Il 30/9/15, nel
pomeriggio, dopo il bel “racconto” che i diversi interventi hanno fatto del e sul
prof. Cabianca si è tenuto, in presenza del Sindaco, un interessantissimo
ragionamento, a più voci, su quanto può definirsi il prossimo futuro di Lipari e
dell’arcipelago Eoliano.
Siamo di fronte alla necessità di valutare cosa si farà,
all’interno della complessità delle normative esistenti, ben precisate dal
Prof. Gangemi, in particolare per quanto riguarda le questioni che si sono
recentemente aperte: quella relativa
alle aree pomicifere dopo il fallimento della Pumex e quella che riguarda la
presenza delle Eolie all’interno
dell’Unesco Heritage List in particolare ora che, finalmente, i Comuni delle
Eolie si sono accordati per iniziare a ragionare sulla questione.
Prima di definire cosa fare, secondo me, è necessario
definire i contorni entro cui va fatto e in questo senso si è mosso il mio intervento.
Ho parlato da imprenditore, un piccolo imprenditore che alle
Eolie si occupa di turismo (che è la miniera insieme ai giacimenti relativi ai beni
culturali da cui si estrarrà la ricchezza duratura
per il nostro paese), ma che ha
buone relazioni ed esperienza come
proprietario di una azienda assai più grande, nella preparazione di
progetti europei e nella responsabilità ai vari livelli nella sezione dei servizi
innovativi e tecnologici di CONFINDUSTRIA.
So quindi che cosa vuol dire fare impresa e che cosa desidera
chi può pensare di investire, parte della propria ricchezza, in un certo
territorio.
Vengo da una città, Vicenza, che oltre ad essere all’interno
dell’Unesco Heritage List è anche la terza realtà produttiva italiana e quindi,
fosse solo per essere stato sempre a contattori sia di cultura che di impresa,
mi sento legittimato nel fare questi
ragionamenti.
L’imprenditore impegna i propri denari allo scopo di
produrre ricchezza. Sono passati certamente i tempi dei “padroni della
ferriera” ora chi fa impresa vuole certamente recuperare i soldi investiti ed
anzi guadagnarne ulteriori ma non lo fa più, come purtroppo è stato, depredando
un territorio, sfruttandone le ricchezze e poi lasciandolo a sé stesso. Ora la
ricchezza si fa sia vendendo prodotti o
servizi che salvaguardando valori territoriali culturali e ambientali.
Reinvestire poi parte di quanto si guadagna nel luogo in cui si è prodotta la
ricchezza è importante per rendere sostenibile e virtuoso l’intero percorso.
Un’impresa è una macchina nel complesso semplice,ci sono
regole fisse.
Definito un obiettivo si valuta quali sono le condizioni in cui ci si trova e se poi si pensa che le cose possano funzionare si investono risorse sotto forma di uomini e denari per raggiungere quanto si è prefissato.
La verifica deve essere continua ma dopo un certo periodo, 2-3 -5 anni, bisogna vedere qual è la tendenza, se l’investimento è stato vantaggioso e porta ricchezza e fare le conseguenti scelte.
Definito un obiettivo si valuta quali sono le condizioni in cui ci si trova e se poi si pensa che le cose possano funzionare si investono risorse sotto forma di uomini e denari per raggiungere quanto si è prefissato.
La verifica deve essere continua ma dopo un certo periodo, 2-3 -5 anni, bisogna vedere qual è la tendenza, se l’investimento è stato vantaggioso e porta ricchezza e fare le conseguenti scelte.
L’idea imprenditoriale deve essere forte ma nel processo è
fondamentale avere chiare le condizioni in cui ci si trova.
Nel caso di Lipari è necessario, per chiunque voglia investire, avere chiare quali sono le regole locali del gioco.
Nel caso di Lipari è necessario, per chiunque voglia investire, avere chiare quali sono le regole locali del gioco.
Quindi per quanto riguarda la zona pomicifera è necessario
sapere:
1)
Di chi è la proprietà e quali sono i vincoli
presenti.
2)
Quali sono le regole urbanistiche/paesaggistiche
ed in generale regolatorie che sussistono nell’area o se esse devono essere
definite
3)
In quanto tempo possono essere stabilite con
chiarezza e definitivamente le regole
del punto 2 e per quali aree
4)
Fermo restando che poi dovranno essere immessi soldi “veri” va
valutato se ci siano contributi pubblici
disponibili e quali siano le procedure per la loro aggiudicazione.
In generale è quindi importantissimo il rapporto tra
pubblico e impresa. Ci deve essere la massima trasparenza reciproca e la
massima disponibilità a collaborare.
Le scelte di un imprenditore dipendono da tanti fattori, a volte di incertezza (si pensi in particolare al mercato), proprio per questo preferisce che le cose siano, anche difficili, ma chiare e deve avere fiducia delle realtà pubbliche con cui sta collaborando.
Le scelte di un imprenditore dipendono da tanti fattori, a volte di incertezza (si pensi in particolare al mercato), proprio per questo preferisce che le cose siano, anche difficili, ma chiare e deve avere fiducia delle realtà pubbliche con cui sta collaborando.
E’ meglio sapere, fin da subito, che una cosa non si può fare in un certo modo
e quindi trovare, eventualmente, una
strategia diversa piuttosto che
imboccare una strada che poi impone di tornare indietro con la perdita di
credibilità, tempo e denaro.
Ho apprezzato quanto hanno detto il Sindaco e il Presidente del
Consiglio Comunale di Lipari.
Giorgianni e Sabbatini, che al momento
dell’approvazione del Piano Territoriale
Paesistico redatto da Cabianca, con
Michele Giacomantonio Sindaco, dall’opposizione erano molto critici nei
confronti delle limitazioni che erano imposte, ora hanno ammesso che senza quel
piano Lipari e le isole Eolie avrebbero rischiato di essere totalmente
snaturate e di perdere le qualità che ora le fanno mete turistiche di migliaia
di visitatori che ne sono poi la loro ricchezza.
Questo fatto è importante in quanto definisce decisamente il
fatto che a volte le restrizioni se non vengono viste solo in modo frustrato
possono diventare la spinta per nuove strade e portare al TURISMO DI
QUALITA’ (sia come visitatori che come
offerta recettiva e di servizi ) di cui queste isole hanno assolutamente
bisogno per crescere.
Proprio in base a queste ragioni risulta comprensibile ma
“limitata”, “regressiva” e assolutamente da superare la paura che accompagna la
creazione di aree marine protette, parchi e la stessa appartenenza all’Unesco
Heritage List .
Ormai è stato sperimentato in decine di posti, ed in
particolare in realtà che hanno un modello di business simile a quello delle Isole Eolie, basato su
Cultura, Beni paesaggistici - naturali e Turismo, che la creazione di realtà protette di specifico interesse, porta a
ricchezza e ad una crescita che permette lo sviluppo del turismo e
dell’industria (ricettiva, ristorativa, trasporti, ittica, prodotti tipici
ecc..) garantendo una loro
diversificazione e favorendone la positiva integrazione.
Non c’è quindi nulla di nuovo o da scoprire. Tenuto
assolutamente conto di tutte le unicità e peculiarità delle Eolie va però
ricordato che è da anni che modelli di questa natura in una importante e solida
integrazione tra le diverse esigenze sono stati studiati e vengono
quotidianamente applicati con grande soddisfazione sia in Italia che
all’estero.
Realtà come Monviso, Monferrato, Valle del Douro in
Portogallo, Alessandria, isole Mauritius
e tanti altri, tutti siti Unesco, sono cresciuti e stanno crescendo
basandoci su studi ormai ben strutturati.
Proprio per questo in
questa situazione Eoliana, non deve essere nuovamente scoperto ciò che gli
esperti e le università,che si occupano di questi modelli di sviluppo, già
conoscono.
Va fatta una scelta che esce dal provincialismo e che
assicuri nel modo migliore lo sviluppo in un’ottica mondiale che è quella che
deve interessare affidandosi a professionisti che, proprio perché vedono le
cose “da sopra”, sono in grado di sentire ed integrare le esigenze di tutte le
parti in causa siano esse pubbliche o
private.
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