COMUNICATO LEGAMBIENTE LIPARI
Tradendo tutte le regole
della comunicazione, veniamo subito al punto: il circolo di Legambiente di
Lipari è assolutamente contrario alla realizzazione dell'inceneritore del Mela,
e si batterà fino all'ultimo con i comitati spontanei, le organizzazioni, i
movimenti e i partiti politici per fermare lo sciagurato progetto di
intossicare una terra, quella della Valle del Mela, già messa a dura prova e
fortemente compromessa.
Il progetto di “A2A Energiefuture” di realizzare un “Impianto di
valorizzazione energetica di CSS(Combustibile Solido Secondario)” in contrada
Archi di San Filippo del Mela, lacunoso e carente di informazioni fondamentali
(una su tutte la valutazione dell'impatto sulla salute) era stato bocciato
dalla Soprintendenza appena due anni fa: era il 5 novembre 2015 e il
Soprintendente Rocco Scimone nell'esprimere parere negativo sottolineava
l'incompatibilità di un impianto del genere col Piano Paesaggistico dell'Ambito
9, all'epoca in regime di adozione, che al contrario disponeva e dispone
tutt'oggi la progressiva eliminazione degli impianti della raffineria e della
centrale termoelettrica. Tradotto: l'area del golfo di Milazzo, di fronte alle
nostre isole, già dichiarata Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale, deve
essere bonificata e risanata, e non gravata di ulteriori insediamenti
industriali. Inoltre il progetto è in palese contrasto col vincolo archeologico
posto sull'area, cozza con la volontà espressa dalla popolazione locale per mezzo
dei referendum comunali e va in direzione opposta rispetto al Piano Regionale
sui rifiuti e a tutte le direttive europee in materia. Insomma, questo impianto
sembrerebbe abusivo sotto tutti i punti di vista.
Eppure la Soprintendenza, due anni dopo, riesce a smentire se
stessa. Infatti il nuovo Soprintendente Orazio Micali, nominato dall'ex
Governatore Crocetta, appena insediatosi chiede di annullare il parere negativo
sull'impianto rilasciato dal suo predecessore e di sospenderne la valutazione
paesaggistica. È per queste ragioni che, in modo rocambolesco, il progetto
dell'inceneritore è risorto dalle sue stesse ceneri: la Commissione Tecnica VIA
(Valutazione d'Impatto Ambientale) del Ministero dell'Ambiente ha espresso
parere favorevole – è curioso notare come la stessa abbia invece bocciato un
progetto praticamente identico, sempre firmato A2A, ma relativo alla Centrale
elettrica di Brindisi – e il Ministero per i Beni Culturali passa la palla alla
Soprintendenza di Messina.
Il Piano Paesaggistico
dell'Ambito 9 che Micali è tenuto a
far rispettare, a meno di interpretazioni fantasiose e forzature, vieta
espressamente la costruzione di un impianto simile. Non bastano le
rivisitazioni del progetto con l'aggiunta di alberelli e pannelli colorati per
addolcirne l'impatto sul paesaggio, sull'ambiente e sulla salute di oltre
150mila cittadini; è impossibile nascondere 2
caldaie della potenza termica di 200 MWT progettate per bruciare oltre 500.000
tonnellate di spazzatura l’anno; come è impossibile nascondere le polveri
sottili che sfuggono a qualunque filtro e le ceneri prodotte, che
diventerebbero rifiuti pericolosissimi da stoccare in siti speciali.
Ecco perché i riflettori
sono puntati sulla Soprintendenza: un parere negativo al progetto, rilasciato
semplicemente rispettando il Piano Paesaggistico vigente, renderebbe
impossibile all'Ufficio Tecnico di San Filippo del Mela concedere
l'autorizzazione edilizia, nonostante tutte le pressioni esterne.
La perenne emergenza dei rifiuti non può essere affrontata dandogli fuoco con progetti di
termovalorizzatori che erano obsoleti già 20 anni fa, e di cui oggi si
conoscono le pesanti ricadute sanitarie e ambientali. I rifiuti possono
diventare una risorsa e smettere di essere un problema; ma la strada da seguire
va in tutt'altra direzione, e passa per la riduzione e la differenziata, il
recupero, il riutilizzo e il riciclo. Come possiamo darci un obiettivo in
termini percentuali di differenziata e imparare a produrre meno rifiuti,
soprattutto la plastica, se dall'altro lato del mare ci sarà un mostro
costantemente affamato di rifiuti, e che finirà per fare arrivare camion (si
prevede un tir ogni 6 minuti) colmi di spazzatura da fuori pur di funzionare?
Dove sorgeranno, ammesso che siano previsti, gli impianti per la produzione di
CSS, ovvero per trasformare i rifiuti in combustibile? E se non ci saranno
abbastanza CSS in Sicilia, che cosa verrà bruciato alla fine a San Filippo? Il
rischio è che alla fine le classiche discariche resteranno piene, e la
spazzatura da bruciare sarà “comprata” fuori. E dove saranno smaltiti i
residui? Sembrerà grottesco, ma rischiamo che venga autorizzato un inceneritore
con un progetto che non dà risposte nemmeno a domande molto banali.
Ipotizziamo però di aver
risolto magicamente il problema dei rifiuti e di non avere più le discariche
sature grazie al continuo incenerimento della spazzatura; di più: in
controtendenza con la logica e col buon senso immaginiamo di pagare meno tasse,
o non pagarle affatto, per produrre rifiuti. Bene, anzi male! Chiediamoci che
cosa succede ai nostri rifiuti quando,
per diventare “energia”, vengono distrutti e perdono di peso e volume: per un
terzo, alla fine del ciclo, diventano ceneri pericolose, mentre durante il
processo si trasformano in sostanze inquinanti, solide o gassose, che variano
al variare del tipo rifiuto combusto, del tipo di impianto e degli accorgimenti
adottati per tentare di abbattere gli inquinanti. Quel che è certo è che dal
camino di un inceneritore non saranno mai emesse sostanze innocue, ma sempre
composti altamente pericolosi, spesso resistenti al processo di degradazione, e
che in molti casi arrivano all'uomo viaggiando lungo la catena alimentare. Si
legge in un documento pubblicato da GreenPeace:
“Le sostanze chimiche emesse dal camino di un inceneritore
comprendono: composti organici del cloro (diossine, furani, PCB -
policlorobifenili), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), VOC (composti
organici volatili), elementi in traccia (piombo, cadmio e mercurio), acido
cloridrico, ossidi di azoto, ossidi di zolfo ed ossidi di carbonio. Molti di
questi composti si disperdono in atmosfera insieme alle polveri, alle ceneri di
fondo (che si depositano alla base della caldaia durante il processo di
combustione) e alle ceneri volanti (perché non trattenute dai sistemi di
filtraggio aereo)” http://greenpeace.it/inquinamento/inceneritori.htm
Tre giorni fa il Soprintendente Micali ha finalmente
ricevuto una delegazione di cittadini, ma non ha lasciato trapelare nulla sul
parere che alla fine rilascerà. Legambiente Lipari, dopo aver portato sostegno
e solidarietà alla battaglia dei comitati spontanei in occasione della
manifestazione di Messina, invita la comunità eoliana e le associazioni a
sostenere la battaglia dei cittadini della Valle del Mela, e chiede alle
quattro amministrazioni comunali dell'Arcipelago di agire in tutte le sedi
possibili, di concerto con gli altri comuni del comprensorio, per far sì che il
progetto venga una volta per tutte cestinato.
Gli
eoliani sono coinvolti. Quasi
banale ricordare che le Isole Eolie, sito a fortissima vocazione turistica e
agricola e già patrimonio Unesco, distano solo poche decine di chilometri dal
sito in cui l'inceneritore dovrebbe sorgere; banale anche ricordare che su
queste isole raccogliamo l'acqua piovana per caduta, coltiviamo capperi (e
litighiamo pure per decidere chi ce li ha più buoni!), produciamo olio, vino,
fichi e malvasia, ospitiamo angoli di biodiversità che sono di un'importanza
mai compresa a dovere. Pochi nodi di vento da Sud Est, e quei rifiuti che
abbiamo mandato via mare ritornano per via aerea in forma di particelle
invisibili. Un inceneritore dall'altra parte del mare, dunque, comporterebbe un
danno, anche d'immagine, enorme per le Isole Eolie.
Legambiente Lipari
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