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domenica 3 settembre 2017

In memoria di Sarino Centorrino nel I° Anniversario della sua dipartita

Gentile Direttore”, così dovrei esordire con il mio scritto, ma mi concedo uno “strappo alla regola” nel cominciare con un informale ed amichevole… 
Carissimo Salvatore, con sentimenti di stima ed affetto, ti inoltro quanto segue dopo essere stata raggiunta dal tuo messaggio che mi ha colpito per la semplicità e dolcezza espresse nel chiedermi di esternare un pensiero in ricordo del mio adorato Papà, per i lettori di Eolienews e quanti lo hanno conosciuto ed amato, in occasione del 1° anniversario della sua dipartita. 
Grazie perché, senza volerlo, credo tu abbia esaudito un suo desiderio, invitandomi a scrivere, lo faccio col cuore, ed ancora una volta scrivendo di lui e per lui. 
Mi diceva: “… scrivi qualcosa!” E io: “Ma papà… cosa dovrei scrivere?” E lui: “Qualunque cosa, lo sai quanto mi piace leggerti!” Non era un leggere “nero su bianco”, ma un “leggere dentro”, senza dover dare troppe spiegazioni, senza giri di parole, bastava uno sguardo, un’intesa, un sorriso o una lacrima, aveva il dono grande di leggere nel cuore dell’altro, di non fermarsi all’apparenza, di “vedere oltre”, senza giudicare, criticare, sminuire, ma puntando alla sostanza e al contenuto, fermamente convinto che in tutti e ciascuno Dio pianta un “seme buono” chiamato a germogliare a suo tempo, da innaffiare con pazienza, attenzione ed amore. 
Orfano di padre dall’età di sette anni, trascorse l’infanzia e l’adolescenza presso il Collegio Roosevelt di Palermo, dedicandosi con passione all’atletica ed al calcio in particolare, quale brillante calciatore del C.S. Lipari di un tempo. Un sano spirito sportivo ha accompagnato tutta la sua vita, agendo con correttezza e trasparenza, alla luce di valori che ha trasmesso a quanti ha incontrato sul proprio cammino, sempre aperto al dialogo ed al confronto nel rispetto dell’opinione altrui, in contesto familiare, sociale, parrocchiale, lavorativo, sportivo, scolastico, politico, capace di far breccia nei cuori con la dolcezza, la mitezza, la magnanimità che lo hanno sempre contraddistinto, insieme al sorriso ed uno sguardo dolce. 
Spesso ci si illude che la mitezza sia sinonimo di ingenuità, che il silenzio equivalga ad omertà ed arrendevolezza, che la capacità di mediare con toni educati e pacati sia da deboli. Lui ha dimostrato il contrario. Spiace per quanti non abbiano saputo cogliere nel tempo la preziosa risorsa del suo essere, che per insensibilità, leggerezza, dimenticanza, ingratitudine, superficialità, hanno dimostrato di aver capito poco o nulla di lui. 
Diceva sempre “C’è un tempo per ogni cosa…” un tempo, forse, per ricordare e ravvedersi, per tirar fuori dalla memoria un gesto, una parola, un qualcosa di lui che aiuti a vedere le cose con occhi e cuore diversi. 
Appassionato di lettura, ha impreziosito le nostre librerie con testi di pedagogia, educazione fisica, teologia, nei quali mi piace cogliere ed assaporare sue personali trascrizioni e riflessioni. 
Operaio onesto e impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori, tornò da adulto tra i banchi di scuola per ottenere il Diploma di Ragioneria e iscriversi alla facoltà di Teologia, per poi insegnare Religione nelle isole minori, si applicava con dedizione ed impegno in ogni attività, agendo con discrezione e riservatezza, sempre nel rispetto di persone, tempi e luoghi, con un fare laborioso, con stile ed educazione. 
Portava a casa sempre un sorriso, nonostante la stanchezza e le difficoltà, le amarezze e le ingiustizie, disponibile con tutti, prestava aiuto con spontaneità senza mai pretendere nulla, attento alle necessità ed esigenze dei più piccoli, bisognosi e in difficoltà. 
Spesso si intristiva nel vedere i suoi coetanei litigare ed imprecare con un mazzo di carte in mano, perdersi in chiacchiere, solo mossi da critiche gratuite: la sua “giovinezza di spirito” non andava di certo di pari passo con l’età anagrafica e tanto ancora sentiva di poter e voler dare, per questo avrebbe voluto che altri, come lui, si adoperassero in modo disinteressato, costruttivo e volenteroso, pur comprendendo che ciascuno ha il suo percorso che, inevitabilmente, porta ad essere e fare in modi differenti. 
Appassionato della Vita e dei Giovani: guai in sua presenza a usare espressioni come “gioventù bruciata” o peggio ancora “in quel ragazzo non c’è nulla da prendere”. Spesso, purtroppo, bisogna constatare che è più facile mettere in mano una banconota piuttosto che “spendersi” per ascoltarli questi giovani, dedicando tempo, energie, attenzioni. 
Diceva Don Bosco “L’educazione è cosa del cuore”: il “Mister” non impartiva solo lezioni di tecnica per calciare un pallone, amava fermarsi a chiacchierare con i suoi ragazzi, entrare in punta di piedi nella loro vita, porgere un orecchio e dare consigli paterni. 
Tante altre cose ho scoperto di lui da quando non c’è, raccontate da chi lo ha frequentato fuori dalle mura della nostra casa… io, da figlia, potrei essere “di parte” nel parlarne, ma mi edificano e commuovono i racconti di chi mi ferma per strada e, con le lacrime agli occhi, ricorda e racconta con nostalgia, ma con la gioia di averlo incrociato sul proprio cammino. 
In questo giorno, nel ricordarlo, desidero farmi interprete e portavoce di un suo sentire, intimo e profondo, che sempre ho condiviso, da figlia, da giovane e, adesso, da mamma, rivolgendomi alle famiglie, agli insegnanti, ai sacerdoti, ai catechisti, alle istituzioni, a quanti svolgono una funzione educativa: Ascoltiamo i nostri Giovani! Non diamo nulla per scontato, mai! Spesso, dietro un certo modo di fare ed apparire c’è la voglia di urlare un malessere, un disagio, un senso di solitudine, di imbarazzo e paura, inadeguatezza. Non puntiamo il dito, non pretendiamo magie o miracoli, ci vuole pazienza, ci vuole tempo e dedizione, dialogo, amore e sacrificio. Bisogna incoraggiarli, motivarli, spronarli, credere in loro, senza sminuirli o strumentalizzarli, ma cercando di cogliere in ciascuno quel “qualcosa” di speciale che tirato fuori e valorizzato possa dare “senso” alla loro vita. 
Esorto i giovani ad “andare avanti”, come diceva lui, sempre e comunque, a testa alta, con coraggio e determinazione, con l’impegno serio di fare della propria vita una “missione”, promuovendo iniziative autentiche, difendendo la dignità della vita, impegnandosi nello studio, nel proprio lavoro, in ogni ambito, senza scoraggiarsi, senza temere giudizi e sottomissioni, facendo di questo “tempo di grazia” una risorsa preziosa. Ci sia il coraggio di guardarsi allo specchio non solo per malizia o vana gloria, ma per imparare a conoscersi “dentro”, senza dover recitare parti e indossare maschere. 
“Non abbiate paura”di dire ciò che pensate, ditelo sempre e comunque, senza urlare, senza battere pugni e offendere, ma ditelo: “la Verità vi farà liberi”. 
Godete dell’affetto dei genitori e dei nonni, state accanto a loro, non perdete mai occasione per ringraziarli ed esternare il vostro affetto, e nella malattia non sopportateli, bensì amateli! 
Non perdete tempo sempre e solo dietro un cellulare: tornate a parlarvi guardandovi negli occhi, tenetevi per mano, ascoltate il tono della vostra voce, abbracciatevi e “condividete” emozioni. Viaggiate con curiosità e voglia di scoprire, ma trovate tempo e modo per compiere un “viaggio dentro voi stessi”, sdraiandovi al sole di momenti gioiosi, ma pronti ad affrontare tempeste con fede, coraggio e discernimento. 
Non perdetevi in un bicchiere… e non d’acqua, che poi vi costringe a vomitare: pensate nei momenti di euforia ed eccesso a quei ragazzi che reagiscono male a delle terapie che offrono una speranza per sopravvivere! 
Siate veri, siate furbi, siate coraggiosi e tirate fuori il meglio che potete! Amate la Vita e siate grati per il dono della salute, praticate sport, coltivate passioni ed ascoltate il vostro cuore, agite nel rispetto delle regole e delle leggi, ma soprattutto di voi stessi e di chi vi circonda, amate e salvaguardate la vostra terra, fate volontariato, fermatevi a parlare con bimbi ed anziani, battetevi per difendere i vostri diritti ma non trascurate i doveri, siate caritatevoli, leggete, ascoltate musica, uscite da voi stessi e trovate tempo per coltivare amicizie, senza selfie e senza maschere, sfuggendo dalle mode che rischiano di rendere tutti uguali, piuttosto che unici: siate, semplicemente, voi stessi! Affidatevi a Dio, non sentitevi respinti, giudicati, non amati: solo in Lui si trova “il senso” e solo con Lui si va “oltre”, parlateci, come fate con un amico, con sincerità e senza temere giudizi. 
Mi torna caro un versetto evangelico: “Ogni ramo che non porta frutto lo taglia, e ogni ramo che porta frutto lo pota perché porti più frutto”. 
Un anno fa di certo non avrei pensato di trovarmi a scrivere tutto ciò pensando al mio Papà che, nel silenzio di questo tempo, continua a “parlare” alla mia vita e in questo percorso doloroso mi dona, giorno per giorno, di vedere tutto e tutti con occhi diversi, nuovi. 
Spero che quanto ho esternato possa accarezzare qualche cuore, infondere coraggio e speranza, scuotere e dar spunti per far riflettere, giovani e “diversamente giovani”. Sarino VIVE nei ricordi, nel cuore e in tutto ciò che ha trasmesso, senza mai risparmiarsi, con altruismo e spirito di servizio, la sua testimonianza di vita e di fede, anche nel tempo della malattia vissuta con dignità e serena rassegnazione, possa essere di esempio e di conforto. 
Ricordatelo gioioso, camminare sul lungomare di Canneto o in bicicletta, che saluta accennando un sorriso, con un pallone tra i piedi o un libro tra le mani… l’Amico di Tutti, che col suo cuore immenso ha lasciato tracce di Amore, conquistando chiunque con la “Forza della Dolcezza”. 
Marina Centorrino

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