A Nesim, del quale ci onoriamo di essere amici su fb, le nostre congratulazioni, con la certezza che il futuro non potrà che riservargli ulteriori e più grandi soddisfazioni
Il video con i 40 secondi finali della cavalcata di Nesim Amsellek e l'intervista a fine gara
La sua vita, una storia da film
La storia di Nesim è un lungo intreccio di culture ed avventure: «Fu nonno Elarbi il primo ad arrivare in Italia dal Marocco, moltissimi anni fa. Partì da Beni Mellal con nonna Mahjouba e cominciò a vivere da venditore ambulante di capi d’abbigliamento a Lipari, nelle isole Eolie. Nel 1998 papà Omar e mamma Hanan raggiunsero i nonni, nel 1999 nacqui io, nel 2000 eravamo già ad Urago d’Oglio. Sono legato alle mie radici, ma mi sono sempre sentito bresciano e italiano, nonostante la cittadinanza ottenuta solo a raggiunta maggiore età».
La storia di Nesim è un lungo intreccio di culture ed avventure: «Fu nonno Elarbi il primo ad arrivare in Italia dal Marocco, moltissimi anni fa. Partì da Beni Mellal con nonna Mahjouba e cominciò a vivere da venditore ambulante di capi d’abbigliamento a Lipari, nelle isole Eolie. Nel 1998 papà Omar e mamma Hanan raggiunsero i nonni, nel 1999 nacqui io, nel 2000 eravamo già ad Urago d’Oglio. Sono legato alle mie radici, ma mi sono sempre sentito bresciano e italiano, nonostante la cittadinanza ottenuta solo a raggiunta maggiore età».
Se oggi Nesim può affermare – con la placida consapevolezza degli eletti – di voler «riscrivere la storia dei 1.500 italiani e mondiali», lo si deve ad un braccio ingessato e ad una scommessa (non mantenuta): «Smisi di giocare a calcio nel 2010, dopo essermi fratturato il polso. Mi iscrissi a questa gara podistica amatoriale, sei chilometri e mezzo sulle strade di paese. Mio padre mi sfidò con una scommessa: se avessi vinto, lui avrebbe smesso di fumare. Vinsi, ma la sua astinenza durò forse un giorno. Ricordo ancora la grande delusione di bambino. Minacciai di non correre più, mi sentivo preso in giro. Mi sfidò nuovamente, perdendo e non mantenendo ancora una volta. Non avevo capito che lo faceva perché credeva in me e voleva farmi prendere coscienza delle mie potenzialità». Giancarlo Ferrari lo fa tesserare per l’Hyppodrom Pontoglio e diventa il primissimo tecnico, seguendolo anche nell’esperienza alla Cento Torri. Franco Fattori prende il testimone all’Atletica Chiari, per poi passarlo ad Antonio Rinaldi nel trasferimento al San Rocchino.
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