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giovedì 10 dicembre 2009

Salviamo la Chiesetta del Purgatorio (di Michele Giacomantonio)

(Michele Giacomantonio) Martedì sera, durante la presentazione del presepio nella chiesetta del Purgatorio, Antonio Iacullo, parlando a nome della nuova associazione Cosma e Damiano, disse che era intenzione di questa associazione, con i fondi ricavati dalla vendita di alcuni quadri ed altre iniziative, nonché dell’offerta di benefattori e della manodopera di volontari, di restaurare i locali limitrofi alla chiesetta e cioè la vecchia sacrestia ma anche gli antichi magazzini che una volta rappresentavano il piano terreno della costruzione ed oggi invece , per via del bradisismo negativo, sono divenuti gli scantinati. E questo per adibirli ad attività sociale e culturale. Per esempio, accennò Iacullo, nei vecchi locali dei magazzini – chiamati “delle decime” perché una volta , almeno nei secoli XVI - XVIII, si raccoglievano le decime dei prodotti delle terre che spettavano al vescovo - si potrebbe collocare un museo del mare.
Ho voluto visitare questi locali per rendermi conto della consistenza e del loro stato di conservazione. Erano forse quindici anni che non vi mettevo piede e la situazione mi è apparsa subito molto deteriorata rispetto a quando, nel 1994 credo, li avevo visitati. Allora era ultimata una prima fase dei lavori che aveva voluto realizzare la Sovrintendenza di Messina e l’architetto Gesualdo Campo in particolare, con finanziamento dell’Unione Europea per farne un visitor center su progetto dell’arch. Vincenzo Cabianca. Era stata, si disse allora, un lavoro di recupero imponente perché si erano adoperate tecniche di impermeabilizzazioni all’avanguardia che erano state sperimentate in Giappone. Tecniche che avrebbero permesso di rendere abitabili e vivibili magazzini che ormai erano scesi sotto il livello del mare. Purtroppo, a vederli oggi, si capisce subito che queste tecniche hanno avuto una efficacia solo parziale non sappiamo se perché i lavori non sono stati ultimati o non sono stati realizzati a regola d’arte. Si trattò allora di un lavoro di diversi miliardi di lire ed è veramente intollerabile che tutto sia stato abbandonato e che lentamente il mare vada riprendendo possesso degli ambienti (nella foto in alto) mettendo a rischio anche la stessa chiesetta. E sarebbe un danno imperdonabile per la comunità eoliana perché indubbiamente la chiesetta della penisoletta del purgatorio deve essere fra le più antiche dell’isola. Abbiamo qualche dubbio che sia la più antica e che esistesse già prima della “ruina” del 1544 – come pure è stato detto - perché nel disegno di Hieronimo Maurando ( o Jerome Maurand), il cappellano francese che era al seguito del Barbarossa, “Lipari e facta cusì” si vede benissimo la chiesa dove oggi c’è San Giuseppe ma allora vi era un tempio intitolato a S.Bartolomeo con annesso convento dei frati minori osservanti, si vede la piazza di Marina corta che allora si chiamava Marina di San Giovanni, si vede il castello, e si vedono gli scogli della penisoletta ma su quegli scogli non c’è costruzione alcuna. Comunque, si tratti di una costruzione anteriore al 1544 o di poco posteriore, è sempre un monumento importante della nostra storia e va salvaguardato.
I volontari dell’associazione Cosma e Damiano hanno compiuto nelle settimane passate un primo intervento individuando la falla o le falle da cui entrano il mare e l’acqua piovana, ma probabilmente occorro lavori di ben altro impegno. E sarebbe bene che le nostre istituzioni a cominciare dal Comune non se ne lavassero le mani.