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lunedì 3 settembre 2012

Un poco d'orgoglio (di Giovanni Giardina)


Caro direttore, vogliamo riscattare  con un po d’orgoglio il dialetto siciliano e  l’immenso patrimonio che ci hanno lasciato quelli prima di noi ? E’ con immenso piacere che daro’ seguito , inviando alcune bellissime poesie e testi di canzoni di altri autori.  (Giovanni Giardina)
Un paese che non ha storia non ha futuro, e noi di storia ne abbiamo da vendere.
Il dialetto siciliano è  meraviglioso, stupendo, ed è  particolarmente curioso , perché 
a distanza di pochi chilometri cambia il significato di ogni parola, ma resta sempre  travolgente.Allora con un pizzico d’orgoglio  oggi continuiamo a parlarlo senza titubanze e senza provare vergogna. Non ci dimentichiamo inoltre, che per unire l’Italia  si è versato anche sangue siciliano.
Colgo l’occasione per allegare il testo di una delle più belle  canzoni siciliane, facente parte del nostro immenso patrimonio culturale e per testimoniare quanto detto  sopra.
Per quelli che non lo sapessero, questa meravigliosa e stupenda canzone, negli anni, se la sono contesa  molti autori, ma in realtà si racconta che nel 1916,sul fronte Carnia, si fronteggiavano gli Austriaci e due reggimenti, formati da Siciliani.
Si sparavano e si ammazzavano.Una sera, sotto il chiaro di luna, uno dei nostri,(un soldato siciliano),approfittando della pausa e della quiete  notturna,accompagnato dalla tristezza e dalla lontananza della propria amante,dalla trincéa tirò fuori una chitarra e intonò una canzone Alla fine,gli Austriaci nemici, uscirono dalla loro trincéa e applaudirono a lungo. All’alba sono ripresi gli spari e i combattimenti.

                               E vui durmiti ancora !
                             

                                         Lu suli è già spuntàtu intra lu mari,
                                         e vui biddizza mia durmiti ancora,
                                         l’aceddi sunnu stanchi di cantàri,
                                         e affriddateddi aspettanu cca fora,
                                         supa stu barcuneddu su pusàti
                                         e aspettanu quann’è chi v’affaciàti !

                                         Lassàti stari, ‘un durmiti cchiù,                 
                                         ca ‘n’mienzu a iddi intra sta vanedda
                                         ci su pur’iu, c’aspiettu a viu,
                                         pi vidiri sta faccia accussi bedda !
                                         passu cca fora ,tttti li nuttàti,
                                         e aspiettu sulu quannu v’affacciàti.

                                         Li sciurin senza i vui nun ponnu stari ,
                                         su tutti cu li testi a pinnuluni
                                         ognunu d’iddi non voli sbocciàri
                                         si prima nun si rapi stu barcùni
                                         dintra a stu barcuneddu su ammucciàti,
                                         e aspettanu quann’è chi v’affacciti          

                                         Giovanni Giardina   Lipari-03-09-2012  

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