Dragaggio dei fondali, completamento delle banchine di riva, nuovo pontile per gli aliscafi.
Tre interventi che dovrebbero segnare la riapertura dei cantieri nel porto di Milazzo e dare il via alle opere bloccate per la questione del Sin.Con la pronuncia del ministero dell'Ambiente, infatti, si esce da uno stato d'empasse durato quasi 5 anni. La prospettiva, adesso, è quella di un porto più ampio e funzionale.. Lo dicono i numeri, che nel 2008 indicano in 204.969 le tonnellate di merci movimentate dalle gru del porto mamertino e ripartite in 186.069 tonnellate di materiali in acciaio (Duferdofin) e 18.900 di cereali. Il transito di prodotti liquidi (raffineria) invece, ha toccato quota 14.439.369 tonnellate, di cui 14.269.119 di oli e petroli e 170.250 di gas liquidi. Cifre importanti anche per quanto concerne il comparto turistico, con i 506.055 passeggeri sbarcati a Milazzo e i 508.842 che si sono imbarcati per le varie destinazioni (Eolie in primis); 66.599 inoltre, i mezzi trasportati dalle imbarcazioni sia in arrivo che in partenza.
A più zeri, invece, i numeri relativi agli investimenti per il rilancio del porto della città del Capo. È infatti di 25 milioni di euro l'ammontare dei costi per la realizzazione delle opere prioritarie, vale a dire il dragaggio dei fondali e l'atteso completamento delle banchine. Ma il potenziamentoinfrastrutturale passa anche attraverso altri interventi, come dichiara il presidente dell'Autorità portuale di Messina e Milazzo, prof. Dario Lo Bosco: «Sono già attive o stanno per essere attivate altre opere di minore importanza, come ad esempio il completamento dell'organizzazione logistica delle aree portuali, le nuove biglietterie in zona Acqueviole, il nuovo impianto idrico ed antincendio e la ristrutturazione del pontile Eolie». Interventi che lasciano intravedere margini di espansione, senza privilegiare il settore turistico piuttosto che il commerciale o viceversa: «Milazzo non è certamente un porto capace di proiettarsi verso un ramo specifico, mentre è preferibile che abbracci più ambiti di potenziamento, coerentemente con le modeste dimensioni del porto stesso, e tenendo conto dell'esigenza di garantire i collegamenti indispensabili con le Isole Eolie – aggiunge il presidente dell'Autorità portuale –. Si tratta di non mentirsi sulle reali prospettive di sviluppo, e comprendere che non si vive di solo diporto, nè è pensabile realizzare esclusivamente banchine commerciali. Deve quindi prevalere il giusto compromesso».
Un'eventuale crescita, quella auspicata dai vertici dell'Autorità portuale, che non potrà avvalersi in concreto dell'ipotesi crocierismo. Almeno allo stato dei fatti.
«Per quanto concerne la possibilità che Milazzo diventi un approdo per navi da crociera – prosegue il presidente dell'Autorità portuale, – credo sia un'occasione, al momento, di scarsa rilevanza. Il crocierismo non potrà avere strada facile a Milazzo fino a quando non ci saranno banchine adeguate e una politica generale rivolta all'accoglienza e, soprattutto, alla promozione dei luoghi. Perché le compagnie di navigazione possano essere attirate è necessario che riscontrino utilità nel farlo. L'utilità – conclude Lo Bosco – consiste in ritorno economico, offerto dall'interesse dei crocieristi, dalle tariffe basse per i servizi, dagli spazi nel porto e tanto altro. C'è sicuramente molto da fare e non basta assolutamente la buona volontà dell'Autorità portuale».
Sull'ipotesi molto remota del "punto franco" ipotizzato a Giammoro e che dovrebbe utilizzare il porto di Milazzo, Lo Bosco è realista: «L'Amministrazione comunale, ad oggi, ha escluso il proprio interessamento per la zona franca che potrebbe riguardare la valle del Mela. Dobbiamo rispettare questa volontà, finchè non cambia».
Ipotesi di sviluppo che comunque si scontrano con i limiti presenti, come sottolineato dal dirigente dell'area tecnica, Ing. Francesco Di Sarcina: «Le carenze ci sono e sono infrastrutturali. Oltre all'importanza dei progetti che stiamo per avviare, il futuro del porto e della città non può prescindere dalla messa a punto del nuovo PRP del porto stesso, che ne disegnerà l'assetto nei prossimi venti anni. Tutto in concreto passa da lì».
Nell'attesa di un Piano regolatore portuale condiviso (se ne comincerà verosimilmente a discutere nel Comitato portuale di lunedì prossimo) «le prospettive di sviluppo riguardano la maggiore potenzialità della struttura relativamente ai traffici marittimi, oggi contratti per mancanza di banchine e per i fondali non sempre adeguati».