In relazione
all’imposta di sbarco comunemente chiamato ticket i comuni hanno le mani legate
e devono attenersi a quanto stabilito dalla legge. Possono solo fissare
l’importo fra un minimo ed un massimo dato.
Riporto un passo di un articolo di “Italia oggi” del 19.04.2003 che fa
riferimento ad una sentenza del TAR di Catania:
“L'imposta di sbarco nelle isole
minori deve essere riscossa solo dalle compagnie di linea. È illegittima la
norma del regolamento comunale che amplia la platea dei contribuenti.
Lo ha ribadito il Tribunale
amministrativo regionale per la Toscana che nella sentenza n. 444 del 21 marzo
2013, partendo dall'analisi del dato normativo, ha escluso che l'imposta possa
essere legittimamente richiesta anche ai soggetti che utilizzano vettori
diversi da quelli espressamente individuati dal legislatore nazionale.
E infatti l'art. 4, comma 3-bis, del
dlgs 14 marzo 2011, n. 23, che ha istituito il tributo a favore dei comuni che
hanno sede giuridica nelle isole minori e dei comuni nel cui territorio
insistono isole minori, stabilisce esplicitamente che l'imposta di sbarco,
alternativa all'imposta di soggiorno, si applica fino a un massimo di euro 1,50
«da riscuotere, unitamente al prezzo del biglietto, da parte delle compagnie di
navigazione che forniscono collegamenti marittimi di linea». Non è quindi in
armonia con detta norma la disposizione regolamentare che assoggetta al tributo
anche coloro che utilizzano vettori pubblici o privati o comunque ad altri
soggetti diversi dalle compagnie di navigazione.”.
Il Comune di Lipari nel regolamento per l’istituzione
dell’imposta di sbarco parla infatti solo di Compagnie di navigazione. Fin dal
principio però l’Amministrazione ha ritenute incluse nella fattispecie anche le
compagnie che facevano servizi regolari durante l’estate per i turisti, cioè i
cosiddetti barconi non avendo senso la
loro esclusione visto che la loro clientela era quella che più usufruiva dai
servizi a terra che giustificavano il ticket. Invece sempre e dovunque sono
state escluse le navi da crociera forse perché si suppone che la loro clientela
sia più capace di spendere e che la conoscenza dei luoghi visitati possa
incentivare una futura vacanza.
Comunque quale ne sia il motivo, questo riguarda il
legislatore nazionale che regolamenta questa imposta.
Michele Giacomantonio
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