COMUNICATO STAMPA
Le
giovani nate misurano poco più di 3 centimetri ma hanno la coda lunga quasi il
doppio; sono appena state trasferite dall’incubatrice a un terrario
provvisorio, in attesa di essere liberate su uno degli isolotti scelti per
ospitare le nuove popolazioni.
“Non è stato facile ricreare in cattività le condizioni idonee per la riproduzione, perché questo aspetto della biologia della specie era ancora poco conosciuto e studiato”, dichiarano Pietro Lo Cascio, coordinatore del progetto, e Francesco Allegrino, responsabile del programma di allevamento, “ma finalmente ce l’abbiamo fatta. Adesso attendiamo la schiusa di altre uova, che avverrà nei prossimi giorni, per dare il via alla fase di reintroduzione”.
L’obiettivo
è la creazione di nuove popolazioni su isolotti “vergini”, ossia non abitati da
altre lucertole, ma dove queste troveranno un ambiente simile a quello dove
vive attualmente la specie.
“Abbiamo
scelto questa soluzione”, continuano i responsabili di Save The Aeolian Lizard,
“perché la preferiamo a interventi certamente invasivi, come l’eradicazione di
altre specie, o che potrebbero mettere a rischio gli equilibri esistenti, come
la traslocazione di individui”.
Gli
ambienti microinsulari rappresentano piccoli tesori naturalistici, ma anche luoghi
delicati e fragili, dove ogni azione può determinare conseguenze non facilmente
prevedibili; le specie che li abitano, per effetto dell’isolamento, hanno
sviluppato peculiari adattamenti ecologici che rendono le loro popolazioni
importanti sotto il profilo evolutivo.
“Siamo soddisfatti e particolarmente orgogliosi”, dichiara il coordinatore, “perché il nostro inoltre è un progetto a basso budget, basato essenzialmente sul volontariato, anche se sostenuto da alcune ONG e fondazioni: per esempio, Blue Marine Foundation ci ha fornito il gommone che utilizziamo per le nostre attività”. Un progetto facilmente replicabile in altri contesti e per altre specie a rischio, che dimostra come la conservazione della biodiversità si può fare con impegno, passione e anche senza grandi risorse finanziarie, oggi sempre meno accessibili.
Un
lieto evento “a sangue freddo”, dunque, che rappresenta non soltanto un primo
traguardo di un percorso iniziato due anni fa, ma un importante risultato per scongiurare
la scomparsa della lucertola più iconica e minacciata del Mediterraneo.
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