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lunedì 27 ottobre 2025
ARIE sollecita la Regione sui collegamenti marittimi
Nota del presidente Associazione Ristoratori eoliani, Angelo Paino, al presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani e p.c. all’assessore delle Infrastrutture e della Mobilità, Alessandro Arico’; Caronte & Tourist Isole Minori Sicilia, Olga Mondello Franza
Urgente richiesta di intervento sui collegamenti marittimi con le isole Eolie.
L’Associazione Ristoratori delle Isole Eolie (ARIE)con il presente scritto intende richiamare la Sua attenzione sulla delicata situazione dei collegamenti marittimi con l’arcipelago eoliano ed in particolare esprime forte preoccupazione per la decisione di sostituire la nave Laurana con un’unità che riteniamo non adeguata a garantire la continuità territoriale tra le Isole Eolie e Napoli.
La tratta Eolie–Napoli non è una semplice rotta turistica: rappresenta una linea vitale per residenti, lavoratori, studenti, pazienti in trasferimento sanitario e per il tessuto economico delle nostre isole. Una nave lenta, con capacità ridotta e caratteristiche tecniche non idonee rischia di comprimere ancora una volta i nostri diritti alla mobilità.
Le Eolie non chiedono privilegi, ma rispetto.
Rispetto per una comunità che vive tutto l’anno in un arcipelago fragile, già sottoposto a isolamento naturale.
Rispetto per le imprese che, in piena stagione e anche durante l’inverno, dipendono da collegamenti affidabili per la logistica, il turismo e l’approvvigionamento delle merci.
Chiediamo dunque con fermezza che venga rivista la decisione, ripristinando mezzi all’altezza delle esigenze della linea e garantendo standard di sicurezza, comfort e tempi di percorrenza adeguati.
ARIE continuerà a vigilare e a rappresentare la voce degli operatori eoliani, perché il diritto alla mobilità non può essere considerato opzionale. Il mare ci unisce al resto del Paese, non deve diventare un muro.
Confidiamo in un Suo autorevole e tempestivo intervento finalizzato al ripristino delle condizioni di efficienza e sicurezza del servizio marittimo sull’intera tratta Napoli Eolie, assicurando così un reale principio di equità territoriale.
Rimanendo in attesa di un cortese riscontro
Angelo Paino
Presidente A.R.I.E. – Associazione Ristoratori Isole Eolie
Ospedale di Lipari al collasso. I consiglieri di minoranza:" ...e la giunta Gullo tace"
COMUNICATO
Ospedale di Lipari: una crisi sanitaria senza precedenti. L’Amministrazione Gullo e l’Assessore Roccella restano in silenzio
La nuova rete ospedaliera che riguarda l’Ospedale di Lipari rappresenta una delle pagine più nere della sanità eoliana. In pochi anni, il nostro presidio è stato progressivamente declassato, ridotto nelle sue funzioni e oggi privato di servizi fondamentali, nell’indifferenza dell’Amministrazione comunale e, in particolare, dell’Assessore alla Sanità Roccella.
È inaccettabile che lo stesso Assessore che, fino a pochi anni fa, organizzava cortei e proteste per difendere il diritto alla salute degli eoliani, oggi resti immobile di fronte al progressivo smantellamento del nostro ospedale. La coerenza, in politica, dovrebbe essere un valore, non un optional.
Oggi, invece, registriamo soltanto un silenzio assordante, che tradisce l’impegno preso con i cittadini e con gli stessi elettori che avevano creduto alle promesse di una sanità migliore.
La realtà è sotto gli occhi di tutti: la rete ospedaliera regionale ha sancito un drastico ridimensionamento del presidio di Lipari.
Nel 2019 i posti letto ordinari erano 32; oggi sono scesi a 22, di cui soltanto 14 per acuti — cioè quelli che determinano la dotazione di medici, infermieri e servizi essenziali.
Ecco i numeri del declino:
• Medicina: da 12 a 7 posti letto
• Chirurgia: da 6 a 5
• Pediatria: da 4 a 2
• Lungodegenza: da 6 a 4
Un impoverimento generale che compromette la capacità stessa dell’Ospedale di Lipari di garantire cure tempestive e dignitose.
E come se non bastasse, da oltre un mese e mezzo non funziona neppure il colonscopio, fondamentale strumento diagnostico per le patologie del colon.
L’apparecchio si è guastato e, a oggi, non è stato né riparato né sostituito. Un fatto gravissimo, che costringe i pazienti a spostarsi sulla terraferma — Milazzo, Messina o altrove — per eseguire un semplice esame di routine, con costi economici e disagi logistici enormi.
Una vergogna che si consuma nel silenzio di chi, per ruolo e responsabilità, dovrebbe agire con urgenza.
Il problema non riguarda soltanto la colonscopia. Mancano anche altre strumentazioni essenziali, come la colonna endoscopica e il laser chirurgico, rendendo il presidio sempre più simile a un punto di primo intervento limitato e marginale. La conseguenza è duplice: da un lato, pazienti privati del diritto alla cura; dall’altro, professionisti sanitari impossibilitati a lavorare pienamente, nonostante la loro competenza e dedizione, riconosciute da tutta la comunità eoliana.
Non si può continuare a chiedere sacrifici agli operatori e ai cittadini mentre le istituzioni restano a guardare.
E non si può invocare la “non competenza comunale” per giustificare l’inazione. La difesa della sanità del territorio è un dovere politico e morale, non un optional burocratico.
Il Sindaco, che un tempo si diceva contrario alla Casa di Comunità perché riteneva prioritario il potenziamento dell’Ospedale, ha poi cambiato rotta, accettando di fatto un baratto al ribasso: una Casa di Comunità in cambio del ridimensionamento del nostro presidio ospedaliero.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Quello che era un timore, oggi è una realtà: un ospedale sempre più spoglio di reparti, posti letto, strumenti e servizi.
Dov’è l’Assessore Roccella? Dov’è il Sindaco? Cosa aspettano a riferire in Consiglio comunale?
Cosa aspettano a scendere in piazza come facevano un tempo insieme a qualche comitato amico?
La verità è che oggi regna il silenzio, e quel silenzio pesa come una condanna.
Serve una presa di posizione chiara e immediata da parte del Sindaco, dell’Assessore Roccella e dell’intera maggioranza. Non si può più tacere di fronte a un’emergenza che riguarda la salute e la dignità di un intero territorio.
I Consiglieri Comunali
F.to Gaetano Orto
F.to Adolfo Sabatini
F.to Cristina Dante
F.to Raffaele Rifici
F.to Giorgia Santamaria
Tanti auguri di...
Buon compleanno a Lucia Merlino, Barbara Monte, Gisella Rando, Enrica Coppola, Oriana Orto, Davide Paino, Daniele Greco, Valentina Bongiorno, Peppe Gangemi, Gisella Baiamonte, Paola Pompejano, Maria Biviano
"Novecento": Rubrica settimanale a cura di Pino La Greca. Oggi: La Legge 5 gennaio 1908 n. 10 (Legge sulla pomice)
La Legge 5 gennaio 1908 n. 10
La tassa Comunale sulla pomice trae origine dal rescritto borbonico del 24 giugno 1855, ed è stata votata il 5 gennaio 1908 dal Parlamento nazionale, a seguito della relazione del deputato Di Sant'Onofrio. L'iter per il raggiungimento del fondamentale risultato nasceva nel secolo precedente in seguito al fallimento della Eolia, ed aveva visto l’impegno di quasi tutte le amministrazioni. Il 6 maggio 1907 il deputato Di Sant'Onofrio presenta alla Camera dei Deputati la proposta di legge n. 741. Leggiamo la discussione dagli atti parlamentari della seduta e di quelle immediatamente successive.
Di Sant’Onofrio. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Su che cosa?
Di Sant’Onofrio. Tra le proposte di iniziativa parlamentare vi è, una mia proposta di legge per una tassa comunale sulla pietra pomice nell’isola di Lipari, disegno che gli Uffici hanno ammesso alla lettura. Pregherei l'onorevole ministro di agricoltura di volerne consentire lo svolgimento per mercoledì o giovedì.
Cocco-Ortu. (ministro di agricoltura, industria e commercio) non ho difficoltà.
PRESIDENTE. Ma è meglio che l‘ordine del giorno si stabilisca domani in fine di seduta per le tornate, successive.
09 maggio 1907
Presidente. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di una proposta di legge dell’onorevole Di Sant’Onofrio, per una tassa comunale sulla pietra pomice nell’isola di Lipari.
Ha facoltà di parlare l’onorevole Di Sant’Onofrio per svolgere la sua proposta di legge.
Di Sant’Onofrio. «La pittoresca e fertile isola di Lipari, che è la regina dell’incantevole arcipelago Eolio possiede, nelle sue viscere un tesoro straordinario nelle sue cave di pietra pomice, possedute per la maggior parte dal Comune, ed in parte anche da privati proprietari. Esse costituiscono una delle principali esportazioni dell'isola ed infatti quest’esportazione oscilla fra le 14 e le 16 mila tonnellate all’anno. Con sovrano rescritto del 24 giugno 1855, il Decurionato di quelle isole (che equivaleva al nostro Consiglio comunale) fu autorizzato ad imporre un diritto di estrazione sulla pietra pomice da pagarsi all’imbarco. Tale imposta fu rispettata dal Governo italiano e la materia venne regolata dal municipio con successivi regolamenti fin al 1887. In quell’epoca il Comune concesse in affitto i suoi demani pomiciferi ad una società chiamata l'Eolia e la tassa venne sospesa. Non seguirò le vicende di quella convenzione, dirò solo che si ebbero liti e contestazioni giudiziarie, in seguito delle quali il contratto venne respinto. Nel 1893 o 1894 il Municipio rientrò quindi in possesso dei suoi demani e volle ristabilire il rescritto che non era stato mai abolito, ma l'autorità tutoria del tempo si oppose, perché, siccome la tassa si esigeva all’imbarco, ritenne che fosse un diritto di esportazione che la nostra legislazione non ammette. Ne derivò per il Comune una condizione finanziaria penosissima, dovette ricorrere all’applicazione di gravose tasse, e la popolazione contro esse vivamente protestava reclamando il ritorno allo status quo ante. L'amministrazione popolare nel 1904, tentò anche essa ristabilire il rescritto; ma di nuovo l'autorità tutoria lo impedì, però questa volta con una semplice interlocutoria. Mentre si stavano studiando i rimedi per ricorrere contro tale decisione, il Consiglio Comunale per questioni locali venne sciolto, ed ora è retto da un regio commissario. Però la Deputazione provinciale prima e la Giunta Provinciale amministrativa poi, caddero in errore perché il rescritto borbonico diceva letteralmente così : il Decurionato è autorizzato ad imporre grani uno e cavalli cinque a cantaro sulla pietra pomice che si estrae dalle miniere. Si tratta dunque di una vera e propria tassa di estrazione mineraria, e siccome il Sovrano delle due Sicilie concentrava nella sua persona tutte le potestà, quel rescritto costituisce un vero e, proprio provvedimento legislativo. In Italia vigono ancora, in materia mineraria, tutte le leggi emanate dagli antichi Stati, e fra le altre il rescritto del 1855, che costituisce vera e propria legge, non mai revocata, tanto che si applicò fino al 1887. E ciò è stato ammesso dal Ministero delle finanze il quale, con una nota del 12 aprile ultimo, comunicata dalla prefettura di Messina, riconosceva che il Comune poteva ripristinare il rescritto, perché non si trattava nè di un diritto di esportazione, né di materia soggetta al dazio di consumo.
Ma allora, direte, è inutile discutere questa proposta di legge: il Comune ne deliberi puramente e semplicemente l'approvazione. Io l’ho presentata unicamente per disciplinare la tariffa, per evitare incertezze, ed impedire questioni e difficoltà, pronto ad accogliere quegli emendamenti che il Governo intendesse, per maggior chiarezza, proporre. D’altronde è unanime il desiderio della popolazione di Lipari che sia ripristinato il rescritto. Sono continui i comizi pubblici, le dimostrazioni che ciò reclamano. Fra molti telegrammi ricevuti, per incoraggiarmi a presentare questa legge, ve n'è uno firmato da oltre cento elettori amministrativi; dall’isola di Stromboli è venuta una identica domanda con cinquanta firme.
Finalmente a questo scopo è stata presentata alla Camera una petizione firmata da ben 485 elettori amministrativi, e notate che buona parte dell'elettorato è emigrato. Mi permetto di pregare L’illustre nostro Presidente e la Camera di volere dichiarare l'urgenza di questa petizione. Infine ho ricevuto recentemente un telegramma che dice così: “Il popolo di Lipari riunito in comizio afferma la necessità di addivenire all'attuazione del desiderato provvedimento relativo alla tassa sulla pietra pomice a favore del Comune da ritenersi all'imbarco, affermando altresì di astenersi dal recarsi alle urne, se prima non sarà approvata, la provvida legge invocata”. E qui una quantità di firme.
Dichiarano dunque di volersi astenere dalla votazione ed è naturale perché le condizioni finanziarie del Comune sono tali da spaventare chiunque abbia ad amministrarlo. Si è poi verificato un altro fatto che è davvero significante, direi consolante. Lipari era dilaniato dai partiti, il democratico da una parte, il popolare dall’altra, i quali si facevano una lotta fierissima che qualche volta trascendeva. Eppure in presenza di questo grande interesse, ed in seguito all’azione sagace e prudente del regio commissario, che mi piace segnalare all’onorevole Giolitti come un ottimo funzionario e pieno di tatto, tanto da essersi cattivato la fiducia generale, è avvenuta una generale conciliazione, di modo che in questo momento non vi sono più partiti. Un Comitato misto, composto dei migliori elementi dei due partiti, coadiuva il regio commissario in questa questione. Ma, per cementare questa, pacificazione occorre l'opera vostra, onorevoli colleghi, per la sollecita approvazione di questa proposta di legge.
Io purtroppo mi trovo oramai all'occaso della mia carriera politica; (No, no!), anelo quindi di poter rendere questo vantaggio ad un Paese che per ventotto anni mi ha onorato sempre della sua unanime fiducia, avendo io ognora avuto i voti tanto degli uni quanto degli altri, forse perché mi sono ognora tenuto estraneo alle questioni locali. Soltanto dalla concordia degli animi può Lipari sperare la sua redenzione civile ed economica, e questo è il più fervido augurio che io faccio con cuore riconoscente».
PRESIDENTE. L'onorevole ministro per l'agricoltura, industria e commercio ha, facoltà di parlare.
COCCO-ORTU, ministro di agricoltura, industria e commercio. «Non solo non avrei ragione a oppormi, ma, aderisco volentieri a che sia presa in considerazione la proposta di legge svolta dall’onorevole di Sant’Onofrio; ben inteso in quanto riflette il Ministero d’agricoltura. Io quindi considero il disegno di legge per gli effetti che può produrre sull’industria ed il commercio della pietra pomice. Le condizioni dell’una e dell’altro sono tanto favorevoli, che non v’ha ragione a temere che risentano alcun pregiudizio per l'assetto che si vuol dare alla tassa onde sono da un prezzo gravate. Anzi penso che esso accompagnato da altre opportune riforme tornerà proficuo allo svolgimento di quell'industria, perché potrebbero darsi norme utili per l'organizzazione del lavoro e per rendere possibile l’applicazione delle leggi sulla polizia mineraria. (Il ministro dimostrò una buona attenzione al problema.) Con tale intento, e per avere i dati e gli elementi necessari a risolvere più sollecitamente la questione, che agita quelle popolazioni incaricai un ingegnere dell’ufficio minerario di Caltanissetta di recarsi nell’isola di Lipari, studiare e riferirmi sullo stato delle cose. In tal modo si potrà sagacemente provvedere, non sono nell’interesse del Comune di Lipari, ma anche per evitare sperequazioni tra il demanio comunale ed i privati, adottare, in pari tempo, provvedimenti che si reputeranno necessari a rendere migliore l’esercizio del commercio e dell'industria della pomice, applicare la legge di Polizia Mineraria e le leggi operaie. Ecco perché accolgo l’iniziativa dell’Onorevole Di Sant’Onofrio, la quale offre, l’occasione opportuna di regolare questa materia con una riforma legislativa giustamente invocata. Non è questo il momento di entrare nell'esame delle disposizioni legislative che per gli scopi anzidetti converrà aggiungere alla proposta oggi svolta. Esse potranno essere sottoposto all’esame e allo studio della Commissione parlamentare e non dubito che riusciremo ad intenderci per compiere una benefica riforma».
LACAVA, ministro delle finanze. Chiede di parlare.
PRESIDENTE. Parli.
LA CAVA, ministro delle finanze. Per quanto possa concernere il Ministero delle Finanze, acconsento che sia presa in considerazione la proposta di legge dell'onorevole Di Sant’Onofrio.
PRESIDENTE. Metto a partito che sia presa in considerazione la Proposta di legge dell'onorevole Di Sant’Onofrio.
(La Camera delibera di prendere in considerazione la proposta di legge del deputato Di Sant'Onofrio).
Il 16 dicembre 1907 l'On.le Di Sant'Onofrio relazionò in maniera approfondita ed esauriente alla commissione parlamentare composta dai deputati: Arena, presidente; Furnari segretario, Barnabei, Giovagnoli, Manna, Da Como, Orlando Salvatore, Ciappi Anseldo e Di Sant'Onofrio, relatore.
Rispetto alla proposta di un articolo unico fatto dal Relatore Di Sant'Onofrio, la commissione votò una legge composta da 5 articoli. (Vengono inserite le norme per la sicurezza dei lavoratori e vengono ridotte le tariffe inizialmente proposte dall’On.le Di Sant’Onofrio).
La Camera dei deputati avviò la discussione nella prima tornata del 19 dicembre 1907. Nel corso del dibattito parlamentare si apportò una modifica all'art. 5 rispetto al disegno di legge licenziato dalla Commissione, su proposta del Ministro Cocco-Ortù. Il 20 dicembre 1907 la proposta di legge venne trasmessa al Senato del Regno ed il 27 dicembre 1907, fu relazionata dall'Ufficio Centrale composto dai senatori Cefaly, presidente, Riolo, segretario, Di Scalea, Fabrizi e Paternò, relatore. Il Senato affrontò la discussione ed approvò il disegno di legge nella tornata del 30 dicembre 1907.
La Legge 5 gennaio 1908 n. 10, approvata dal IV Governo Giolitti, ed il successivo regolamento comunale di esecuzione, permisero di dare una nuova sistemazione a tutta la materia relativa alle tasse comunali sulla pietra pomice escavata sia in zone demaniali che private, rivelandosi nell'insieme fondamentale per le finanze del Comune.
Ugo Di Sant’Onofrio del Castillo
Dobbiamo, doverosamente, dedicare un approfondimento nei confronti del Marchese Ugo Di Sant’Onofrio del Castillo, “padre putativo” della Legge del 1908, al quale è dedicata una piazza di Lipari, conosciuta come Marina Corta.
I rapporti con il deputato del collegio erano intensi da oltre un ventennio, uno dei primi accenni si trovano in una deliberazione del 5 gennaio 1884 della Giunta presieduta dal sindaco Emmanuele Rossi avente per oggetto “Pellegrinaggio nazionale, nomina di un rappresentante ed acquisto di una corona”. Si trattava del pellegrinaggio alla tomba del “Gran Re Vittorio Emanuele che avrà luogo il 9 corrente e l’acquisto di una corona da depositare sulla tomba”. La Giunta deliberò la nomina dell’On.le Marchese di Sant’Onofrio, deputato, prevedendo 200 lire di spesa. Altro accenni si trovano in una delibera del 5 giugno 1887 con all’ordine del giorno le “Onoranze funebri al defunto Sindaco Filippo De Pasquale”, nell’occasione il Deputato, ad un giorno di distanza, invia un telegramma “ di condoglianza”, in cui “ l’On.le Marchese di Sant’Onofrio delega il Sindaco a rappresentarlo nei funerali del Cav. De Pasquale”.
Nel corso di una seduta del Consiglio comunale del 12 gennaio 1900 il Sindaco prima di iniziare l’esame della parte seconda del Conto Consuntivo da lettura di una lettera del ministro dei lavori pubblici diretta all’On.le Marchese di Sant’Onofrio, deputato del collegio. In essa sua eccellenza in Ministro partecipa che ha già ordinato l’asta per l’appalto dei lavori del nostro porto. Anche qui si trattava di un lungo lavoro intrapreso nel 1888 dal deputato per la realizzazione del porto (una delibera del 21 maggio 1888 delibera il ringraziamento per l’onorevole). Nel 1907, quando il Di Sant’Onofrio presentò la proposta di legge aveva 64 anni, con una lunga carriera politica alle spalle ed una notevole esperienza come esponente di governo. Egli rifletteva lo spirito della casta a cui apparteneva, educata all’ammirazione dell’Inghilterra come nazione più progredita d’Europa, perché fondata sul rispetto massimo della libertà umana. Un assertore del liberismo in senso classico.
Alcuni dei suoi interventi alla Camera ci confermano questo atteggiamento improntato al massimo rispetto della libertà umana. Durante la discussione del Bilancio dell’Interno, nella seduta del 16 giugno 1897, furono mosse al governo e in particolare al Rudinì, quale ministro di quel dicastero, non poche accuse di intese segrete con i prefetti per appoggiare in tutti i modi i candidati a lui graditi, anche con ogni forma di corruzione. “Ormai, dappertutto, ebbe a rilevare fra l’altro l’On.Le Di Sant’Onofrio, i delegati di pubblica sicurezza e purtroppo adesso anche i carabinieri sono i veri grandi elettori alla dipendenza del governo, e devono cercare gli elettori per guadagnarli alla causa dei candidati preferiti del ministero; devono quindi mettersi in rapporti cordiali ed intimi coi peggiori e più tristi elementi che costituiscono i bassi strati sociali elettorali; tanto che noi vediamo spesso il gravissimo inconveniente che permessi d’arme sono concessi in gran numero ad individui pregiudicati, a reduci dal domicilio coatto e perfino dalle patrie galere”. Il Di Sant’Onofrio deplorava soprattutto il fatto che era divenuto quasi un “canone” che alla presidenza del Consiglio andasse unito l’ufficio di ministro dell’Interno, e a questo fatto riportava l’origine degli inconvenienti lamentati.
Ugo Di Sant’Onofrio era nato il 30 agosto 1844 a Baden (Germania), venne eletto deputato nei collegi di Castroreale e Messina II° nelle legislature XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV. Appartenne inizialmente alla sinistra costituzionale. Sostenne poi il Gabinetto Crispi. Alla caduta di questi, si schierò con l’opposizione. Entrò nel Gabinetto Sarraco come sottosegretario ai Lavori Pubblici dal giugno 1900 al febbraio 1901. Fu poi ininterrottamente sottosegretario nei Governi Giolitti e Fittoni dal novembre 1903 al marzo 1905. Nelle elezioni del 7 maggio 1909, a seguito dell’ampio consenso degli eoliani, venne eletto deputato al primo scrutinio riportando, nel collegio, ben 1285 voti su 1632 votanti. Contro di lui a nulla era valso il tentativo del prof. Emanuele Carnevale, nonostante la passata esperienza di sindaco di Lipari, egli riuscì a raccogliere soltanto 322 voti. Fu poi Ministro delle Poste e telegrafi nel Ministero Sonnino dal 11 dicembre 1909 al 31 marzo 1910. Nel marzo 1913 firmò il Patto Gentiloni schierandosi con il fronte clerico-moderato e venne eletto per l’ultima volta alla Camera dei deputati.
Già il 22 dicembre 1907 il consiglio comunale di Lipari tributa un voto di riconoscenza e gratitudine, successive iniziative vengono intraprese nel corso del 1908, a seguito dell’approvazione della Legge 10, precisamente il 18 gennaio il Consiglio Comunale nella seduta dell’8 agosto, deliberò di onorare il Capo del governo e il deputato del collegio, intestando delle piazze nel centro urbano di Lipari, precisamente la Piazza del “Pozzo” viene rinominata “Piazza Giolitti” (Oggi Piazza Matteotti), mentre Marina Corta, conosciuta come “Piazza del Commercio” viene intestata al Marchese Ugo di Sant’Onofrio.
Sempre nel corso del 1908 vengono tributati dei festeggiamenti all’On.le di S. Onofrio per la sua venuta a Lipari. Ulteriori notizie ed interventi dell’On.le Di Sant’Onofrio troviamo in alcune delibere del 1918, la prima durante un consiglio comunale il 14 giugno, con all’oggetto: comunicazioni dell’assessore Ferlazzo.
Perse il seggio alla Camera dei Deputati nelle elezioni del 1919 ed il 3 ottobre 1920 venne nominato senatore per le categorie 3 e 5. Venne convalidato il 4 dicembre dello stesso anno. Il suo nome rimane legato, nel collegio, alla Istituzione del Manicomio Giudiziario di Barcellona e alla generosità con la quale alla sua morte legava una parte cospicua del suo patrimonio all’Ospedale Cutroni-Zodda di Barcellona. Ebbe compagna di vita impareggiabile e collaboratrice preziosa Maria Imperiali Colonna di Francavilla in tutta la sua carriera politica. Muore il 7 luglio 1928.
Gli ultimi accenni al marchese Di Sant’Onofrio si trovano in diverse sedute del consiglio comunale, quella del 22 gennaio 1921, con all’ordine del giorno “servizi marittimi.”, l’onorevole aveva accompagnato il sindaco presso il sottosegretario ai trasporti. “ (…) Fa presente al Consiglio che l’onorevole Di Sant’Onofrio gli è stato di grande ausilio in tutte le sue pellegrinazioni nei diversi Ministeri ed in tutte le pratiche ove egli ha avuto bisogno dell’attiva ed efficiente opera di lui.
Quella del 18 aprile “Il presidente aperta la seduta fa al consiglio [una] larga esposizione di quanto ha svolto a Roma durante la sua permanenza colà: riferisce che mediante l’intervento di S. E. di Sant’Onofrio aveva ottenuto un colloquio con S. E. Giolitti, nonché per circostanze allo stesso sopravvenute, non potè dare udienza promessa, però furono ricevuti dal suo sottosegretario di Stato al quale fu lasciato memoriale per le varie pratiche che nell’interesse di questo Comune si sollecitarono.
Comitato Eolie 20-30 "Dal 1° novembre rischio stop per la nave delle 21 e non solo"
Lo evidenzia Danilo Conti, presidente del comitato Eolie 20-30. “Le nostre isole – spiega – non possono permettersi un altro blocco. Dal 1° novembre, difatti, con la scadenza della convenzione che regola i collegamenti marittimi regionali, la nave delle 21.00 da Milazzo per le Isole Eolie – e tutte le corse collegate effettuate dallo stesso mezzo – rischiano di essere sospese. Una decisione che, se confermata, avrebbe effetti gravissimi sulla vita quotidiana e sull’economia delle nostre isole. Non si tratta solo di un orario perso, ma di una linea essenziale per la mobilità serale, per il rientro di pendolari, studenti e lavoratori, e per il regolare flusso dei rifornimenti”.
“In passato – aggiunge - quando questa tratta è stata interrotta, le conseguenze si sono viste subito: ritardi e difficoltà negli approvvigionamenti di beni primari, problemi nella fornitura di carburante e gas, disagi per chi deve muoversi tra le isole o raggiungere la terraferma per motivi di salute, lavoro o studio. Le Eolie non possono continuare a vivere nell’incertezza e nella precarietà dei collegamenti.
La continuità territoriale non è un privilegio: è un diritto ed a farne le spese oltre i cittadini anche il personale di bordo che vede improvvisamente a rischio il proprio posto di lavoro e che non può essere utilizzata come merce di scambio. Che la politica, intervenga immediatamente per dare stabilità ai servizi una volta per tutte”.
Oggi, 27 ottobre: Sant'Evaristo
Nacque, Evaristo, in Grecia da padre ebreo. Nella sua giovinezza frequentò le principali scuole della sua dotta patria, ed alla cultura filosofica e letteraria unì lo studio della dottrina cristiana. Iscrittosi fra i catecumeni, ricevette il santo battesimo e divenne egli pure zelantissimo apostolo della fede, dapprima fra i suoi connazionali e poscia in Roma, chiamatovi dal Papa Anacleto che ne aveva ammirato le doti non comuni di scienza e di zelo. Alla morte di Papa Anacleto, per l'unanime consenso dei fedeli, fu eletto a succedergli nel difficile e delicato ministero.
Gravi furono le difficoltà del suo pontificato, rese più gravi ancora dalle furiose persecuzioni suscitate dagli imperatori di Roma. La Chiesa era perciò costretta in quel tempo a svolgere le sue attività nell'oscurità delle Catacombe. Ivi si compivano le sacre funzioni, venivano conferiti gli ordini sacri, e vi si prendevano disposizioni per le più urgenti necessità.
Non si può dubitare dello zelo indefesso di Papa Evaristo, nè della sua pastorale vigilanza, ricordando quanto il grande martire Ignazio di Antiochia ci fa sapere sulla condotta dei fedeli di Roma al tempo di questo degnissimo successore di S. Pietro. Essi infatti venivano proposti ad esempio alle altre chiese della cristianità, per la purezza di dottrina, per l'ardente carità con cui s'amavano, e per l'eroico attaccamento alla fede cristiana.
Moltissime e rilevanti sono le opere compiute nella Chiesa da questo glorioso Pontefice: vanno però ricordate alcune, perchè degne di maggior rilievo.
Anzitutto, la divisione da lui fatta della diocesi di Roma in Titoli o Parrocchie, a ciascuna delle quali propose un prete cardinale.
Poi quella di avere propugnato la santificazione del matrimonio, ordinando che venisse celebrato pubblicamente e che le nozze fossero benedette dal sacerdote: disposizione che fu poi largamente illustrata da Leone XIII e da Pio XI, che ci ha donato un nuovo preziosissimo documento coll'enciclica « Casti Connubii » del 29 dicembre 1930.
S. Evaristo, durante il suo saggio governo della Chiesa, conferì tre volte i sacri ordini, consacrando quindici vescovi, diciassette sacerdoti e due diaconi.
Santamente chiuse i suoi giorni, coronati dal glorioso martirio; che subì per ordine di Traiano, l'anno 121. Le sue sacre spoglie furono deposte sul Colle Vaticano presso la tomba di S. Pietro.
PRATICA. Leggiamo volentieri la parola del Papa, sapendo che per mezzo di lui parla il Divin Maestro Gesù Cristo.
PREGHIERA. Riguarda, Dio onnipotente, la nostra infermità, e giacchè siamo oppressi dai peccati, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato martire e Pontefice Evaristo.
domenica 26 ottobre 2025
Calcio: Il Lipari ancora sconfitto. In Terza categoria il Malfa supera lo Stromboli nel derby
Il Lipari deve rinviare ancora l'appuntamento con la vittoria nella stagione 2025/26 del campionato di Prima categoria. Quest'oggi, infatti, è stato superato per 3 a 1, tra le mura amiche, dalla Polisportiva Torrenovese.
Dopo 5 gare giocate gli eoliani sono ultimi in classifica con 2 punti
Ha preso il via oggi il campionato di Terza Categoria che vede, di nuovo, dopo diversi anni, lo Stromboli ai nastri di partenza. Gli strombolani (nella foto) hanno affrontato in trasferta, nel derby, il Malfa e sono stati superati per 4 a 1
E' deceduto Agostino Giorgianni. Martedì i funerali
I funerali si svolgeranno Martedì 28 c.m. alle ore 11:30 nella Parrocchia S. Croce in Pianoconte - Lipari.
Tanti auguri di...
Buon compleanno a Giuseppe Iacono, Rebecca Basile, Elisaveta Giannò, Giuseppe Donato, Caterina Paino, Antony Virgona
Ci lascia Agostino Giorgianni
Un tombino fatiscente da anni (di Francesco Coscione)
Lo dico sempre che il quotidiano è, in questo paese, totalmente dimenticato.
E' nato Liam Sciacchitano
LIAM SCIACCHITANO
figlio di Tony e Tiziana Todaro
Al piccolo l'augurio di ogni bene; felicitazioni ai genitori, ai nonni e ai familiari tutti
Salina, malore nella Riserva: turista tedesco soccorso con l’elicottero dei Vigili del Fuoco
A lanciare l’allarme sono state due turiste tedesche, una delle quali è la moglie dell’uomo. Le due hanno contattato il capo servizio della vigilanza della riserva, Elio Benenati, che si è subito attivato per organizzare i soccorsi.
Sul posto, oltre a Beninati, sono intervenuti il personale del presidio del 118, il medico Pirri e gli operatori Abbriano e De Mariano, e il maresciallo Giuseppe Carlà dei carabinieri di Santa Marina Salina. Grazie alle coordinate fornite dai familiari, il gruppo è riuscito a raggiungere la zona dove si trovava il turista.
“La zona purtroppo era molto impervia – racconta Benenati – e abbiamo dovuto chiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco. Ma anche per loro non è stato semplice arrivare fino al punto in cui si trovava l’uomo.”
A quel punto è stato richiesto l’intervento di un elicottero dei Vigili del Fuoco decollato da Catania, che ha raggiunto la riserva e, con l’ausilio del verricello in dotazione, ha issato a bordo il turista. L’uomo è stato poi trasferito in ospedale sulla terraferma per le cure del caso.
Un intervento complesso ma portato a termine con successo grazie al coordinamento tra il personale della riserva, i soccorritori del 118, i Carabinieri e i Vigili del Fuoco, che ancora una volta hanno dimostrato grande professionalità e prontezza.
Calcio, Prima categoria: Il Lipari affronta la Polisportiva Torrenovese 1971
Il Lipari calcio affronta oggi pomeriggio, alle 14 e 30, al Monteleone - Scoglio, la Polisportiva Torrenovese 1971.
La formazione ospite, a conclusione dello scorso turno, guidava la classifica con 9 punti. Un ostacolo ostico ma i ragazzi di Massimo Riganò ce la metteranno tutta per centrare la prima vittoria stagionale
Oggi, 26 ottobre: San Folco Scotti
L'11 di questo mese, abbiamo parlato di Sant'Alessandro Sauli, barnabita, Vescovo prima in Corsica e poi a Pavia, dove morì più di mill'anni dopo Severino Boezio, e dove è sepolto. Oggi, per la terza volta in pochi giorni, il calendario, nel suo itinerario di millenni, ci conduce di nuovo a Pavia, a questa antica signora della pianura padana, dove la potenza si è sposata nel corso dei secoli alla bellezza, e la sapienza ha dato frutti di santità.
A Pavia è sepolto San Folco, o Fulco, Vescovo come Alessandro Sauli, ma di lui più giovane di trecentocinquant'anni. Ed è sepolto non in una delle chiese del primo periodo romanico, gloria e caratteristica della capitale dei Longobardi, ma nel Duomo rinascimentale, ideato dal Bramante, architetto della Chiesa delle Grazie, a Milano, e dall'Amadeo, architetto della Certosa di Pavia.
Al confronto con gli altri tre Santi che abbiamo ricordato, Agostino, Boezio ed Alessandro Sauli, la vita e la figura di San Folco o Fulco non è molto conosciuta, e può sembrare poco interessante. Era di Piacenza, ed un particolare significativo sul suo conto è dato dal suo cognome, quello di Scotti.
Gli Scotti, che proprio da Piacenza si diffusero in tutta Italia, erano una famiglia di scori, cioè di scozzesi. Scozzesi si dicevano allora non gli abitanti della Scozia, ma quelli dell'Irlanda. Dalla verde isola cristiana, evangelizzata, come si ricorderà, nel V secolo da San Patrizio, erano poi scesi in Europa, in secoli di difficoltà politiche e di miserie morali, decine di Santi e di religiosi, come per una trasfusione di sangue fresco e vivo. E dietro ai Santi, specialmente quando le isole del Nord furono invase dai Danesi, vennero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella piacentina degli Scotti, dalla quale, verso il 1165, nacque San Folco.
A vent'anni entrò presso i canonici regolari di Sant'Eufemia, e poiché era un giovane d'ingegno vivace, fu mandato a completare i suoi studi di teologia a Parigi, capitale intellettuale dell'Europa cristiana. Tornato a Piacenza, a 30 anni è priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene eletto Vescovo di Piacenza. Sei anni dopo, resta vacante la sede di Pavia. E San Folco Scotti vien consacrato Vescovo anche di questa città.
Piacenza e Pavia non erano divise soltanto dal fiume, ma anche da una ,terribile ostilità. Sono note, e ancora pittorescamente vive nella tradizione italiana, le rivalità tra città vicine. Basterebbe ricordare, sempre nella pianura padana, quella proverbiale tra Modena e Bologna. Ma la rivalità tra Piacenza e Pavia, prima di essere pittoresca e tradizionale, fu a lungo atroce e cruenta.
San Folco, piacentino e Vescovo di Pavia, fu il grande pacificatore delle due città. Pace prima di tutto interna, tra i cittadini divisi dalle fazioni politiche. Pace poi tra le due città, non più cristiane soltanto di nome.
Nel corso della sua opera pacificatrice, San Folco morì, nel 1229. Altro non si sa sul suo episcopato. Ma quello che si sa, e soprattutto la sua opera di padre affettuoso, basta a giustificare la fama e il culto che il discendente degli Irlandesi ha guadagnato in terra lombarda, ricca di sapienza e di santità.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità.









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