Il 16 di novembre si festeggia la quarta ed ultima festa dell’anno in onore di S. Bartolomeo. Le spoglie di S. Bartolomeo come tradizione vuole, arrivano dall’Armenia maggiore a Lipari durante il vescovado di Agatone, precisamente il 13 febbraio 254, i Liparoti lo accolsero con devozione, eleggendolo a Protettore dell’intero Arcipelago Eoliano.
Il vero nome dell’Apostolo è Natanaele: “dono di Dio, “Figlio di Colui che solleva le acque” come indicato nel vangelo di Giovanni, mentre nei vangeli sinottici è inteso, non a caso, col nome di Bartolomeo, Bar-Talmai, proveniente probabilmente dall’aramaico «bar»: figlio e «talmai»: “agricoltore”, “Figlio di Talmai, del valoroso”. Egli giunse a Cristo per mezzo di Filippo, era pessimista, diffidente, carico di pregiudizi, non accolse prontamente la chiamata del Maestro, solo davanti alle parole di Gesù: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità” rimane scosso disarmato, e spiazzato da tanta fiducia riesce a donarsi totalmente con traboccante manifestazione di fede: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Portentoso taumaturgo, convertì moltissimi alla fede, fu sottoposto a crudele martirio, scorticato vivo e crocifisso dai pagani ad opera del crudele Astiagi, fratello del re dell’Armenia.
Le feste del S. Patrono inizialmente erano cinque: 13 febbraio (in memoria dell’arrivo delle Sacre spoglie); 24 e 25 agosto (martirio del Santo), festa ufficiale istituita dalla Chiesa Cattolica; 17 giugno per scampato pericolo di pestilenza; 11 gennaio per scampato pericolo di terremoto; 5 marzo per scampato pericolo di terremoto, (istituita su richiesta dei contadini). Successivamente furono soppresse le festività del 17 giugno e 11 gennaio, e sostituite dalla festività del 16 novembreper scampato pericolo di terremoto, così le feste si riducono a quattro, le stesse che si celebrano a tutt’oggi.
La religiosità, la devozione e la fede della comunità eoliana nei confronti del S. Patrono, è caratterizzata da un rapporto speciale e privilegiato, legata da una forte carica di spiritualità che accomuna gli abitanti di tutte le isole, particolarmente nei giorni delle quattro festività.
L’Arcipelago eoliano è un territorio molto soggetto ai terremoti, ma sempre salvato dal veneratissimo Santo, che ha sempre protetto le Eolie e i suoi abitanti, e nonostante le infedeltà umane, continua a vigilare e pregare l’Altissimo perché liberi i suoi devoti figli dai peggiori disastri.
Il popolo eoliano oltre a portarlo sempre nel cuore, durante le festività lo accompagna in preghiera e raccoglimento lungo le vie cittadine, dove il Santo viene trasportato a spalla seguito dall’Amministrazione Comunale, dalle Autorità, dalle confraternite, da adulti, anziani e bambini, recitando o cantando in lingua dialettale a cori alterni, la preghiera per eccellenza molto diffusa tra i devoti: il Rosario di S. Bartolomeo.
Durante il percorso, la possente effigie viene fermata da qualche fedele, che in segno di devozione depone ori votivi o denaro nel drappo rosso adagiato sul Santo, la statua viene abbassata e risollevata, mentre i trasportatori urlano a gran voce: “Tuttu cu bona fidi S. VartulumeuViva!”.
Il rientro in Cattedrale completa la solennità con la celebrazione Eucaristica
Non si può non credere ai Martiri, a coloro che hanno dato la vita per Cristo, davanti a tanto AMORE non si può essere miscredenti, le vicende della vita quotidiana ogni giorno dimostrano l’impotenza dell’uomo davanti alle malattie, davanti ai disastri, l’incapaci di trovare soluzioni adeguate. La lingua di Dio è sommessa, ma i segnali che ci lancia sono multiformi, Egli ci raggiunge attraverso altri uomini, attraverso disgrazie, attraverso un fallimento o una morte, la vita è piena di queste tacite indicazioni.
L’uomo torni ad amare Dio con fiducia, abbandono, e con cuore contrito, perché alla fine non rimarrà altro che il Creatore con la sua Creatura!
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