Messina, 17 febbraio 2021. E’, certamente, il calo occupazionale il primo effetto generato dalla pandemia da Covid 19 nel 2020: - 3.645 posti di lavoro in meno rispetto al 2019.
Pur se la
consistenza dell’imprenditoria messinese tra aperture e chiusure di imprese fa
registrare un saldo positivo di 605 unità (nello stesso periodo del 2019, il
saldo era +616), su uno stock complessivo di imprese pari a 62.808, la lettura del
dato va, però, analizzata tenendo conto anche della contrazione del numero di
addetti rispetto all’anno precedente (nel 2019, erano 134.360).
La variazione di
iscrizioni rispetto al 2020 ha registrato un decremento percentuale pari a
-18,6%, peggiore se paragonata alla tendenza nazionale (-17,2%). Se si guarda
al settore produttivo, dove è più ampia l’iscrizione di nuove società, risalta
in termini assoluti il settore del Commercio (+332), seguito da quello delle
Costruzioni (+295) e dall’Agricoltura (+161), anche se in termini percentuali
il Commercio segna, in confronto al 2019, una decrescita pari a – 0,3%,
l’Agricoltura rimane invariata (0%), mentre le Costruzioni fanno registrare un
leggero incremento: +0,1%. In leggera crescita percentuale rispetto al 2019
sono le iscrizioni nei settori Alloggio/Ristorazione (+0,2%), Attività
Immobiliari (+0,1%), Attività professionali, scientifiche e tecniche (+0,1%) e
di Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto a esse (+0,1%).
«Il
saldo tra le imprese iscritte e quelle cessate è sostanzialmente uguale –
afferma il presidente della Camera di commercio, Ivo Blandina – nessuna
flessione registrata è significativa. Ma questa non è, certamente, la
fotografia di quel che sta accadendo perché le cessazioni hanno tempi molto più
lunghi rispetto alle iscrizioni. Il dato che, invece, fa riflettere è che,
sicuramente, il primo effetto concreto della pandemia è il calo verticale che
si rileva sul piano occupazionale per quel che concerne i lavoratori a tempo
determinato e quelli stagionali. E questo in un sistema in cui ancora i posti
di lavoro sono garantiti, vista l’impossibilità di effettuare licenziamenti.
Quando queste misure saranno rimosse, purtroppo, vedremo crescere esponenzialmente
il numero di lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro. Per vedere
gli effetti veri e preoccupanti dovuti alla pandemia, dobbiamo aspettare. Una
proiezione va fatta analizzando l’intero contesto, facendo un’analisi sull’andamento
nazionale, regionale e locale. Per questo, seguiamo attentamente le rilevazioni
di centri studi accreditati, in modo da poter elaborare una strategia di
recupero della produttività e di salvaguardia dei posti di lavoro nel nostro
territorio. Una strategia che dev’essere condivisa da tutti gli attori
istituzionali».
Le cessazioni non d’ufficio
diminuiscono a livello provinciale in maniera più marcata rispetto al dato
nazionale (-22,0% contro il -16%). Una migliore reattività del tessuto
imprenditoriale di Messina rispetto alla media nazionale si evidenzia,
soprattutto, nel comparto Trasporti e Spedizioni, dove si ha un decremento
delle cessazioni pari al 46,9%, che si traduce in 26 attività cessate rispetto
alle 50 del 2019. Un ulteriore settore con marcata diminuzione di cessazioni è
quello delle Costruzioni (-34,1% cessate 2020: 234, cessate 2019: 357).
«Ma bisogna tener
presente che, normalmente, le cancellazioni di attività dal Registro delle
imprese si palesano nei primi tre mesi dell’anno - precisa il segretario
generale della Camera di commercio, Paola Sabella - ed è in questo periodo che
si attendono le maggiori ripercussioni della crisi dovuta alla pandemia. Per
poter stabilire concretamente l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla
crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale messinese, è necessario aspettare.
Probabilmente, qualche dato in più lo avremo con le risultanze del primo
trimestre dell’anno in corso, ma ci vorrà almeno un anno per registrare i danni
subiti».
Rispetto al dato
dell’anno precedente, nella provincia messinese crescono le imprese femminili
dello 0,55% con un saldo positivo (+107), anche se il dato delle iscrizioni
registra 186 unità in meno rispetto al 2019. Decrescono, al contempo, anche le
imprese cessate (647), con una differenza pari a 118 unità rispetto all’anno
precedente. Le nuove iscrizioni si dirigono nel settore del commercio (97 nuove
imprese), dato che costituisce circa il 13% delle nuove iscrizioni; segue il
comparto agricolo con 42 nuove iscrizioni e le “altre attività di servizi”
(32).
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.