L’ultimo saggio dello storico Pino La Greca, pubblicato sulla rivista Humanities dell’Università degli studi di Messina, ripercorre gli anni di attivazione di un “Centro raccolta profughi” all’interno della città murata di Lipari.
L’8 dicembre 1946, sotto la direzione del commissario aggiunto di PS Girolamo Laquaniti il campo di Lipari entrava in funzione con una capacità di 450 posti.
Laquaniti aveva provveduto ai lavori nel corso del due mesi precedenti. L'area del castello fu dotata di sei torri ubicate sul perimetro delle mura, a vista l’una dall’altra, e di una settima nel punto strategico da cui poter osservare l’intero perimetro (Le torri sono state tutte smantellate nel corso dei primi anni cinquanta).
Conclusi i lavori per la sistemazione di due muri di sbarramento interni, delle garitte, di due porte di sicurezza e del filo spinato, la città murata, garantiva condizioni di assoluta sicurezza.
L’istituzione del campo suscitò le proteste vibranti del Consiglio Comunale e della Giunta Palamara, con esposti ed ordini del giorno (buona parte sottoscritti, come primo firmatario, dal consigliere Leonida Bongiorno).
Nel corso del 1947 il campo ospitava 380 persone. 99 Croati 99; 42 tra Serbi e Sloveni; 57 Tedeschi; 21 Ungheresi; 19 Polacchi; 16 Albanesi; 9 Georgiani; 6 Francesi; 2 Americani; 7Romeni, 4 Bulgari; 2 Turchi; 4 Apolidi; 4 Spagnoli; 3 Cecoslovacchi; 6 Eritrei; 12 Greci; 145 russi; 14 Ucraini; poi Siriani, Indiani, Ebrei, etc..
Tutti erano per lo più rifugiati politici internati perché sprovvisti del documento di identificazione.
La Greca ripercorre gli anni tra il 1947 ed il 1950 raccontando le vicende degli internati, in alcuni casi ripercorrendo le vicende umane di alcuni ospiti: Ede Csazsar, un ungherese; Victor Pirogov, un russo; e quella particolarmente intrigante di Isaac Fegman, un colonnello russo, al centro di un caso giornalistico, ed accusato, nell’aprile del 1948, di aver tentato di organizzare un colpo di stato comunista per impadronirsi di Lipari.
La notizia era pubblicata dal «“Daily American», (un quotidiano finanziato dai servizi segreti americani, pubblicato a Roma): «Communists’Plot To Seize Lipari is Claimed By Police» (Un complotto comunista per impadronirsi di Lipari svelato dalla polizia).
La notizia era pubblicata nella medesima giornata anche dalla Gazzetta Sera di Torino, con il titolo: « Complotto Comunista scoperto a Lipari. (…)
Nel corso del mese di agosto del 1949 era il giornalista Max David che visitava Lipari e in due articoli pubblicati dalla Gazzetta del Popolo (5 e 12 agosto ‘49) racconta dei profughi internati nella nostra isola.
L’ultima testimonianza di un visitatore sul centro di raccolta profughi è quella di Denis Clark che racconta di criminali di guerra nazisti e francesi “nascosti” a Lipari.
Alla fine del 1949, sollecitate dalle vivaci proteste della popolazione locale che aveva sempre dimostrato ostilità a che l’isola fosse adibita a sede di ospiti indesiderabili, il Governo decideva di chiudere il centro raccolta di Lipari.
Nel 1950 tutti i rimanenti ospiti furono trasferiti in terraferma.
Era la prima volta che, la popolazione, guidata dal Consiglio Comunale e dal Sindaco, aveva ottenuto quanto richiesto…..
Il saggio è scaricabile gratuitamente dal sito dell’Università degli studi di Messina.
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