Ogni anno in Italia il 6.9% dei bambini nascono prima del termine. Dal 2008 il 17 novembre è la giornata dedicata ai prematuri e alla sensibilizzazione su questa condizione che rappresenta una vera patologia e una sfida per i neonatologi. E quest’anno il tema sono gli abbracci
Fiocco rosa o azzurro, papà raggiante che accoglie nonni adoranti già in gara per le somiglianze tra uno sproposito di fiori. Ecco, la nascita non è per tutti questa cosa qua. Non lo è per circa 35.000 bambini ogni anno, il 6,9% del totale di chi viene alla luce sul nostro territorio nazionale, e nemmeno per i 15 milioni nel mondo, 1 su 10, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità. Non lo è insomma per chi viene al mondo prima della 37ª settimana di gestazione, a volte molto prima, anche dopo solo sei mesi di gravidanza.
Ebbene, dal 2008 per l'impegno della European Foundation for the Care of Newborn il 17 novembre è la giornata dedicata a loro, ai bambini prematuri, a quei piccoli piccoli che non sono ancora pronti a adattarsi da soli alla vita fuori dal corpo delle madri e che hanno bisogno di assistenza nei reparti di Terapia intensiva neonatale prima entrare nel mondo.
Fiocco rosa o azzurro, papà raggiante che accoglie nonni adoranti già in gara per le somiglianze tra uno sproposito di fiori. Ecco, la nascita non è per tutti questa cosa qua. Non lo è per circa 35.000 bambini ogni anno, il 6,9% del totale di chi viene alla luce sul nostro territorio nazionale, e nemmeno per i 15 milioni nel mondo, 1 su 10, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità. Non lo è insomma per chi viene al mondo prima della 37ª settimana di gestazione, a volte molto prima, anche dopo solo sei mesi di gravidanza.
Ebbene, dal 2008 per l'impegno della European Foundation for the Care of Newborn il 17 novembre è la giornata dedicata a loro, ai bambini prematuri, a quei piccoli piccoli che non sono ancora pronti a adattarsi da soli alla vita fuori dal corpo delle madri e che hanno bisogno di assistenza nei reparti di Terapia intensiva neonatale prima entrare nel mondo.
Perché la prematurità è una vera patologia: significa immaturità di organi, dai polmoni al cervello, dall'intestino al cuore, ed è tanto più grave quanto più il parto è anticipato: si chiamano late preterm (prematuri tardivi) i bambini che nascono tra le 35 e 36 settimane ed early preterm (prematuri gravi), i neonati che nascono prima delle 28 settimane. E quanto più si nasce prima, tanto più le storie di questi piccolissimi e dei loro genitori sono in salita.
Il valore di un abbraccio
"Il venire alla vita di un neonato pretermine odora di ingiustizia, contraria com'è al naturale destino dei bambini, fatto di abbracci, carezze e calore materno e paterno. Macchinari anziché corpi, aghi anziché pelle: un destino che lascia i genitori impotenti ma in cui la cura agisce, lavora, costruisce e lotta per un futuro diverso. Sereno" commenta Alastra. Ecco, proprio a proposito di abbracci e di pelle, il tema del World Prematurity Day 2022 è L'abbraccio di un genitore: una terapia potente.
"Per garantire la sopravvivenza e una buona qualità di vita ai bambini prematuri, occorrono ospedali attrezzati, personale specializzato e attento alle esigenze del neonato e di tutta la famiglia. I genitori devono poter stare con il loro bambino 24 ore su 24, per il loro benessere fisico e psicologico, per nutrire il legame familiare che sta nascendo e per alleviare, anche con il calore di un abbraccio, il peso di un evento inaspettato, come quello della prematurità", afferma Luigi Orfeo, presidente Sin, la Società italiana di neonatologia che insieme a Vivere Onlus Coordinamento nazionale delle associazioni per la neonatologia, ribadisce l'importanza di sensibilizzare i decisori istituzionali sulla prematurità "spesso sottovalutata", dicono i neonatologi.
"Inoltre - aggiunge Orfeo - è necessario favorire il contatto pelle a pelle anche per facilitare l'avvio dell'allattamento materno, e coinvolgere la famiglia in ogni fase del ricovero, fino alle dimissioni e anche oltre. Ma per fare questo c'è bisogno di un sistema strutturato e di un lavoro in sinergia, tra personale sanitario, istituzioni e famiglie".
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