Gent.mo Direttore,
in relazione alla segnalazione da Lei ricevuta e pubblicata in merito alla presenza di “Schiuma” e gamberetti morti nel laghetto di Lingua, si comunica che della questione è stata interessata per le vie brevi l’Ente Gestore della R.N.O. “Monte Fossa delle Felci e dei Porri”, nel cui perimetro ricade il la zona del laghetto di Lingua.
Il capo Servizio della Riserva, Soprintendente Benenati, in seguito ad un attento e preciso controllo dello stato dei luoghi, ci ha spiegato che tali fenomeni non derivano da inquinamento antropico, bensì sono il risultato di fenomeni naturali, che sono costantemente seguiti ed attenzionati dall’Ente Gestore. A partire dal periodo primaverile e in modo ciclico, infatti, con l'aumento delle temperature, nel laghetto di Lingua come in tante altre lagune costiere, si formano orli di "schiuma” provocata da una proliferazione di alghe favorita dal surriscaldamento delle acque unitamente alla scarsità di ossigeno tipica dei fondali poco profondi. Il fenomeno stagionale è legato alla rapida riproduzione di fitoplancton, microrganismi in grado di trasformare l'energia solare in biomassa attraverso la fotosintesi. Molto più banalmente, la consistenza spumosa osservata nei giorni scorsi sulla superficie dell'acqua è dovuta alla decomposizione delle alghe presenti nel laghetto.
Per quanto riguarda la morea di gamberetti segnalata ancorchè non riscontrata dal sopralluogo effettuato, questa è una conseguenza del tutto naturale dovuta ad un processo meglio noto come “Eutrofizzazione”: a seguito della decomposizione delle alghe , vi è una conseguente forte diminuzione di ossigeno a causa dei processi di putrefazione e fermentazione che liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l'ambiente inospitale anche per altre forme di vita. Al posto dei microrganismi aerobici (che hanno bisogno di ossigeno) subentrano quelli anaerobici (che non hanno bisogno di ossigeno) che sviluppano sostanze tossiche e maleodoranti.
Questi ultimi fenomeni sono mitigati dalla presenza di cannucce di palude presenti in alcuni tratti della sponda, le quali dotate di lunghi rizomi stoloniferi che crescono immersi nella melma, agiscono da elemento di riequilibrio laddove la scarsità di ossigeno limita fortemente l’assorbimento degli ioni e si accumulano le sostanze tossiche prodotte dai batteri decompositori: l’ossigeno captato dalle parti aeree della pianta si diffonde all’interno dei grandi spazi intercellulari trasferendosi fino ai rizomi e alle radici e, da queste, rilascia quantità di ossigeno che possono arrivare fino a 45 g/m2 al giorno; in tal modo, le cannucce di palude contribuiscono notevolmente ad accelerare i processi di nitrificazione e di degradazione aerobica delle sostanze organiche presenti anche nel laghetto di Lingua.
Riteniamo di poter concludere che i fenomeni segnalati sono del tutto di origine naturale e fanno parte di quei delicati processi che caratterizzano l’intera area del laghetto e del Faro di Lingua.
Domenico Arabia (sindaco di Santa Marina Salina)
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