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venerdì 2 ottobre 2015

Unesco e pomice. La riflessione e gli input di Matteo Salin

Il 30/9/15, nel pomeriggio, dopo il bel “racconto” che i diversi interventi hanno fatto del e sul prof. Cabianca si è tenuto, in presenza del Sindaco, un interessantissimo ragionamento, a più voci, su quanto può definirsi  il prossimo futuro di Lipari e dell’arcipelago Eoliano.
Siamo di fronte alla necessità di valutare cosa si farà, all’interno della complessità delle normative esistenti, ben precisate dal Prof. Gangemi, in particolare per quanto riguarda le questioni che si sono recentemente aperte: quella  relativa alle aree pomicifere dopo il fallimento della Pumex e quella che riguarda la presenza delle  Eolie all’interno dell’Unesco Heritage List in particolare ora che, finalmente, i Comuni delle Eolie si sono accordati per iniziare a ragionare sulla questione.
Prima di definire cosa fare, secondo me, è necessario definire i contorni entro cui va fatto e in questo senso si è mosso il mio intervento.
Ho parlato da imprenditore, un piccolo imprenditore che alle Eolie si occupa di turismo (che è la miniera insieme ai giacimenti relativi ai beni culturali da cui si estrarrà la ricchezza duratura per il nostro paese), ma che ha buone relazioni ed esperienza  come proprietario di una azienda assai più grande, nella preparazione di progetti  europei e nella responsabilità  ai vari livelli nella sezione dei servizi innovativi e tecnologici di  CONFINDUSTRIA.
So quindi che cosa vuol dire fare impresa e che cosa desidera chi può pensare di investire, parte della propria ricchezza, in un certo territorio.
Vengo da una città, Vicenza, che oltre ad essere all’interno dell’Unesco Heritage List è anche la terza realtà produttiva italiana e quindi, fosse solo per essere stato sempre a contattori sia di cultura che di impresa, mi sento legittimato  nel fare questi ragionamenti.
L’imprenditore impegna i propri denari allo scopo di produrre ricchezza. Sono passati certamente i tempi dei “padroni della ferriera” ora chi fa impresa vuole certamente recuperare i soldi investiti ed anzi guadagnarne ulteriori ma non lo fa più, come purtroppo è stato, depredando un territorio, sfruttandone le ricchezze e poi lasciandolo a sé stesso. Ora la ricchezza si fa sia vendendo  prodotti o servizi che salvaguardando valori territoriali culturali e ambientali. Reinvestire poi parte di quanto si guadagna nel luogo in cui si è prodotta la ricchezza è importante per rendere sostenibile e virtuoso l’intero percorso.
Un’impresa è una macchina nel complesso semplice,ci sono regole fisse.
Definito un obiettivo si valuta quali sono le condizioni in cui ci si trova e se poi si pensa che le cose possano funzionare si investono risorse sotto forma di uomini e denari per raggiungere quanto si è prefissato.
 La verifica deve essere continua ma dopo un certo periodo, 2-3 -5 anni, bisogna vedere qual è la tendenza, se l’investimento è stato vantaggioso e porta ricchezza e fare le conseguenti scelte.
L’idea imprenditoriale deve essere forte ma nel processo è fondamentale avere chiare le condizioni in cui ci si trova.
Nel caso di Lipari è necessario, per chiunque voglia investire, avere chiare quali sono le regole locali del gioco.
Quindi per quanto riguarda la zona pomicifera è necessario sapere:
1)      Di chi è la proprietà e quali sono i vincoli presenti.
2)      Quali sono le regole urbanistiche/paesaggistiche ed in generale regolatorie che sussistono nell’area o se esse devono essere definite
3)      In quanto tempo possono essere stabilite con chiarezza e definitivamente  le regole del punto 2 e per quali aree
4)      Fermo restando che poi  dovranno essere immessi soldi “veri” va valutato se ci siano contributi  pubblici disponibili e quali siano le procedure per la loro aggiudicazione.
In generale è quindi importantissimo il rapporto tra pubblico e impresa. Ci deve essere la massima trasparenza reciproca e la massima disponibilità a collaborare.
Le scelte di un imprenditore dipendono da tanti fattori, a volte di incertezza (si pensi in particolare al mercato), proprio per questo preferisce che le cose siano, anche difficili, ma chiare e deve avere fiducia delle realtà pubbliche con cui sta collaborando.
E’ meglio sapere, fin da subito,  che una cosa non si può fare in un certo modo e quindi  trovare, eventualmente, una strategia diversa  piuttosto che imboccare una strada che poi impone di tornare indietro con la perdita di credibilità, tempo e denaro.
Ho apprezzato quanto hanno detto il Sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale di Lipari.
Giorgianni e Sabbatini, che al momento dell’approvazione  del Piano Territoriale Paesistico redatto da Cabianca, con  Michele Giacomantonio Sindaco, dall’opposizione erano molto critici nei confronti delle limitazioni che erano imposte, ora hanno ammesso che senza quel piano Lipari e le isole Eolie avrebbero rischiato di essere totalmente snaturate e di perdere le qualità che ora le fanno mete turistiche di migliaia di visitatori che ne sono poi la loro ricchezza.
Questo fatto è importante in quanto definisce decisamente il fatto che a volte le restrizioni se non vengono viste solo in modo frustrato possono diventare la spinta per nuove strade e portare al TURISMO DI QUALITA’  (sia come visitatori che come offerta recettiva e di servizi ) di cui queste isole hanno assolutamente bisogno per crescere.
Proprio in base a queste ragioni risulta comprensibile ma “limitata”, “regressiva” e assolutamente da superare la paura che accompagna la creazione di aree marine protette, parchi e la stessa appartenenza all’Unesco Heritage List .
Ormai è stato sperimentato in decine di posti, ed in particolare in realtà che hanno un modello di business   simile a quello delle Isole Eolie, basato su Cultura, Beni paesaggistici - naturali e Turismo, che la creazione di realtà  protette di specifico interesse, porta a ricchezza e ad una crescita che permette lo sviluppo del turismo e dell’industria (ricettiva, ristorativa, trasporti, ittica, prodotti tipici ecc..)  garantendo una loro diversificazione e favorendone la positiva integrazione.
Non c’è quindi nulla di nuovo o da scoprire. Tenuto assolutamente conto di tutte le unicità e peculiarità delle Eolie va però ricordato che è da anni che modelli di questa natura in una importante e solida integrazione tra le diverse esigenze sono stati studiati e vengono quotidianamente applicati con grande soddisfazione sia in Italia che all’estero.
Realtà come Monviso, Monferrato, Valle del Douro in Portogallo, Alessandria, isole Mauritius  e tanti altri, tutti siti Unesco, sono cresciuti e stanno crescendo basandoci su studi ormai ben strutturati.
Proprio per questo  in questa situazione Eoliana, non deve essere nuovamente scoperto ciò che gli esperti e le università,che si occupano di questi modelli di sviluppo, già conoscono.
Va fatta una scelta che esce dal provincialismo e che assicuri nel modo migliore lo sviluppo in un’ottica mondiale che è quella che deve interessare affidandosi a professionisti che, proprio perché vedono le cose “da sopra”, sono in grado di sentire ed integrare le esigenze di tutte le parti in causa siano esse  pubbliche o private.
 Matteo Salin

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