In risposta alla recente nota dell’Assessore Iacolino, caratterizzata da arroganza e mistificazione, si rende necessaria una precisazione chiara e netta. L’accusa rivolta alle forze di opposizione, secondo cui ostacolerebbero i servizi ai cittadini solo perché non votano le proposte avanzate dall’Amministrazione, è del tutto infondata e pretestuosa. La realtà, che si continua a negare, è che questa Amministrazione si distingue per un livello di incompetenza senza precedenti negli ultimi cinquant’anni. Le proposte vengono respinte non per mera opposizione politica, ma perché spesso risultano inutili, controproducenti, prive di funzionalità rispetto ai reali bisogni della comunità e, in alcuni casi, persino illegittime e contrarie alla normativa vigente. Un esempio concreto è rappresentato dall’ultimo tentativo di portare in Consiglio un atto amministrativo gravemente errato: sono stati presentati piani finanziari riferiti a un bilancio già trascorso, in totale violazione della nuova normativa di riferimento. Si ricorda, infatti, che, ai sensi dell’art. 151, comma 8-bis del D.Lgs. n. 267/2000 e della Circolare dell’Assessorato Regionale delle Autonomie Locali n. 33 del 13 ottobre 2022, non è più consentito approvare piani previsionali relativi a esercizi già conclusi in quanto la nuova norma inpone di approvare direttamente il rendiconto in sostituzione a di questi relativamente all'annualità trascorsa. Tale principio, elementare per chiunque possieda una minima competenza amministrativa, è stato palesemente ignorato. La scelta di portare in aula documenti oramai superati, ancora riferiti all’annualità 2024, è un’ulteriore conferma della totale incapacità gestionale dell’attuale Amministrazione. L’ostinazione nel proporre atti ormai superati solleva due interrogativi: 1) Si tratta di un errore dovuto a incompetenza, il che sarebbe già estremamente grave. 2) Si era pienamente consapevoli dell’inutilità di tali atti, ma si è comunque scelto di utilizzarli come pretesto per mascherare l’inefficienza amministrativa. Piuttosto che concentrarsi sulla redazione del rendiconto 2024, unico strumento utile per sanare il danno derivante dalla mancata approvazione del bilancio di previsione 2024-2026, e sul nuovo bilancio di previsione 2025-2027, con i relativi atti propedeutici, si continua a perdere tempo con provvedimenti ormai superati e privi di fondamento. Appare chiaro come l’obiettivo sia semplicemente quello di guadagnare tempo, evitare di assumersi la responsabilità del proprio fallimento e tentare di scaricare le colpe di una gestione disastrosa su altri. Oltretutto, come si può pretendere un voto favorevole dai consiglieri di minoranza se le proposte non sono state concordate preventivamente con gli stessi, quando queste non coincidono con i propri indirizzi politici? Le commissioni consiliari, che l’attuale maggioranza, con a capo il capogruppo Salvatore Agrip, ha volutamente boicottato non esprimendo i propri nominativi, sarebbero servite anche a questo. Ma purtroppo, questo è un altro capitolo, l’ennesimo di questa scellerata gestione politica. L’attuale Giunta continua inoltre a caratterizzarsi per un atteggiamento fortemente divisivo, mai riscontrato in precedenza. È stata creata una frattura insanabile tra i cosiddetti “buoni”, ovvero i sostenitori dell’Amministrazione, e i “cattivi”, ossia chiunque esprima opinioni critiche, il quale viene subito etichettato con epiteti vergognosi. Un atteggiamento autoritario e pericoloso, che mina il principio del confronto democratico. Un episodio emblematico è l’attacco rivolto dall’Assessore Iacolino, e successivamente dall’intero gruppo di appartenenza, alla Consigliera Lucy Iacono, “colpevole” soltanto di aver espresso il proprio pensiero. Anziché favorire un dibattito politico civile, si è scelto di utilizzare toni elitari e offensivi, dimostrando una totale intolleranza verso il dissenso. Non possiamo, pertanto, che esprimere piena solidarietà alla Consigliera Lucy Iacono, così come ai Consiglieri Angelino Portelli e Nuccio Russo, vittime di attacchi vili e antidemocratici. Si sollevano, dunque, domande fondamentali: che clima si è creato nelle isole? Quali danni sta subendo la comunità e il tessuto sociale a causa di questa gestione? Il Sindaco Gullo, noto già in precedenza per questi atteggiamenti, ha trasformato la politica in una guerra personale, in una vera e propria caccia alle streghe contro chiunque non si pieghi a logiche di servilismo, alimentando divisioni e un clima ostile senza precedenti. Questa è forse l’idea di buon governo che si intende portare avanti?
S. Patrizio, apostolo del Vangelo fra il popolo irlandese, nacque nella Scozia da agiati e pii genitori verso la fine del secolo quinto. La Divina Provvidenza che nei suoi arcani disegni, sempre infinitamente sapienti, destinava Patrizio a grandi cose nella Chiesa Cattolica, dispose che egli, ancor giovane, strappato dal grembo della famiglia, fosse condotto schiavo nell'Irlanda. Durante questa schiavitù, in cui il povero giovanetto ebbe a sentire tutta l'amarezza dell'abbandono e subire il disprezzo più avvilente ed inumano, la grazia del Signore plasmò il cuore del suo servo e lo predispose alla sua sublime missione.. Finalmente dopo dieci anni di sofferenze inenarrabili, potè ritornare in famiglia.
Patrizio, per prepararsi alla divina missione che da Dio gli era stata assegnata, si diede agli studi e all'esercizio delle virtù sacerdotali. Fu ordinato diacono, sacerdote e, prima di partire per l'evangelizzazione dell'Irlanda, fu consacrato vescovo.
Tra quelle popolazioni ancora barbare ed idolatre, S. Patrizio ebbe a soffrire la persecuzione ed il carcere. Ma tutto sopportò in pace, poiché il martirio fu sempre uno dei suoi desideri più intensi. Non vi fu luogo di quell'isola che non fosse visitato più volte dal Santo, nonostante che la sua vita corresse grave pericolo. Il Signore benedisse largamente le fatiche di questo novello Paolo, e quella terra pagana divenne la terra dei Santi. Le lotte che attraverso i secoli, specialmente contro il Protestantesimo, sostenne l'Irlanda per conservare integra la dottrina evangelica, gli esempi di fede e gli slanci di amore che quel popolo ha dimostrato ne sono prova evidente.
L'opera di Patrizio fu completa. Non solo convertì e battezzò tante e tante anime, ma molti giovani ricevettero gli ordini sacri, molte chiese furono innalzate e molte giovani si consacrarono al Signore nella vita religiosa.
Tra le virtù che particolarmente spiccarono nel Santo, ammirabile fu il suo distacco dalle cose di questo mondo. Delle tante offerte che i fedeli deponevano ai suoi piedi, nulla mai prese per sè, ma tutto dispensava ai poverelli.
Verso la fine della sua vita. scrisse La Confessione, libro in cui narra i principali avvenimenti della sua vita.
Grande commozione ieri a Lipari per l'arrivo nella chiesa di San Giuseppe della reliquia del Beato Carlo Acutis. La reliquia, un frammento del pericardio, è stata portata da Fra Rosario Gugliotta ed accolta calorosamente da Don Giuseppe Mirabito e dai tantissimi fedeli.
La reliquia, che sta effettuando un "viaggio" per l'Italia, in vista della canonizzazione del 27 aprile, sarà portata tra gli studenti e nella Basilica di Canneto (stasera)
Carlo Acutis nacque a Londra il 3 maggio 1991 da Andrea Acutis e Antonia Salzano, milanesi provvisoriamente in città per lavoro. Carlo fin da piccolo manifesta un'indole particolarmente devota tanto che tornati in Italia a soli 7 anni chiese di poter ricevere la Prima Comunione.
Richiesta insolita ma che venne accolta dopo averla sottoposta a Monsignor Pasquale Macchi il quale diede il suo benestare dopo aver interrogato il ragazzo, ritenendolo idoneo. Carlo ricevette così l'Eucaristia il 16 giugno 1998, giovanissimo, e restò un punto fermo nella sua breve vita assieme alla messa quotidiana alla quale assisteva.
La sua esistenza si svolgeva come quella di tutti i ragazzi della sua età, ma sempre caratterizzata dalla sua voglia di aiutare gli altri e dalla sua gioia, diceva infatti “La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’alto. Basta un semplice movimento degli occhi”. La sua fede fu talmente coinvolgente da spingere il collaboratore domestico di casa, un bramino induista, a convertirsi al cristianesimo, colpito proprio da “la sua profonda fede, la sua carità e la sua purezza”.
Carlo era anche bravo in informatica tantoche è stato proclamato patrono del web, e così dopo aver assistito ad un incontro di presentazione del Piccolo Catechismo eucaristico decise di dare vita ad una mostra sui miracoli eucaristici, per testimoniare la vera presenza di Gesù nell'ostia. Dopo tre anni di ricerche in giro per l'Europa con in genitori la mostra era pronta e talmente ben fatta da essere richiesta dalle diocesi di tutto il mondo.
Il sogno di Carlo era di farsi sacerdote, ma purtroppo all'età di 15 anni fu stroncato da una leucemia fulminante, e dopo aver dedicato la sua vita “al suo amico Gesù” torna alla casa del Padre il 12 ottobre 2006. Venne sepolto ad Assisi e successivamente dal cimitero viene traslato nel Santuario della Spogliazione: attraverso una speciale procedura di imbalsamazione viene esposto alla visita dei pellegrini.
Dichiarato venerabile nel 2008 è stato beatificato il 10 ottobre 2020 dopo averne accertato almeno un miracolo, ovvero la guarigione di un ragazzo brasiliano avvenuta dopo averne toccato le reliquie.
La madre: «Vi racconto il suo miracolo»
Intervista realizzata da Stefano Lorenzetto alla madre di Carlo, Antonia Salzano, e pubblicata dal Corriere
Intercede. Salva. Guarisce. Converte. Appare. I devoti di quello che già viene chiamato il patrono di Internet, almeno 1 milione nei cinque continenti, vedono la sua presenza ovunque. L’ultimo segno, il 15 agosto. Scrivono i fan su Facebook: Questa notte, nella solennità della Santissima Vergine Maria Assunta, Carlo venuto a prendersi la sua cagnolina Briciola di quasi 17 anni. Ora corre e gioca anche lei nei meravigliosi giardini del Paradiso assieme agli altri animali di Carlo che l’hanno preceduta, i cani Poldo, Stellina e Chiara, i gatti Bambi e Cleopatra. Non le pare eccessivo che associno l’Assunzione alla morte di una bestiola? Sorride indulgente Antonia Salzano, mamma di Carlo Acutis, stroncato a 15 anni da una leucemia fulminante nel breve volgere di 72 ore.
Prima che ci lasciasse, gli dissi: se in cielo troverai i nostri amici a quattro zampe, compari con Billy, il cane della mia infanzia. Lui non lo conosceva. Un giorno zia Gioia, ignara del nostro accordo, mi telefonò: “Stanotte in sogno ho visto Carlo. Teneva fra le braccia Billy”.
Ma sono ben altri i segni per cui lo studente milanese, già venerabile dal 2018, verrà proclamato beato dalla Chiesa il 10 ottobre ad Assisi, ultima tappa prima di diventare santo. Quando il 23 gennaio 2019 si eseguì la ricognizione canonica sulle spoglie mortali del giovanissimo servo di Dio, la sua salma fu trovata intatta.
Io stavo lì, mio marito non volle vedere. Era ancora il nostro ragazzone, alto 1,82, solo la pelle un po’ più scura, con tutti i suoi capelli neri e ricci. E lo stesso peso, quello che si era predetto da solo. Pochi giorni dopo il funerale, all’alba fui svegliata da una voce: “Testamento”. Frugai in camera sua, pensavo di trovarvi uno scritto. Nulla. Accesi il pc, lo strumento che preferiva. Sul desktop c’era un filmato brevissimo che si era girato da solo ad Assisi tre mesi prima: “Quando peserò 70 chili, sono destinato a morire”. E guardava spensierato il cielo.
La vita di Carlo durò solo 5.641 giorni.
In realtà 5.640. Entrò in coma alle 14 dell’11 ottobre 2006, con il sorriso sulle labbra. Credevamo che si fosse addormentato. Alle 17 fu dichiarata la morte cerebrale, la mattina del 12 quella legale. Avremmo voluto donare i suoi organi, ma non fu possibile, ci dissero che erano compromessi dalla malattia. Un bel paradosso, perché il cuore, perfetto, ora sarò esposto in un ostensorio nella basilica papale di San Francesco ad Assisi.
Quand’ stato prelevato?
Durante la ricognizione del 2019. Con atto notarile abbiamo voluto donare il corpo al vescovo di Assisi. Era giusto che appartenesse alla Chiesa universale.
In che modo Carlo scoprì la fede?
Non certo per merito di noi genitori, lo scriva pure. In vita mia ero stata in chiesa solo tre volte: prima comunione, cresima, matrimonio. E quando conobbi il mio futuro marito, mentre studiava economia politica a Ginevra, non che la domenica andasse a messa.
Allora come spiega questa religiosità?
Un ruolo lo ebbe Beata, la bambinaia polacca, devota a papa Wojtyla. Ma c’era in lui una predisposizione naturale al sacro. A 3 anni e mezzo mi chiedeva di entrare nelle chiese per salutare Gesù. Nei parchi di Milano raccoglieva fiori da portare alla Madonna. Volle accostarsi all’eucaristia a 7 anni, anziché a 10. Lo lasciammo libero. Ci pareva una cosa bella, perciò chiedemmo una deroga. Per me fu una “Dio-incidenza”. Carlo mi salvò. Ero un’analfabeta della fede. Mi riavvicinai grazie a padre Ilio Carrai, il padre Pio di Bologna, altrimenti mi sarei sentita screditata nella mia autorità genitoriale. un percorso che dura tuttora. Spero almeno di finire in purgatorio.
Carlo fu precoce solo nella preghiera?
In tutto. Era un mostro di bravura. A 6 anni già padroneggiava il computer, girava per casa con il camice bianco e il badge “Scienziato informatico”. A 9 scriveva programmi elettronici grazie ai testi acquistati nella libreria del Politecnico.
Non era troppo piccolo per usare il pc?
I promotori della causa di beatificazione hanno analizzato in profondità la memoria del suo computer con le tecniche dell’indagine forense, senza riscontrare la minima traccia di attività sconvenienti. Sognava di adoperare il pc e il web per diffondere il Vangelo. Papa Francesco nella Christus vivit cita Carlo come esempio per i giovani. “Sapeva molto bene”, spiega, “che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati”, ma lui ha saputo uscirne “per comunicare valori e bellezza”. Il suo sguardo spaziava ben oltre Internet. Alle mense dei poveri, quelle delle suore di Madre Teresa di Calcutta a Baggio e dei cappuccini in viale Piave, dove prestava servizio come volontario. La sera partiva da casa con recipienti pieni di cibo e bevande calde. Li portava ai clochard sotto l’Arco della Pace, per i quali con i risparmi delle sue mance comprava anche i sacchi a pelo. Lo accompagnava il nostro cameriere Rajesh Mohur, un bramino della casta sacerdotale indù, che si convertì al cattolicesimo vedendo come Carlo aiutava i diseredati.
Avrebbe mai detto che un giorno sarebbe salito all’onore degli altari?
Ero certa che fosse santo già in vita. Fece guarire una signora da un tumore, supplicando la Madonna di Pompei.
Il miracolo riconosciuto dalla Chiesa?
No, solo uno dei tanti che nemmeno sono entrati nel processo di canonizzazione. Quello che lo far proclamare beato accadde in Brasile nel settimo anniversario della morte, il 12 ottobre 2013, a Campo Grande. Matheus, 6 anni, era nato con il pancreas biforcuto e non riusciva a digerire alimenti solidi. Padre Marcelo Tenrio invitò i parrocchiani a una novena e appoggiò un pezzo di una maglia di Carlo sul piccolo paziente, che l’indomani cominci a mangiare. La Tac dimostrò che il suo pancreas era divenuto identico a quello degli individui sani, senza che i chirurghi lo avessero operato. Una guarigione istantanea, completa, duratura e inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche.
Suo figlio come si ammalò?
Sembrava una banale influenza. Dopo alcuni giorni comparvero forte astenia e sangue nelle urine. Lui se ne uscì con una delle sue frasi: “Offro queste sofferenze per il Papa, per la Chiesa e per andare dritto in paradiso senza passare dal purgatorio”, ma in famiglia non vi demmo troppo peso. Chiamai il professor Vittorio Carnelli, che era stato il suo pediatra. Ci consigli l’immediato ricovero nella clinica De Marchi. E l avemmo la diagnosi infausta: leucemia mieloide acuta M3. Carlo ne fu informato dagli ematologi. Reagì con dolcezza e commentò: “Il Signore mi ha dato una bella sveglia”. Fu trasferito all’ospedale San Gerardo di Monza. Appena giuntovi, scosse la testa: “Da qui non esco vivo”.
Lei invocò un miracolo per suo figlio?
Sì, da Gesù, dalla Madonna e dal venerabile fra Cecilio Maria, al secolo Pietro Cortinovis, il cappuccino fondatore dell’Opera San Francesco per i poveri di Milano. Ma i piani di Dio erano altri. Quelli che avevo proposto a Carlo prima che spirasse: chiedi al Signore di manifestarci un segno della sua presenza.
E suo figlio che cosa le rispose?
“Non preoccuparti, mamma. Ti darò molti segni”. Nove giorni dopo la sua morte, a Tixtla, in Messico, un’ostia si arrossì di sangue. Una commissione composta anche da scienziati non credenti accertò che era del gruppo AB, lo stesso presente nella Sindone e nel miracolo di Lanciano, e che si trattava di cellule del cuore. A distanza di quattro anni, negli strati sottostanti alla coagulazione restava ancora presente del sangue fresco.
Suo figlio aveva allestito Segni, una mostra sui miracoli eucaristici.
Sì, sta girando tutti i santuari del mondo. Negli Stati Uniti l’hanno ospitata 10.000 parrocchie. Sono eventi soprannaturali come quello accaduto il 12 ottobre 2008, nel secondo anniversario della sua morte, a Soklka, in Polonia. Un’ostia caduta a terra durante la comunione, e conservata in cassaforte, una settimana dopo divenne un pezzo di carne di origine miocardica, gruppo sanguigno AB.
Ha avuto solo questi, di segni?
Anche altri. Carlo mi predisse che sarei diventata di nuovo madre, benché stessi per compiere 40 anni. E nel 2010, quando gi ne avevo 43, diedi alla luce due gemelli, Michele e Francesca.
Perché fu sepolto ad Assisi?
Abbiamo una casa in Umbria. Un cartello avvertiva che c’erano in vendita nuovi loculi nel cimitero comunale. Chiesi a Carlo che cosa ne pensasse. “Sarei felicissimo di finire qua”, rispose. Il suo corpo intatto stato poi traslato nel santuario della Spogliazione, dove ora i fedeli potranno venerarlo per sempre.
Che cosa le manca di più di suo figlio?
L’allegria. Appena morì, ricordo d’aver pensato: e ora chi mi far ridere? e chi mi aiuterò con il computer? Mi restano i suoi pensieri, detti e scritti: “Non io, ma Dio!”. “Da qualunque punto di vista la si guardi, la vita sempre fantastica”. “Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie”.
L’ultimo rende bene l’idea dei social.
Così, gli uomini d’oggi sono ripiegati su sè stessi. La loro felicità fatta solo di like. Ma Carlo l’influencer di Dio.
Non vorrebbe che fosse ancora qui con lei, anziché avere un santo in cielo?
Ho fatto mia l’invocazione di Giobbe: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”. I figli non ci appartengono, ci sono affidati. Sento Carlo più presente di quando era in vita. Vedo il bene che fa. Mi basta.
Ancora una sconfitta, nel campionato di 1° categoria, per il Lipari IC superato per 4 a 1 sul campo dell'OR.SA. La formazione è penultima in classifica dove è stata agganciata dalla Nuova Azzurra Fenice.
In terza categoria pari per 0 a 0 per il Malfa sul campo del Castanea. La formazione malfitana mantiene il terzo posto, posizione che porta ai play off
Vittoria a tavolino (6 a 0) quest'oggi, nel campionato giovanili/giovanissimi under 15, per la Ludica Lipari contro San Pier Niceto. Gli avversari, infatti, non si sono presentati.
La Ludica chiude al 2° posto e accede ai play off. Giovedì sul campo neutro di Brolo affronterà il Sant'Agata
La mareggiata che, sospinta dai venti meridionali, ha interessato venerdì l’arcipelago eoliano, ha causato dei danni alla struttura portuale di Scari a Stromboli: interessato il lato sud dell’approdo aliscafi. I marosi hanno scardinato le griglie e soltanto il tempestivo intervento di alcuni isolani, effettuato nonostante l’imperversare delle onde, ha evitato finissero in mare: dovranno essere reinstallate.
A Lipari, invece, oggi si è reso necessario l’intervento di un volontario della Protezione civile comunale e di altri volontari per rimuovere dalla spiaggia della frazione di Acquacalda dei grossi tronchi, spiaggiati dal mare e che, in caso di ulteriori mareggiate, potevano essere trascinati in acqua, creando, di conseguenza, potenziali pericoli per la navigazione.
Un intervento simile sarebbe necessario sulla spiaggia di Marina Lunga dove il mare ha depositato rami, tavole e detriti vari.
Sempre restando a Lipari si attende venga collaudata la banchina a giorno del porto di Sottomonastero dove sono stati completati i lavori di ripristino e messa in sicurezza, resisi necessari dopo i considerevoli danni causati dalla violenta mareggiata del gennaio scorso. L’auspicio è che possa avvenire nel più breve tempo possibile considerando che, in atto, l’approdo degli aliscafi è stato “dirottato” a Punta Scaliddi dove può operare un solo natante per volta e che bisogna condividere con le navi: situazione che comporta, in caso di contemporaneità tra nave ed aliscafo o tra aliscafi stessi, file in rada che diventano, per l’utenza, alquanto “pesanti” in caso di mare mosso.
Buon 18° compleanno, Marco. "Diciotto anni fa sei arrivato a cambiare le nostre vite in meglio. Oggi, con orgoglio e amore, ti vediamo pronto a spiccare il volo. Felice compleanno!" Da papà Massimo Giunta e mamma Giusy Romeo
COMUNICATO - Andrea Saltalamacchia del team "Pro fighting Lipari" dell' istruttore Giuseppe Saltalamacchia combatterà al mondiale WBC dal 25 giugno al 29 a Verona di contatto pieno nella disciplina della Muay thai under 16: per lui una grandissima prova e opportunità per il futuro.
Intanto si sta preparando per il 30 marzo in Calabria dove combatterà Muay thai full rules
Una bella pubblicità per Lipari si accettano collaborazioni da sponsor per portare avanti questo sport insieme all'atleta liparoto Andrea Saltalamacchia in tutta Italia e nel mondo
Quando si è detto che Eriberto fu consacrato Vescovo di Colonia nel 999 si è già detto molto. Si era alla vigilia di quel Mille, che si annunziava pieno di spavento, per la creduta fine del mondo. Su quel momento di universale panico si è calcato molto la mano, come se l'aspettativa dei giorni apocalittici avesse davvero paralizzato la vita del mondo. Basterebbe ricordare le parole carducciane su « Le turbe raccolte intorno a' manieri feudali, accasciate e singhiozzanti nelle chiese tenebrose e ne' chiostri, sparse con pallidi volti e sommessi mormorii per le piazze ».
Oggi i colori di quel momento storico si sono sensibilmente schiariti, non però tanto da mutare le temute tenebre della notte perpetua, in una sperata alba di vita felice.
Sta di fatto che l'Impero degli Ottoni, se non vacillava, certo veniva già turbato, specie in Italia, dal verzicare dei liberi comuni, e i discendenti del primo grande e potente Ottone scendevano in Italia per morirvi quasi tutti giovani.
Eriberto, nato a Worms, da nobile famiglia, si trovava a fianco di Ottone III, quando .il giovanissimo Imperatore scese in Italia. Era anzi il suo cancelliere. Ciò non significava che fosse uomo politico; era un ecclesiastico, che aveva studiato in una Abbazia benedettina ed era stato Preposto della Chiesa di Worms.
Forse si deve anche a lui, oltre che alla madre di Ottone III, Teofania, l'inclinazione che il giovane Imperatore mostrò per l'antica civiltà romana, che preferiva a quella tedesca. Egli pensò persino di far di Roma la sede dell'Impero, contro il parere dei suoi superbi teutoni ed anche contro il desiderio dei gelosi romani.
Eriberto si trovava a fianco di questo Imperatore germanico, quando, a Benevento, fu nominato Vescovo di Colonia. Mentre Ottone III rimaneva in Italia, dove sarebbe stato ucciso giovanissimo, a ventidue anni, Eriberto risalì la penisola e attraversò la Germania, per essere, come abbiamo detto, consacrato a Colonia, nel 999.
Cominciò allora la sua opera di consolazione e di conforto negli anni dello sgomento e del terrore. Umile, dolce, affabile, sereno, sollevò le anime e guidò la diocesi con dolce zelo.
Egli stesso, per penitenza, portava indosso costantemente il cilicio, ma non approvava che il terrore provocasse forme troppo aspre di sacrificio.
Il successore di Ottone III, quell'Enrico che abbiamo visto sposo della casta e caritatevole Cunegonda, non apprezzò da prima le qualità del Vescovo Eriberto. Ma poi, riconoscendo di avere sbagliato, gli chiese pubblicamente perdono e lo volle suo cancelliere.
Eriberto si sentiva però pastore e padre, soccorritore di miserie morali e materiali. Egli, che avrebbe potuto vivere nella Reggia Imperiale, si faceva stretto obbligo di visitare la propria diocesi, portando ovunque la serenità del proprio spirito e la generosità del proprio cuore. E durante una di queste visite pastorali, caduto ammalato, morì, a Duitz, il 15 marzo 1021.
Milazzo, 15 marzo 2025 – Una giornata di grande significato per la Capitaneria di Porto di Milazzo, che oggi ha celebrato il trentennale dell’elevazione dell’Ufficio Circondariale Marittimo a Capitaneria di Porto, un traguardo storico sancito dal Decreto del Presidente della Repubblica del 5 ottobre 1994, n. 679, entrato in vigore il 12 marzo 1995.
La cerimonia si è svolta a bordo della Nave Ubaldo Diciotti, ormeggiata nel porto di Milazzo, dove si è celebrata una Santa Messa officiata dal cappellano del porto, Padre Saverio Cento, alla presenza del Direttore Marittimo della Sicilia orientale Contrammiraglio Antonio Ranieri e del Comandante della Capitaneria di Porto di Milazzo, Alessandro Sarro.
Alla cerimonia hanno partecipato numerosi ex Comandanti della Capitaneria di Porto, tra cui l’ultimo Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Milazzo, Antonio Musolino, che passò il testimone il 12 marzo 1995 a Domenico De Michele, primo Comandante della nuova Capitaneria di Porto. L’emozione è stata palpabile, con i protagonisti di quella storica transizione che hanno ricordato il percorso e gli importanti traguardi raggiunti negli ultimi trent'anni.
Accanto a loro, erano presenti numerosi Ufficiali, Sottufficiali, colleghi in servizio e in quiescenza, che hanno mantenuto un forte legame con la Capitaneria di Porto di Milazzo. Il momento è stato arricchito dalla partecipazione di operatori portuali, rappresentanti del cluster marittimo, agenzie raccomandatarie, società di navigazione, servizi tecnico-nautici e del comparto industriale milazzese, tutti protagonisti nella realizzazione dell'evento.
Il Comandante della Capitaneria di Porto, Alessandro Sarro, nel suo intervento ha espresso grande emozione e riconoscenza verso gli illustri colleghi predecessori e l’intero comparto marittimo e portuale, senza il quale il porto di Milazzo non potrebbe continuare a vivere ed a garantire standard di qualità e di sicurezza. Un legame di collaborazione che si consolida quotidianamente con l’Amministrazione Comunale e l’Autorità di Sistema Portuale, una sinergia che ha reso questo evento possibile e che si riflette nel continuo impegno per lo sviluppo e la sicurezza del porto.
Questa giornata di celebrazione ha avuto anche un forte valore simbolico, coincidente con il 160° anniversario dalla fondazione del Corpo delle Capitanerie di Porto, evidenziando il ruolo fondamentale di questa istituzione per la sicurezza, il benessere della collettività e la crescita dei porti italiani.
Il trentennale della Capitaneria di Porto di Milazzo non è solo un’occasione di festa, ma anche di riflessione su un percorso di crescita e di servizio che ha visto la Capitaneria di Porto di Milazzo distinguersi per dedizione, professionalità e spirito di sacrificio. Ne è testimonianza l’attribuzione della Medaglia d’Oro al Valor di Marina conferita alla memoria del 2° Capo Aurelio Visalli, un riconoscimento che onora il suo eroico gesto e che rappresenta il simbolo più alto del senso di dovere e della generosità che contraddistinguono il personale della Capitaneria di Porto.
A questa memoria si aggiunge anche il ricordo del Sottocapo Tusa, che ha prestato servizio presso la Capitaneria di Porto di Milazzo con grande dedizione e professionalità, lasciando un segno indelebile tra i colleghi che hanno avuto l’onore di lavorare al suo fianco.
Restano, soprattutto, tanti ricordi. E resta tanto amore per una realtà che continua a essere un pilastro del comparto marittimo e portuale siciliano, proiettandosi verso il futuro con lo stesso spirito di servizio che ha segnato questi trent’anni di storia.
Torna in primo piano la
tematica inerente la gratuità del trasporto sugli aliscafi di linea per i
pendolari pubblici in servizio nelle isole Eolie. Nonostante le rassicurazioni,
sino ad oggi l’accesso alla piattaforma regionale, che dovrebbe consentire di
richiedere i rimborsi, resta un’utopia e questo, chiaramente, genera forte
malcontento, specie tra i docenti che, nei costi del biglietto, vedono
“svanire” un’ampia parte del loro stipendio.
A farsi portavoce del malcontento
diffuso il deputato Matteo Sciotto (Sud chiama Nord) che ha presentato una
interrogazione al presidente della
Regione e all’assessore alle Infrastrutture e Mobilità e, contestualmente, una
richiesta di audizione in IV commissione Ars.
Sciotto chiede iniziative urgenti
per garantire la gratuità del trasporto pubblico ai dipendenti pubblici delle
Isole Eolie attraverso un un meccanismo di rimborso certo, che non imponga ai
lavoratori pendolari un onere economico eccessivo. Sottolineate anche le
difficoltà nel godere delle agevolazioni per il trasporto pubblico, poiché il
sistema attuale richiede ai dipendenti di anticipare le spese e richiedere
successivamente il rimborso. “I dipendenti pubblici in servizio nelle Eolie,
tra cui docenti, personale scolastico, medici, infermieri, forze dell’ordine,
personale della protezione civile e altre categorie – evidenzia - segnalano
criticità rilevanti nella fruizione delle agevolazioni per il trasporto
pubblico”.
L’onorevole rimarca, inoltre, come “l’attuale sistema adottato per
l’erogazione del contributo in loro favore abbia trasformato la gratuità in un
sistema di rimborso posticipato, imponendo agli aventi diritto di anticipare le
spese e richiedere successivamente il rimborso attraverso una procedura
telematica”. Inoltre “l’assenza di una garanzia sui tempi di erogazione del
rimborso determina rilevanti difficoltà economiche per i lavoratori pendolari,
alcuni dei quali sono chiamati ad anticipare ingenti somme per l’acquisto di
biglietti e abbonamenti, trasformando un beneficio teorico in un’incertezza
concreta e insostenibile. Questo sistema non è sostenibile per lavoratori come
docenti, personale scolastico, medici, infermieri, forze dell’ordine e
protezione civile, che spesso devono spostarsi tra più isole, con costi mensili
che superano i 1.000 euro.”
Per Sciotto è necessario garantire un meccanismo di
gratuità certo e diretto, senza anticipi da parte dei lavoratori. Per questo ha
sollecitato la Regione a rivedere il decreto vigente e a stipulare convenzioni
con le compagnie di trasporto.
Oggi a Milazzo si è tenuto un gemellaggio di MMA tra la palestra ATS NEW SALINA di Lingua di Francesco Taranto e la RUDIS MMA di Roberto Andaloro . Per i ragazzi di entrambe le palestre per confrontarsi atleticamente e per socializzare.
Buon compleanno a Piero Calanna, Andrea Spartà, Angela Cacace Di Giovanni, Piero Di Grado, Silvia Zaia, Maddalena Manicotto, Bartolomeo Finocchiaro, Antonio Todaro, Giovanni Rosa, Erik Gualdi, Marisa Zavone, Tanino Barrilà, Ariana Longo, Luca Di Vincenzo
Con profonda commozione e sincera vicinanza, ci stringiamo alla famiglia Rifici per dare l’ultimo saluto a un uomo che ha scritto pagine importanti della storia di Vulcano e dell’intero arcipelago eoliano: il sig. Carmelo Rifici.
Il sig. Carmelo non è stato solo un grande imprenditore, capace di lasciare un segno indelebile nello sviluppo dell’isola tra gli anni ‘70 e ‘90, ma anche un uomo di valori, un riferimento per la sua comunità. La sua passione per Vulcano non si è mai affievolita, e lo ha dimostrato con il suo costante impegno nel Consiglio Comunale di Lipari, dove ha saputo coniugare fermezza e capacità di dialogo, mediazione e visione politica, sempre nell’interesse del bene comune.
Ma oggi non vogliamo solo ricordare l’uomo pubblico. Vogliamo rendere omaggio anche al marito, al padre, alla persona che con dedizione e amore ha costruito una famiglia solida e rispettata. E il nostro pensiero va in particolare a Raffaele, collega e amico, che porta nel cuore e nella vita l’eredità più preziosa di suo padre: quella della determinazione, dell’impegno e della passione per la propria terra.
Caro Raffaele, sappiamo che il vuoto lasciato da un padre come il tuo è incolmabile, ma siamo certi che il suo esempio sarà per te una guida costante.
Alla famiglia Rifici, il nostro più profondo cordoglio.
Che la terra ti sia lieve, sig Carmelo. Il tuo nome e il tuo impegno resteranno nella memoria di Vulcano e di tutti noi.
I Consiglieri di Minoranza dei gruppi "Siamo Eolie" e "Misto"
Alla famiglia Rifici anche le condoglianze di Eolienews
Il 21 marzo si celebrerà a Roma la "Giornata mondiale della Poesia" nella prestigiosa cornice del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, luogo profondamente legato alla letteratura contemporanea italiana poiché da anni ospita la cerimonia del Premio Strega.
Il direttore artistico dell'evento del 21 marzo, il poeta Marco Colletti ( in collaborazione con l'associazione culturale Il talento di Roma) ha invitato il poeta di Lipari Davide Cortese a leggere i suoi versi accanto ad altri significativi nomi della poesia contemporanea.
L'eoliano Cortese, che ha all'attivo numerose raccolte di poesie, è anche autore di racconti e romanzi.
La sua ultima pubblicazione, risalente al marzo 2024, è il romanzo "Malizia Christi", prefato da Renzo Paris ed edito da Croce edizioni. (Fotografia di Dino Ignani)
Sebbene nata il 12 agosto 1591, si può dire che Luisa di Marillac è una Santa d'oggi e per oggi. Proveniente da famiglia agiata, fin dalla fanciullezza frequenta gli studi propri della sua età e diviene abile nello svolgere i lavori domestici. Nella giovinezza prova una prima esperienza religiosa: vuole entrare nelle Suore Cappuccine, ma l'idea non ebbe seguito soprattutto per motivi di salute. A ventidue anni, morto il padre ed essendo già orfana di madre, sposa Antonio Le Gras, uomo onesto e credente. Alla fine di questo stesso anno diviene madre. Sempre fedele alla sua vita di pietà e all'amore verso i bisognosi, ha la fortuna di trovare nel suo cammino uomini che furono luminari nella sua epoca, come S. Francesco di Sales, i cui consigli dovevano esserle di così grande conforto in alcune difficoltà.
Vedova nel 1625 si vede libera di darsi interamente alla sua ardente vocazione: la carità verso i poveri. L'incontro con S. Vincenzo de' Paoli darà il definitivo orientamento nella via del bene al quale vuole consacrarsi. Parigi conosce lo zelo, l'ardente carità di questa donna. Per opera di lei e per iniziativa di S. Vincenzo de' Paoli sorge la Congregazione delle Figlie della Carità. Alle prime giovani contadine, giacché furono bonnes filles de champ le sue prime Suore, così diceva: «Onorate anche i malati e considerateli come i vostri padroni». Il loro campo d'azione è vasto e si estende dalla strada, da cui raccolgono gli infelici abbandonati, alle visite a domicilio, all'assistenza ai poveri.
Nelle umili e faticose opere della carità le Figlie della Marillac erano animate dai santi ideali che S. Vincenzo de' Paoli fissava nella prima conferenza alla novella comunità: « Perfezionarsi senza sosta, per fare sempre più e meglio, per divenire migliori e più sante, per sempre far più bene attorno a sè »; e più tardi, parlando della regola che allora s'iniziava: « Le Figlie della Carità avranno per monastero una casa di malati, per cella una camera in affitto, per chiostro le strade della città o le sale degli ospedali, per clausura l'obbedienza, per cancello il timor di Dio, per velo la santa modestia ». Idee queste del tutto rivoluzionarie in quell'epoca.
Passando gli anni le opere si moltiplicano: l'assistenza ai vecchi, piccole scuole, ricoveri ai ragazzi senza tetto e il difficile apostolato fra i galeotti. La caratteristica dell'opera della Santa è stata l'unione di due generi di vita: una solida e profonda pietà fondata sulla preghiera costante e viva, e una carità ardente, che spinge all'azione, all'apostolato, a darsi a tutti per l'amore di Dio. E questo nel lontano '600, quando tale genere di vita religiosa era sconosciuto alle donne che si consacravano a Dio. Le prime fatiche della Santa e delle sue compagne ebbero la fortuna, cosa insolita nelle opere del Signore, di essere ricompensate abbondantemente. Durante il primo anno di lavoro ben 760 persone traviate furono ricondotte a Dio. Nel febbraio del 1660 Luisa s'ammalò per non rialzarsi più. Sono giorni di atroce sofferenza fisica: « Figlie mie, bisogna soffrire prima di morire ». « Vivete da buone cristiane ». Queste le ultime due raccomandazioni. Il giorno 15 marzo 1660 Luisa di Marillac s'addormenta nel Signore. Venne beatificata il 9 maggio 1920 e canonizzata l'11 marzo 1934 dal Papa Pio XI.
I tecnici di E-Distribuzione, la società del Gruppo Enel che gestisce la rete elettrica a media e bassa tensione, hanno recentemente completato alcune importanti attività di ammodernamento e potenziamento della rete elettrica a servizio dell’isola di Panarea.
In particolare, detti lavori, che erano stati avviati lo scorso anno, dopo la loro progettazione e l’ottenimento delle relative autorizzazioni, hanno consentito di sostituire tutti gli esistenti cavi elettrici in media tensione, di realizzarne uno nuovo e di ammodernare le apparecchiature di tutte le cabine secondarie presenti sull’isola.
La realizzazione di tali lavori, che ha consentito di aumentare la resilienza della rete elettrica di Panarea, consentirà, in caso di guasto, una più rapida selezione del tratto di linea interessato e, laddove possibile, ridurrà i tempi delle eventuali disalimentazioni.
A favorire il raggiungimento di tale obiettivo è stata la fattiva collaborazione tra l’azienda, gli Enti locali e i cittadini. Considerate le notevoli difficoltà di operatività, dovute alla conformazione dell’isola di Panarea, altrettanto importante è stato lo spirito di abnegazione e determinazione con cui hanno operato i tecnici dell’azienda.
"Tali importanti interventi consentiranno di migliorare il grado di resilienza degli impianti alle ondate di calore e di migliorare la qualità e l'affidabilità del servizio elettrico per tutte le forniture di energia elettrica presenti sull’isola di Panarea. Un particolare ringraziamento a tutte le Amministrazioni che si sono fattivamente adoperate per il rilascio delle autorizzazioni necessarie " - questo il commento di Francesco Vescio, Responsabile della Zona Messina di E-Distribuzione.
Ho sempre evitato di scrivere o di rispondere ai post che puntualmente appaiono sui social riguardanti singoli Consiglieri, perché non è mai stato nelle mie corde e perché mi accorgo sempre di più che l'uso dei social spinge sempre a scaldare gli animi di chi poco ha da dire e molto da sproloquiare.
Ma leggendo, oggi, un post della Consigliera Iacono, garbato nei toni, ma irricevibile nei contenuti, devo necessariamente rispondere, visto tra l’altro che, come assessore, mi sento chiamato in causa, per rilevare le solite argomentazioni fumantine di chi, cambiando schieramento, deve necessariamente arrampicarsi sugli specchi.
Fenomeno di italico trasformismo che ci potrebbe pure stare, facendo parte del solito gioco di chi cambia casacca e lo deve pur motivare in qualche modo.
Ma attaccare l'Amministrazione di cui facevano parte fino a qualche giorno prima senza segnali di smarrimento e scrivere oggi di incapacità amministrative, attaccamenti alla poltrona ed allo stipendio di chi è rimasto al suo posto, oltre ad essere offensivo, molto offensivo, è maldestramente falso.
A Lipari tutti sanno quale è il mio attaccamento ai soldi e quindi non c'è bisogno che mi dilunghi su questa insinuazione. Lo dico anche per i miei colleghi di Giunta.
Sul lavoro svolto dall'Amministrazione si sofferma, la Consigliera, sui problemi della Sanità, ben sapendo quali sono i limiti oggettivi di intervento e di quanto, invece, si è riusciti ad ottenere, nonostante la filosofia dei governi nazionale e regionale, cui fanno riferimento componenti di questa opposizione, votata a depredare la sanità pubblica a vantaggio della privata.
Solo chi finge di non vedere non si accorge che, anche nella bocciatura della casa di comunità con motivazioni che nulla avevano a che fare con la richiesta della ASL, sposavano le due esigenze di bocciare qualunque iniziativa del Sindaco e, al contempo, favorire la sanità privata.
E, per giunta, con tanta veemenza e determinazione, degne di una miglior causa.
Ovviamente la stessa consigliere nulla narra di quando ricopriva la carica di Assessore, quindi di quando era mia collega, in termini di impegno e di risultati ottenuti.
Il Sindaco che a quanto pare non ha nessuna intenzione né di dimettersi né di abbandonare il suo programma è a posto ed in perfetta sintonia col paese e con il suo programma che porta avanti con la determinazione che gli è propria, ostacolato da tutta un'opposizione che, come unica ragione di esistere, ha il sogno di rimettere le mani sulle leve di quella parte del paese abituata ad avere padroni con cui poter spartire qualche briciola di potere e tenendolo nel Kaos.
Non siete voi ad essere in sintonia con gli interessi del paese, bocciando sistematicamente gli strumenti necessari perché la gente possa avere i servizi e di questo se ne ricorderanno i bisognosi, e tutti i cittadini ai quali questi “volta gabbana” negano il soddisfacimento dei propri diritti per qualche “privilegio” non più fruibile.
Anche per questo, in tantissimi si sono chiesti come è stato possibile virare dal bianco al nero, una inversione non di poco, ma di 180 gradi.
Il vittimismo è una professione assai redditizia. Un aspetto incredibile è che questa parodia è sempre esistita ed è diventata parte integrante del dibattito politico alle Eolie, almeno negli ambienti meno inclini a capire di cosa si stia parlando e a valutare le fonti.
Il tentativo di giustificare con sincerità un simile passaggio, con attacchi al Sindaco o a qualche Assessore non convincono nessuno. A certe scuse è da preferire il silenzio, l’inquietante “spettacolo” e la conduzione “padronale” del consiglio Comunale, invece, stanno facendo aprire ancor di più gli occhi ai cittadini.