Riceviamo da Mariagiulia Romagnolo e pubblichiamo:
La vita su un’isola, specie in inverno, può essere compresa solo da chi la vive, non certo da chi “legifera” a distanza, da chi ha tanti ospedali e medici a cui affidare la propria salute, possibilità di scelta della scuola migliore da far frequentare ai propri figli, attività pomeridiane varie, teatri, cinema, disponibilità di negozi dove sia più conveniente fare acquisti ecc.
L’attenzione
prestata alla vita degli isolani è sempre stata discontinua, come se l’esiguo
numero dei residenti non meritasse un impegno più costante e non sempre ha portato
qualcosa di concreto, vedasi la legge per Isole Minori che aspetta approvazione
dal 2013, o il progetto Trinacria del 2016 non ancora realizzato pienamente.
Tra i tanti
problemi che si trova ad affrontare chi
vive su un’isola quello più importante riguarda la salute.
Non parliamo
della possibilità di effettuare visite specialistiche, ma di VITA.
Vita che può essere messa a repentaglio in
nome del “risparmio”.
E’ciò che avviene con
le linee di indirizzo per lo svolgimento dell’attività nei Presidi Territoriali
di Emergenza e Postazioni di ambulanza del SUES-118 (disposizioni di servizio
prot.in.usc. n.0124791/19 dell’8/11/2019) dove, nel quasi totale silenzio, la
vita degli abitanti dell’isola di Salina è, chiaramente, ritenuta di “minore”
importanza
-Tale disposizione
infatti prevede:
-apertura del PTE nelle
sole ore diurne e, stante l’attuale organico del presidio, tale attività diurna
non potrà essere attuata in tutti i 30/31 giorni del mese ma a “singhiozzo” (“Garantire in via prioritaria la copertura
del servizio in ambulanza e con i turni residuali coprire il PTE. I turni di
servizio del PTE dovranno essere effettuati solo di giorno 8-20 e distribuiti
nell’arco del mese per evitare la concentrazione solo in un determinato
periodo”).
- Durante tutte le
notti e per circa dieci diurni al mese ci sarà la presenza di un solo medico in
turno, comportando ciò l’impossibilità di assicurare il servizio
contestualmente nel territorio o domicilio del paziente e in ambulatorio. (“Nella ipotesi che nella postazione ci sia
un solo medico, la cui presenza è dovuta alla copertura della sola ambulanza e
presso la postazione si presenta un utente, il medico in servizio dovrà
comunicare alla C.O. del SUES 118, la presenza in ambulatorio di un paziente,
valutando l’eventuale indisponibilità del mezzo di soccorso. In tale ipotesi il
medico in servizio dovrà comunicare:
-
fermo sanitario del mezzo: significa che il paziente non è in condizioni
critiche, il mezzo può effettuare interventi senza medico a bordo, l’ambulanza
rimane a disposizione della C.O. del SUES 118 ed opera come Mezzo di Soccorso
di base – MSB -, con autista e soccorritore;
-
indisponibilità del mezzo: significa che le condizioni critiche del
paziente impongono, dopo una prima stabilizzazione, il trasferimento in
ospedale………!)
Chi
ha preso queste decisioni dimostra di sconoscere totalmente la peculiarità dell’isola
che comporterà
ineluttabilmente l’assenza “assoluta”,
in taluni contesti, della figura del medico del servizio di emergenza/urgenza (
“Il medico che, alla fine del servizio,
avendo prolungato l’attività oltre le 12 ore non oltre le 15 ore, telefona alla
c. o. del SUES-118 e comunica che la postazione è sprovvista di medico e che
l’ambulanza a disposizione del della C.O.118 è un mezzo di soccorso di base” ).
Ci si rende conto che nei mesi autunnali ed invernali, a causa delle
condizioni meteo marine avverse, l’Isola rimane irraggiungibile per diversi
giorni?
Ciò può accadere anche
in primavera, per forti venti di scirocco, maestrale o libeccio, che non
consentono neanche l’intervento dell’elisoccorso. Per tali motivi capita spesso
che i sanitari, che non hanno abituale dimora nell’isola, non possano arrivare
per dare regolarmente il cambio al collega smontante. Dovendo quindi
ottemperare a tale obbligo, il sanitario che ha completato le 12/15 ore di
servizio dovrà necessariamente terminare il servizio lasciandolo “privo di assistenza medica” e
non potrà neanche recarsi al proprio domicilio per poter riposare.
Inoltre sull’Isola di Salina non esiste alcun
presidio nosocomiale cui far afferire un paziente trasportato da un mezzo di
soccorso di base, se non il PTE che
per tale motivo rappresenta per forza di cose la massima espressione della
sanità nell’isola di Salina nonché l’interfaccia con le Strutture sanitarie di
secondo livello posti ad ore di distanza dallo stesso o, qualora le condizioni
meteo lo consentissero, ad un’ora di volo dall’isola di Salina. Un intervento
effettuato da un’ambulanza con i soli soccorritori comporterà quindi
verosimilmente l’attivazione dell’elisoccorso senza che il paziente possa
essere prontamente trattato e stabilizzato dal medico competente, ove il medico
di Emergenza fosse in riposo o addirittura assente avendo terminato il proprio
turno e lasciato l’isola. Questa eventualità non tanto remota metterà a
repentaglio la sopravvivenza e/o la qualità di vita residua del malcapitato in
caso di patologie tempo/dipendenti (es.: infarto miocardico, ictus, aritmie)
Le suddette direttive aziendali vanno
paradossalmente in antitesi con gli obiettivi del “Progetto Trinacria” (decreto
8 novembre 2016 pubblicato sul GURS n° 50 del 18 novembre 2016) al quale la
stessa azienda ASP Messina ha aderito e che ha per obiettivo la ottimizzazione
dell’assistenza sanitaria nelle piccole Isole e nelle località caratterizzate
da eccezionali difficoltà di accesso. Tale progetto recita testualmente che “E’ necessario potenziare i servizi di
Emergenza-Urgenza, il cui ruolo deve essere migliorato e non limitato al
semplice trasferimento in terraferma” e si pone come obiettivo generale e
specifico : “il miglioramento dei livelli di assistenza, anche di emergenza
urgenza e la presa in carico del paziente con il superamento dell’isolamento
territoriale delle popolazioni target del progetto” con “l’implementazione
della tecnologia che favorisca il trasferimento delle informazioni, mediante la
telediagnosi e il teleconsulto (sincrono e asincrono), anziché il trasferimento
dei pazienti e del personale sanitario, riducendo il ricorso ai ricoveri
impropri e/o inappropriati e previo monitoraggio delle realtà esistenti.”
Il PTE dell’isola di
Salina, inoltre, viene considerato tra quelli ad alto impatto, come si
evidenzia nella GURS dell’8-2-2019 e non si comprende come mai altri presidi
definiti di medio impatto (vedi San Vito Lo Capo) abbiano avuto ampliato a 24
ore il servizio PTE ed hanno pure in organico la figura dell’infermiere che a
Salina non è presente.
Forse le altre
comunità, gli altri amministratori, hanno saputo far ascoltare con più forza le
loro esigenze/diritti?
Si evidenzia che in
data 12/12/2019 era stato disposto, nel piano integrato dall’Assessore alla
salute, servizio di urgenza-emergenza Sanitaria Isole Minori ed aree Disagiate,
la copertura h24 del PTE.
Come mai il Direttore
Generale ASP di Messina, ad un anno di distanza, non ha ancora provveduto?
Dobbiamo aspettare che
qualcuno ci rimetta la vita?
O forse non basta neanche questo, visto che a Lipari è già successo ma la situazione dell’ospedale non è cambiata?
Mariagiulia Romagnolo
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