Addio Vulcanello
Da qualche giorno, anche l’ultimo
sentiero che permetteva di accedere a Vulcanello è stato chiuso. Non per il
rischio vulcanico, non per le emissioni di gas che non ci sono, ma
semplicemente perché – per arrivarci – si era costretti a passare da un
condominio privato. E i condomini hanno evidentemente ritenuto fastidioso
l’andirivieni di escursionisti che – privati della possibilità di visitare il
cratere della Fossa – salivano in cerca di uno scampolo di bellezza in cima
alla penisoletta che sorge a Nord di Vulcano. Del resto, a casa propria ognuno
è padrone di fare ciò che vuole.
L’altro, quello riaperto nell’aprile
2022 con un’iniziativa di volontariato coordinata da Nesos e da Federalberghi,
era stato chiuso pochi mesi dopo dalla proprietaria del fondo, che ha pensato
bene di sbarrare la strada con una recinzione, paventando denunce per
violazione di proprietà privata.
E quindi adesso che si fa?
La desolante constatazione è che,
sebbene si faccia un gran parlare di “destagionalizzazione” e di
“valorizzazione della sentieristica”, negli ultimi anni continuiamo ad
assistere alla cancellazione di percorsi possibili, un po’ per le ordinanze, un
po’ per l’incuria e il perdurante abbandono. E questo non è certamente un
segnale incoraggiante per i tour operator, per le agenzie e per i turisti che
si organizzano in autonomia, e che scelgono di visitare le isole fuori stagione
con la prospettiva di cose che poi, giunti sul posto, scopriranno di non potere
fare.
Il cratere della Fossa – ammesso che
venga riaperto – non risolverà il problema, perché comunque il suo omologo in
miniatura rappresentava non soltanto un ripiego temporaneo, ma un’ulteriore
opportunità per i numerosi escursionisti che visitano l’isola di Vulcano.
L’aspetto più grave della vicenda, a
mio avviso, consiste però nella deprivazione di un diritto e nell’atteggiamento
passivo che la accompagna. Cercherò di spiegarmi in breve.
Vulcanello è un luogo dove in passato si
estraeva lo zolfo, e in tempi più recenti si continuava ad accedere per
diletto. È dunque abbastanza evidente che esistessero dei sentieri, per farlo,
e che più di un secolo di frequentazione possa essere considerato un lasso di
tempo sufficiente per stabilire una servitù di passaggio.
Eppure questi sentieri sono svaniti nel nulla,
eccetto gli unici due praticabili finché i proprietari dei fondi non hanno
innalzato le idee.
Se è vero che i due in questione sono privati,
in tutto o in parte, allora ce ne saranno stati altri. Dove sono finiti? Il
piccolo cratere è circondato da una giungla di recinzioni e proprietà private:
come hanno fatto a impadronirsi di passaggi pubblici, come lo sono le tante
strade comunali, vicinali o poderali che attraversano terreni privati ma
vengono regolarmente percorse da chiunque voglia farlo? Perché a Vulcano questo
criterio non deve valere?
Gli uffici tecnici del Comune di Lipari sarebbero il soggetto titolato ad effettuare una ricostruzione attendibile – sulla base delle vecchie mappe catastali – del tracciato delle antiche strade di accesso a Vulcanello, ed eventualmente a indicare dove andrebbe ripristinata la servitù di passaggio. Ma ci vuole il cosiddetto indirizzo “politico”, ovvero qualche amministratore che si prenda a cuore il problema e lo trasformi in una questione di principio. Di fatto lo è, mi sembra abbastanza evidente.
Vorrei tacere un’ultima considerazione, ma proprio non ci riesco. L’“emergenza Vulcano” dura ormai da un anno e mezzo. Tirando le somme, l’escursionismo è stata una delle vittime sacrificali, probabilmente la principale, perché persino una spiaggia a rischio di eruzione freatica è stata parzialmente riaperta, mentre il cratere è rimasto un tabù. Come è giusto che sia, l’emergenza ha previsto interventi risarcitori per le attività dell’isola che ne hanno sofferto evidenti conseguenze economiche. Ora, per riaprire un accesso a Vulcanello e offrire un’alternativa ai visitatori, probabilmente sarebbe stato necessario spendere… un migliaio di euro. A fronte delle somme di cui ho letto sulla stampa locale, onestamente, non mi pare una cifra molto impegnativa, e nemmeno una spesa che avrebbe sottratto risorse ai tanti e più gravi problemi da gestire.
Potremo sperare di tornare a
camminare su Vulcanello? Qualcuno deciderà di ripristinare il diritto di
percorrere una strada che, un tempo, era pubblica? L’alternativa è ripristinare
usanze medioevali, anche se care al cinema italiano.
“Dove vai?”
“A Vulcanello”
“Un fiorino!”.
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