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sabato 16 dicembre 2017

L'inceneritore del Mela è una questione anche eoliana

COMUNICATO LEGAMBIENTE LIPARI
Tradendo tutte le regole della comunicazione, veniamo subito al punto: il circolo di Legambiente di Lipari è assolutamente contrario alla realizzazione dell'inceneritore del Mela, e si batterà fino all'ultimo con i comitati spontanei, le organizzazioni, i movimenti e i partiti politici per fermare lo sciagurato progetto di intossicare una terra, quella della Valle del Mela, già messa a dura prova e fortemente compromessa.
Il progetto di “A2A Energiefuture” di realizzare un “Impianto di valorizzazione energetica di CSS(Combustibile Solido Secondario)” in contrada Archi di San Filippo del Mela, lacunoso e carente di informazioni fondamentali (una su tutte la valutazione dell'impatto sulla salute) era stato bocciato dalla Soprintendenza appena due anni fa: era il 5 novembre 2015 e il Soprintendente Rocco Scimone nell'esprimere parere negativo sottolineava l'incompatibilità di un impianto del genere col Piano Paesaggistico dell'Ambito 9, all'epoca in regime di adozione, che al contrario disponeva e dispone tutt'oggi la progressiva eliminazione degli impianti della raffineria e della centrale termoelettrica. Tradotto: l'area del golfo di Milazzo, di fronte alle nostre isole, già dichiarata Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale, deve essere bonificata e risanata, e non gravata di ulteriori insediamenti industriali. Inoltre il progetto è in palese contrasto col vincolo archeologico posto sull'area, cozza con la volontà espressa dalla popolazione locale per mezzo dei referendum comunali e va in direzione opposta rispetto al Piano Regionale sui rifiuti e a tutte le direttive europee in materia. Insomma, questo impianto sembrerebbe abusivo sotto tutti i punti di vista.
Eppure la Soprintendenza, due anni dopo, riesce a smentire se stessa. Infatti il nuovo Soprintendente Orazio Micali, nominato dall'ex Governatore Crocetta, appena insediatosi chiede di annullare il parere negativo sull'impianto rilasciato dal suo predecessore e di sospenderne la valutazione paesaggistica. È per queste ragioni che, in modo rocambolesco, il progetto dell'inceneritore è risorto dalle sue stesse ceneri: la Commissione Tecnica VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale) del Ministero dell'Ambiente ha espresso parere favorevole – è curioso notare come la stessa abbia invece bocciato un progetto praticamente identico, sempre firmato A2A, ma relativo alla Centrale elettrica di Brindisi – e il Ministero per i Beni Culturali passa la palla alla Soprintendenza di Messina.
Il Piano Paesaggistico dell'Ambito 9 che Micali è tenuto a far rispettare, a meno di interpretazioni fantasiose e forzature, vieta espressamente la costruzione di un impianto simile. Non bastano le rivisitazioni del progetto con l'aggiunta di alberelli e pannelli colorati per addolcirne l'impatto sul paesaggio, sull'ambiente e sulla salute di oltre 150mila cittadini; è impossibile nascondere 2 caldaie della potenza termica di 200 MWT progettate per  bruciare oltre 500.000 tonnellate di spazzatura l’anno; come è impossibile nascondere le polveri sottili che sfuggono a qualunque filtro e le ceneri prodotte, che diventerebbero rifiuti pericolosissimi da stoccare in siti speciali.
Ecco perché i riflettori sono puntati sulla Soprintendenza: un parere negativo al progetto, rilasciato semplicemente rispettando il Piano Paesaggistico vigente, renderebbe impossibile all'Ufficio Tecnico di San Filippo del Mela concedere l'autorizzazione edilizia, nonostante tutte le pressioni esterne.
La perenne emergenza dei rifiuti non può essere affrontata dandogli fuoco con progetti di termovalorizzatori che erano obsoleti già 20 anni fa, e di cui oggi si conoscono le pesanti ricadute sanitarie e ambientali. I rifiuti possono diventare una risorsa e smettere di essere un problema; ma la strada da seguire va in tutt'altra direzione, e passa per la riduzione e la differenziata, il recupero, il riutilizzo e il riciclo. Come possiamo darci un obiettivo in termini percentuali di differenziata e imparare a produrre meno rifiuti, soprattutto la plastica, se dall'altro lato del mare ci sarà un mostro costantemente affamato di rifiuti, e che finirà per fare arrivare camion (si prevede un tir ogni 6 minuti) colmi di spazzatura da fuori pur di funzionare? Dove sorgeranno, ammesso che siano previsti, gli impianti per la produzione di CSS, ovvero per trasformare i rifiuti in combustibile? E se non ci saranno abbastanza CSS in Sicilia, che cosa verrà bruciato alla fine a San Filippo? Il rischio è che alla fine le classiche discariche resteranno piene, e la spazzatura da bruciare sarà “comprata” fuori. E dove saranno smaltiti i residui? Sembrerà grottesco, ma rischiamo che venga autorizzato un inceneritore con un progetto che non dà risposte nemmeno a domande molto banali.
Ipotizziamo però di aver risolto magicamente il problema dei rifiuti e di non avere più le discariche sature grazie al continuo incenerimento della spazzatura; di più: in controtendenza con la logica e col buon senso immaginiamo di pagare meno tasse, o non pagarle affatto, per produrre rifiuti. Bene, anzi male! Chiediamoci che cosa succede ai nostri rifiuti  quando, per diventare “energia”, vengono distrutti e perdono di peso e volume: per un terzo, alla fine del ciclo, diventano ceneri pericolose, mentre durante il processo si trasformano in sostanze inquinanti, solide o gassose, che variano al variare del tipo rifiuto combusto, del tipo di impianto e degli accorgimenti adottati per tentare di abbattere gli inquinanti. Quel che è certo è che dal camino di un inceneritore non saranno mai emesse sostanze innocue, ma sempre composti altamente pericolosi, spesso resistenti al processo di degradazione, e che in molti casi arrivano all'uomo viaggiando lungo la catena alimentare. Si legge in un documento pubblicato da GreenPeace:
“Le sostanze chimiche emesse dal camino di un inceneritore comprendono: composti organici del cloro (diossine, furani, PCB - policlorobifenili), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), VOC (composti organici volatili), elementi in traccia (piombo, cadmio e mercurio), acido cloridrico, ossidi di azoto, ossidi di zolfo ed ossidi di carbonio. Molti di questi composti si disperdono in atmosfera insieme alle polveri, alle ceneri di fondo (che si depositano alla base della caldaia durante il processo di combustione) e alle ceneri volanti (perché non trattenute dai sistemi di filtraggio aereo)”  http://greenpeace.it/inquinamento/inceneritori.htm 
Tre giorni fa il Soprintendente Micali ha finalmente ricevuto una delegazione di cittadini, ma non ha lasciato trapelare nulla sul parere che alla fine rilascerà. Legambiente Lipari, dopo aver portato sostegno e solidarietà alla battaglia dei comitati spontanei in occasione della manifestazione di Messina, invita la comunità eoliana e le associazioni a sostenere la battaglia dei cittadini della Valle del Mela, e chiede alle quattro amministrazioni comunali dell'Arcipelago di agire in tutte le sedi possibili, di concerto con gli altri comuni del comprensorio, per far sì che il progetto venga una volta per tutte cestinato.
Gli eoliani sono coinvolti. Quasi banale ricordare che le Isole Eolie, sito a fortissima vocazione turistica e agricola e già patrimonio Unesco, distano solo poche decine di chilometri dal sito in cui l'inceneritore dovrebbe sorgere; banale anche ricordare che su queste isole raccogliamo l'acqua piovana per caduta, coltiviamo capperi (e litighiamo pure per decidere chi ce li ha più buoni!), produciamo olio, vino, fichi e malvasia, ospitiamo angoli di biodiversità che sono di un'importanza mai compresa a dovere. Pochi nodi di vento da Sud Est, e quei rifiuti che abbiamo mandato via mare ritornano per via aerea in forma di particelle invisibili. Un inceneritore dall'altra parte del mare, dunque, comporterebbe un danno, anche d'immagine, enorme per le Isole Eolie.

Legambiente Lipari

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