Cerca nel blog

lunedì 27 ottobre 2025

"Novecento": Rubrica settimanale a cura di Pino La Greca. Oggi: La Legge 5 gennaio 1908 n. 10 (Legge sulla pomice)

 La Legge 5 gennaio 1908 n. 10



La tassa Comunale sulla pomice trae origine dal rescritto borbonico del 24 giugno 1855, ed è stata votata il 5 gennaio 1908 dal Parlamento nazionale, a seguito della relazione del deputato Di Sant'Onofrio. L'iter per il raggiungimento del fondamentale risultato nasceva nel secolo precedente in seguito al fallimento della Eolia, ed aveva visto l’impegno di quasi tutte le amministrazioni. Il 6 maggio 1907 il deputato Di Sant'Onofrio presenta alla Camera dei Deputati la proposta di legge n. 741. Leggiamo la discussione dagli atti parlamentari della seduta e di quelle immediatamente successive.

Di Sant’Onofrio. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

Di Sant’Onofrio. Tra le proposte di iniziativa parlamentare vi è, una mia proposta di legge per una tassa comunale sulla pietra pomice nell’isola di Lipari, disegno che gli Uffici hanno ammesso alla lettura. Pregherei l'onorevole ministro di agricoltura di volerne consentire lo svolgimento per mercoledì o giovedì.

Cocco-Ortu. (ministro di agricoltura, industria e commercio) non ho difficoltà.

PRESIDENTE. Ma è meglio che l‘ordine del giorno si stabilisca domani in fine di seduta per le tornate, successive.

09 maggio 1907

Presidente. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di una proposta di legge dell’onorevole Di Sant’Onofrio, per una tassa comunale sulla pietra pomice nell’isola di Lipari.

Ha facoltà di parlare l’onorevole Di Sant’Onofrio per svolgere la sua proposta di legge.

Di Sant’Onofrio. «La pittoresca e fertile isola di Lipari, che è la regina dell’incantevole arcipelago Eolio possiede, nelle sue viscere un tesoro straordinario nelle sue cave di pietra pomice, possedute per la maggior parte dal Comune, ed in parte anche da privati proprietari. Esse costituiscono una delle principali esportazioni dell'isola ed infatti quest’esportazione oscilla fra le 14 e le 16 mila tonnellate all’anno. Con sovrano rescritto del 24 giugno 1855, il Decurionato di quelle isole (che equivaleva al nostro Consiglio comunale) fu autorizzato ad imporre un diritto di estrazione sulla pietra pomice da pagarsi all’imbarco. Tale imposta fu rispettata dal Governo italiano e la materia venne regolata dal municipio con successivi regolamenti fin al 1887. In quell’epoca il Comune concesse in affitto i suoi demani pomiciferi ad una società chiamata l'Eolia e la tassa venne sospesa. Non seguirò le vicende di quella convenzione, dirò solo che si ebbero liti e contestazioni giudiziarie, in seguito delle quali il contratto venne respinto. Nel 1893 o 1894 il Municipio rientrò quindi in possesso dei suoi demani e volle ristabilire il rescritto che non era stato mai abolito, ma l'autorità tutoria del tempo si oppose, perché, siccome la tassa si esigeva all’imbarco, ritenne che fosse un diritto di esportazione che la nostra legislazione non ammette. Ne derivò per il Comune una condizione finanziaria penosissima, dovette ricorrere all’applicazione di gravose tasse, e la popolazione contro esse vivamente protestava reclamando il ritorno allo status quo ante. L'amministrazione popolare nel 1904, tentò anche essa ristabilire il rescritto; ma di nuovo l'autorità tutoria lo impedì, però questa volta con una semplice interlocutoria. Mentre si stavano studiando i rimedi per ricorrere contro tale decisione, il Consiglio Comunale per questioni locali venne sciolto, ed ora è retto da un regio commissario. Però la Deputazione provinciale prima e la Giunta Provinciale amministrativa poi, caddero in errore perché il rescritto borbonico diceva letteralmente così : il Decurionato è autorizzato ad imporre grani uno e cavalli cinque a cantaro sulla pietra pomice che si estrae dalle miniere. Si tratta dunque di una vera e propria tassa di estrazione mineraria, e siccome il Sovrano delle due Sicilie concentrava nella sua persona tutte le potestà, quel rescritto costituisce un vero e, proprio provvedimento legislativo. In Italia vigono ancora, in materia mineraria, tutte le leggi emanate dagli antichi Stati, e fra le altre il rescritto del 1855, che costituisce vera e propria legge, non mai revocata, tanto che si applicò fino al 1887. E ciò è stato ammesso dal Ministero delle finanze il quale, con una nota del 12 aprile ultimo, comunicata dalla prefettura di Messina, riconosceva che il Comune poteva ripristinare il rescritto, perché non si trattava nè di un diritto di esportazione, né di materia soggetta al dazio di consumo.

Ma allora, direte, è inutile discutere questa proposta di legge: il Comune ne deliberi puramente e semplicemente l'approvazione. Io l’ho presentata unicamente per disciplinare la tariffa, per evitare incertezze, ed impedire questioni e difficoltà, pronto ad accogliere quegli emendamenti che il Governo intendesse, per maggior chiarezza, proporre. D’altronde è unanime il desiderio della popolazione di Lipari che sia ripristinato il rescritto. Sono continui i comizi pubblici, le dimostrazioni che ciò reclamano. Fra molti telegrammi ricevuti, per incoraggiarmi a presentare questa legge, ve n'è uno firmato da oltre cento elettori amministrativi; dall’isola di Stromboli è venuta una identica domanda con cinquanta firme.

Finalmente a questo scopo è stata presentata alla Camera una petizione firmata da ben 485 elettori amministrativi, e notate che buona parte dell'elettorato è emigrato. Mi permetto di pregare L’illustre nostro Presidente e la Camera di volere dichiarare l'urgenza di questa petizione. Infine ho ricevuto recentemente un telegramma che dice così: “Il popolo di Lipari riunito in comizio afferma la necessità di addivenire all'attuazione del desiderato provvedimento relativo alla tassa sulla pietra pomice a favore del Comune da ritenersi all'imbarco, affermando altresì di astenersi dal recarsi alle urne, se prima non sarà approvata, la provvida legge invocata”. E qui una quantità di firme.

Dichiarano dunque di volersi astenere dalla votazione ed è naturale perché le condizioni finanziarie del Comune sono tali da spaventare chiunque abbia ad amministrarlo. Si è poi verificato un altro fatto che è davvero significante, direi consolante. Lipari era dilaniato dai partiti, il democratico da una parte, il popolare dall’altra, i quali si facevano una lotta fierissima che qualche volta trascendeva. Eppure in presenza di questo grande interesse, ed in seguito all’azione sagace e prudente del regio commissario, che mi piace segnalare all’onorevole Giolitti come un ottimo funzionario e pieno di tatto, tanto da essersi cattivato la fiducia generale, è avvenuta una generale conciliazione, di modo che in questo momento non vi sono più partiti. Un Comitato misto, composto dei migliori elementi dei due partiti, coadiuva il regio commissario in questa questione. Ma, per cementare questa, pacificazione occorre l'opera vostra, onorevoli colleghi, per la sollecita approvazione di questa proposta di legge.

Io purtroppo mi trovo oramai all'occaso della mia carriera politica; (No, no!), anelo quindi di poter rendere questo vantaggio ad un Paese che per ventotto anni mi ha onorato sempre della sua unanime fiducia, avendo io ognora avuto i voti tanto degli uni quanto degli altri, forse perché mi sono ognora tenuto estraneo alle questioni locali. Soltanto dalla concordia degli animi può Lipari sperare la sua redenzione civile ed economica, e questo è il più fervido augurio che io faccio con cuore riconoscente».

PRESIDENTE. L'onorevole ministro per l'agricoltura, industria e commercio ha, facoltà di parlare.

COCCO-ORTU, ministro di agricoltura, industria e commercio. «Non solo non avrei ragione a oppormi, ma, aderisco volentieri a che sia presa in considerazione la proposta di legge svolta dall’onorevole di Sant’Onofrio; ben inteso in quanto riflette il Ministero d’agricoltura. Io quindi considero il disegno di legge per gli effetti che può produrre sull’industria ed il commercio della pietra pomice. Le condizioni dell’una e dell’altro sono tanto favorevoli, che non v’ha ragione a temere che risentano alcun pregiudizio per l'assetto che si vuol dare alla tassa onde sono da un prezzo gravate. Anzi penso che esso accompagnato da altre opportune riforme tornerà proficuo allo svolgimento di quell'industria, perché potrebbero darsi norme utili per l'organizzazione del lavoro e per rendere possibile l’applicazione delle leggi sulla polizia mineraria(Il ministro dimostrò una buona attenzione al problema.) Con tale intento, e per avere i dati e gli elementi necessari a risolvere più sollecitamente la questione, che agita quelle popolazioni incaricai un ingegnere dell’ufficio minerario di Caltanissetta di recarsi nell’isola di Lipari, studiare e riferirmi sullo stato delle cose. In tal modo si potrà sagacemente provvedere, non sono nell’interesse del Comune di Lipari, ma anche per evitare sperequazioni tra il demanio comunale ed i privati, adottare, in pari tempo, provvedimenti che si reputeranno necessari a rendere migliore l’esercizio del commercio e dell'industria della pomice, applicare la legge di Polizia Mineraria e le leggi operaie. Ecco perché accolgo l’iniziativa dell’Onorevole Di Sant’Onofrio, la quale offre, l’occasione opportuna di regolare questa materia con una riforma legislativa giustamente invocata. Non è questo il momento di entrare nell'esame delle disposizioni legislative che per gli scopi anzidetti converrà aggiungere alla proposta oggi svolta. Esse potranno essere sottoposto all’esame e allo studio della Commissione parlamentare e non dubito che riusciremo ad intenderci per compiere una benefica riforma».

LACAVA, ministro delle finanze. Chiede di parlare.

PRESIDENTE. Parli.

LA CAVA, ministro delle finanze. Per quanto possa concernere il Ministero delle Finanze, acconsento che sia presa in considerazione la proposta di legge dell'onorevole Di Sant’Onofrio.

PRESIDENTE. Metto a partito che sia presa in considerazione la Proposta di legge dell'onorevole Di Sant’Onofrio.

(La Camera delibera di prendere in considerazione la proposta di legge del deputato Di Sant'Onofrio).


Il 16 dicembre 1907 l'On.le Di Sant'Onofrio relazionò in maniera approfondita ed esauriente alla commissione parlamentare composta dai deputati: Arena, presidente; Furnari segretario, Barnabei, Giovagnoli, Manna, Da Como, Orlando Salvatore, Ciappi Anseldo e Di Sant'Onofrio, relatore.

Rispetto alla proposta di un articolo unico fatto dal Relatore Di Sant'Onofrio, la commissione votò una legge composta da 5 articoli. (Vengono inserite le norme per la sicurezza dei lavoratori e vengono ridotte le tariffe inizialmente proposte dall’On.le Di Sant’Onofrio).

La Camera dei deputati avviò la discussione nella prima tornata del 19 dicembre 1907. Nel corso del dibattito parlamentare si apportò una modifica all'art. 5 rispetto al disegno di legge licenziato dalla Commissione, su proposta del Ministro Cocco-Ortù. Il 20 dicembre 1907 la proposta di legge venne trasmessa al Senato del Regno ed il 27 dicembre 1907, fu relazionata dall'Ufficio Centrale composto dai senatori Cefaly, presidente, Riolo, segretario, Di Scalea, Fabrizi e Paternò, relatore. Il Senato affrontò la discussione ed approvò il disegno di legge nella tornata del 30 dicembre 1907.

La Legge 5 gennaio 1908 n. 10, approvata dal IV Governo Giolitti, ed il successivo regolamento comunale di esecuzione, permisero di dare una nuova sistemazione a tutta la materia relativa alle tasse comunali sulla pietra pomice escavata sia in zone demaniali che private, rivelandosi nell'insieme fondamentale per le finanze del Comune.

Ugo Di Sant’Onofrio del Castillo

Dobbiamo, doverosamente, dedicare un approfondimento nei confronti del Marchese Ugo Di Sant’Onofrio del Castillo, “padre putativo” della Legge del 1908, al quale è dedicata una piazza di Lipari, conosciuta come Marina Corta.

I rapporti con il deputato del collegio erano intensi da oltre un ventennio, uno dei primi accenni si trovano in una deliberazione del 5 gennaio 1884 della Giunta presieduta dal sindaco Emmanuele Rossi avente per oggetto “Pellegrinaggio nazionale, nomina di un rappresentante ed acquisto di una corona”. Si trattava del pellegrinaggio alla tomba del “Gran Re Vittorio Emanuele che avrà luogo il 9 corrente e l’acquisto di una corona da depositare sulla tomba”. La Giunta deliberò la nomina dell’On.le Marchese di Sant’Onofrio, deputato, prevedendo 200 lire di spesa. Altro accenni si trovano in una delibera del 5 giugno 1887 con all’ordine del giorno le “Onoranze funebri al defunto Sindaco Filippo De Pasquale”, nell’occasione il Deputato, ad un giorno di distanza, invia un telegramma “ di condoglianza”, in cui “ l’On.le Marchese di Sant’Onofrio delega il Sindaco a rappresentarlo nei funerali del Cav. De Pasquale”.

Nel corso di una seduta del Consiglio comunale del 12 gennaio 1900 il Sindaco prima di iniziare l’esame della parte seconda del Conto Consuntivo da lettura di una lettera del ministro dei lavori pubblici diretta all’On.le Marchese di Sant’Onofrio, deputato del collegio. In essa sua eccellenza in Ministro partecipa che ha già ordinato l’asta per l’appalto dei lavori del nostro porto. Anche qui si trattava di un lungo lavoro intrapreso nel 1888 dal deputato per la realizzazione del porto (una delibera del 21 maggio 1888 delibera il ringraziamento per l’onorevole). Nel 1907, quando il Di Sant’Onofrio presentò la proposta di legge aveva 64 anni, con una lunga carriera politica alle spalle ed una notevole esperienza come esponente di governo. Egli rifletteva lo spirito della casta a cui apparteneva, educata all’ammirazione dell’Inghilterra come nazione più progredita d’Europa, perché fondata sul rispetto massimo della libertà umana. Un assertore del liberismo in senso classico.

Alcuni dei suoi interventi alla Camera ci confermano questo atteggiamento improntato al massimo rispetto della libertà umana. Durante la discussione del Bilancio dell’Interno, nella seduta del 16 giugno 1897, furono mosse al governo e in particolare al Rudinì, quale ministro di quel dicastero, non poche accuse di intese segrete con i prefetti per appoggiare in tutti i modi i candidati a lui graditi, anche con ogni forma di corruzione. “Ormai, dappertutto, ebbe a rilevare fra l’altro l’On.Le Di Sant’Onofrio, i delegati di pubblica sicurezza e purtroppo adesso anche i carabinieri sono i veri grandi elettori alla dipendenza del governo, e devono cercare gli elettori per guadagnarli alla causa dei candidati preferiti del ministero; devono quindi mettersi in rapporti cordiali ed intimi coi peggiori e più tristi elementi che costituiscono i bassi strati sociali elettorali; tanto che noi vediamo spesso il gravissimo inconveniente che permessi d’arme sono concessi in gran numero ad individui pregiudicati, a reduci dal domicilio coatto e perfino dalle patrie galere”. Il Di Sant’Onofrio deplorava soprattutto il fatto che era divenuto quasi un “canone” che alla presidenza del Consiglio andasse unito l’ufficio di ministro dell’Interno, e a questo fatto riportava l’origine degli inconvenienti lamentati.

Ugo Di Sant’Onofrio era nato il 30 agosto 1844 a Baden (Germania), venne eletto deputato nei collegi di Castroreale e Messina II° nelle legislature XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV. Appartenne inizialmente alla sinistra costituzionale. Sostenne poi il Gabinetto Crispi. Alla caduta di questi, si schierò con l’opposizione. Entrò nel Gabinetto Sarraco come sottosegretario ai Lavori Pubblici dal giugno 1900 al febbraio 1901. Fu poi ininterrottamente sottosegretario nei Governi Giolitti e Fittoni dal novembre 1903 al marzo 1905. Nelle elezioni del 7 maggio 1909, a seguito dell’ampio consenso degli eoliani, venne eletto deputato al primo scrutinio riportando, nel collegio, ben 1285 voti su 1632 votanti. Contro di lui a nulla era valso il tentativo del prof. Emanuele Carnevale, nonostante la passata esperienza di sindaco di Lipari, egli riuscì a raccogliere soltanto 322 voti. Fu poi Ministro delle Poste e telegrafi nel Ministero Sonnino dal 11 dicembre 1909 al 31 marzo 1910. Nel marzo 1913 firmò il Patto Gentiloni schierandosi con il fronte clerico-moderato e venne eletto per l’ultima volta alla Camera dei deputati.

Già il 22 dicembre 1907 il consiglio comunale di Lipari tributa un voto di riconoscenza e gratitudine, successive iniziative vengono intraprese nel corso del 1908, a seguito dell’approvazione della Legge 10, precisamente il 18 gennaio il Consiglio Comunale nella seduta dell’8 agosto, deliberò di onorare il Capo del governo e il deputato del collegio, intestando delle piazze nel centro urbano di Lipari, precisamente la Piazza del “Pozzo” viene rinominata “Piazza Giolitti” (Oggi Piazza Matteotti), mentre Marina Corta, conosciuta come “Piazza del Commercio” viene intestata al Marchese Ugo di Sant’Onofrio.

Sempre nel corso del 1908 vengono tributati dei festeggiamenti all’On.le di S. Onofrio per la sua venuta a Lipari. Ulteriori notizie ed interventi dell’On.le Di Sant’Onofrio troviamo in alcune delibere del 1918, la prima durante un consiglio comunale il 14 giugno, con all’oggetto: comunicazioni dell’assessore Ferlazzo.

Perse il seggio alla Camera dei Deputati nelle elezioni del 1919 ed il 3 ottobre 1920 venne nominato senatore per le categorie 3 e 5. Venne convalidato il 4 dicembre dello stesso anno. Il suo nome rimane legato, nel collegio, alla Istituzione del Manicomio Giudiziario di Barcellona e alla generosità con la quale alla sua morte legava una parte cospicua del suo patrimonio all’Ospedale Cutroni-Zodda di Barcellona. Ebbe compagna di vita impareggiabile e collaboratrice preziosa Maria Imperiali Colonna di Francavilla in tutta la sua carriera politica. Muore il 7 luglio 1928.

Gli ultimi accenni al marchese Di Sant’Onofrio si trovano in diverse sedute del consiglio comunale, quella del 22 gennaio 1921, con all’ordine del giorno “servizi marittimi.”, l’onorevole aveva accompagnato il sindaco presso il sottosegretario ai trasporti. “ (…) Fa presente al Consiglio che l’onorevole Di Sant’Onofrio gli è stato di grande ausilio in tutte le sue pellegrinazioni nei diversi Ministeri ed in tutte le pratiche ove egli ha avuto bisogno dell’attiva ed efficiente opera di lui.

Quella del 18 aprile “Il presidente aperta la seduta fa al consiglio [una] larga esposizione di quanto ha svolto a Roma durante la sua permanenza colà: riferisce che mediante l’intervento di S. E. di Sant’Onofrio aveva ottenuto un colloquio con S. E. Giolitti, nonché per circostanze allo stesso sopravvenute, non potè dare udienza promessa, però furono ricevuti dal suo sottosegretario di Stato al quale fu lasciato memoriale per le varie pratiche che nell’interesse di questo Comune si sollecitarono.



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.