"Lo Stromboli, dopo la doppia violenta esplosione di ieri pomeriggio, è ancora in disequilibrio". Lo afferma Eugenio Privitera, direttore dell’Osservatorio Etneo e dell’Ingv di Catania. “I tremori registrati nei condotti magmatici interni da mercoledì sera – continua- sono saliti su livelli alti e la Protezione civile nazionale sta valutando se elevare lo “stato di allerta” a giallo. Intanto resta lo stato di preallerta, con l’unità di crisi che – come evidenziano dalla Prefettura di Messina – è attiva da quando si è verificata l’esplosione e si è in stretto contatto con tecnici, Protezione civile nazionale e regionale, INGV e Università di Firenze, per seguire l’evoluzione della situazione sul vulcano. Nel contesto dello stato di preallerta il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni ha emesso una ordinanza di divieto temporaneo di accesso al vulcano, da entrambi i versanti, a partire da quota 400 metri. Il divieto riguarda anche i tanti vaporetti turistici e le barche da diporto che devono rimanere a distanza di sicurezza (400 metri) nel tratto di mare limitrofo alla Sciara del Fuoco.
Il primo cittadino ha anche disposto, come ulteriore misura a garanzia della tranquillità di chi si trova a Stromboli e Ginostra, che una nave sostasse in rada, almeno sino alla notte scorsa. Motovedette di carabinieri, guardia costiera e guardia di finanza si alternano in mare, pronti ad ogni evenienza.
Intanto, Massimo Imbesi, 35enne, allievo ufficiale di coperta che ha perso la vita a Ginostra,nelle fasi susseguenti all'esplosione, è
stato sottoposto oggi a ispezione cadaverica, presso l’ospedale di Milazzo. Il
magistrato ha, poi, disposto la restituzione della salma alla famiglia. Secondo
quanto si apprende ad Imbesi, all’altezza del torace è stato rilevato un grosso
ematoma che potrebbe essersi procurato
cadendo violentemente su spuntoni di pietra lavica. Caduta che – stando alle
dichiarazioni di Thiago Takeuti, brasiliano di 35 anni, che era in compagnia
dello sfortunato milazzese e che è rimasto ferito - si
sarebbe verificata mentre correvano tra pietre e lapilli. “Dopo l’esplosione –
ha affermato - abbiamo cercato riparo in una zona dove il fuoco era già passato
e pensavamo non tornasse, ma correndo tra pietre e lapilli siamo caduti a
terra. Massimo respirava sempre più affannosamente. Ho provato a rianimarlo con
la respirazione bocca a bocca e poi con il massaggio cardiaco, ma non c'era più
niente da fare. Mi sono accorto che non respirava più».















































