Naturalmente il mio intervento, ritenuto banale, e quindi non meritevole delle dovute attenzioni, non è stato minimamente commentato e preso in considerazione. Ma, come “ciliegina sulla torta”, le considerazioni dell’Assessore Strano sono divenute norme di carattere generale nel Decreto dell’Assessorato al Turismo approvato il 23 dicembre scorso che attiene agli “Interventi strutturali ed infrastrutture finalizzate all’attuazione del Piano strategico regionale della portualità turistica, con priorità alla realizzazione di approdi sicuri a ricettività elastica nelle isole minori e nelle località di maggiore attrazione turistica”.
L’indirizzo prioritario del Piano è la tutela del patrimonio ambientale della Sicilia, conseguentemente tutte le azioni debbono tendere al miglioramento della qualità paesaggistica ed ambientale della fascia costiera, favorendo le iniziative capaci di destare effetti sinergici tali da contribuire alla crescita economica della Regione.
L’intera struttura del “Piano” è fondata sulla “qualità”, valore aggiunto che intende dare risalto all’attrattiva della struttura portuale come parte di un intervento regionale nel complesso del contesto in cui s’insedia, connotata su tre differenti aspetti: “Qualità del rapporto con l’ecosistema esistente, ancorchè antropizzato”; “Qualità della progettazione dell’intervento”; “Qualità gestionale e dell’offerta dei servizi”.
Di conseguenza l’incremento del comparto della nautica da diporto “ non può non avere l’imprescindibile vincolo del rispetto e del miglioramento dell’ambiente”.
E’ quindi evidente che gli obiettivi e le linee guida di intervento puntano sul miglioramento della qualità paesaggistica ed ambientale.
Il decreto infatti ribadisce “la necessità di ottimizzare e limitare al massimo il sacrificio ambientale necessario e connesso alla realizzazione di un porto turistico nelle isole minori realizzando una tipologia di struttura ricettiva che aderisca alle flessioni della domanda coniugando esigenze di sviluppo economico e sociale con il sacrificio ambientale necessario per l’infrastrutturazione. L’approdo deve essere a ricettività “elastica” ovvero con la possibilità di adeguare la sua capacità in funzione della variazione stagionale della domanda, senza questo comportare altissimi costi ambientali, con opere portuali, moli, banchine e strutture fisse di notevole impatto dimensionale per proteggere specchi acquei calcolati sui picchi di domanda”. Prerogative queste che contrastano con la progettazione che ci è stata illustrata.
Quindi siamo dinanzi ad un progetto di porto che, oltre a non essere supportato dal Piano Regolatore dei Porti, non dispone dei requisiti di ammissibilità per ottenere alcuna autorizzazione regionale.
Spero che questa logica regionale, che non può che essere condivisa, faccia finalmente riflettere l’Amministrazione Comunale sulla necessità di rivedere la progettazione del mega-porto che stravolge in modo irreversibile Sottomonastero e Marina Lunga, causando un notevole danno ambientale