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lunedì 19 luglio 2010

A proposito del parco. "Non credo che avere un brutto parco sia meglio che non averne nessuno". (di Michele Giacomantonio)

(Michele Giacomantonio) Un po´ preso da alcuni problemi familiari e un po´ frastornato da una ridda di dichiarazioni per lo più attestate ai margini del problema senza scalfirne la sostanza, ho fino ad oggi evitato di dire la mia opinione sul Parco delle Eolie. Anche perché è un problema complesso che rischia di rimandare ad altri problemi all´infinito. Cercherò di essere chiaro a rischio di apparire schematico.
Comincio col dire che il Parco è una grande opportunità perché permette di rendere produttivi vincoli esistenti che fino ad oggi sono apparsi come puri e semplici impedimenti e questo grazie al fatto che a questi vincoli dovrebbe essere preposta una autorità (su questo torneremo più avanti) che ha i poteri di fare progetti, concorrere a finanziamenti e non solo quelli relativi al parco (ci sono anche i Fondi europei, i fondi di Heritage List, ecc.). Finalmente grazie alla istituzione del Parco i famosi vincoli stabiliti dal piano paesistico, dalle riserve, dai SIC ecc. cessano di essere puri e semplici divieti e diventano opportunità per creare nuovo sviluppo e nuova occupazione.
Questo premesso bisogna porci alcuni interrogativi e fra i tanti possibili soprattutto due: di quali vincoli si tratta? chi è che gestisce il parco?
Molte delle critiche che ho sentito non riguardano il significato e l´opportunità del parco ma le risposte che sono state date o che si crede siano state date a questi due interrogativi. Cominciamo col primo: quali vincoli?
Ma c´è bisogno veramente di nuovi vincoli oltre quelli del piano paesistico, delle riserve orientate e dei Sic? Non credo proprio, c´è anzi da razionalizzare e da rendere coerenti quelli esistenti. Io ricordo che quando si parlò dei vincoli del Piano paesistico, allora ero Sindaco, fui decisamente favorevole al Piano ma mi battei contro alcune incongruenze che rischiavano di metterlo in cattiva luce e le incongruenze erano che non si riconoscevano adeguatamente le aree per la realizzazione di servizi pubblici essenziali a cominciare da quelli per la raccolta, il pretrattamento e lo smistamento dei rifiuti solidi urbani soprattutto nelle isole minori. Ricordo uno scontro clamoroso col Sovrintendente di Messina sull´area di stoccaggio di Alicudi. Altri problemi nascevano incredibilmente per le strutture relative all´energia solare. Quindi il vero primo problema da chiarire è se vengono aggiunti nuovi vincoli rilevanti a quelli esistenti e la ragione di queste nuove limitazioni. E quindi eventualmente la battaglia va fatta contro questi nuovi vincoli e non al Parco in se. Ma per favore non si parli dei vincoli alla caccia. A costo di inimicarmi le cospicue schiere di cacciatori liparesi (ma quanti saranno mai?) voglio dire che, proprio per la caccia, un po´ di limitazioni mi sembrano opportune. Non è tollerabile che con l´alibi della caccia si possa scorazzare come meglio si crede nelle proprietà private distruggendo campi seminati, colture, piombando nella privacy delle famiglie.
Il secondo problema è chi dovrà gestire il parco. Qui l´atteggiamento del Sindaco di Lipari che ha cercato di farne un fatto personale tenendo all´oscuro persino il Consiglio comunale, ha creato una serie di malumori e di sospetti. Anche il modo in cui è stato gestito il convegno di sabato scorso rientra in questa logica tutta privatistica del sindaco. Da qui l´impressione che ci sia una sua candidatura alla futura gestione. Ambizione legittima se non fosse per i risultati di questa Amministrazione negli otto -nove anni che l´abbiamo sperimentata. Il modo come è stata costituita la società del porto non certo trasparente; il modo come è stata gestita la società del porto di cui nulla si sa e Lipari non solo rischia di non avere più il megaporto - che non è un male- ma corre il pericolo di non avere più nemmeno un porto che garantisca l´approdo sicuro; le tristi vicende relative al ciclo dell´acqua ferme a come erano dieci anni fa con il rischio che si perdano seriamente i finanziamenti; il modo come è stato gestito il discorso dei trasporti marittimi distruggendo conquiste maturate nel corso di decenni; e via di questo passo. Può questo personale politico garantire una adeguata gestione del Parco? Può garantire che non si creino consorterie private ma che si portino avanti gli interessi delle isole? Può garantire che si abbiano capacità e volontà di dare vita a progetti virtuosi e creare, finalmente, quello sviluppo sostenibile che vuol dire anche ricchezza e lavoro? Ecco, molti degli atteggiamenti riguardanti il parco, sicuramente presenti in molti amici della sinistra questo temono: che il Parco delle Eolie diventi un carrozzone per continuare a perpetrare il clientelismo e l´abusivismo che hanno caratterizzato gli ultimi otto anni. Per questo, non credo che avere un brutto parco sia meglio che non averne nessuno. Forse prudenza vorrebbe che prima liberassimo l´isola ....dai Proci.
Michele Giacomantonio