«Sono arrivata a Palermo per fare un Erasmus nel 1995 e non sono più andata via – racconta Mar. – Ma il vero cambiamento è sopraggiunto quando ho conosciuto il mio compagno, Aldo. Insieme nel 2004 abbiamo realizzato un sogno che dura ancora oggi, perché per fare il grande salto bisogna avere il coraggio di abbandonare le proprie sicurezze e di cominciare una vita nuova».
Da studiosa d’arte a ballerina di flamenco e scrittrice di guide turistiche, Mar cresce in un paese della provincia di Palencia, città della comunità di Castiglia e Leon, distante 300 chilometri da Madrid. Laureata in Storia con specializzazione in Archeologia, arriva a Palermo con l’Erasmus nel 1995/96.Aldo, invece, è la dimostrazione che si può cambiare anche a 50 anni. Imprenditore e uomo d’affari che si è fatto da sé, durante tutta la sua carriera si è impegnato nel lavoro, costruendo un’attività tutta sua attraverso molti sforzi e sacrifici, ottenendo grandi soddisfazioni e una carriera brillante. A un certo punto capisce che questa corsa al successo va fermata per inseguire i suoi sogni. E così incontra Mar.
Oggi sono ideatori di guide turistiche, Mar si occupa della parte scritta delle mappe, mentre Aldo delle foto e della produzione in generale. Insieme dal 2002, galeotto per loro è stato il mare della Sicilia.
«Dopo l’Erasmus, nel 1997 vinco la borsa “Leonardo da Vinci” che mi permette di realizzare un periodo di tirocinio della durata di un anno nel Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo. Dal 1997 al 2004 lavoro per il museo svolgendo diverse mansioni. Nel 2000, comincio una collaborazione come ballerina di Flamenco nel pub-ristorante di tapas spagnolo “La Cueva”, dove mi occupo anche di diffondere gli usi, i costumi e le tradizioni popolari spagnole. È in questo locale che una sera arriva Aldo alla ricerca di una ballerina e di un chitarrista per fare una festa flamenca a casa sua. Il 10 di agosto del 2002 parto per la piccola Alicudi, ma una grande sciroccata costringe me e il chitarrista a partire da Milazzo anziché da Palermo. Il viaggio si complica sempre di più al punto che perdiamo la coincidenza che da Lipari ci avrebbe portati ad Alicudi ed Aldo è costretto a farci arrivare con un gommone. La traversata diventa un inferno, soprattutto per me che soffro il mare, ma era tanta la paura di cadere in acqua, che sbarcando finalmente sullo scoglio di Alicudi ringraziai tutte le divinità marine per avermi permesso di arrivare sull’isola tutta intera».
Che cosa è successo dopo quella traversata?
«La sera del 10 agosto, come previsto, la musica spagnola riempì il silenzio della notte arcurda e la danza spagnola stregò tutti i presenti avvolgendoli ad ogni nota con i ritmi gitani. La mia partenza era prevista per l’indomani, ma lo scirocco non dava tregua e così fu rimandata di 4 giorni, che furono decisivi. In questi giorni, infatti, visitai ogni angolo dell’isola, innamorandomene. La partenza fu terribile. Il giorno dell’addio fu come uno strappo al cuore e piansi finché non arrivai a Palermo.
L’amicizia però con Aldo era solo cominciata. Ci sentivamo spesso e lui, legato come era ad Alicudi, trovava sempre uno spazio per tornare sull’isola. Durante quell’inverno, anche l’Etna divenne in qualche modo complice della nostra coppia, perché si mise a sputare di brutto, ed ogni qualvolta Aldo prendeva l’aereo per atterrare a Catania, il vulcano lo costringeva a cambiare rotta verso Palermo dandoci modo di conoscerci e innamorarci. La nostra storia riuscì ad andare avanti per due anni. Nel 2004, stanchi di prendere aerei o ritagliarci dei giorni per stare insieme, decidiamo di cambiare vita entrambi e di realizzare insieme il sogno che Aldo aveva nel cassetto».
Aldo, quale era il tuo sogno?
«Nel top del mio successo come imprenditore inizio a riflettere e decido che è arrivato il momento di fermare la mia corsa per realizzare altri sogni che avevo nel cassetto. Ho tre figli, il più piccolo sta per compiere 18 anni e gli altri due lavorano, il che mi dà quella tranquillità di padre che sa di avere dato il meglio alla sua famiglia, anche se sono sempre presente nella loro vita per guidarli e sostenerli. Dopo aver incontrato Mar capisco che è arrivato il momento di vivere una vita più tranquilla in un posto dove i ritmi sono quelli della natura, insomma un paradiso, l’ultimo paradiso: Alicudi».
Ecco, insieme decidete di stabilirvi ad Alicudi. Perché delle sette isole delle Eolie avete scelto proprio questa?
«È stato Aldo il primo ad innamorarsene. Ci arriva l’8 agosto 1976, attirato da un articolo che aveva letto sul settimanale “La domenica del Corriere” scritto da Carlo Mauri, scrittore, alpinista, esploratore, per Aldo un punto di riferimento. La lettura di quell’articolo gli rimase impressa e si innamorò dell’isola prima ancora di arrivare. Desiderava avere una piccola casa in questo posto dove non c’era niente, nemmeno la luce elettrica, ma che lo faceva sentire veramente libero. Ogni anno andava in vacanza trascorrendo dei momenti indimenticabili che tratteneva nel suo cuore aspettando sempre il momento di ritornare. Un bel giorno gli si presentò l’occasione di acquistare una casetta e, anche se in quel momento non aveva la possibilità economica, non si lasciò sfuggire l’opportunità, chiese un mutuo in banca e la comprò. Fu la prima casa della sua vita. A Vicenza era in affitto e tutto il suo stipendio se ne andava nel restauro della sua casa ad Alicudi, ma il suo sogno aveva preso forma: finalmente era proprietario di una casa nella sua isola».
Alicudi è l’isola più occidentale e meno popolata dell’arcipelago delle Eolie. Meta di turisti che amano la pace e la tranquillità. Ma come è vivere tutto l’anno qui?
«Ad Alicudi non ci sono macchine, perché non ci sono strade, e così abbiamo ridimensionato il nostro universo in questo piccolo paradiso dove la natura è la regina assoluta. La nostra casa si affaccia sul mare e dal terrazzo possiamo vedere l’intero arcipelago, tranne l’isola di Panarea che è nascosta da Filicudi. Ogni giorno che passa siamo sempre più certi che questa scelta è stata straordinaria e che non saremmo capaci di tornare alle nostre vecchie vite».
Di che cosa vi occupate ad Alicudi?
«Per vivere bisogna lavorare, non si può alimentare solo lo spirito e così siamo diventati “editori per amore”. Aldo è uno inquieto che non sa stare fermo, ama profondamente la sua isola e l’intero arcipelago. Avvalendosi della sua esperienza nel campo professionale decide di fare diventare realtà un piccolo sogno: creare una casa editrice con sede proprio ad Alicudi. Nasce cosi L’Arbatus Editrice. Abbiamo pubblicato sette guide turistiche, ognuna delle quali è dedicata ad un’isola dell’arcipelago eoliano. Lo scopo è far conoscere, scoprire e amare queste isole in modo che anche le altre persone le possano vedere con i nostri occhi».
Che cosa hanno di diverso le vostre guide turistiche rispetto alle altre?
«Le guide sulle Eolie esistevano già, raggruppate però in un solo volume, senza dare la giusta importanza alle isole più piccole. Per questo motivo abbiamo realizzato una guida per ogni isola, perché ogni isola è un mondo a sé, con le sue peculiarità, e perché ogni isola merita di essere scoperta, conosciuta e amata».
Nel 2017 avete realizzato le mappe “Metro Trekking”, uno strumento fondamentale per muoversi sulle isole ed esplorarle nei loro angoli più remoti. Parlaci di questo progetto.
«Ogni mappa comprende una serie di itinerari da percorrere a piedi. La loro particolarità? Quella di essere segnalati esattamente come le linee di una metropolitana. Ogni sentiero presenta infatti un colore e un numero, con tanto di svincoli e fermate. Viene indicato il tempo necessario per ogni tragitto, insieme alle difficoltà di percorso e alle coordinate GPS di partenza e arrivo. Sono presenti inoltre brevi descrizioni dei siti di importanza storica e naturalistica. Le mappe, edite in quattro lingue (italiano, inglese, francese e tedesco), offrono a turisti ed escursionisti la possibilità di conoscere meglio le sette isole grazie a percorsi trekking da loro riscoperti, ripercorsi e lavorati mediante una mappatura ad hoc effettuata direttamente sul campo».
Oltre al vostro lavoro di editori e scrittori, avete anche aperto “Casa Ibicus”, un piccolo resort per turisti che affaccia sul bellissimo mare della Sicilia. Come si struttura la casa e che tipo di servizi offrite?
«Casa Ibiscus Resort è una dimora di charme che ospita solo due persone in un ambiente tipicamente eoliano, curato nei minimi particolari per un soggiorno veramente esclusivo. La casa dà ospitalità soltanto a due persone per volta. È una dimora tipicamente eoliana con tutti i comfort di cui una coppia ha bisogno per godersi al massimo la sua vacanza sull’isola».
Come siete riusciti a realizzare tutto questo? Penso sia agli aspetti economici che burocratici?
«Per realizzare il nostro sogno abbiamo dovuto impegnarci moltissimo. Dal punto di vista economico, non abbiamo avuto alcun tipo di aiuto economico né regionale, né tanto meno dalla Comunità europea. Purtroppo la burocrazia non è stata semplice, tanti i paletti con cui ci siamo scontrati, e alla fine abbiamo preferito fare tutto con le nostre gambe senza un aiuto esterno».
Che cosa offre Alicudi ai turisti?
«Grazie alle mappe di trekking si lavora molto bene fuori stagione con quei gruppi che vengono per percorrere i nostri sentieri e conoscere le nostre bellezze. Facciamo molto lavoro di promozione durante l’inverno e risultati si vedono. I gruppi rimango due o tre giorni sull’isola e non fanno solo trekking, tanti vengono anche per praticare yoga e meditazione, danze di gruppo. L’isola è fatta per gente che ama il silenzio e la tranquillità per vivere in armonia con la natura, per trovare se stessi e per godere della gastronomia locale, del mare incontaminato e delle stelle. Noi non abbiamo luce elettrica nelle strade e il cielo di notte è unico.
L’isola è piccola ma la comunità è molto aperta e gentile, tutti sono molto disponibili. Qui si può mangiare nelle case degli isolani, che sono pescatori, si mangia quello che c’è anche in compagnia di persone che non si conoscono, ma alla fine della cena tutti diventano amici».
A differenza di tanti italiani che guardano sempre più all’estero, voi avete deciso di rimanere qui e di costruirvi una nuova vita su una delle più belle isole del Mediterraneo. Vi siete mai pentiti della scelta?
«Siamo proprio contenti di avere fatto questa scelta. La nostra vita è cambiata notevolmente e siamo veramente felici. Speriamo che il nostro esempio possa incoraggiare altre coppie a inseguire i propri sogni perché dal nostro punto di vista ne vale veramente la pena».
Progetti per il futuro?
«Stiamo valutando la possibilità di organizzare dei tour per accompagnare gruppi o singoli alla scoperta delle bellezze e della natura di queste meravigliose perle del Mediterraneo. Abbiamo provato anche a fare trekking e relax di lusso così i turisti possono godersi al massimo le isole. Spesso chi fa trekking gira tutte le isole in una settimana, camminando sempre di fretta. Crediamo, invece, sia più giusto organizzare la vacanza alternando la camminata con il relax. Le isole offrono tante cose che vale la pena ammirare pian piano. Non si può venire alle Eolie e pretendere di vedere 7 isole in 7 giorni, vogliamo cambiare questo modo di fare turismo, perché è giusto dedicare del tempo alle nostre 7 meraviglie».
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