È la fine del 1946 quando nei cinema della neonata Repubblica italiana esce Paisà, film a episodi diretto da Roberto Rossellini, il regista più importante del dopoguerra. Pellicola campione d’incassi – il film conquisterà due Nastri d’Argento e sarà inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare –, Paisà conta su un cast assai nutrito nel quale, precisamente nel quarto episodio, quello incentrato sulla liberazione di Firenze, fa la sua prima apparizione sul grande schermo tale Renzo Avanzo. Quella è la sua prima e unica prova come attore.
I ragazzi della Panaria Film
Sì perché già da quello stesso anno Avanzo si dedicherà alla produzione cinematografica fondando la Panaria Film, casa di produzione specializzata in documentari a tema isole e mare e riprese subacquee. Avanzo, infatti, è un grande appassionato sia di cinema che di immersione e intraprende questa nuova avventura artistica assieme ad altri quattro ragazzi: Pietro Moncada, Quintino di Napoli, Francesco Alliata di Villafranca e Fosco Maraini, celebre antropologo e orientalista, padre della scrittrice Dacia.
In quel periodo Renzo Avanzo decide di sottoporre al giudizio del regista di Paisà le registrazioni effettuate sott’acqua con la possibilità di approfondire il lavoro
L’aspirante produttore è sicuro di ricevere un riscontro dal grande regista: di fatti i due sono cugini. Il parere non tarda ad arrivare, ed è anche entusiasta tanto che dall’incontro fra Rossellini e Avanzo nasce l’idea di sviluppare quelle riprese e realizzare un film sulle isole Eolie.
Il progetto procede a passo spedito e viene presto scelta anche l’attrice che vestirà il ruolo di protagonista: sarà Anna Magnani, la stella del cinema italiano dell’epoca. Anche con l’attrice Rossellini ha un legame, non parentale però. Fra i due, infatti, è da qualche tempo scoppiato un amore travolgente e burrascoso, cominciato durante le riprese di Roma città aperta, Palma d’Oro al Festival di Cannes nel ’46.
Fra Roberto Rossellini e Anna Magnani si inserisce Ingrid Bergman
È proprio mentre si lavora al progetto del film da girare alle isole di Eolo, il re dei venti, che nella storia fra Rossellini e la Magnani, già condizionata da continui litigi e gelosie – che il padre del Neorealismo italiano aggiunge a quelli vissuti con la legittima moglie, la scenografa Marcella De Marchis –, si intromette un’altra donna, una splendida attrice venuta da lontano.
“Caro Signor Rossellini,
ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘Ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei.”
È il contenuto della celeberrima lettera che Rossellini riceve da Ingrid Bergman, attrice svedese, classe 1915 – nove anni meno del regista, ma soprattutto sette più giovane della Magnani, già quarantenne –, esplosa fra il 1945 e il 1946 con la conquista dell’Oscar alla migliore attrice per l’interpretazione in Angoscia e con la parte di protagonista femminile in Notorious – L’amante perduta di Alfred Hitchcock.
Rossellini liquida la Magnani
Sono parole di fuoco a cui Rossellini, incline a cedere a ogni minima passione, non può resistere. Senza alcuno scrupolo, il regista romano cambia idea circa il film che sta pensando. La pellicola suggeritagli dal cugino si farà, ma l’attrice protagonista non sarà più Anna Magnani, bensì Ingrid Bergman.
È molto più di un cambio utile alla sceneggiatura del lungometraggio: la Magnani viene messa drammaticamente da parte alla prima buona occasione e nonostante la Bergman sia sposata – il coniuge è Petter Lindström, un dentista svedese – e madre di una bimba, Pia, poi divenuta giornalista e anche comparsa in una manciata di film fra i quali il capolavoro Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica.
La sintonia fra Rossellini e la diva scandinava è totale. Entrambi rappresentano per l’altro quello che stanno cercando: un nuovo ballo, una ventata di gioventù e una via di fuga dalle rispettive problematiche relazioni sentimentali.
Scoppia la Guerra dei Vulcani
Anna Magnani non è la sola a essere scaricata: Roberto Rossellini sceglie anche di lasciare perdere i ragazzi della Panaria e di affidare la sceneggiatura da loro suggeritagli ad altre due case di produzione, la Berit Film e la RKO Radio Pictures. Avanzo e gli altri la prendono chiaramente malissimo. Amareggiati per essere stati usati dal grande regista, partono alla volta degli Stati Uniti d’America ed entrano in contatto con William Dieterle, regista tedesco con passaporto statunitense, i cui recenti lavori La vita del dottor Pasteur e Emilio Zola hanno ottenuto numerosi Oscar.
Sarà Dieterle a dirigere il film pensato dai fondatori della Panaria. E il protagonista chi sarà? Decisione quanto mai semplice: l’attrice su cui ricade la scelta è Anna Magnani che, avvelenata con Rossellini, ovviamente accetta sull’istante la proposta.
È così che nella primavera ed estate del ’49 sulle isole dei due soli vulcani attivi dell’arcipelago eoliano giunge il primo ciak dei due film gemelli: Stromboli (Terra di Dio), di Rossellini con la Bergman attrice protagonista, e Vulcano, con Anna Magnani, la regia di Dieterle e la produzione della Panaria Film.
Sul bollente suolo delle due isole – divise da venticinque miglia nautiche, circa quarantasei chilometri – si accende lo scontro, scoppia quella che passerà alla storia come la Guerra dei Vulcani, fra gli scandali più clamorosi del jet-set.
Stromboli o Vulcano? Bergman o Magnani?
La guerra coinvolge anche l’opinione pubblica che segue sui rotocalchi le riprese delle due pellicole. Si creano subito due fazioni: chi è favorevole alla impetuosa passione di Rossellini-Bergman e quindi parteggia per Stromboli e chi difende le ragioni della Magnani, l’italiana tradita, vittima di un uomo senza sentimenti e di una straniera sfasciafamiglie, e perciò tifa per il successo di Vulcano.
È facile intuire che la stampa e il pubblico si scagliano principalmente contro la Bergman, etichettata come una sfacciata donna proveniente da paesi in cui non esistono né valori e né morale, traditrice del marito e disinteressata financo alla crescita della figlioletta.
Ingrid Bergman resta con Rossellini
Il marito della Bergman non sta però a guardare. Una volta raggiunto dalla notizia, il signor Lindström vola in Italia. Da uomo del Nord Europa, intende incontrare la moglie, discutere con lei, provare a capire le sue ragioni al fine di ricucire il rapporto. I due si incontrano in un albergo di Messina. Sulle prime Ingrid Bergman è intimorita dalle conseguenze sul piano professionale che potrebbe portare lo scandalo che ha innescato, ma dopo alcuni giorni di riflessione decide, risoluta, di seguire il cuore e resta a Stromboli, accanto al suo Roberto. In seguito si scoprirà che l’attrice sa di essere in dolce attesa.
La Guerra dei Vulcani termina con una doppia sconfitta
Intanto le riprese dei due lungometraggi terminano, ma non cessa la guerra fra i protagonisti davanti e dietro la cinepresa.
Il 2 febbraio 1950 si assiste alla prima di Vulcano. Uscito in sala per primo nonostante la lavorazione fosse cominciata dopo il film gemello, il film con la Magnani si rivela un fiasco: vari inconvenienti tecnici agli impianti del cinema romano in cui è organizzata la prima non ne permettono una visione ottimale, indirizzando un percorso tutt’altro che felice.
Stromboli esce anche a febbraio, ma soltanto in anteprima negli Stati Uniti. In Italia approda a fine agosto, all’interno della undicesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La pellicola giunge in Italia dopo la nascita di Robertino, il frutto dell’amore fra Rossellini e la Bergman, ma la buona novella non aiuta le sorti di Stromboli che, parimenti a Vulcano, si rivela anch’esso un insuccesso inaspettato, ottenendo numeri di gran lunga inferiori alle aspettative, certamente aumentate a seguito dello scandalo che aveva segnato la produzione, ma che non influenzano il giudizio della critica.
In vero, nel 1951 la Bergman ottiene il Nastro d’argento quale miglior attrice straniera per il ruolo di Karin, la profuga lituana di Stromboli, ma è un riconoscimento accolto assai tiepidamente.
“C’è sempre fuoco?” chiede Karin al marito isolano, guardando impressionata per la prima volta la Sciara del Fuoco, affascinante peculiarità dell’isola tonda più prossima alle coste calabresi.
No, il fuoco scatenato dalla Guerra dei Vulcani non durò e non condusse al rango di capolavoro nessuna delle due pellicole della discordia.
La riscoperta delle Isole Eolie
Se non altro, però, il convergere sulle Eolie di troupe, registi e attrici di cotanto livello in quella rovente estate del 1949, risvegliò nei confronti dell’arcipelago vulcanico un interesse sopito da tempo, miccia che portò negli anni successivi a uno sviluppo dei servizi primari e delle infrastrutture e, in maggior misura, a una enorme pubblicità che favorì una impennata del turismo in una delle aree oggi fra le più frequentate dal turismo balneare dell’intera Europa e dal 2000 patrimonio mondiale dell’Unesco.
In chiusura si segnala un volume fotografico dal titolo Stromboli 1949 che attraverso gli scatti di Federico Patellani – fotografo recatosi sull’isola siciliana in quell’estate – racconta la Guerra dei Vulcani e quella stagione indelebile per il cinema italiano e internazionale.
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