Riceviamo dalla nostra lettrice Alessia Ziino e pubblichiamo.IL POSSIBILE GENOCIDIO DEI BAHÁ’Í IN IRAN(sintesi dal documento pubblicato dal sito di Sentinel Project)N.B.
Questo articolo che, potrebbe sembrare non avere alcun collegamernto con l'area coperta da questo giornale on line, viene pubblicato in quanto di rilevante interesse per una parte (seppure piccola) della comunità liparese: quella Baha'iSentinel Project, un movimento internazionale fondato allo scopo di denunciare e combattere i crimini contro l’umanità, ha di recente messo in guardia contro la possibilità che i bahá’í in Iran siano in un prossimo futuro oggetto di genocidio. Uno dei suoi più autorevoli membri, Christopher Tuckwood, ha di recente compiuto una ricerca sui segnali che giungono da quel Paese in tale direzione.
È noto che sin dalla metà del XIX secolo, periodo di inizio questo nuovo credo religioso, i membri della comunità bahá’í iraniana hanno subito periodiche e violente persecuzioni, ma è dal 1979 che i loro diritti umani sono stati sistematicamente violati.
Anche se non è facile determinare se il regime in Iran stia realmente programmando il genocidio della minoranza bahá’í (circa 300.000 persone), tuttavia esistono indizi, fatti e documenti per sottolineare la necessità di prevenire che ciò accada. Alcuni documenti di Stato pubblicati nel 1993 mettono in evidenza che il governo iraniano vuole bloccare il progresso e lo sviluppo della comunità bahá’í.
Ai giovani bahá’í deve essere impedito di frequentare l’Università, mentre tutte le attività religiose della comunità devono essere messe al bando. Durante la presidenza di Hashemi Rafsanjani un documento tenuto segreto prevedeva «la distruzione delle loro [dei bahá’í] radici culturali all’estero». Sulla fine del 2005 un ordine diramato dall’esercito iraniano alla polizia, ai servizi segreti e alle Guardie rivoluzionarie intimava l’identificazione di tutti i bahá’í. Inoltre, enormi pressioni sono esercitate perché essi rinneghino la loro fede e si convertano all’Islam.
Lo studio compiuto da Tuckwood mette in luce le evidenti somiglianze tra tali persecuzioni e i tristemente famosi genocidi della storia.
1. I membri della Fede bahá’í non sono classificati come una minoranza religiosa e quindi non hanno diritti né ricevono alcuna protezione dallo Stato.
2. La maggioranza della popolazione iraniana non ha esperienza personale di chi siano veramente i bahá’í ed è di conseguenza totalmente influenzata dalla propaganda del regime.
3. Questa medesima propaganda sta ottenendo un certo impatto per distorcere la realtà religiosa dei bahá’í: essi vengono dipinti come eretici, in quanto credono nella venuta di un Profeta dopo Muhammad. Inoltre, essi vengono accusati di lavorare per potenze straniere come gli Stati Uniti e Israele. Vengono inoltre ingiuriati con termini come «prostitute», «incestuosi», «luridi». Afferma a ragione Tuckwood che è facile arrivare a perpetrare omicidi nei riguardi dei membri di una comunità dopo che essi siano stati così pesantemente «disumanizzati».
4. Lo Stato iraniano dispone di strumenti che rendono possibile un genocidio: l’esercito convenzionale, le Guardie rivoluzionarie, la polizia, la milizia Basij e gli Ansare Hezbollah sono in grado di mettere in atto azioni violente contro i bahá’í.
Anzi, ciò sta già avvenendo: case ed edifici di proprietà dei bahá’í vengono incendiati, i loro cimiteri distrutti e singoli individui arbitrariamente arrestati.
5. Lo scopo del governo iraniano è di isolare i bahá’í dal resto della società. Ogni cittadino iraniano che si azzardi a chiedere un eguale trattamento per i musulmani e i bahá’í viene automaticamente accusato di collaborare con le potenze straniere!
Lo studio del Sentinel Project prosegue affermando che la situazione della sicurezza dei bahá’í può deteriorarsi per le seguenti circostanze:
• Un peggioramento della situazione economica nel Paese potrebbe condurre i disoccupati a farsi reclutare nella milizia Basij e a sviluppare un’ostilità ancor maggiore verso i bahá’í.
• Se le forze conservatrici radicali acquisteranno ancor maggior potere, saranno tentate di usarlo per sopprimere le minoranze religiose, in modo particolare quella dei bahá’í.
• I governanti, visto il fallimento dei loro tentativi di «convertire» i bahá’í all’Islam, potrebbero cercare una soluzione finale nell’eliminazione fisica della comunità bahá’í.
• Se le pressioni dall’esterno dovessero intensificarsi, il regime potrebbe approfittare per eliminare quelli che considera i suoi nemici interni. Una possibilità del genere potrebbe facilmente verificarsi se, per esempio, gli Stati Uniti progettassero un attacco militare all’Iran. In effetti, i bahá’í sono, a torto, considerati la quinta colonna degli USA.
• Una situazione interna instabile e movimenti di protesta, sia da parte di oppositori del regime sia da parte di minoranze etniche, potrebbero aumentare i pericoli di più violente persecuzioni contro i bahá’í.
La ricerca di Tuckwood si conclude affermando che «anche se non vi sono immediati propositi da parte del regime di distruggere la Fede bahá’í, tuttavia l’intenzione è chiara e potrebbero essere presi ulteriori passi in questa direzione. La comunità bahá’í iraniana è povera, senza leaders e senza protezione legale. Come conseguenza, il regime iraniano ha già approntato strumenti e mezzi per realizzare un atto di genocidio a danno della comunità bahá’í in Iran, se venisse dato l’ordine politico».