I sindacati aderenti alla Federazione Nazionale Dirigenti Aziende Industriali, in una lettera inviata oggi al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, chiedono l’apertura urgente di un tavolo di confronto tra le parti interessate, nessuna esclusa, teso a trovare soluzioni alternative alle ipotesi di riduzione delle attività espletate dalle Società di Navigazione del gruppo e, nelle more, sospendere il processo di privatizzazione già avviato e verso cui USCLAC/UNCDIM non hanno preclusione concettuale.
La richiesta trova fondamento nel fatto che le ipotesi di riduzione di attività (tagli di linee) sono sinonimo di penalizzazione dell’utenza, soprattutto degli abitanti delle isole minori per la loro mobilità e le loro economie, oltre che per tutto ciò che costituzionalmente deve essere garantito ad ogni cittadino della Repubblica. Significa forte compressione occupazionale e reddituale per i lavoratori del comparto e dell’indotto allocati soprattutto nelle aree del Mezzogiorno e del Sud Italia, le cui capacità in merito sono state già fortemente compromesse dall’attuale recessione mondiale dell’economia reale.
A seguito richiesta di convocazione del 27 gennaio 2007, indirizzata all’On.le Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nel corso dell’incontro avuto il 23 marzo 2009 presieduto dal dott. Enrico Maria Pujia, USCLAC/UNCDIM hanno avuto modo di esprimere le loro posizioni mirate a scongiurare le preoccupazioni sopra espresse, rappresentando anche alcuni percorsi mirati allo scopo. Si assiste, invece, ad una velocizzazione del processo di privatizzazione con modalità che non leniscono affatto, anzi ne rendono macroscopica la portata, i malesseri individuati ed in controtendenza con l’operare di tutti i Governi dei paesi industrializzati che sorreggono finanziariamente le loro industrie in crisi, in deroga a qualsiasi trattato di cui sono firmatari.
Nel concludere la lettera inviata a Gianni Letta, USCLAC/UNCDIM ribadiscono la richiesta di un tavolo tecnico allo scopo di potere individuare un percorso ragionevole di privatizzazione, avendo quale presupposto il piano industriale del gruppo, già approvato dal CIPE.