Questa sera al Centro Studi il prof. Giuseppe Iacolino presenterà il suo ultimo lavoro, un piccolo libro, un opuscolo dal titolo lunghissimo: “A Lipari scavando sotto le tracce della storia”. Una serie di notizie sconosciute”: E che cosa ha trovato il professore scavando? Il famoso “templum magnum” di cui parla Gregorio da Tours intorno al 580. Un tempio che i liparesi hanno dedicato a San Bartolomeo perché raccogliesse il corpo arrivato, come vuole la tradizione, miracolosamente sul mare.
Iacolino dice di essersi interrogato a lungo dove potesse essere collocato senza riuscire a darsi una risposta mentre esso era sotto i suoi occhi disegnato da Hieronimo Maurando che arrivò a Lipari al seguito di Ariadeno il Barbarossa ed ebbe modo di ritrarlo prima che lo stesso Barbarossa lo distruggesse per piazzare al suo posto i cannoni per bombardare la rocca dove erano trincerati diecimila liparesi. Il “templum magnum” era lì dove oggi c’è la chiesa di San Giuseppe e doveva occupare un’aria più grande di quanto ne occupi questa chiesa oggi. E partendo da questa rivelazione il professore ricostruisce molte vicende riguardanti il tempio, il santo patrono , le chiese a lui dedicate e le reliquie che lo riguardano.
Quello che scrive Iacolino a proposito delle reliquie di santi, delle contraffazioni e del loro commercio, oggi non è più un segreto e nemmeno un tabù. Nessuno più nega che molti cristiani, e non solo essi, abbiano avuto bisogno (e continuino ad averlo), soprattutto nei settori popolari più sprovveduti e ingenui, di appoggiarsi a cose tangibili che facciano loro sentire il sacro a portata di mano e nemmeno si nega che questa consuetudine sia stata tollerata a fin di bene ( piae fraudes) o peggio sfruttata contando sulla dabbenaggine della gente. Una reliquia non è un talismano dotato di virtù straordinarie ma piuttosto un segno che ci aiuta a riflettere e pensare.
Ufficio Stampa Centro Studi
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