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venerdì 8 marzo 2019

Anche noi uccisi con Ale.

Riprendiamo e pubblichiamo un sentito articolo di fondo, pubblicato oggi sulla Gazzetta del sud, a firma di Lucio D'Amico:
Sangue sull'Otto marzo. 
Sembra abbia scelto scientificamente la sua data, l'assassino. 
Ci ha ricordato quanto siamo meschini e assurdi, noi uomini, nella nostra ferocia, nel nostro senso del possesso, nella nostra smania di controllare la vita di chi ci sta accanto. 
Sì, sembra aver calcolato tutto, quest'ennesimo fidanzato, o marito, o compagno, o amante, colto nell'ennesimo raptus di follia, contro l'ennesima donna, ragazza, moglie, compagna, uccisa senza che nessuno abbia potuto far niente per salvarla. 
Ma cos'è la vita se nessuno riesce a salvare il sorriso di una come Alessandra? Cos'è questo filo che dovrebbe unire cuore a cuore e che diventa la mano che ti strangola? E lo chiamiamo ancora amore? Ha scelto con ferocia, l'assassino, l'ora, il luogo del delitto. 
Ci ha preso di soprassalto, ci ha scaraventato a terra, ci ha ammazzato. Perché siamo tutti Ale. 
Noi uomini che oggi dovremmo solo chiedere scusa a tutte le donne che incontriamo. 
Scusa perché abbiamo costruito un mondo che è ancora visceralmente maschilista, folle, violento. Ogni minuto c'è un gesto di sopraffazione contro una donna. 
C'è un'Alessandra che dovremmo andare a salvare dal suo carnefice. 
Non ci sono altre parole.

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