Vi proponiamo la scheda-ricordo tracciata dal dott. Michele Giacomantonio
Renato De Pasquale
Fra i personaggi eoliani che operarono nelle isole nella seconda metà del secolo scorso – era nato a Lipari il 24 gennaio del 1920 - Renato de Pasquale è sicuramente uno dei più attivi, attenti ed obiettivi ma anche uomo mite e modesto sempre rispettoso degli altri. Uno di quegli eoliani di cui forse si è perso lo stampo che sapevano unire dignità e moderazione ad un senso forte della giustizia e del dovere sociale. Insegnate, operatore turistico, amministratore comunale, testimone del suo tempo attraverso articoli e pubblicazioni come “Il mio tempo. Ricordi e immagini” del 1990, “Momenti: riflessioni e ricordi” del 1993, “Eolie racconto per immagini” del 1995. Sono queste alcune delle qualifiche più significative della sua multiforme attività.
Il suo tempo è quello forse più cruciale delle isole che escono dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale ma soprattutto abbandonano un modello di sviluppo dove la cifra dominante è la povertà e la sobrietà con migliaia di persone che emigrano, per la gran parte, in America ed Australia sperando in un futuro migliore. Ora le isole, proprio nel secondo dopoguerra, si avventurano per la strada nuova del turismo che dovrebbe ripagare dalla crisi dell’agricoltura, da una pesca ancora troppo artigianale e da una industria della pomice altalenante perché sensibile alle vicissitudini esterne ed internazionali. Ed è il tempo delle grandi scelte, della ripresa della democrazia sia nelle vita civile che in quella amministrativa e politica, della maturazione di un nuovo protagonismo sociale e produttivo, della creazione di una nuova economia in cui fondamentali sono i servizi pubblici (trasporti marittimi e portualità, rifornimento idrico, strade rotabili,…). E nelle vicende che si dipanano e si intrecciano con queste scelte Renato fu sempre presente. Anzi vi si trovò dentro quasi naturalmente partecipando alla vita sociale eoliana come aveva fatto fin da bambino.
Gli anni della fanciullezza e della gioventù
La sua infanzia, infatti, trascorre serena e tranquilla in una rispettabile famiglia borghese - il padre impiegato comunale, la madre casalinga, una sorella maggiore - e dopo la scuola elementare – che allora era nel vicolo di Sant’Antonio -, i giochi con i ragazzi del vicinato fra Marina corta, che era ancora una grande spiaggia, e “u Vadduni” (via Roma) dove abitava, giocando ai lignedda, a strummula, cu’ circulu quindi le sfilate vestito da “balilla”. Intanto si consumava l’avventura del fascismo, a Lipari si concludeva la stagione del confino con la fuga di Rosselli,Nitti e Lussu fra polemiche sussurrate e veleni nascosti, giungeva il vescovo Bernardino Re che lo colpì “con la sua nobile figura, il suo aspetto paterno e austero a un tempo”. Quindi gli studi a Messina – un privilegio di pochi giovani liparesi - ospite di uno zio ed a Messina si diploma ragioniere nel 1938. Nel 1939 comincia lavorare in banca sempre a Messina, e nel 1940 si iscrive all’Università in Economia e Commercio che allora era a Catania. Ma non può frequentare l’università come vorrebbe perché vivere a Catania sarebbe stato troppo dispendioso e poi si è ormai in pieno periodo di guerra. Renato fortunatamente riesce ad evitarla la guerra perché viene chiamato alla visita militare nel 1943 e prima di raggiungere il Reggimento di Fanteria a Trapani dove era destinato, deve fare un passaggio per l’ospedale militare di Palermo che gli procura una provvidenziale licenza di convalescenza e quindi il rientro a Lipari con mezzi di fortuna. E’ quello il tempo dell’affondamento del Santamarina – il vanto della compagnia Eolia di Navigazione - , dell’assenza di collegamenti regolari con la terraferma e, trascorsi pochi mesi, dello sbarco degli Inglesi e del governatorato del colonnello Jeo.
Proprio in quel periodo si ha un primo risveglio della società civile con la nascita di associazioni studentesche, la creazione di filodrammatiche, manifestazioni culturali, ricreative e benefiche. Fra i giovani di Lipari sorge la “5 esse” – acronimo di “siamo studenti sempre senza soldi” – ed a Canneto la “Giovane Eolia”. Renato sarà il primo presidente della “5esse” eletto democraticamente dagli iscritti e promuoverà la pubblicazione di un giornaletto “Lipari nova” che “esce…quando può”. E’ anche un tempo di spensieratezza con romantiche serenate nelle notti di luna accompagnati dal violino di Bartoluzzo Ruggero e dalla voce di Franco Paino. E’ però anche il tempo di pensare seriamente a cosa fare nella vita. Molti giovani lasciano le isole per trovarsi un lavoro mentre Renato si impegna negli studi e in poco tempo si laurea.
Le Eolie dell’emigrazione e del turismo
Una volta laureato comincia a pensare al lavoro. E’ quello il tempo della seconda ondata di emigrazione verso le Americhe e l’Australia e sono moltissimi gli eoliani che decidono di partire vendendo le poche cose o facendosi prestare i soldi per il viaggio. Renato chiede la rappresentanza per le isole Eolie della “Flotta Lauro” che gestiva una linea regolare per l’Australia e apre un ufficio in via Vittorio Emanuele. Gli affari vanno bene e così dopo qualche tempo può comprare una Vespa che sarà il primo ciclomotore a percorrere le strade di Lipari nel dopoguerra.
Quelli sono anche gli anni del nuovo sviluppo che ipotecheranno il futuro delle Eolie. Si parte con i viaggi dell’associazione francese “Connessaice du monde” che reclamizza le Eolie, ed in particolare Vulcano e Stromboli, come un mondo ricco di bellezze naturali e paesaggistiche ancora allo stato selvaggio. Poi vengono i film Stromboli e Vulcano, poi una legge regionale che prevedeva finanziamenti a fondo perduto per la costruzione e l’ammodernamento di alberghi, pensioni e villaggi turistici.
Osserva Renato che “erano già evidenti i segni di un progresso civile ed economico che si sarebbe consolidato e rafforzato col passare degli anni. Resta solo il rammarico di certi investimenti speculativi che hanno provocato ingenti guasti al territorio, per come oggi è facilmente constatabile, specie a Vulcano”.
Uno sviluppo che affranca gli eoliani dalla povertà – che spesso era miseria – ma al tempo incide profondamente non solo sul territorio ma anche sull’etica sociale della popolazione – dando vita ad una società sradicata dai suoi valori e dalle sue tradizioni. Questo sviluppo porta , nel bene e nel male, un nome, quello del Sindaco Checchino Vitale che ha amministrato il Comune ininterrottamente dal 1952 al 1975.
La partecipazione alla vita amministrativa
Ed a Checchino Vitale, Renato - che fu prima suo avversario politico e poi suo collaboratore fino ad assumere la carica di vice sindaco – dedica pagine dure ma anche attente a non dimenticare gli apporti positivi.
Possiamo dire che dal 1952 al 1975 fra Checchino e Renato si sviluppa una sorta di confronto dialettico-cooperativo che accompagnerà la svolta delle Eolie verso la propria modernità.
Questo confronto prende il via con le amministrative del 1952 quando si fronteggiano due liste : la “Bilancia” e il”Vascelluzzo”. Renato era nella “Bilancia” di cui facevano parte diversi giovani della “5 esse”, Vitale capeggiava il “Vascelluzzo”. Vinse quest’ultima lista per una manciata di voti. Comincia così l’era Vitale mentre Renato, un po’ deluso da quella prima esperienza, torna a dedicarsi al proprio lavoro. Non disconosce però i meriti dell’amministrazione: opere pubbliche, nuove strade, elettrificazione delle frazioni e poi delle altre isole, turismo e benessere diffuso… ma non può non sottolineare come tutto questo avvenga senza una vera programmazione senza un progetto di sviluppo verso cui indirizzarsi.” Capire del perché – scrive in “Momenti: riflessioni e ricorsi” – non si seppero o non si vollero portare avanti gli strumenti urbanistici, più volte elaborati, non è cosa facile, e preferisco non azzardare valutazioni personali o qualsiasi ipotesi. Certamente, oggi (1993, nda) paghiamo le conseguenze di un tale errore, anche perché gli amministratori che si sono succeduti, sempre provvisori e precari nei brevi intervalli fra una crisi e l’altra, non sono riusciti, nonostante i tanti anni trascorsi, a colmare una così grave lacuna”.
Dopo l’esperienza del 1952, nel 1956 si riaccosta alla politica amministrativa e viene eletto consigliere comunale in una lista di concentrazione democratica ma deve sperimentare l’ostracismo degli anziani nei confronti dei giovani dei quali non si gradivano le idee innovatrici. Un rapporto non facile soprattutto con Vitale perché Renato mal digeriva la tendenza autoritaria ed accentratrice di questi. Gli riconosce che nei rapporti personali “era sicuramente corretto e neppure ai suoi avversari dava a dimostrare risentimento o rancore. Almeno all’apparenza. Difficilmente perdeva la calma. Per far valere sempre e comunque le sue scelte, di fronte a posizioni avverse egli preferiva incassare e attendere. Nell’esercizio della sua funzione di Sindaco era certamente un protagonista indiscusso, ma anche un grande accentratore. Durante le sedute del Consiglio Comunale egli si poneva come il solo interlocutore dei Consiglieri presenti, raramente consentendo agli Assessori di fornire dirette risposte su problemi di loro pertinenza”.
Comunque Renato ricorda che in occasione dell’insediamento di una nuova Giunta si riuscì a fare valere una impostazione nuova della funzione di ciascuno e del rapporto Assessori- Consiglieri. “Infatti, alla prima seduta del Consiglio ogni componente della Giunta illustrò in aula il programma del proprio assessorato. Fu quella una novità ( e tante altre nel prosieguo riuscimmo a portare avanti) che egli ebbe a subire con una malcelata irritazione”. Come assessore al turismo, nel 1965, Renato cercò di realizzare a Lipari una pista di atterraggio al Castellaro ma il progetto non trovò i finanziamenti occorrenti e egli dovette contentarsi della nomina a Cavaliere della Repubblica che il Sottosegretario ai Trasporti, esponente di spicco del collegio, gli fece avere per “compensarlo”, a suo modo, della pista negata.
Fra vita privata e impegno civile
Intanto il 21 dicembre 1955 si era sposato con Giovanna Saltalamacchia e nel 1957 erano nate le gemelle Francesca e Nilda e nel 1961 Donatella.
Nel 1956 aveva cominciato la sua esperienza di insegnante di francese all’Istituto Tecnico di Lipari che andava a integrare quella di operatore turistico dove alla rappresentanza della Flotta Lauro si aggiungeranno, nel tempo, altre funzioni tipiche di una agenzia di viaggio che chiamerà “Eoltravel”; nel 1961 il Vescovo Bernardino Re lo aveva invitato a presiedere l’Azione Cattolica diocesana. E come in tutte le cose che faceva, Renato vi si dedicava con entusiasmo e passione. L’esperienza scolastica è l’occasione per interrogarsi sui giovani per cercare di ritrovare in loro gli ideali e le speranze della sua gioventù e per porsi il problema del loro futuro ed in particolare delle prospettive di lavoro. Ed anche l’impegno nell’Azione cattolica è assunto col proposito di svolgere un servizio utile ai giovani e quindi alla comunità.
Dal 26 al 28 maggio del 1971 partecipa alla rivolta di Filicudi contro il provvedimento di confinare nell’isola i presunti mafiosi. Ne scrive sul “Notiziario delle Isole Eolie” lasciandoci una cronaca di quelle giornate di composta passione civile che lascia trasparire lo stupore e l’indignazione di fronte alla miopia di un potere politico che credeva di piegare l’orgoglio e la dignità popolare con uno sbarco di alcune centinaia di militari in assetto di guerra dotati di mezzi d’assalto, camions, idranti in un’isola che allora era priva di strade ed aveva a malapena un approdo. Particolarmente vibrante è la narrazione dell’esodo di tutti i filicudari per Lipari abbandonando l’isola deserta all’esercito ed ai presunti mafiosi. Una vera e propria beffa a cui il governo non può che rispondere rimangiandosi il provvedimento e decretando il successo della protesta eoliana.
Così, ancora, sarà testimone e protagonista del convegno del dicembre 1974 su “Tutela e sviluppo socioeconomico delle Eolie” dove il sindaco Vitale, di fronte agli attacchi impietosi di “Italia nostra”, cerca di difendere il proprio operato mostrando però che era ormai giunto al capolinea della sua lunga sindacatura.
Infine, nel settembre del 1982, Renato partecipò all’occupazione della Piero della Francesca – un’altra pagina della storia eoliana recente, conclusasi con un successo popolare – per protestare contro la decisione del Ministero di togliere questa nave dalla linea invernale con Napoli e trasferirla alle isole Pelagie.
Nell’attesa di una inversione di tendenza
Ma buona parte degli anni 70, dopo l’era Vitale, e gli anni 80 sono un periodo di grande instabilità amministrativa che aumentano il distacco della gente dalla politica. “Come è possibile – si chiede in un editoriale del luglio 1992 su “Questeolie” il mensile ha cui collaborò con alcuni articoli - che rappresentanti del popolo, singolarmente capaci ed intelligenti, si lascino trascinare in sterili e mortificanti logiche di gruppi e di correnti, che la gente non può naturalmente comprendere e tanto meno condividere?... Come eoliano, legato alla nostra terra ed alle gloriose tradizioni del nostro passato, non posso che augurarmi una responsabile presa di coscienza, per una inversione di tendenza che possa sconfiggere la sfiducia della gente e riaccendere una piccola luce di speranza”.
Renato De Pasquale morì il 31 gennaio del 2003 all’età di 83 anni. Il tributo che la gente gli dedicò partecipando numerosa alle sue esequie e manifestando un commosso cordoglio voleva salutare in lui l’uomo fattivo e pacifico che aveva saputo partecipare alla vita civile, amministrativa e politica con le armi della ragione e del dialogo.
Michele Giacomantonio
Fra i personaggi eoliani che operarono nelle isole nella seconda metà del secolo scorso – era nato a Lipari il 24 gennaio del 1920 - Renato de Pasquale è sicuramente uno dei più attivi, attenti ed obiettivi ma anche uomo mite e modesto sempre rispettoso degli altri. Uno di quegli eoliani di cui forse si è perso lo stampo che sapevano unire dignità e moderazione ad un senso forte della giustizia e del dovere sociale. Insegnate, operatore turistico, amministratore comunale, testimone del suo tempo attraverso articoli e pubblicazioni come “Il mio tempo. Ricordi e immagini” del 1990, “Momenti: riflessioni e ricordi” del 1993, “Eolie racconto per immagini” del 1995. Sono queste alcune delle qualifiche più significative della sua multiforme attività.
Il suo tempo è quello forse più cruciale delle isole che escono dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale ma soprattutto abbandonano un modello di sviluppo dove la cifra dominante è la povertà e la sobrietà con migliaia di persone che emigrano, per la gran parte, in America ed Australia sperando in un futuro migliore. Ora le isole, proprio nel secondo dopoguerra, si avventurano per la strada nuova del turismo che dovrebbe ripagare dalla crisi dell’agricoltura, da una pesca ancora troppo artigianale e da una industria della pomice altalenante perché sensibile alle vicissitudini esterne ed internazionali. Ed è il tempo delle grandi scelte, della ripresa della democrazia sia nelle vita civile che in quella amministrativa e politica, della maturazione di un nuovo protagonismo sociale e produttivo, della creazione di una nuova economia in cui fondamentali sono i servizi pubblici (trasporti marittimi e portualità, rifornimento idrico, strade rotabili,…). E nelle vicende che si dipanano e si intrecciano con queste scelte Renato fu sempre presente. Anzi vi si trovò dentro quasi naturalmente partecipando alla vita sociale eoliana come aveva fatto fin da bambino.
Gli anni della fanciullezza e della gioventù
La sua infanzia, infatti, trascorre serena e tranquilla in una rispettabile famiglia borghese - il padre impiegato comunale, la madre casalinga, una sorella maggiore - e dopo la scuola elementare – che allora era nel vicolo di Sant’Antonio -, i giochi con i ragazzi del vicinato fra Marina corta, che era ancora una grande spiaggia, e “u Vadduni” (via Roma) dove abitava, giocando ai lignedda, a strummula, cu’ circulu quindi le sfilate vestito da “balilla”. Intanto si consumava l’avventura del fascismo, a Lipari si concludeva la stagione del confino con la fuga di Rosselli,Nitti e Lussu fra polemiche sussurrate e veleni nascosti, giungeva il vescovo Bernardino Re che lo colpì “con la sua nobile figura, il suo aspetto paterno e austero a un tempo”. Quindi gli studi a Messina – un privilegio di pochi giovani liparesi - ospite di uno zio ed a Messina si diploma ragioniere nel 1938. Nel 1939 comincia lavorare in banca sempre a Messina, e nel 1940 si iscrive all’Università in Economia e Commercio che allora era a Catania. Ma non può frequentare l’università come vorrebbe perché vivere a Catania sarebbe stato troppo dispendioso e poi si è ormai in pieno periodo di guerra. Renato fortunatamente riesce ad evitarla la guerra perché viene chiamato alla visita militare nel 1943 e prima di raggiungere il Reggimento di Fanteria a Trapani dove era destinato, deve fare un passaggio per l’ospedale militare di Palermo che gli procura una provvidenziale licenza di convalescenza e quindi il rientro a Lipari con mezzi di fortuna. E’ quello il tempo dell’affondamento del Santamarina – il vanto della compagnia Eolia di Navigazione - , dell’assenza di collegamenti regolari con la terraferma e, trascorsi pochi mesi, dello sbarco degli Inglesi e del governatorato del colonnello Jeo.
Proprio in quel periodo si ha un primo risveglio della società civile con la nascita di associazioni studentesche, la creazione di filodrammatiche, manifestazioni culturali, ricreative e benefiche. Fra i giovani di Lipari sorge la “5 esse” – acronimo di “siamo studenti sempre senza soldi” – ed a Canneto la “Giovane Eolia”. Renato sarà il primo presidente della “5esse” eletto democraticamente dagli iscritti e promuoverà la pubblicazione di un giornaletto “Lipari nova” che “esce…quando può”. E’ anche un tempo di spensieratezza con romantiche serenate nelle notti di luna accompagnati dal violino di Bartoluzzo Ruggero e dalla voce di Franco Paino. E’ però anche il tempo di pensare seriamente a cosa fare nella vita. Molti giovani lasciano le isole per trovarsi un lavoro mentre Renato si impegna negli studi e in poco tempo si laurea.
Le Eolie dell’emigrazione e del turismo
Una volta laureato comincia a pensare al lavoro. E’ quello il tempo della seconda ondata di emigrazione verso le Americhe e l’Australia e sono moltissimi gli eoliani che decidono di partire vendendo le poche cose o facendosi prestare i soldi per il viaggio. Renato chiede la rappresentanza per le isole Eolie della “Flotta Lauro” che gestiva una linea regolare per l’Australia e apre un ufficio in via Vittorio Emanuele. Gli affari vanno bene e così dopo qualche tempo può comprare una Vespa che sarà il primo ciclomotore a percorrere le strade di Lipari nel dopoguerra.
Quelli sono anche gli anni del nuovo sviluppo che ipotecheranno il futuro delle Eolie. Si parte con i viaggi dell’associazione francese “Connessaice du monde” che reclamizza le Eolie, ed in particolare Vulcano e Stromboli, come un mondo ricco di bellezze naturali e paesaggistiche ancora allo stato selvaggio. Poi vengono i film Stromboli e Vulcano, poi una legge regionale che prevedeva finanziamenti a fondo perduto per la costruzione e l’ammodernamento di alberghi, pensioni e villaggi turistici.
Osserva Renato che “erano già evidenti i segni di un progresso civile ed economico che si sarebbe consolidato e rafforzato col passare degli anni. Resta solo il rammarico di certi investimenti speculativi che hanno provocato ingenti guasti al territorio, per come oggi è facilmente constatabile, specie a Vulcano”.
Uno sviluppo che affranca gli eoliani dalla povertà – che spesso era miseria – ma al tempo incide profondamente non solo sul territorio ma anche sull’etica sociale della popolazione – dando vita ad una società sradicata dai suoi valori e dalle sue tradizioni. Questo sviluppo porta , nel bene e nel male, un nome, quello del Sindaco Checchino Vitale che ha amministrato il Comune ininterrottamente dal 1952 al 1975.
La partecipazione alla vita amministrativa
Ed a Checchino Vitale, Renato - che fu prima suo avversario politico e poi suo collaboratore fino ad assumere la carica di vice sindaco – dedica pagine dure ma anche attente a non dimenticare gli apporti positivi.
Possiamo dire che dal 1952 al 1975 fra Checchino e Renato si sviluppa una sorta di confronto dialettico-cooperativo che accompagnerà la svolta delle Eolie verso la propria modernità.
Questo confronto prende il via con le amministrative del 1952 quando si fronteggiano due liste : la “Bilancia” e il”Vascelluzzo”. Renato era nella “Bilancia” di cui facevano parte diversi giovani della “5 esse”, Vitale capeggiava il “Vascelluzzo”. Vinse quest’ultima lista per una manciata di voti. Comincia così l’era Vitale mentre Renato, un po’ deluso da quella prima esperienza, torna a dedicarsi al proprio lavoro. Non disconosce però i meriti dell’amministrazione: opere pubbliche, nuove strade, elettrificazione delle frazioni e poi delle altre isole, turismo e benessere diffuso… ma non può non sottolineare come tutto questo avvenga senza una vera programmazione senza un progetto di sviluppo verso cui indirizzarsi.” Capire del perché – scrive in “Momenti: riflessioni e ricorsi” – non si seppero o non si vollero portare avanti gli strumenti urbanistici, più volte elaborati, non è cosa facile, e preferisco non azzardare valutazioni personali o qualsiasi ipotesi. Certamente, oggi (1993, nda) paghiamo le conseguenze di un tale errore, anche perché gli amministratori che si sono succeduti, sempre provvisori e precari nei brevi intervalli fra una crisi e l’altra, non sono riusciti, nonostante i tanti anni trascorsi, a colmare una così grave lacuna”.
Dopo l’esperienza del 1952, nel 1956 si riaccosta alla politica amministrativa e viene eletto consigliere comunale in una lista di concentrazione democratica ma deve sperimentare l’ostracismo degli anziani nei confronti dei giovani dei quali non si gradivano le idee innovatrici. Un rapporto non facile soprattutto con Vitale perché Renato mal digeriva la tendenza autoritaria ed accentratrice di questi. Gli riconosce che nei rapporti personali “era sicuramente corretto e neppure ai suoi avversari dava a dimostrare risentimento o rancore. Almeno all’apparenza. Difficilmente perdeva la calma. Per far valere sempre e comunque le sue scelte, di fronte a posizioni avverse egli preferiva incassare e attendere. Nell’esercizio della sua funzione di Sindaco era certamente un protagonista indiscusso, ma anche un grande accentratore. Durante le sedute del Consiglio Comunale egli si poneva come il solo interlocutore dei Consiglieri presenti, raramente consentendo agli Assessori di fornire dirette risposte su problemi di loro pertinenza”.
Comunque Renato ricorda che in occasione dell’insediamento di una nuova Giunta si riuscì a fare valere una impostazione nuova della funzione di ciascuno e del rapporto Assessori- Consiglieri. “Infatti, alla prima seduta del Consiglio ogni componente della Giunta illustrò in aula il programma del proprio assessorato. Fu quella una novità ( e tante altre nel prosieguo riuscimmo a portare avanti) che egli ebbe a subire con una malcelata irritazione”. Come assessore al turismo, nel 1965, Renato cercò di realizzare a Lipari una pista di atterraggio al Castellaro ma il progetto non trovò i finanziamenti occorrenti e egli dovette contentarsi della nomina a Cavaliere della Repubblica che il Sottosegretario ai Trasporti, esponente di spicco del collegio, gli fece avere per “compensarlo”, a suo modo, della pista negata.
Fra vita privata e impegno civile
Intanto il 21 dicembre 1955 si era sposato con Giovanna Saltalamacchia e nel 1957 erano nate le gemelle Francesca e Nilda e nel 1961 Donatella.
Nel 1956 aveva cominciato la sua esperienza di insegnante di francese all’Istituto Tecnico di Lipari che andava a integrare quella di operatore turistico dove alla rappresentanza della Flotta Lauro si aggiungeranno, nel tempo, altre funzioni tipiche di una agenzia di viaggio che chiamerà “Eoltravel”; nel 1961 il Vescovo Bernardino Re lo aveva invitato a presiedere l’Azione Cattolica diocesana. E come in tutte le cose che faceva, Renato vi si dedicava con entusiasmo e passione. L’esperienza scolastica è l’occasione per interrogarsi sui giovani per cercare di ritrovare in loro gli ideali e le speranze della sua gioventù e per porsi il problema del loro futuro ed in particolare delle prospettive di lavoro. Ed anche l’impegno nell’Azione cattolica è assunto col proposito di svolgere un servizio utile ai giovani e quindi alla comunità.
Dal 26 al 28 maggio del 1971 partecipa alla rivolta di Filicudi contro il provvedimento di confinare nell’isola i presunti mafiosi. Ne scrive sul “Notiziario delle Isole Eolie” lasciandoci una cronaca di quelle giornate di composta passione civile che lascia trasparire lo stupore e l’indignazione di fronte alla miopia di un potere politico che credeva di piegare l’orgoglio e la dignità popolare con uno sbarco di alcune centinaia di militari in assetto di guerra dotati di mezzi d’assalto, camions, idranti in un’isola che allora era priva di strade ed aveva a malapena un approdo. Particolarmente vibrante è la narrazione dell’esodo di tutti i filicudari per Lipari abbandonando l’isola deserta all’esercito ed ai presunti mafiosi. Una vera e propria beffa a cui il governo non può che rispondere rimangiandosi il provvedimento e decretando il successo della protesta eoliana.
Così, ancora, sarà testimone e protagonista del convegno del dicembre 1974 su “Tutela e sviluppo socioeconomico delle Eolie” dove il sindaco Vitale, di fronte agli attacchi impietosi di “Italia nostra”, cerca di difendere il proprio operato mostrando però che era ormai giunto al capolinea della sua lunga sindacatura.
Infine, nel settembre del 1982, Renato partecipò all’occupazione della Piero della Francesca – un’altra pagina della storia eoliana recente, conclusasi con un successo popolare – per protestare contro la decisione del Ministero di togliere questa nave dalla linea invernale con Napoli e trasferirla alle isole Pelagie.
Nell’attesa di una inversione di tendenza
Ma buona parte degli anni 70, dopo l’era Vitale, e gli anni 80 sono un periodo di grande instabilità amministrativa che aumentano il distacco della gente dalla politica. “Come è possibile – si chiede in un editoriale del luglio 1992 su “Questeolie” il mensile ha cui collaborò con alcuni articoli - che rappresentanti del popolo, singolarmente capaci ed intelligenti, si lascino trascinare in sterili e mortificanti logiche di gruppi e di correnti, che la gente non può naturalmente comprendere e tanto meno condividere?... Come eoliano, legato alla nostra terra ed alle gloriose tradizioni del nostro passato, non posso che augurarmi una responsabile presa di coscienza, per una inversione di tendenza che possa sconfiggere la sfiducia della gente e riaccendere una piccola luce di speranza”.
Renato De Pasquale morì il 31 gennaio del 2003 all’età di 83 anni. Il tributo che la gente gli dedicò partecipando numerosa alle sue esequie e manifestando un commosso cordoglio voleva salutare in lui l’uomo fattivo e pacifico che aveva saputo partecipare alla vita civile, amministrativa e politica con le armi della ragione e del dialogo.
Michele Giacomantonio