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sabato 4 febbraio 2012

In dialogo con Pietro Lo Cascio (di Michele Giacomantonio)

Caro Pietro,
rispondo alla tua nota non per spirito di polemica ma perché credo che una discussione serena possa essere di aiuto ad una campagna elettorale ancora molto confusa ma dove temo che i personalismi la vincano sui programmi ed i progetti.
Tu poni un problema serio quello del trasformismo cioè del cambio di posizione rispetto ai problemi per opportunismo. Ci può essere anche questo ma non c’è necessariamente solo questo. Nel mio primo intervento io ho fatto degli esempi che non hanno niente a che vedere col trasformismo e l’opportunismo ma pongono il problema di una più approfondita conoscenza dei problemi che possono cambiare decisamente nelle persone il giudizio su di essi. Non credo di capire bene che cosa vuol dire “identità e riconoscibilità” soprattutto a livello locale dove i problemi si aggravano di giorno in giorno ( vedi le ultime notizie sui tagli ai trasporti e le risposte degli armatori). Non sempre a livello locale identità nazionali hanno una loro pregnanza e giustificazione soprattutto di fronte ad un elettorato spesso poco educato alla dialettica politica.
Ed è qui credo che si innesti il discorso su “destra” e “sinistra”. Innanzitutto permettimi di precisare che io non ho detto che questi termini “abbiano perso il loro significato originario” ma che hanno perso “molto del loro significato originario”. Tu sai bene come, soprattutto nel nostro paese, essi hanno avuto a fondamento, da una parte, la centralità della classe operaia e, dall’altra, l’interclassismo o peggio l’egemonia della classe dominante. Oggi la centralità della classe operaia non esiste più e ci troviamo di fronte ad una stratificazione sociale molto più complessa dove l’emarginazione sociale assume un peso sempre più inquietante. Esiste invece sempre l’egemonia dei ceti dominanti ma è divenuta più subdola anche perché più evanescenti sono divenuti questi ceti. A meno di non volerli individuare – come qualcuno fa nelle discussioni eoliane su face book – con i banchieri tout court mettendoci dentro Monti, Passera, La Deutshe Bank, ecc.
Né penso che la discriminante fra destra e sinistra passi principalmente e necessariamente fra chi predilige il pubblico al privato soprattutto dopo l’esperienza che il pubblico ha fatto nel nostro Paese ed il fatto che proprio attraverso il pubblico passava quella corruzione e quel clientelismo che hanno distrutto la prima repubblica. Io credo invece che oggi come ieri e forse più di ieri una discriminante fra destra e sinistra esista ma essa passa attraverso i valori: i valori della pace, della solidarietà, della legalità, della difesa della natura che contempla anche una sua valorizzazione ecosostenibile. I valori più che la condizione sociale, i valori più che le forme giuridiche e per questo mi sento più possibilista verso la capacità delle persone di cambiare e di maturare. E si cambia e si matura convincendo, non discriminando. Con la stima e la simpatia di sempre.
Michele Giacomantonio

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