Cerca nel blog
domenica 25 agosto 2024
Stromboli: Nuova "esplosione maggiore" non avvertita sull'isola
Una esplosione di quelle definite “maggiori” " ovvero con un rilascio di energia superiore alla norma, è stata registrata, oggi, alle 11 e 40, sullo Stromboli, dalla rete di monitoraggio del Laboratorio di Geofisica Sperimentale (LGS) - Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Firenze, uno dei Centri di competenza che monitorano il vulcano eoliano. Lo rende noto il Dipartimento della Protezione civile regionale.
L’esplosione si è verificata nel settore craterico di nord - est ma, stando a quanto abbiamo appurato, non è stata avvertita dalla popolazione, su entrambi i versanti dell’isola. Chi, in quel momento, si trovava ad osservare il vulcano ha notato l’innalzarsi di una colonna nera di fumo, più bassa e meno consistente, rispetto ad altre verificatisi nel passato, anche recente.
Santa Messa stamane a Ginostra. Celebrata all'esterno in attesa si completino i lavori nella chiesa (foto e video)
Dopo circa un anno si è, di nuovo, celebrata, stamane, la Santa Messa nel piccolo borgo di Ginostra. Si è celebrata all'esterno, in quanto i lavori che interessano la chiesa non sono stati completati ed interessano i magazzini (dove sarà posizionato, dopo la battaglia portata avanti da Riccardo Lo Schiavo, il gruppo elettrogeno che era rimasto "all'acqua e al vento") e la cisterna.
S.Bartolo:(2° parte) IL CULTO (di Giuseppe Iacolino)
Oggi, 25 agosto: San Luigi IX
La mamma procurò di inspirargli fin dalla prima infanzia un singolare amore alla virtù e un grande orrore al peccato, ripetendogli spesso quelle celebri parole: « Figliuol mio, vorrei piuttosto vederti morto, anziché macchiato di un sol peccato mortale ». Questa frase fece sì grande impressione sul cuore di Luigi che se ne ricordò per tutta la sua vita.
Quando fu maggiorenne, venne consacrato e coronato re di Francia, e Luigi riguardò poi sempre la sua consacrazione non come una semplice cerimonia, ma come un impegno ed un obbligo che egli assumeva davanti a Dio ed agli uomini di far regnare Gesù Cristo in tutti i suoi stati.
Nel 1230 quasi tutta la feudalità del Regno si radunò al cospetto del giovane sovrano, in segno di omaggio e di subordinazione. Nel 1234 Luigi sposò Margherita di Provenza, figlia del conte Raimondo Beringhieri V.
Guidato da maestri dotati di pietà e di scienza, Luigi crebbe così serio e dedito ai suoi doveri, così pio e virtuoso, che pareva immune da ogni passione. Semplice e modesto, curava di conciliarsi il rispetto del popolo non tanto con il fasto esteriore, quanto colle opere buone e con un buon governo, che riorganizzò amministrativamente e moralizzò nei costumi. Attenta anche la sua politica estera, sempre intesa all'equilibrio e alla pace europea.
Per riempirsi la mente e il cuore di massime sante e di pii sentimenti, egli leggeva continuamente la Sacra Scrittura e le opere dei Ss. Padri e ne consigliava la lettura anche ai suoi cortigiani.
Ma Luigi non fu solo un sovrano di notevole intelligenza di governo, oltre che di alto profilo morale. In lui il valore si congiungeva alla pietà, senza nulla perdere del suo splendore.
Nell'anno 1244 fu sorpreso da un'ardentissima febbre, per cui tutto il popolo, dolente, offrì a Dio fervide preghiere, ottenendogli la guarigione. Guarito, volle guidare una crociata per la liberazione della Terra Santa.
Sbarcato in Egitto presso la città di Damietta, attaccò i Saraceni e li vinse: ma iniziata la marcia verso l'interno, una terribile pestilenza decimò l'esercito crociato e colpì lo stesso sovrano. Assalito nuovamente dai Turchi, venne facilmente sconfitto e fatto prigioniero.
Venuto a patti col vincitore, poté liberare gran parte dei suoi soldati, soccorrere i feriti e proseguire come pellegrino per la Terra Santa. Qui mise mano ad opere di cristiana e regale pietà, che però dovette interrompere per far ritorno in Francia, essendogli in questo frattempo morta la pia madre. Quivi giunto, attese al riordinamento del regno, e governò con somma giustizia e cristiana pietà. Abolì il duello giudiziario, fondò la Sorbona, la Santa Cappella, e si preparò ad una nuova crociata. Ma a Tunisi una nuova epidemia colpì l'esercito, e lo stesso re, sentendosi morire, chiese gli ultimi Sacramenti, che ricevette con sentimenti di grande pietà. Fattosi indi adagiare sopra un letto, coperto di cenere e cilicio, con le braccia incrociate sul petto, spirò pronunziando le parole: « Entrerò nella tua casa, o Signore, ti adorerò nel tuo tempio santo e glorificherò il tuo nome ». Era il 25 agosto del 1270.
Fu santificato da papa Bonifacio VIII nel 1297 con il nome di San Ludovico e San Luigi dei francesi, le sue spoglie sono conservate in Sicilia, nella cattedrale di Monreale, e in Francia, nella basilica di Saint-Denis.
PRATICA. Impariamo da questo re a condurre una vita veramente cristiana.
PREGHIERA. O Dio, che trasportasti il tuo beato confessore Luigi IX dal regno terreno alla gloria del regno celeste, deh! per i meriti e le preghiere di lui, fa' che possiamo essere anche noi compagni del Re dei re, Gesù Cristo, tuo Figliuolo.
sabato 24 agosto 2024
Colta da malore sul cratere di Vulcano, soccorsa dai vigili del fuoco
I pompieri sono riusciti a intercettarla e recuperarla, affidandola al personale medico, presente sul luogo, per le prime cure.
Furto alla sala scommesse "Stanleybet" di Lipari. Il ladruncolo "immortalato" dall'impianto di videosorveglianza. Carabinieri all'opera
Un furto, con scasso, è stato compiuto, nella notte, ai danni della sala scommesse "Stanleybet" di via Filippo Mancuso a Lipari.
Un giovane, con volto scoperto e in ciabatte, è penetrato all'interno del locale, dopo aver forzato una finestra del bagno, portando via circa 1.600 euro.
Il ladruncolo è stato " immortalato" dall'impianto di videosorveglianza: la registrazione è stata acquisita dai carabinieri di Lipari, a seguito della denuncia presentata dal titolare della sala. Avviate le indagini per individuare l'autore del furto.
San Bartolo, il culto, il vascelluzzo, il pollice, la statua d'argento, la Cattedrale
di Giuseppe Jacolino
Da sempre la tradizione ecclesiastica locale ci propone il 13 di febbraio dell'anno di grazia 264 come la data dell'arrivo del corpo santo a Portinente di Lipari. Ma purtroppo non abbiamo i necessari supporti documentari per accettare in toto codesta data. Tuttavia, ritroviamo che il vescovo francese S. Gregorio di Tours - vissuto all'incirca tra il 538 e il 594 - appare ben informato del solido nesso - "storico", potremmo dire - che s'era stabilito tra S. Bartolomeo e l'isola di Lipari. Così egli scriveva in proposito: "La storia della sua passione narra che Bartolomeo Apostolo subì il martirio in terra d'Asia. Dopo molti anni della sua passione, essendo sopraggiunta una nuova persecuzione contro i Cristiani, e vedendo i pagani che tutto il popolo accorreva al suo sepolcro e a lui offriva preghiere ed incensi,spinti dall'odio portarono via il suo corpo e, postolo in un sarcofago di piombo, lo gettarono in mare dicendo: perché tu non abbia più ad allettare il nostro popolo. Ma, con l'intervento della provvidenza di Dio, nel segreto delle sue operazioni, il sarcofago di piombo, sostenuto dalle acque che lo portavano, da quel luogo fu traslato ad un'isoletta detta Lipari. Ne fu fatta rivelazione ai cristiani perché lo raccogliessero: raccolto e sepoltolo, su quel corpo edificarono un gran tempio. In esso è ora invocato e manifesta di giovare a molte genti con le sue virtù e le sue grazie".C'era dunque in Lipari - già nel sec. VI - una tradizione relativa all'approdo del sacro corpo; c'era un gran tempio elevato in onore del Protettore; e c'era pure un certo movimento di pellegrini forestieri che qui venivano a sperimentare le "virtù" e le "grazie" di quelle spoglie taumaturgiche. Dire che la devozione a S. Bartolomeo e questa forma di primitivo "turismo" risalissero all'anno 264, sarebbe forse azzardato. Tuttavia, rimane un fatto incontestabile che le cose in Lipari stavano proprio così da molto tempo, assai prima che Gregorio di Tours facesse quell'annotazione nel suo Libri Miraculorum.Tra il 200 e il 250 gravò sulla Capitale la cosidetta crisi dell'anarchia militare. Bisogna ora sapere che codesta «anarchia» non fu soltanto militare, bensì, più generalmente, investì tutti i settori della vita economica e amministrativa e gran parte degli antichi valori civili e istituzionali dell'Impero. In siffatta atmosfera, calda di fermenti politici e sociali, il Cristianesimo poté fare il suo primo balzo, massiccio e trionfale, all'interno del mondo pagano e, in special modo, in Sicilia e lungo le coste tirreniche della nostra Penisola. Era proprio in queste aree che, per via dei frequenti approdi, si faceva maggiormente sentire l'influenza del già adulto Cristianesimo dell'Asia Minore. Il fenomeno toccò Siracusa, Catania, Taormina, Messina, Reggio, Lipari, Vibo Valentia, Pozzuoli, Napoli e Ostia. Tutto questo impensierì le sfere responsabili di Roma che non riconoscevano più la faccia dei sudditi; a tal punto che l'imperatore Decio non poté fare a meno di indire, nel 249, una persecuzione in grande stile, la più intelligente, la più capillare e repressiva che mai s'era avuta in passato. Ed imperversò, la persecuzione, anche sotto il successore Valeriano, sino al 258. Ritenuti responsabili assoluti di così nefasta trasformazione sociale, i cristiani dovevano essere eliminati senza pietà. Addirittura si ordinò che i cittadini dell'Impero circolassero muniti di una speciale tessera (si diceva libellus) in cui veniva dichiarato, previo un effettivo accertamento di prova, che il detentore aveva sacrificato alle divinità ufficiali dello Stato e aveva bruciato l'incenso davanti all'effige dell'Imperatore. L'impatto con la persecuzione trovò impreparate le masse cristiane che, cresciute all'insegna dell'improvvisazione, spesso risultavano eterogenee; accanto ai cristiani di autentica convinzione c'erano di quelli che alla nuova fede avevano aderito quasi per istinto di conservatorismo. Contenere le defezioni e confermare i fratelli nella fede. Questa fu la parola d'ordine e la reazione spontanea della Chiesa perseguitata. E allora s'incominciò ad esaltare il gesto del martirio e la personalità dei Martiri, di coloro, cioè, che col sacrificio della vita avevano saputo testimoniare la loro fedeltà al Cristo. Martire vuoI dire appunto testimonio. Ai Martiri si attribuì l'appellativo di «Santo», titolo che da prima si conveniva soltanto alle persone della Triade divina; sul piano dell'iconografia, ad essi si pose nella mano destra la palma del trionfo, e, sul capo, la corona della gloria. Tutto ciò mirava ad esternare il convincimento che alla fine del mondo e al momento della resurrezione della carne, essi, i Santi Martiri, sarebbero stati solleciti nel risveglio e i primi ad essere ammessi alla visione beatifica senza dover subire l'angosciosa ansia del giudizio di Dio.Ed ecco che, proprio in quegli anni di persecuzione e in quelli di relativa tregua che seguirono con l'imperatore Gallieno (259-268), ci fu la rincorsa all'accaparramento, nei cimiteri pubblici e privati, dei loculi che fossero contigui alle sepolture dei Martiri. In codeste operazioni si arrivò ad investire fior di quattrini. Ma ne valeva la pena: allo squillare delle angeliche trombe, il Martire si sarebbe levato al cielo trascinando con sè il grappolo dei suoi affezionati devoti. E, giacche non era dato a tutti il comodo e il privilegio di avere un Martire ad uso personale ed esclusivo, si fece strada un'altra credenza: che un Martire solo, purché ufficialmente adottato a Protettore dei cristiani di un determinato territorio, avrebbe esercitato gli stessi poteri salvifici a vantaggio dell'intera collettività.La comunità cristiana di Lipari fu una delle prime, in Occidente, ad aprirsi al culto dei Martiri, ad esigere un Tutelare tutto per se e ad assicurarsene la presenza fisica in loco attraverso l'appropriazione delle sue spoglie mortali. I Liparei non avevano martiri concittadini da onorare (come quelli di Catania che nel 251 adottarono la loro S. Agata, o come quelli di Cartagine che nel 258 riportarono in città il corpo del santo vescovo Cipriano), e perciò ripiegarono su uno degli Apostoli di Gesù. Ed era anche questo un motivo di vanto, perché, tutto sommato, un Apostolo era considerato martire in sommo grado e per essere egli stato un testimone diretto delle opere del Maestro e per avere accettato, in nome di Lui, l'estremo olocausto di se.Prescindendo dai SS. Pietro e Paolo - che di già i Romani tenevano in «proprietà» esclusiva -, la preferenza dei Liparei non potè non cadere che su S. Bartolomeo. E la ragione è quanto mai ovvia: tra tutti gli altri Apostoli, S. Bartolomeo dovette avere esercitato un'attività così eccezionalmente feconda e avventurosa e, inoltre, gli era toccata una morte così disumana e complessa che si finì col non sapere più in quali regioni egli avesse realmente predicato e in che maniera fosse stato martirizzato. Fu decapitato? Fu condannato al rogo? Fu decoriato vivo? Una sola cosa si può affermare: che la vocazione e la dedizione di S. Bartolomeo al servizio del suo Signore dovette essere di tal fervore e di tale compiutezza che il suo apostolato destò vivissima ammirazione tra i primitivi fedeli e la sua figura di martire piacque oltre ogni dire. Si potrebbe aggiungere che con ogni probabilità fu anche un certo orgoglio isolano e un certo spirito corporativistico che guidò i fedeli di Lipari alla scelta di questo Santo. Forse i Liparei di allora, quasi tutti uomini di mare, subirono il fascino del nome, un nome che in aramaico-siriaco suonava Nathanael Bar-Tholmài e la cui significazione era questa: Dono di Dio, figlio di colui che smuove le acque. Non poteva non essere pure Lui dotato dei medesimi poteri di dominio sulle forze cieche della natura.Comunque siamo in presenza di una vicenda troppo lontana nel tempo e troppo oscura perché oggi si possa formulare un sereno giudizio sull'autenticità o meno di quella reliquia. Oltretutto, va considerato un altro aspetto del costume di quel tempo: nella seconda metà del III secolo le richieste dei corpi santi diventarono tantissime e così pressanti che, quasi per naturale conseguenza, emerse allora, e s'infittì ben presto, la trista genìa dei sofisticatori e dei profittatori pronti a spacciare ossature integre o frammentate - teste, mani, piedi, clavicole e mascelle - attribuite ad Apostoli, ad Evangelisti, a martiri ed anacoreti. Il tempo e la labilità della memoria umana fecero il resto. Sul vergine sostrato storico del fatto l'ingenua religiosità e la vivace fantasia del nostro popolo venne via via innestando quelle sovrastrutture miracolistiche (la cassa di pietra galleggiante, la difficoltà di tirarla a secco ecc.) di cui nel sec. IX parlò S. Teodoro Studita e che tutti conosciamo.Una brutta sorpresa ebbero i Liparei del VI secolo. Nel mentre S. Gregorio di Tours dava per certo che i resti mortali di S. Bartolomeo si veneravano nell'isola di Lipari, si venne a sapere che altri scrittori sostenevano il contrario. Teodoro Lettore assicurava che il sacro corpo riposava a Dàrae, in Mesopotamia, e Vittore di Capua dal canto suo attestava che esso si trovava in Frigia. Evidentemente stavano venendo al pettine i nodi dei precedenti abusi e di tanta superficialità. Come abbiano reagito i Liparei non lo sappiamo. Sappiamo però che verso il 592 papa Gregorio Magno {che fu il primo pontefice a tentare di mettere ordine nell'ingarbugliato settore delle reliquie) destituì il vescovo di Lipari Agatone II. E assai probabile - sostiene il prof. Bernabò Brea - che il nostro vescovo sia stato punito per aver manifestato «uno spirito di eccessiva iniziativa ed indipendenza» nei confronti della Curia Romana che in fatto di culto e di reliquie di Santi la pensava diversamente. L'episodio finì lì. Resta comunque il fatto che tutte le fonti letterarie dei secoli successivi, concernenti il culto di S. Bartolomeo, indicano costantemente l'isola di Lipari come meta terminale della prima traslazione. E non poteva essere che così. Perché, anche dopo che nell'838 le spoglie di Lui ci vennero sottratte dai Beneventani, il popolo di Lipari restò fedelissimo alla memoria dell'antico Protettore, e la sua chiesa cattedrale divenne un punto di riferimento non soltanto religioso, ma anche di aggregazione sociale. Pure quando lo sgomento dell'aspettazione della fine del mondo svanì, pare che Gli si facesse intendere che qui c'erano ancora validissime ragioni perché Egli restasse a tutela della città e delle isole.
Lunedì in Cattedrale i funerali del caro Elio Zanca
Comunichiamo ai nostri lettori che lunedì, in coincidenza con i funerali, eolienews si ferma per qualche ora, nel ricordo del caro Elio e nella vicinanza all'immane dolore dei suoi cari
Auguri ai nati oggi e a coloro che portano il nome di Bartolo, Bartola, Bartolomeo, Bartolomeo e similari
Un centinaio di fedeli alla Santa Messa di stamane nella chiesetta di San Bartolomeo Extra Moenia a Lipari
Un centinaio di fedeli hanno preso parte stamane, alle 9, alla Santa Messa, celebrata da Don Giuseppe Mirabito, nella chiesetta di San Bartolomeo Extra Moenia, in occasione della festività del nostro Santo Patrono. Nel corso della celebrazione Don Giuseppe ha ricordato, unitamente ad altri defunti, il caro Elio Zanca, deceduto tragicamente ieri.
Ha anche ricordato che i festeggiamenti, previsti per domenica 25 agosto, nella chiesetta di San Bartolo al Monte, non si terranno in segno di fraterna partecipazione al dolore della famiglia del povero Elio che, unitamente al fratello, Gianluca era "anima" della festa.
In Cattedrale, intanto, sono state diverse le celebrazioni, tra le quali il Pontificale (in corso mentre scriviamo). Nel pomeriggio, alle 18, ci sarà la discesa del simulacro del Santo; alle 19 la solenne Celebrazione Eucaristica, presieduta da Mons. Giovanni Accolla, alla quale farà seguito (intorno alle 20) la Processione del Santo Patrono Bartolomeo e del Vascelluzzo per le vie di Lipari
Oggi, 24 agosto: San Bartolomeo Apostolo
L'apostolo S. Bartolomeo era galileo e probabilmente pescatore come la maggior parte degli Apostoli. Scelto da Gesù, Natanaele, il suo nome originario, ebbe anch'egli la felice sorte di nutrire l'anima sua delle parole di vita che uscivano dal labbro benedetto del Divin Maestro per tutto il tempo della sua predicazione, e di essere testimonio dei suoi miracoli.
Insieme con gli altri Apostoli, predicò il Vangelo nella Giudea, operando miracoli e cacciando i demoni dagli ossessi. Nel giorno di Pentecoste ricevette egli pure la pienezza dello Spirito Santo, dopo di che annunziò intrepidamente il S. Vangelo agli Ebrei e soffrì come gli altri Apostoli obbrobri e battiture per amore di Gesù Cristo.Celebre è specialmente la conversione del re Polimio e della regina sua consorte.
Però tanto zelo eccitò la gelosia e il furore degli idolatri, i quali, spinti da odio diabolico, tramarono contro di lui. Per meglio riuscire nel sacrilego intento, attirarono dalla loro parte il fratello del re, Astiage, che incatenato il santo Apostolo lo condannò ad essere scorticato vivo.
PRATICA. Tutte le avversità, quando si mettono a confronto dei premi eterni che per esse ci saranno resi, non sono che ragnatele, ombra e fumo (S. Giovanni Crisostomo).
PREGHIERA. O Dio onnipotente ed eterno, che in questo giorno ci concedi di celebrare la festa del tuo beato Apostolo Bartolomeo e per questo ci riempi di santa gioia, deh! da' alla tua Chiesa d'amare ciò che egli credette e di praticare ciò che insegnò.
MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Bartolomeo Apostolo, comunemente identificato con Natanaele. Nato a Cana di Galilea, fu condotto da Filippo a Cristo Gesù presso il Giordano e il Signore lo chiamò poi a seguirlo, aggregandolo ai Dodici. Dopo l’Ascensione del Signore si tramanda che abbia predicato il Vangelo del Signore in India, dove sarebbe stato coronato dal martirio.
ICONOGRAFIA
Nell'iconografia san Bartolomeo viene spesso raffigurato come un uomo che porta sulle spalle la propria pelle come fosse un mantello e stringe in mano il coltello, simbolo del suo martirio. Un classico esempio lo troviamo nella magnifica Cappella Sistina di Michelangelo dove l'apostolo regge con la mano sinistra la sua pelle.
autore MIchelangelo anno tra il 1536 e il 1541
L’atroce supplizio di Bartolomeo, scorticato vivo come viene tramandato da alcune fonti apocrife, sollecitò particolarmente la fantasia di molti artisti tra cui Andrea Vaccaro pittore napoletano vissuto nel XVII secolo o come la bellissima tela di Jusepe de Ribera.
autore Andrea Vaccaro anno XVII sec
autore Jusepe de Ribera anno 1616-18
autore Marco D'Agrate anno 1562
venerdì 23 agosto 2024
Nessuno stop alla serata di oggi a Marina Corta
Procederà, come da programma, stasera, la serata prevista a Marina Corta nell'ambito dei festeggiamenti per il Santo Patrono.
Decesso Elio Zanca: Banda annulla il giro di stasera per le vie di Lipari. Nessuna decisione al momento dall'amministrazione comunale per stasera
Al momento nessuna decisione ufficiale è stata presa e/o comunicata dall'amministrazione comunale circa lo spettacolo previsto a Marina Corta. Sui social in molti auspicano una sua sospensione.
Annullati i festeggiamenti per San Bartolo a Monte Gallina per l'immane tragedia di Elio
"Elio e la campana": così aveva scritto il fratello Gianluca, un paio di giorni fa, mentre erano impegnati nella chiesetta al Monte. |
Riceviamo da Lucy Iacono e pubblichiamo:
I festeggiamenti, in onore di San Bartolomeo del Monte, previsti per Domenica 25 Agosto 2024, nella contrada di Monte Gallina vengono annullati, per l'immane tragedia che ha portato via il giovane Elio Zanca, cuore pulsante della Chiesetta che aveva allestito in questi giorni, in occasione della festività, insieme a suo fratello Gianluca.
Il parroco Don Giuseppe Mirabito, insieme a tutti i cittadini della parrocchia, si unisce al dolore delle famiglie Zanca e Di Maggio per la prematura scomparsa del carissimo Elio ❤️
Agosto si conferma mese tragico a Lipari. Giovane padre muore sulla spiaggia.
Una nuova tragedia sconvolge Lipari alla vigilia della Processione del Santo Patrono, in un agosto che si conferma un mese funesto, basti pensare ai tanti drammi degli ultimi anni, molti dei quali, consumatisi, a ridosso di questa festività.
Sulla spiaggia di Unci a Canneto ha perso la vita, stroncato da un infarto, il trentaseienne Elio Zanca: sembrerebbe sia stato colto da malore proprio mentre stava giocando con i suoi due bambini.
A nulla è valso l'intervento, per salvargli la vita, praticato dal bagnino presente sulla spiaggia, frequentatissima da isolani e turisti, così come il tentativo di rianimarlo ad opera del medico di un ambulanza del 118 che si trovava a transitare in zona, in quanto impegnata in altro soccorso.
Sul posto, tra la costernazione dei presenti e l'immenso dolore dei suoi familiari, sono giunti i carabinieri della stazione di Lipari per gli accertamenti di legge. Il corpo del povero giovane, co - titolare, a Lipari, insieme al fratello, di un frequentatissimo negozio di fiori e piante, stante l'evidenza dei fatti, è stato, immediatamente, riconsegnato ai suoi cari.
La notizia, rapidamente diffusasi, attraverso i social, ha gettato nello sconforto la cittadinanza, presso la quale il giovane era stimato ed apprezzato. Sugli stessi social in molti auspicano, in considerazione di tale tragedia, che vengano annullati gli eventi previsti per quest'oggi, nell'ambito dei festeggiamenti per San Bartolo, così come iniziative private.
PS: Pubblichiamo la triste notizia, con nome e foto, in quanto, oltre ad essere già stati informati, i parenti, il suo nome circola sui social, così come gli attestati d'affetto e di partecipazione al dolore, sul suo profilo fb.
La famiglie Sarpi e Favaloro, così come Eolienews, sconvolti da questa immane tragedia partecipano al dolore dei suoi cari