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giovedì 10 dicembre 2009

Non è l'Unesco il responsabile della chiusura della Pumex (di Michele Giacomantonio)

(Michele Giacomantonio) Circa una settimana fa, un ex operaio della Pumex, mandò una lettera ai blog dove sottolineava come un altro Natale è alle porte ma il problema di questi lavoratori è tutt’altro che risolto. Fra le tante osservazioni giuste che il sig. Tiziano Profilio faceva ce né una però che giusta non lo è. Non è vero, infatti, che questi lavoratori stiano pagando con la precarietà l’entrata delle Eolie a far parte del Patrimonio dell’Umanità. So che è una “vulgata” abbastanza diffusa ma è falsa. Non è questa la vera ragione per cui la Pumex ha chiuso. La vera ragione è che era venuta a scadenza la concessione e non è stata rinnovata. E non è stata rinnovata perché il Comune voleva che andasse avanti un progetto di riconversione e di riqualificazione di quell’area di cui oggi non si parla più. Un progetto ben più importante, dal punto di vista sociale e generale, che continuare a scavare la pomice che comunque era un’attività già segnata. Il signor Profilio e gli altri lavoratori farebbero bene a chiedersi perché si è arenato questo progetto sul quale al Comune si fecero diversi dibattiti in Consiglio Comunale e per il quale la stessa società Pumex presentò una sua idea progettuale all’Unesco.
Era un progetto importante perché prevedeva la creazione, nell’area dell’escavazione, di un pool di centri di interesse che avrebbero potenziato e qualificato l’idea delle Eolie come stazione turistica naturalistica e culturale ed avrebbero aperte le porte a quel processo di destagionalizzazione di cui si parla da anni. Cioè avrebbe creato una buona quantità di posti di lavoro anche qualificati riassorbendo non solo le maestranze di Pumex ed Italpomice ma dando possibilità anche a tanti giovani che oggi non vedono prospettiva per il loro futuro.
La vanificazione di questa prospettiva rappresenta la sconfitta più grossa per tutte le Eolie e mi ha sempre meravigliato che sia caduta nel dimenticatoio e non se ne parli più. Di chi la responsabilità di questo insuccesso? Si possono fare tanti discorsi ma è indubbio che la responsabilità maggiore fu dell’Amministrazione comunale che non seppe mettersi a capo di questa prospettiva interloquendo sia con le aziende che si dedicavano all’escavazione sia coi ministeri nazionale e gli assessorati regionali a cominciare dal ministero dei beni culturali che nel 2002 e negli anni successivi aveva manifestato interesse per questo progetto.
Forse era un obiettivo troppo alto per una Amministrazione che ha dimostrato di non sapere fronteggiare situazioni più alla portata di mano come la difesa dell’abitato d’Acquacalda e altri problemi della frazione, la progettazione del ciclo dell’acqua per il quale esistono decine di milioni di euro immobilizzati, la valorizzazione di Marina corta, e via di questo passo.
Si forse per una Amministrazione come questa che pure sembra piacere agli eoliani tanto che l’anno votata per due mandati consecutivi, il progetto di riqualificare la zona della pomice era troppo impegnativo. Ma, per favore, non si dica più che la responsabilità della condizione di precarietà delle ex maestranze Pumex è dell’Unesco e del fatto che le Eolie siano divenute patrimonio dell’umanità. E’ una grossa bugia che serve forse a tranquillizzare la coscienza di qualcuno.