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giovedì 14 novembre 2013

Comunicato stampa de “La Sinistra”. LO STATO DI (NON) FATTO DELLE POLITICHE “AMBIENTALI” DELL’AMMINISTRAZIONE DI “CENTRO-SINISTRA” DI LIPARI

Un anno e mezzo non è un’eternità, ma per un’amministrazione è certamente un arco di tempo sufficiente per mostrare il proprio orientamento, le priorità in termini di obiettivi da conseguire a breve e lungo termine, e dunque il proprio “volto” alla comunità che ne viene guidata.
Bene, l’unica novità ad oggi pervenuta in materia di politica ambientale è la decisione dell’amministrazione Giorgianni di sostenere il ricorso al T.A.R. promosso dalle associazioni venatorie contro il Piano Regionale Faunistico-Venatorio 2013/2018, assunta con determina sindacale n. 97 dell’11 novembre di quest’anno. Se, da un lato, appare assolutamente comprensibile e persino legittimo che i cacciatori muovano obiezioni a un Piano che vuole limitarne l’attività, dall’altro stupisce però che un Comune decida di accodarsi a tale iniziativa, soprattutto quando le motivazioni sono rappresentate dal “problema” del divieto di caccia agli uccelli migratori nei Siti Natura 2000 e nella fascia dei 150 metri dalla costa e dalla necessità “di pianificare adeguatamente l’attività venatoria” in un ecosistema “caratterizzato dall’assenza di predatori naturali”, il cui “riequilibrio” è evidentemente una priorità dell’amministrazione Giorgianni.
Come potremmo non complimentarci con un sindaco che, nonostante i tanti e annosi problemi cui dovrebbe fare fronte, trova il tempo per accorgersi del grave squilibrio causato dal passaggio degli uccelli migratori, i quali – poveretti – non hanno predatori naturali?
Peccato che altrettanta solerzia e perspicacia non siano state riservate ad altri aspetti che avrebbero potuto qualificare la politica dell’Ente in materia ambientale.
In primo luogo, ci riferiamo all’area marina protetta, argomento sempre caro quando lo si cita nelle passerelle televisive ma a favore del quale l’amministrazione, a distanza di un anno e mezzo dal proprio insediamento, non ha mosso un dito, né scritto una virgola. Se sul tema del parco nazionale l’atteggiamento del centro-sinistra è parso fumoso fin dalla redazione del suo programma amministrativo – un prudente trattato del “dico e non dico” – sull’area marina protetta che una legge nazionale prevede da ormai un ventennio ci era sembrato di capire che ci fossero delle aperture, qualche spiraglio possibilista, soprattutto a fronte della tutela di una categoria – quella del comparto pesca – che soffre un’evidente crisi e rischia ormai di ridursi a un feticcio di un folclore antico. Invece, qualche proclama episodico e nulla di fatto, nulla di concreto. È così difficile chiedere al Ministero dell’Ambiente l’avvio della procedura di un atto dovuto? Evidentemente sì, o almeno sembra esserlo ben più che prestarsi a iniziative – come il ricorso al T.A.R. – la cui vera ed unica finalità è la ricerca di facili consensi.
Tutto tace anche sul fronte dell’Unesco, o meglio, dell’ente gestore del Sito Unesco delle Eolie che dovrebbe garantire l’applicazione delle linee guida del piano di gestione e consentire alle comunità locali l’accesso a una progettualità sostenibile, per la quale – almeno sulla carta – il Ministero competente dispone di cospicue risorse. Una recente inchiesta stampa ha mostrato come le Eolie non siano sole in uno scenario di perdurante apatia; tuttavia, tale parziale consolazione stride con il fatto che le isole sono parte della World Heritage List da ormai tredici anni, e che questo tempo prezioso e sprecato sia stato segnato – spesso – da infelici tentativi di strumentalizzare il ruolo dell’Unesco. Non sarebbe stata l’ora di cambiare registro? Non era stato dichiarato, durante un consiglio comunale alcuni mesi fa, che l’amministrazione stava per avviare iniziative in tal senso? E allora, come mai non è accaduto nulla? Forse il problema degli uccelli migratori distoglie l’attenzione dei nostri amministratori?
E, per una logica connessione, dal sito Unesco alla situazione allarmante delle ex-cave di pomice il passo è breve. È infatti questa l’altra grande, irrisolta questione ambientale che l’amministrazione che governa il nostro territorio sembra voler ignorare. Quale è l’orientamento del “centro-sinistra” sul futuro delle ex-cave? È stata avanzata qualche proposta, qualche richiesta, una verifica puntuale delle proprietà dell’Ente, un’eventuale iniziativa per sbloccare il sequestro giudiziario cui è sottoposta l’area da sette anni? Non era il caso di valutare un possibile ricorso o altre forme di impugnazione giurisdizionale e, parallelamente, discutere quale riqualificazione e quale messa in sicurezza dovranno interessare una significativa porzione del nostro territorio, che rischia di franare portandosi a valle anche l’unica strada percorribile che collega Acquacalda al resto dell’isola?
Dobbiamo constatare – con amarezza – che se il tema dell’ambiente e delle scelte cruciali per il futuro delle nostre comunità non è probabilmente mai stato una priorità per quella parte di “centro” dell’attuale “centro-sinistra” che amministra il paese, dovrebbe però esserlo – per un insieme di ragioni storiche, politiche, sociali e culturali – per la parte restante, ovvero la “sinistra” che il PD vorrebbe rappresentarvi. I punti appena citati (e ce ne sarebbero molti altri) rivelerebbero la sua totale incapacità di influenzare in qualche modo le politiche ambientali dell’amministrazione Giorgianni. Oppure, semplicemente, il PD di Lipari ha cambiato strategia e si pone obiettivi diversi rispetto al passato. Quali essi siano, però, non è chiaro. A eccezione di un fatto: condividere l’arte del rimandare a tempi imperscrutabili qualsiasi iniziativa sostenibile per il futuro del paese, e – soprattutto – la preoccupazione – quella sì, tangibile – per lo squilibrio dell’ecosistema causato dai pennuti migratori.
La Sinistra eoliana

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