposta strategica per la riduzione numerica drastica nel
breve periodo e l’eradicazione nel medio-lungo periodo con tecniche rispettose
del benessere animale mediante cattura e traslocazione previa verifica dello
stato sanitario degli animali.
Si
tratta di un progetto che si basa non sulle emotività ma su rigorose basi
scientifiche attraverso l’analisi specifica dello stato della popolazione delle
capre inselvatichite di Alicudi, dei luoghi e delle interazioni con i
soprassuoli. Non può essere trascurato il fatto che vi siano porzioni
dell’isola dichiarate non accessibili, anche attraverso ordinanze specifiche,
per la pericolosità determinata dal rotolamento dei sassi fino a mare provocato
dalle capre o dall’incontro di gruppi che possono superare i 100 individui
lungo i sentieri dell’isola. La questione delle capre inselvatichite di
Alicudi sta mettendo a dura prova i
nervi degli abitanti causando addirittura danni alle cose e stanno diventando
una minaccia anche per la conservazione di una flora ricca di specie rare,
distruggendo altresì molti dei caratteristici muretti a secco, con il rischio
di far perdere alla meravigliosa isola di Alicudi, tra le migliori isole
d’Europa, quella ricchezza di patrimonio ambientale indispensabile per
promuovere e attrarre un turismo sostenibile. Il problema delle capre
selvatiche di Alicudi era già stato inserito nel 2007 nel Piano di Gestione
UNESCO tra le linee guida per la tutela e la protezione del sistema biotico
delle isole Eolie.
Saverio Merlino
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