Durante il suo breve dibattito-intervista, Adonis reclamava che gli Occidentali hanno perso quel respiro metafisico, quella noncuranza estetica e quel fremito spirituale che in molti scorci orientali ancora trovano vita e riscontro.
Dal mio punto di vista, quella che Adonis definisce una “perdita” assoluta costituisce piuttosto un residuo religioso, rimasto “rito” senza farsi filosofia esistenziale, bloccato allo stadio di “credenza” senza mutarsi in prassi, ma pur sempre radicato e ancestrale.
Tutta questa premessa, per asserire che di spiritualità l’Occidente ne ha ben donde!
La liturgia della nostra benemerita Chiesa, per esempio, è ricca di riferimenti magnificamente immateriali. Primo fra tutti la LUCE, elemento-guida apotropaico che indica la redenzione, ammicca alla conquista della grazia…sussume l’orientamento dell’anima verso il bene, evoca il DISCERNIMENTO!
Festa della luce per eccellenza è la Candelora, che decade oggi, 2 Febbraio, 40 giorni dopo il Natale. “Candelora” è una definizione impropria o comunque riduttiva, associabile all’usanza di benedire delle candele distribuite ai fedeli, al termine della cerimonia.
L’evento biblico originario, invero, è la Presentazione di Gesù al Tempio, momento in cui il Redentore viene esposto all’indottrinamento, alla sapienza, quindi alla luce della Verità. Di questo evento ogni sito cristiano di culto si fa orgogliosamente carico, alle porte della Quaresima.
Anche qui a Lipari, le varie chiesette invocheranno la luce. Tra esse la Chiesa di San Pietro, dove Padre Gaetano Sardella celebrerà, alle ore 18:00, la S. Messa, animando il cammino cristiano della comunità “ad lucem”, in preparazione alla S. Pasqua.
La celebrazione sarà accompagnata dal Coro di S. Maria di Portosalvo, guidato con un ardore (è il caso di dire) “illuminato” dall’alto, da Gianluca Zanca, giovane eoliano al servizio della preghiera. Questo dono – la luce –assurto a tema-centrale di una recente Enciclica che ha segnato il passaggio di testimone da Benedetto XVI a Francesco I, accenda il nostro orgoglio di “figli”e fratelli, restituendoci quell’abbandono estatico alle cose poste oltre l’evidente e l’utile da cui appariamo vergognosamente lontani, MA NON ESENTI !
GIANLUCA VENEROSO
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