Un contributo alla manifestazione del Rotary e del Comune di Lipari
Ieri venerdì nella Chiesa di Sant’Antonio, il Rotary Club ed il Comune di Lipari hanno promosso una bella manifestazione in ricordo del professore Giuseppe Iacolino. Organizzatrici dell’evento sono state l’Assessore Tiziana De Luca e la professoressa Lina Paola Costa ed è a loro, credo, che vada il merito della scelta degli interventi tutti apprezzati per la loro originalità e capacità di cogliere aspetti della vita, della cultura, della professionalità e della personalità del professore. Di particolare interesse il filmato opera del web master Pagliaro e della guida sapiente di Lina Paola Costa incentrato su una intervista di diversi anni fa in cui Iacolino spiega alcuni aspetti della nostra cattedrale a cominciare dallo scranno dell’Amministrazione comunale che risale al XIV secolo.
Forse fra i tanti aspetti messi in luce è stato un po’ trascurato il grande contributo che Iacolino ha fornito per fare chiarezza su alcuni nodi importanti della nostra storia locale: un contributo che può essere paragonato solo a quello di un altro grande protagonista della nostra cultura, Luigi Bernabò Brea. Ma mentre il contributo più significativo di questi riguarda la nostra antichità dalla preistoria al mondo classico, fondata sulla ricerca soprattutto archeologica, quella di Iacolino riguarda la Lipari storica suffragata dalle carte degli archivi ed in particolare dell’Archivio vescovile di Lipari dove si conservano i documenti più importanti dopo la “ruina” del Barbarosssa.
A proposito del contributo di Iacolino basti ricordare, per grandi linee, alcuni momenti nevralgici della nostra storia locale..
La sua ricerca sulle origini del Cristianesimo a Lipari ed in particolare sulla storicità della figura del primo Vescovo di Lipari Sant’Agatone , ritenuto leggendario dai più e perfino da Bernabò Brea.
La sua tesi sulla cesura operata dalla ruina del 838 ad opera dei saraceni per cui le Eolie chiusero con la cultura greca mentre con i benedettini di Ambrogio ed i Normanni approdarono al latino ed al volgare con la produzione di tutta una serie di toponimi a cominciare da quelli delle località rurali dell’isola di Lipari divisi in “piani” da cui Quattropani, Piano Greca, Pinoconte.
Ma forse il suo contributo più importante riguarda la nascita e la formazione della municipalità nelle Eolie. Fino a qualche anno fa non era possibile sostenere che a Lipari fosse stato attivato, secondo le disposizioni di Federico, un corpo municipale. E’ solo nel 2002 che il prof. Iacolino viene in possesso, nella sua integrità sebbene si tratti di un trascritto, di un documento – un atto notarile – del 22 maggio del 1246 in cui nell'intestazione può leggersi: “Noi Bartolo de Bruno, Amico de Aldimerio, Benedetto de Maracita, giudici di Lipari,....”. Sempre questo documento ci dice che a Lipari c’è anche il baiulo di cui si fa il nome, Andrea Saurano, ed il notaio che però è morto e viene sostituito, nella redazione del verbale, da un notaio messinese. La presenza di questi funzionari non intaccavano il potere del vescovo giacchè venivano da esso nominati come risulta da un documento contenuto nell’Archivio Capitolare di Patti riguardante il vescovo Bartolomeo di Lentini dove è detto espressamente che egli “creò e istituì il baiulo, i giudici, gli avvocati, gli accattapanos, e gli altri ufficiali della città di Patti” e che questi ufficiali prestarono al vescovo giuramento di fedeltà. E se questo avveniva per Patti doveva, ugualmente, avvenire per Lipari. Il documento aggiunge che questa prerogativa di creare ed istituire gli ufficiali di città era stata anche dei predecessori di Bartolomeo.
Probabilmente, ritiene Iacolino, risale ai primi decenni del XIII secolo la creazione dello stemma civico cittadino che riproduce il castello con le tre torrette allora esistenti e l’immagine di S. Bartolomeo sulla porta del Castello.
Più, tardi, presumibilmente nella prima metà del XIV secolo a Lipari compaiono anche i giurati, accostati o subordinati ai giudici. Si trattava di una figura che aveva istituito Federico nel 1222, ancor prima delle Costituzioni di Melfi, con una ordinanza per le città di una certa importanza. Si trattava di scegliere due o più boni homines da affiancare ai giudici per controllare la qualità e i prezzi di generi alimentari in vendita, di indagare sulle frodi monetarie, di verificare la “legalità” dei prodotti farmaceutici e sciroppi. Siccome queste persone giuravano prima di affrontare il loro incarico vennero chiamati giurati. Di fatto i giurati godevano di pari dignità dei giudici infatti alcune lettere redatte da Federico d’Aragona e dai suoi funzionari fra il 1355 e il 1356 sono indirizzate ai giurati ed ai giudici della Città di Lipari.
Nel corso del XIV secolo i compiti dei giurati furono trasferiti ai catapani, chiamati a svolgere pressa a poco la funzione che hanno oggi i vigili urbani, mentre furono i giudici a chiamarsi giurati ed infatti solo ai giurati di Lipari si rivolge una lettera della Curia reale del 6 maggio 1392.
Queste considerazioni avrei voluto fare di persona venerdì sera. Purtroppo però la manifestazione si è prolungata oltre le 19 e alle 19 ho dovuto andar via per impegni personali. Ma ci sarà tempo di riprendere il discorso nel Convegno che già il Centro studi ha preannunciato nell’ambito del Parco letterario eoliano dove a Giuseppe Iacolino verrà dedicata una intera sezione.
Michele Giacomantonio
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