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mercoledì 3 dicembre 2008

I disastri di Acquacalda. Un copione già scritto. La denuncia di Gennarino Saltalamacchia

Inadeguatezza degli interventi posti in essere dopo le recenti calamità naturali abbattutesi sulla frazione liparese di Acquacalda e possibile precedente incuria da parte di chi è preposto a mantenere le condizioni di sicurezza delle strade pubbliche. Lo denuncia a tutti gli organismi politici ed istituzionali competenti, fra cui la Procura della Repubblica di Barcellona, Gennarino Saltalamacchia residente nella borgata liparese. Con particolare riferimento al crollo di una parte del tornante della Provinciale evidenzia come “l'evento era stato previsto in base all'ingrottamento del costone che presentava fessure longitudinali” e che, in considerazione di ciò, con raccomandata del novembre 2007 era stato richiesto che “si disponessero interventi di somma urgenza, conciliando le varie sfere di competenza in sede di conferenza di servizi”. Saltalamacchia sottolinea come “al di là di una fugace apparizione di un tecnico provinciale, l'unica cautela è stato il posizionamento di transenne mobili lungo la mezzeria esterna che precede la zona franata. Nessun monitoraggio è stato effettuato per valutare l'evoluzione del fenomeno”. Il cittadino di Acquacalda evidenzia come, nonostante i vigili del fuoco avessero rilevato il pericolo il 16 settembre scorso, si è continuato a far transitare i mezzi senza accorgimento alcuno e che il giorno del crollo poche ore prima erano transitati uno scuola bus e un pulman pieno di turisti. Gennaro Saltalamacchia, certo che l'autorità giudiziaria starà già vagliando possibili reati visto che “il pericolo era stato segnalato ed acclarato e non sono stati attuati né gli interventi di somma urgenza, né le debite cautele”, pone dubbi sull'efficacia degli interventi che si stanno effettuando per l'arretramento del tornante crollato. “L'opera così congegnata- ha scritto- aumenterà la pendenza oltre i limiti di legge provocando nuovi pericoli. La frana, non contenuta al piede, progredirà incuneandosi ulteriormente sotto la nuova sede viaria. L'erosione delle acque meteoriche non regimentate, nonché le sollecitazioni dei marosi che si infrangono sulle rocce di sostegno ingrottate e profondamente fessurate, vanificherà a breve termine il manufatto. Ne consegue che il pericolo da potenziale tornerà incombente e come al solito l'intervento si sarà risolto in danno dell'Erario, con l'ennesimo sperpero di pubblico denaro”. A puntare il dito anche Enzo Mottola, presidente del C.A.S.T.A., il comitato cittadino di Acquacalda. In una lettera ha evidenziato come “i gravi eventi verificatisi, nel breve tempo di quindici giorni, mettono inequivocabilmente in evidenza quanto, da tempo, gli abitanti del luogo vanno denunciando. È facilmente documentabile la quantità di segnalazioni, alle locali autorità, del progressivo disfacimento di tutta la zona costiera. Purtroppo il disinteresse e l’inerzia, che ha accomunato le varie amministrazioni, sia comunali che provinciali, negli ultimi 20 anni, ha permesso che l’opera dell’uomo (lo sfruttamento incontrollato di tutta la zona pomicifera, l’insediamento scriteriato senza adeguate infrastrutture urbanistiche) unitamente alla massiccia erosione marina della costa, mai protetta dai marosi, facessero diventare questa splendida parte dell’isola un vero e proprio colabrodo”. E a proposito di allarme ne arriva un ulteriore legato allo “spargimento” in mare e sulla costa dei residui della parte crollata del pontile dell'Italpomice. Pezzi di nastro, cavi, ferro, lamiere sono sparsi un po' ovunque con grave pregiudizio per la pubblica incolumità e la navigazione.