Cerca nel blog

giovedì 22 luglio 2010

Il coordinatore nazionale della Wilderness, D'Aniello: "Paradossale proporre l'istituzione di nuovi parchi"

“Trovo semplicemente paradossale che mentre il Ministro Tremonti, in periodo di crisi economica decide, giustamente, di tagliare del 50% i finanziamenti destinati alle aree protette, vi siano altri esponenti del Governo che, infischiandosene della crisi e dei reali problemi degli italiani, decidano di aumentare la spesa corrente proponendo l’istituzione di altri Parchi”.
Lo dichiara a commento del convegno di Lipari, il Coordinatore Nazionale dell'Associazione Nazionale per la Wilderness Giancarlo D'Aniello, il quale contesta l'equazione più parchi, più ricchezza, soprattutto per zone turistiche come le Eolie, rileva D'Aniello, dove semmai il parco potrà fare da freno all'economia. Se i parchi portassero tutta questa ricchezza, osserva, non si spiegherebbe come mai la paventata ipotesi di tagli li metterebbe in condizione di chiudere.
“Lo stato continua a finanziarli e dopo quasi 20 anni non sono neanche in grado di brillare di luce propria!” osserva D'Aniello. Più che occasioni per lo sviluppo, i parchi, per l'esponente di AIW, sono occasioni per politici “trombati” e docenti universitari che si vedono “elargire cospicui finanziamenti” per ricerche antropologiche, floro faunistiche. Ma i vincoli che la costituzione di un parco porta con sè sono la vera questione. Per D'Aniello “c’è bisogno di riportare le aree protette italiane alla loro funzione principale: la tutela del territorio senza mortificare le attività umane che da sempre venivano esercitate: si pensi alla caccia alla pesca o alla raccolta dei prodotti del sottobosco, ma anche di tutte le attività rurali”. Qualcosa a Lipari intanto si è mosso. “Per la prima volta in Italia – scrive D'Aniello – abbiamo assistito ad una embrionale organizzazione del mondo rurale , concretizzatasi nella convergenza casuale di differenti organizzazioni sociali (partito politico, associazione ambientalista, associazionismo locale)”. Anche se la nota dolente è stata proprio la latitanza delle associazioni venatorie, assenti al convegno. “Ad ascoltare le istanze dei cacciatori eoliani – spiega - si comprendeva come le AA.VV. erano lontane anni luce dalle loro necessità, bisogni, aspettative".